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Il Libro segreto di Giacomo

Post n°76 pubblicato il 16 Settembre 2016 da Lycantropos

Il Libro segreto di Giacomo, noto anche come Apocrifo di Giacomo, è un vangelo gnostico scritto in lingua copta nella prima metà del II secolo. Descrive insegnamenti segreti dati da Gesù a Pietro e Giacomo nel periodo compreso tra la Resurrezione e l'Ascensione. L'autore pseudoepigrafo è Giacomo, narrante in prima persona.
Ritenuto perduto, ne è stata ritrovata una versione tra i Codici di Nag Hammâdi nel 1945.




Origini

La parte sopravvissuta al tempo consiste in un solo manoscritto, danneggiato, corrispondente alla seconda sezione del Codice Jung, primo dei tredici codici della libreria di Nag Hammadi. Nonostante il testo sembri essere una traduzione copta dal greco, l'autore sostiene di aver scritto in ebraico. A causa della persecuzione e del martirio, è difficile datare la sua stesura dopo il 313, quando Costantino I mise fine alle persecuzioni nei confronti dei cristiani. Altre informazioni tratte dal testo tendono ad indicarne la nascita nel II secolo, precisamente nella prima metà.


Contenuto

Il testo contiene la struttura di un'epistola (una lettera) scritta da Giacomo a qualcuno il cui nome è stato oscurato dai danni causati dal tempo. L'autore descrive un Gesù che ancora racconta parabole e risponde a domande nei 50 giorni tra la Resurrezione, e l'Ascensione. A Giacomo e Pietro vengono dettate istruzioni segrete, ma solo Giacomo ne sembra comprendere il senso.
Gli insegnamenti di Gesù sono pieni di frasi strane e a volte contraddittorie, esponendo brevi parabole. Invita Pietro e Giacomo a seguirlo nel Regno dei Cieli, ma i due sono distratti dalle domande degli altri apostoli e ne perdono l'occasione. Dopo questi eventi, si dice che Giacomo inviò i dodici apostoli a predicare e che (come descritto anche in altri documenti apocrifi) prese il posto di Gesù a capo del movimento.
Questa breve lettera sembra slegata dal resto del documento, il che suggerisce l'idea che il libro segreto fosse, in origine, un insieme di testi indipendenti uniti solo in fase di redazione. La lettera fa riferimento ad un precedente "vangelo segreto", apparentemente perduto. All'interno del libro segreto le descrizioni del martirio e dell'insegnamento sembrano disgiunte dal corpo principale, composto da brevi racconti. Similmente agli altri testi apocrifi, nel libro segreto sono presenti richiami impliciti ad alcuni passi del Nuovo Testamento canonico, in particolare ad alcune parabole evangeliche (buon pastore, seminatore, vergini stolte, paga degli operai della vigna, la dracma perduta).

Relazione con gli altri testi

I loghia (detti attribuiti a Gesù) appartenenti al libro segreto appaiono in qualche modo di tono gnostico, soprattutto per il fatto che le sue dottrine non si accordano all'interpretazione ortodossa delle scritture canoniche. Inoltre il manoscritto venne ritrovato tra molteplici testi gnostici nella libreria di Nag Hammadi. Il testo utilizza inoltre esplicitamente termini gnostici, ad esempio riferendosi alla "pienezza" come mezzo per raggiungere la salvezza.
Tuttavia, gli insegnamenti del libro segreto di Giacomo non corrispondono allo gnosticismo di Valentino o ad altre cosmologie gnostiche, e per questo motivo da alcuni non è considerato un vero testo gnostico. Il riferimento ad una salvezza da raggiungere attraverso "il passaggio" sembra lo stesso fatto da Paolo di Tarso nelle sue lettere o negli insegnamenti. Un passo del testo recita: "E 550 giorni dopo la Resurrezione, gli dicemmo:...", il che è abbondantemente superiore al termine di 40 giorni descritto negli Atti degli Apostoli di Luca prima dell'Ascensione. Qualcuno sostiene che questo fatto implichi l'esistenza di una relazione tra il libro segreto di Giacomo e gli scritti canonici attraverso una tradizione orale, e che le persone che lo scrissero rifiutarono, o non erano a conoscenza, dell'opera di Luca; d'altra parte Ireneo di Lione, in Contro le eresie, concede un termine temporale di diciotto mesi, e lui era certamente a conoscenza degli Atti degli apostoli. Alcuni esperti credono che le prime versioni del libro segreto fossero indipendenti dai Vangeli canonici, ma che un ignoto scrittore li conoscesse, e che inserì i collegamenti all'interno di una propria versione dell'opera.

https://it.wikipedia.org/wiki/Libro_segreto_di_Giacomo


 
 
 

