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No alla censura! Basta con l'imbroglio!

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Creato da: lunarossa.1974 il 16/02/2007
Senza nè Santi nè Eroi.

 

 
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Emanuela Orlandi; usata ieri come oggi per inviare messaggi occulti

Post n°98 pubblicato il 25 Giugno 2008 da lunarossa.1974

 


Quando è morta Emanuela Orlandi io avevo poco più di 8 anni, lei appena 15.

Eppure mi ricordo la Roma addormentata e ricoperta fin nel ventre assassino dai numerosi manifesti che ritraevano il giovane e bel volto di quella ragazzina sacrificata e martirizzata.

Nel giugno del 1983 poco si conosceva e se vogliamo fare un parallelismo tra l'allora consapevolezza e l'odierna constatiamo la spicciola differenza.

Buio ieri come oggi.

L'opinione che si frantuma tra chi crede e chi resta scettico.

Buio per volere di alcuni e per grave ignoranza di altri.

Oggi come allora ci rifilano scoop provocatori al fine di inviarsi subdoli messaggi, al fine di far intendere a chi di dovere messaggi cifrati.

“ Ma la Massoneria non esiste “, recitano alcuni, “ la Camorra non esiste “, recitano altri criminali intervistati e mandati in onda su Rai tre a Primo Piano.

Eppure i fatti rivelano e confermano la loro presenza e il loro potere.

L'Opus Dei, l'Opera, invenzione di romanzieri a caccia di best-seller.

Come far capire a ignari e ingenui cittadini i fittissimi intrecci dei poteri imperanti?

Come stabilire cosa fosse bene celare, allora come oggi, e cosa invece raccontare?

Emanuela Orlandi è sparita. Questo è quanto.

Una normalissima ragazzina di 15 anni cittadina del Vaticano.

Non proprio normalissima se assieme a lei c'immettiamo tutte quelle espressioni epocali nella quale la tragica sparizione è maturata.

Intanto bisogna dire che Emanuela Orlandi era figlia di Ercole Orlandi, dipendente della Prefettura della casa Pontificia, l'uomo che autorizzò l'invito a quello che si saprà poi essere l'attentatore di Papa Wojtila nel 1981.

D'altro canto Ercole Orlandi assomigliava, in maniera impressionante, ad Angelo Gugel il quale non solo aveva una figlia quindicenne come l'Orlandi, non soltanto abitavano sullo stesso pianerottolo, ma aveva più di un motivo per finire sotto le mire di braccia armate e prive di scrupoli.

Gugel era l'aiutante di camera di sua Santità e come ogni buon maggiordomo custodiva in petto segreti inenarrabili, il messaggio che si celava dietro il rapimento poteva essere diretto al Papa o ad una persona a lui vicinissima, come appunto Gugel.

Questo uomo era facilmente, e in maniera del tutto logica, vista la sua strettissima collaborazione con il Papa, all'occorrente di pesanti rivelazioni scomode in merito le finanze gestite dallo stesso Marcikus.

In un celebre articolo di Pecorelli compare la lista di ben 121 cardinali tutti appartenenti ad una loggia segreta, il giornalista sostiene la pista interna avvolgendo ad essa il crack Ambrosiano, l'assassinio di Calvi, e il sequestro della Orlandi.

Una crepa interna allo Stato Vaticano.

Supposizione avvallata da atre indagini mai accertate, altre inchieste zittite dal segreto di Stato.

Tutto cristallizzato.

Oggi stalattiti che si staccano pericolosamente da un soffitto d'un tratto non più pronto ad ospitarle o pallottole tenute al sicuro di una cassaforte per poter essere usate al momento opportuno.

L'attentatore del Papa si chiamava Agca.

L'ansa batteva convulsa ora la pista bulghera, ora la turca, di tutto ma non parlarono mai di un assassino maturato nelle mura interna alla Santa Sede.

Papa Wojtila era per natura contro il comunismo e intendeva abbatterlo anche usando il nemico numero uno dell'Opus Dei, Marcinkus.