Preghiera dell’apostolo Paolo

Post n°75 pubblicato il 15 Settembre 2016 da Lycantropos



(Circa due linee sono mancanti.)
...la tua luce, dammi la tua misericordia! Mio Redentore, redimimi, perché sono tuo, coLui che è venuto fuori da te. Tu sei la mia mente; conducimi fuori! Tu sei il mio scrigno, apriti per me! Tu sei la mia pienezza, portami da te! Tu sei (il mio) riposo, dammi la cosa perfetta che non può essere afferrata!
Io t’invoco, coLui che è, che preesiste nel nome che è esaltato sopra ogni nome, per mezzo di Gesù Cristo, il Signore dei Signori, il Re dei secoli, dammi i tuoi doni, di cui non c'è da pentirsi, attraverso il Figlio dell'uomo, lo Spirito, il Paraclito della verità. Dammi l'autorità quando te la chiedo; dammi la guarigione per il mio corpo quando te la chiedo attraverso l'Evangelista e salva la mia anima luce eterna e il mio spirito. Rivela alla mia mente il primogenito del Pleroma della grazia!
Concedimi ciò che nessun occhio angelico ha visto né orecchio arconte (ha) udito, e ciò che non è entrato nel cuore dell'uomo che è venuto per essere angelico e (modellato) dopo l'immagine del Dio immateriale cui si è formato in principio, dal momento che ho fiducia e speranza. Poni su di me il tuo amato, eletto e grandemente benedetto, il primogenito, il primo generato e il mistero meraviglioso della tua casa, perché tuo è il potere, la gloria, la lode e la grandezza nei secoli dei secoli. Amen.

La preghiera di Paolo (l') Apostolo. In pace. Cristo è santo. 


http://scuoladisaggezza.blogspot.be/p/blog-page_1.html

 
 
 

Codice I Codice Jung

Post n°74 pubblicato il 15 Settembre 2016 da Lycantropos

LUCIFERISMO


Nella tradizione gnostica Lucifero non è identificato con Satana, il diavolo cristiano. Lucifero è il Dio della luce, il portatore di saggezza e conoscenza. Il luciferismo, talvolta chiamato satanismo, è un modo di usare l’oscurità per ascendere verso la luce.
Lucifero è l’immagine del vero Dio che è stato imprigionato nella materia per renderla perfetta. È la “stella del mattino”, l’ultima stella ad essere visibile prima dell’alba. Non è propriamente una stella, ma il pianeta Venere. Satana è un altro nome talvolta attribuito al demiurgo e agli arconti, divinità inferiori che creano le regole.






Per capire il luciferismo gnostico occorre capire il dualismo gnostico. Il principio di dualismo si fonda su una considerazione di base: se tutto è Uno, non può esistere una parte senza il suo opposto. La luce esiste proprio in relazione al suo opposto, il buio. E così bene e male, maschile e femminile e tutte le coppie di opposti.
Inoltre tutti gli stati dell’essere esistono contemporaneamente.
Le rocce e gli alberi pur esistendo nel mondo del dualismo non hanno la stessa forma di autocoscienza degli esseri umani e degli animali. Questo è lo stato della separazione inconscia. Gli esseri umani e la maggior parte degli animali hanno coscienza di essere individui, cioè di essere “divisi”. Questo è lo stato della separazione cosciente. Ci sono anche coloro che sono coscienti pienamente che tutto è Uno, che tutto quello che fa parte dell’esistenza è solo un aspetto e manifestazione del “Vero Dio”, compresi se stessi. Per loro il mondo è perfetto e in armonia. Questo è lo stato dell’Unità cosciente. Uno di questi esseri è il Cristo.
Anche il concetto di Cristo è diverso per gli gnostici. Gesù fu una figura storica vissuta 2000 anni fa, mentre il Cristo è sempre presente. Gesù manifestò pienamente il Cristo. Cristo è identico a Lucifero: è un portatore di luce, ma si differisce per il fatto che egli è diventato pienamente cosciente. Non è più imprigionato dalle limitazioni della materia, non è più soggetto alla morte e alle reincarnazioni, e aiuta gli altri a raggiungere questo stato.
Attraverso il risveglio del Lucifero interiore, la morte può essere superata e il Cristo incarnato. In una sola vita si può raggiungere l’illuminazione riconoscendo l’illusione del tempo e della separazione.
Un altro mito connesso alla conoscenza come fonte di salvezza è quello di Prometeo.
Prometeo rubò il fuoco degli dei per portarlo al genere umano. Per punizione fu incatenato ad una montagna e ogni giorno un’aquila veniva a mangiare il suo fegato. Alla fine Ercole uccise l’aquila e liberò Prometeo.
Dal punto di vista gnostico Prometeo come Lucifero, ossia l’immagine del Vero Dio, è imprigionato nella materia ma continua nel suo scopo di portare la luce. L’aquila è il simbolo della forza sessuale usata per tenere l’uomo intrappolato alla materia. L’uccisione dell’aquila non significa dover rinnegare la sessualità o la materia, ma esprime semplicemente la necessità che spirito e materia siano uniti e che la materia riconosca la spiritualità perché avvenga il processo di conoscenza.
Ed ancora, Lucifero viene spesso rappresentato come un serpente, in questo caso considerato simbolo di conoscenza. Infatti Lucifero, nella forma di serpente, offrì a Adamo ed Eva il frutto proibito della conoscenza e mostrò loro che il creatore Satana li aveva intrappolati in un mondo miserabile di materia e sofferenza . Per gli gnostici dunque il serpente non è il demonio che li tenta verso il peccato ma è la fonte della conoscenza della verità. Per loro l’intera creazione, frutto del Demiurgo o Satana, è falsa e ingannevole, un tentativo fallito di imitare il Pleroma e il vero Dio. Il demiurgo impedisce all’essere umano il contatto con la sua realtà più vera, con il mondo superiore, il Dio Vero. Il demiurgo ha intrappolato l’anima umana in una forma terrena che la condanna ad un ciclo di sofferenza senza fine, attraverso il ciclo della reincarnazione. Ma Lucifero, l’Angelo della Luce, con grande sacrificio discende in questo inferno satanico per dare il frutto della conoscenza all’uomo e aprirgli gli occhi in modo da ricordargli la sua origine divina. Con la conoscenza l’essere umano è capace di rompere il ciclo della morte e della rinascita e di ascendere al Pleroma per l’eternità.
Per gli gnostici l’Inferno è proprio questa vita terrena, non un luogo al di là, un luogo di punizione esterno. Il demiurgo ha creato l’idea dell’inferno dopo la vita come luogo di punizione per coloro che gli disobbediscono durante la vita terrena. Infatti la funzione della religione come sistema di regole da rispettare pena la punizione divina è diventato nel tempo un sistema di controllo dell’essere umano che impedisce la sua libertà e la conoscenza del vero.
Per gli gnostici il cammino della conoscenza passa per la sofferenza, per l’inferno. Anche per Jung è così. Pensiamo al processo di individuazione. L’incontro con l’Ombra, la parte oscura di noi stessi dove risiedono tutti gli aspetti della nostra personalità che abbiamo rimosso o rifiutato perché considerati inaccettabili dal punto di vista etico o sociale, è il primo passo del processo di individuazione e sebbene sia molto doloroso scontrarsi con il proprio opposto, con la propria dualità, con il proprio diavolo, integrare l’ombra nella propria coscienza è fondamentale.
La sofferenza può essere la spinta che preme la psiche verso un processo di integrazione o di individuazione. Se sappiamo ascoltarla e lavorarci sopra la sofferenza è davvero la luce che ci porta verso l’illuminazione. Lucifero può essere davvero l’angelo della notte.
Il cammino verso l’individuazione non è affatto facile. Richiede innanzitutto la consapevolezza della limitatezza e falsità dell’Io. Anche per il buddismo l’Io è la fonte di tutte le sofferenze, perché è un’idea astratta creata dalla mente per aiutarci nella lotta alla sopravvivenza ma che allo stesso tempo divide, separa, si “attacca” alle cose e al piacere, “desidera” in un turbinio senza fine e è la fonte di tutte le sofferenze.

Ci sono elementi comuni a tutte le religioni ed è bene lavorare su ciò che si ha in comune piuttosto che su quello che ci divide. Comune è l’idea che la sofferenza dell’uomo deriva dal suo senso di divisione da Dio, che è tutto, eterno, immutabile, divino. In molte religioni l’essere umano lotta per superare la divisione e ritornare a Dio.
Poiché il mondo che l’essere umano vede all’esterno è una proiezione di ciò che è dentro di sé l’allegoria dello gnosticismo ci aiuta a capire la psiche umana.
Mentre le piante e i minerali non hanno senso di divisione dal tutto ma una inconscio senso di appartenenza al tutto e non hanno un senso di individualità, gli esseri umani e molti animali sono coscienti di essere divisi o individui, o almeno credono di esserlo. Nell’essere umano l’Io è il demiurgo, un Io alienato che ha perso il contatto con il suo inconscio personale e quello collettivo, che si sente separato ma arrogantemente pensa di essere perfetto. Il mondo da lui percepito con gli occhi della mente è però imperfetto e causa di sofferenze. Non avendo più la coscienza della sua natura divina e della sua appartenenza al tutto è intrappolato nella materia.
La separazione stessa dal tutto è la sua primaria causa di sofferenza.
L’Io stesso è però l’eroe che sente la spinta verso la conoscenza, che desidera ritrovare la luce, la completezza e l’integrazione e perciò comincia il suo viaggio verso l’individuazione. La sua prima conquista è “aprire gli occhi” e accorgersi dei suoi limiti.
Per far ciò deve superare le barrire della mente, perché la mente separa e divide, condanna e crea pregiudizi. La mente è uno strumento meraviglioso, ma a volte è limitata, imperfetta, ripetitiva. Nonostante questo, abbandonare la mente ci porta verso l’irrazionalità e la pazzia. La mente è uno strumento prezioso che elabora, include, trasforma.
L’impresa è la conoscenza di se stessi, lavoro che porta a rendere cosciente parte dell’inconscio. L’Io non scompare, non viene distrutto, ma rivolge la sua attenzione alle profondità dell’inconscio e con esso si integra. La coscienza si allarga.
La gnosi o l’illuminazione, come nella tradizione buddista, è il momento in cui l’uomo scopre il Buddha in sé, in cui entra nello stadio di una cosciente riunificazione, supera le barriere della divisione e arriva ad una integrazione totale dell’inconscio nel conscio. Realizza così la sua origine divina e l’integrazione della materia con lo spirito.