Marcinkus e Calvi potevano aiutarlo nella sua politica d'indebolimento del blocco Comunista e quindi decise di non accontentare chi lo elesse Papa, l'Opus Dei, ma di approfittare della potenza innegabile del suo antagonista.

Tutta la finanza vaticana in mano ad un nemico, inaccettabile per gli uomini dell'Opus Dei.

Soprattutto se pensiamo che Marcikus non aveva nessun desiderio di appoggiare quella setta segreta nata per volere di chi bramava il suo stesso potere.

Certo, Roberto Calvi, il banchiere di Dio è stato ucciso dalla stessa Opus Dei, tra i due vi era un conto in sospeso e forse addirittura un accordo da concretizzare.

Per questo Calvi andò a Londra, per concludere questo affare che gli avrebbe permesso di non cadere rovinosamente.

Ed è qui che tutto si confonde, che le barricate ingarbugliano gli argini non concedendo il ritrovamento della giusta locazione.

Assumendo i contorni di una trappola studiata ad arte.

Muore Calvi e l'Opus Dei ottiene la Prelatura personale fino allora negatagli: conseguenza di un baratto? Uno scambio di favori?

Il caso Ambrosiano, l'ascesa dell'imprenditore Silvio Berlusconi con la sua Edilnord, Olbia 2, l'attentato al Papa, l'evoluzione dell'Opus Dei e della P2, la Banda della Magliana, la morte di Emanuela Orlandi, Schifani e Andreotti, Berlinguer tradito e la notizia di oggi che ci comunica scottanti rivelazioni dell'ex amante del boss della banda della Magliana.

Un nuovo messaggio per qualcuno, qualcuno vissuto allora e tutt'ora vivente.

Tutto ciò sta a significare una sola cosa.

La notizia di oggi non è altro che la conferma che questa losca storia non ha ancora conosciuto tutti i suoi protagonisti e non li ha assicurati alla giustizia.

Significa che una nuova crepa si è aperta all'interno del Vaticano, significa che è tempo di far saltare qualcun'altro.

Oggi come ieri, come fosse una eredità preziosa da tramandarsi.

A noi è concesso pochissimo ma potremmo moltissimo.

Mobilizzandoci per l'esclusione da parte del Vaticano dagli attuali poteri,

per lo scorporamento dello IOR, per riaprire le indagini e riesumare inchieste censurate e tenute nascoste, fatte saltare da una procura all'altra, ogni salto un pezzo in meno.

Debellare ogni segreto di Stato e per pretendere l'allontanamento immediato da ogni istituzione pubblica degli allora protagonisti.

Soltanto cosi potremmo riappropriarci della giustizia.

La lotta contro la mafia non sarà mai vinta fin quando non comprenderemo appieno il ruolo da garante che la mafia ha all'interno del nostro Stato.

Presto il passato si dissolverà togliendo a noi la possibilità di riscatto e di rivincita.

Fin quando alla magistratura non sarà concesso di operare e lavorare con trasparenza e senza ostruzioni o impedimenti di sorta noi rischieremo di perdere tutte quelle nozioni basilari che ci farebbero comprendere lo stato attuale di degrado.

La giustizia italiana rischia, perdendo questa ennesima possibilità, di sparire per sempre dalla nostra cultura con effetti immediati e disgraziati.


Calare un doveroso e decoroso sipario.

Per noi e per Emanuela e per chi come lei, pagò le colpe di quanlcun'altro.



"La tragica vicenda della giovane Emanuela Orlandi è tornata d'attualita' nel mondo dell'informazione italiana", comincia la nota del direttore della Sala stampa vaticana. "Colpisce - prosegue il testo - il modo in cui ciò avviene, con l'amplissima divulgazione giornalistica di informazioni riservate, non sottoposte a verifica alcuna, provenienti da una testimonianza di valore estremamente dubbio.

Il Papa censura.

 
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