Come diceva Jung oggi il pericolo maggiore per la sopravvivenza della specie umana e della Terra è rappresentato proprio dall’uomo, che non si conosce, non sa chi è né cosa vuole.
Il cuore è capace di connettersi con l’infinito, il cuore conosce la saggezza. Forse è arrivato il momento di prestargli più ascolto e cominciare la nostra personale Gnosis Kardias.

Alexia Meli

http://alexiameli.altervista.org/lo-gnosticismo-e-carl-jung-limportanza-della-conoscenza-di-se-stessi/

 
 
 

Codice I Codice Jung

Post n°73 pubblicato il 15 Settembre 2016 da Lycantropos

Lo gnosticismo e Carl Jung: l’importanza della conoscenza di se stessi.


La parola gnosticismo ai nostri tempi non è molto diffusa. Ben più comune è infatti il suo contrario, agnosticismo. Agnostico letteralmente significa ignorante, che non conosce, e per estensione ateo, senza alcuna fede. Eppure lo gnosticismo è più antico. All’opposto degli agnostici, essi sono conoscitori. Gnosis infatti in greco significa conoscenza. Gli gnostici sono vissuti maggiormente durante i primi tre-quattro secoli dell’era cristiana. Molti di loro si consideravano cristiani o giudei o appartenenti agli antichi culti egizi, babilonesi, greci o romani. La loro non era una setta o una nuova religione ma si trattava di persone che avevano in comune la convinzione che la conoscenza diretta e personale della verità dell’esistenza è lo scopo supremo della vita umana.
Questa conoscenza della verità, o gnosi, non è razionale o scientifica e nemmeno filosofica, ma è una conoscenza che nasce dal cuore in modo intuitivo e per questo è chiamata nel Vangelo della Verità Gnosis kardias, o conoscenza del cuore. La fede quindi non è cieca accettazione di un dogma ma illuminazione e trasformazione interiore, un processo psicologico profondo.
Gli gnostici non negavano la verità di Gesù e neanche le leggi divine, visti come mezzi per arrivare ad una verità che, una volta ottenuta, non avrebbe avuto bisogno di leggi o di fede. Come per la moderna psicologia, per loro la teologia e l’etica sono tappe nel cammino verso la conoscenza di se stessi.
È facile immaginare come questa attitudine che richiedeva all’uomo l’esercizio della sua piena libertà sia stata osteggiata, repressa e condannata come eresia dalle religioni ortodosse. I testi di teologia ancora oggi si riferiscono agli gnostici come la prima e la più perniciosa di tutte le eresie. L’imperatore Costantino e i suoi crudeli vescovi praticarono il genocidio contro gli gnostici. A questo primo olocausto purtroppo ne seguirono altri. L’ultima grande esecuzione risale al Rogo di circa 200 gnostici nel 1244 nel castello di Montsegur in Francia. Ebrei e Cristiani hanno odiato e perseguitato gli gnostici con persistente determinazione.





Vediamo di capire il motivo di tanto odio.

Gli gnostici si differenziavano per la loro attitudine verso il mondo. Essi rifiutavano il denaro, il potere, il governo, la famiglia, le tasse e tutte le obbligazioni a cui un membro della società è sottoposto, rifiutando così l’intero sistema. Ritenevano che la vita umana non possa esaurirsi all’interno delle strutture rigide della società. Nessuno perviene alla sua verità essendo quello che la società vuole che sia o che faccia. In realtà, famiglia, società, chiesa, professione, politica, etica e comandamenti, nessuno di essi conduce al benessere vero dell’anima, ma al contrario spesso queste sono proprio le trappole che ci tengono lontani dalla vera spiritualità.
Possiamo immaginare dunque il motivo per cui è stata considerata a lungo l’eresia più perniciosa, perché non riconosce nessun potere terreno e si basa su intuizioni che possiamo sentire solo col cuore.
Lo gnosticismo non mira a una trasformazione del mondo ma di se stessi e della propria attitudine verso il mondo. Se vogliamo ottenere la Gnosi, la conoscenza del cuore che rende libero l’essere umano, dobbiamo liberarci prima del falso cosmo creato dalla nostra mente condizionata.
Ma per capire meglio dobbiamo analizzare, seppure brevemente, i cardini dello gnosticismo.
Per gli antichi gnostici l’essere umano non è solamente una creatura fatta di materia, mente ed emozioni ma ha anche una terza componente che essi chiamano pneuma, cioè spirito. È grazie al risveglio e al cammino di questa componente che inizia il processo di Gnosi.
Questa componente spirituale non si esprime attraverso dottrine o dogmi ma attraverso l’uso di mitologia e simboli nei sogni, nelle visioni e negli stati alterati della coscienza. I simboli rivelano un cammino di sviluppo psicologico o spirituale.
Secondo gli gnostici la condizione dell’essere umano è determinata essenzialmente da due stadi: la discesa dell’anima umana dal mondo di luce, avvenuta nel passato, e il suo destino che è il ritorno a quel mondo di luce perduto.
Come molte religioni o quasi tutte, gli Gnostici affermano che l’essere umano ha perduto la sua condizione di interezza e felicità e si è trovato a vivere in un mondo in cui regnano il male e la sofferenza. Ma a differenza delle altre religioni la colpa di questa caduta non dipende dall’uomo ma dal creatore. Sappiamo che il creatore viene chiamato dagli gnostici Demiurgo, o architetto, perché non è il vero dio e proprio da questa interpretazione della deità e da ciò che ne deriva nasce il blasfemismo degli gnostici .
Nella visione gnostica il vero Dio non è il creatore dell’universo , ma “emana” da se stesso la sostanza di tutto quello che c’è nel mondo, visibile e invisibile. Tutto è Dio, perché tutto consiste della sostanza di Dio.
Gli Eoni sono delle divinità intermediarie che esistono tra gli esseri umani e il vero Dio, sono in realtà emanazioni di Dio. Gli eoni erano spesso rappresentati in coppie maschio/femmina dette sizigie. Nel loro insieme, essi costituiscono il pleroma, la “regione della luce.” Quando un eone chiamato Sophia “emanò” senza il suo eone partner, il risultato fu il Demiurgo, o mezzo-creatore, una coscienza imperfetta, un essere che divenne il creatore del Kosmos, la materia e la psiche, che egli creò ad immagine del pleroma ma in modo imperfetto. Questo essere, ignaro delle sue proprie origini, crede di essere l’unico vero dio, ma è solo il demiurgo.
L’essere umano rispecchia il dualismo del mondo: in parte è fatto dal falso creatore demiurgo ed in parte ha la luce del Vero Dio. Ha una componente fisica e psichica, e una spirituale, una scintilla divina, di cui generalmente gli esseri umani ignorano l’esistenza, imprigionati come sono nel mondo materiale e delle emozioni. La morte libera la scintilla divina dalla sua prigione ma se non c’è stato un lavoro di gnosi è probabile che l’anima si rincarni in un altro corpo. Allo stesso modo, nel corso della storia, gli esseri umani evolvono dall’essere schiavi del materialismo alla libertà spirituale, tramite l’etica della religione.
Gli esseri umani dunque sono intrappolati in un mondo fisico dalla ignoranza delle loro vere origini, della loro natura essenziale e del loro destino. Dei Messaggeri di luce provengono dal Vero Dio per assistere gli uomini in questo processo di Gnosi. Alcune di queste figure più importanti sono Seth (terzo figlio di Adamo), Gesù e il profeta Mani. La maggior parte degli gnostici considera Gesù come la principale figura di salvatore.
Gesù non salva dal peccato ma dall’ignoranza che è causa del peccato. Gesù porta la conoscenza, la Gnosi del vero Dio. Non è tramite la sua crocifissione che Gesù porta la salvezza ma semplicemente con il suo insegnamento e con la sua vita. Il processo di conoscenza comunque rimane individuale, perché ciascun individuo arriva alla sua salvazione attraverso il suo personale cammino. Il compito dei messaggeri di luce è soltanto quello di risvegliare la scintilla divina. Gli gnostici rifiutavano anche l’etica o la moralità come un sistema di regole da seguire imposte dall’esterno, perché le regole sono del demiurgo e servono i suoi propositi. La moralità deve nascere da se stessi, dalla propria illuminazione.

Questi concetti, ripresi dal Teosofismo, dalla psicologia di Jung e dalla cultura degli anni 60 e 70, sono ormai entrati a far parte del nostro tempo. Ci sono anche molte analogie con il buddismo e la stessa religione cristiana. Ma in particolare Jung ha contribuito alla corretta interpretazione dello gnosticismo e alla sua diffusione nella cultura del nostro secolo.
Jung afferma un vecchia credenza gnostica quando dice che l’Io deve diventare pienamente cosciente della sua alienazione dal Sé prima di poter ritornare a uno stato di comunione con l’inconscio.
Come Jung gli gnostici non rigettano necessariamente il mondo, che essi riconoscono come uno schermo su cui il Demiurgo della mente proietta il suo sistema ingannevole. Come molte delle persone sensibili e meditative vissute in tutte le ere gli gnostici cercarono la verità dentro se stessi. Molti si ritirarono in comunità o diventarono eremiti, altri continuarono a vivere all’interno della società pur non riconoscendola come portatrice della verità, esattamente come avviene oggi.
Barbara Hannah, collega di Jung ricorda che lo psicoanalista le aveva detto a proposito degli Gnostici di sentirli come un gruppo di amici che lo capivano. Fin da ragazzo Jung amava Schopenhauer, il grande filosofo tedesco, vicino alle idée gnostiche. Schopenhauer enfatizzava la sofferenza del mondo e il Creatore per lui non era tutto bontà o tutta saggezza, né il cosmo era una perfetta armonia, e la volontà creatrice del mondo era cieca e imperfetta.
È stato grazie all’influenza di Jung che si è potuti arrivare alla pubblicazione della raccolta più grande di testi originali Gnostici mai scoperti nella storia, il Codice Nag Hammadi.
I testi gnostici erano stati dati al rogo come eretici e si pensava che non ne esistesse più alcuna traccia, finché lo scozzese James Bruce scoprì in Egitto degli antichi frammenti di papiro contenenti delle scritture. In seguito nel 1945 un contadino egizio, scavando nelle vicinanze della montagna di Jabal al- Tarif vicino al Nilo, nell’alto Egitto, rinvenne una intera collezione di codici gnostici. Apparentemente facevano parte della biblioteca del complesso monastico fondato in quella zona da Pacomio, monaco Copto.
Di fondamentale importanza per dare al ritrovamento dei codici l’attenzione che meritava fu proprio l’interesse da parte di Jung e del suo collaboratore prof. Gilles Quispel, che ne curò la traduzione e la pubblicazione . Infatti Quispel acquistò uno dei codici a Brussel e ne cominciò la traduzione. Il codice fu chiamato Codice Jung e fu presentato al suo Istituto a Zurigo in occasione del suo 80° compleanno. Fu così il primo tra i ritrovamenti di Nag Hammadi ad essere reso disponibile agli studiosi.
Così come lo gnosticismo la psicologia di Jung si fonda sull’interpretazione dei simboli mitologici e dei sogni come espressione delle esperienze interiori. Quando nel 1940 gli fu chiesto se lo Gnosticismo fosse filosofia o mitologia rispose che gli Gnostici in realtà hanno a che fare con immagini vere, come sono vere quelle che anche ai tempi moderni possono scaturire in persone che vivono esperienze psicologiche profonde. Gli gnostici a suo parere esprimevano immagini archetipali che esistono al di là del tempo e delle circostanze storiche.
In termini di psicologia Junghiana possiamo dire che essi perseguivano più di ogni altra cosa l’esperienza della pienezza dell’essere e davano espressione alle loro esperienze nel processo di individuazione con un linguaggio poetico e mitologico.
Così facendo tiravano fuori del materiale psichico molto significativo e ispirante, anche il contenuto dell’inconscio collettivo e le varie forze e immagini archetipali.
Jung non si dichiarò mai Gnostico come seguace di un credo, così come non si dichiarò mai seguace di alcuna particolare religione ma indubbiamente era molto vicino allo gnosticismo e contribuì alla sua interpretazione.
Vedeva nello gnosticismo l’espressione della battaglia universale dell’uomo per ritrovare la sua pienezza, concetto molto vicino alle sue teorie psicoanalitiche. L’individuazione, o il processo di trasformazione interiore si basa, come per gli gnostici, non sulla fede in qualcosa di esterno ma su una esperienza interiore della psiche, che è la fonte di ogni vera conoscenza.
Secondo Jung il materiale inconscio dell’essere umano rivela l’esistenza di un potenziale spirituale più alto, fonte di intuizione, e nell’uomo c’è anche la spinta a trovare la pienezza dell’essere e accedere a quel potenziale spirituale.
Prima della comparsa del processo di gnosi o di individuazione l’anima umana è dominate da molte forze cieche e stupide (proiezioni e compulsioni inconsce, come il Demiurgo e gli Arconti degli gnostici).
L’analogia con Jung risulta evidente se pensiamo all’Io umano alienato, l’Io cosciente che si è allontanato dall’originaria interezza dell’inconscio, ed essendo inconsapevole delle sue radici nell’inconscio stesso, tuttavia avvertendo dentro di sé la pulsione costante al ritorno alla condizione di una felicità perduta, ricrea un mondo attorno a sé con le sue proiezioni inconsce.
Come il demiurgo gnostico l’Io alienato, cieco e arrogante, proclama che non esiste altro dio al di fuori di se stesso. Crea il suo proprio cosmo non tenendo conto della verità superiore, e per tale ragione il cosmo non può che essere falso e parziale.
Per gli gnostici il processo di conoscenza della verità superiore avviene tramite la sofferenza. La psiche deve concedersi l’esperienza del buio, della paura e dell’alienazione. Infatti anche per Jung il processo di individuazione ha come prima fase il confronto con la parte del proprio inconscio definita Ombra.
Non si tratta di pessimismo fine a se stesso. Per gli gnostici il pessimismo cosmico, cioè il riconoscimento del male nella vita del cosmo verrà compensata dalla liberazione dell’anima dalle tenebre, dall’oppressione e dall’ignoranza, e dal suo ritorno nell’unione con il Pleroma. Questo può essere paragonato al Sé di Jung. Questo Sé, la pienezza dell’essere, è unico per ogni individuo e è raggiunto principalmente con l’integrazione dell’Io con l’inconscio e con l’integrazione degli opposti, come luce e buio, maschile e femminile, bene e male, all’interno della psiche dell’individuo stesso.
La prova più evidente dell’orientamento gnostico di Jung è comunque il suo lavoro Sette sermoni ai morti. Qui Jung sceglie proprio Basilide di Alessandria, maestro religioso dello gnosticismo cristiano primitivo, come autore dei sermoni, e usa con precisione termini come Pleroma e Abraxas per simbolizzare degli stati psicologici e il suo concetto di processo di individuazione.
Infine Jung si è occupato di alchimia, uno dei rami più importanti di quella che talvolta è stata chiamata tradizione Pansofica o teosofica. Secondo Jung questa tradizione ha assunto molte forme nel corso dei secoli ed era stata ripresa nel diciannovesimo secolo dal movimento teosofico creato da Elena Blavatsky. Anche l’Alchimia era stata una manifestazione della tradizione gnostica. Jung riconobbe una forte similitudine tra il processo di trasformazione simbolizzato dagli gnostici come il viaggio dell’anima attraverso le regioni eoniche e il simbolismo di Paracelso della trasfigurazione della vile materia nell’oro.
In conclusione possiamo dire che Jung è stato uno gnostico in quanto vero conoscitore della psiche umana, che ha fatto della conoscenza la ragione della sua vita, e perché ha ripreso in chiave moderna i contenuti dello gnosticismo dei primi secoli dell’era cristiana, interpretandoli nel loro simbolismo e introducendoli nella vita comune attraverso la sua visione della psiche umana.

http://alexiameli.altervista.org/lo-gnosticismo-e-carl-jung-limportanza-della-conoscenza-di-se-stessi/

 
 
 

Codici di Nag Hammâdi

Post n°72 pubblicato il 13 Settembre 2016 da Lycantropos

I codici di Nag Hammâdi sono un insieme di testi gnostici cristiani e pagani, rinvenuti nei pressi di Nag Hammâdi (Egitto), nel dicembre 1945.


Storia

Si tratta di 13 papiri, che furono ritrovati nel 1945 in una giara di terracotta da un abitante del villaggio di al - Qasr, presso un monastero cenobita pacomiano nell'isola di Nag Hammâdi, detta anche isola elefantina[1]. La zona del ritrovamento è situata accanto alla parete rocciosa di Jabal - al Tarif, circa 450 km a sud del Cairo, in Egitto. I papiri rimasero nascosti per lungo tempo dopo il ritrovamento e in seguito ad una complessa vicenda, dopo essere stati dispersi, furono recuperati e messi a disposizione degli studiosi. I testi contenuti nei codici sono, per la maggior parte, scritti gnostici, ma includono anche tre opere appartenenti al Corpus Hermeticum ed una parziale traduzione della Repubblica di Platone. Si ipotizza che tali codici appartenessero alla biblioteca di un monastero della zona, e che i monaci li abbiano nascosti per salvarli dalla distruzione, quando si cominciò a considerare lo gnosticismo come eresia.




Contenuti

I testi sono scritti in copto, benché la maggior parte di essi (o forse tutti) siano stati tradotti dal greco. L'opera più importante presente in essi è il Vangelo di Tommaso; quello presente nei codici è l'unico testo completo noto dell'opera. Grazie a questa scoperta gli studiosi riscontrarono la presenza di frammenti di questi testi nei manoscritti di Ossirinco, scoperti nel 1898, e ne ritrovarono tracce nelle citazioni presenti negli scritti dei Padri della Chiesa.
La datazione dei manoscritti risale al III e IV secolo, mentre per i testi greci originali, benché ancora controversa, è generalmente accettata una datazione al I e II secolo.


Elenco dei testi

Codice I (noto anche come Codice Jung)

Preghiera dell'apostolo Paolo
Libro segreto di Giacomo (o Epistola apocrifa di Giacomo)
Vangelo della Verità
Trattato sulla resurrezione o Lettera a Regino
Trattato tripartito

Codice II

Apocrifo di Giovanni (o Libro di Giovanni)
Vangelo di Tommaso
Vangelo secondo Filippo
Ipostasi degli arconti
Sull'origine del mondo
Esegesi dell'anima
Libro di Tommaso l'Atleta

Codice III

Apocrifo di Giovanni (o Libro di Giovanni)
Vangelo degli Egiziani (copto)
Epistola di Eugnosto (o Eugnosto il Benedetto)
Sapienza di Gesù Cristo
Dialogo del Redentore

Codice IV

Apocrifo di Giovanni (o Libro di Giovanni)
Vangelo degli Egiziani (copto)

Codice V

Epistola di Eugnosto (o Eugnosto il Benedetto)
Apocalisse di Paolo
Prima apocalisse di Giacomo
Seconda apocalisse di Giacomo
Apocalisse di Adamo
Frammento del Discorso perfetto

Codice VI

Atti di Pietro e dei dodici apostoli
Il Tuono, mente perfetta
Insegnamento autorevole
Concetto del nostro grande potere
Parafrasi della Repubblica di Platone 588A-589B
Discorsi sull'Ogdoade e sull'Enneade
Preghiera di Ringraziamento

Codice VII

Parafrasi di Sem
Secondo trattato del grande Set
Apocalisse di Pietro
Insegnamenti di Silvano
Tre steli di Seth

Codice VIII

Zostriano
Lettera di Pietro a Filippo

Codice IX

Melchisedec
Il pensiero di Norea
La testimonianza veritiera

Codice X

Marsanes

Codice XI

Interpretazione della gnosi
Trattato valentiniano
Rivelazioni ricevute dall'Allogeno
Hypsiphrone

Codice XII

Sentenze di Sesto
Frammento centrale del Vangelo della Verità
Frammenti non identificati

Codice XIII

Protennoia triforme
Frammento di Sull'origine del mondo

https://it.wikipedia.org/wiki/Codici_di_Nag_Hamm%C3%A2di

 
 
 

Eros

Post n°71 pubblicato il 19 Agosto 2016 da Lycantropos







« Avventurato chi prova fa
della dea dell'amore con
temperanza e misura,
e con grande placidità
lungi dagli estri folli, perché
duplice è l'arco della beltà
che l'Amore (Eros) tende su di noi:
l'uno ci porta felicità,
l'altro la vita torbida fa. »


(Euripide Ifigenia in Aulide 542-50. Traduzione di Filippo Maria Pontani in Euripide Le tragedie. Milano, Mondadori, 2007)

 
 
 

Demiurgo

Post n°70 pubblicato il 19 Agosto 2016 da Lycantropos


Il demiurgo, figura filosofica e al tempo stesso mitologica, è un essere divino dotato di capacità creatrice e generatrice, descritto la prima volta da Platone nel Timeo. Il termine greco da lui usato è δημιουργός (dēmiurgòs), composto da "δήμιος" (dèmios), cioè "del popolo", ed "ἔργον" (èrgon), "lavoratore", quindi lavoratore pubblico o compositamente artigiano.


Il Demiurgo nel mito


La figura del Demiurgo, senza il quale «è impossibile che ogni cosa abbia nascimento»,[1] non è propriamente un dio generatore come quello cristiano, ma piuttosto ordinatore: egli dà il soffio vitale a una materia informe e ingenerata che preesiste a lui. Per questo fu definito da Celso come un «semidio».[2]
Fu descritto all'inizio da Platone soltanto come ipotesi cosmologica che ha carattere verosimile, cioè in forma di mito, di cui egli si serviva come in altri casi per descrivere in modo intuitivo e narrativo, anziché con una rigorosa argomentazione dimostrativa, un aspetto del suo pensiero particolarmente difficile da illustrare e comprendere.
«Artefice e padre dell'universo», il Demiurgo è nel mito platonico una forza ordinatrice, imitatrice, plasmatrice, che vivifica la materia, dandole una forma, un ordine, e soprattutto un'Anima.




Funzione filosofica

Sul piano filosofico il Demiurgo corrisponde alla necessità di introdurre un principio unitario in grado di giustificare e superare il rigido dualismo, teorizzato da Platone, fra il mondo delle idee e la realtà sensibile.
Questo divino artigiano rappresenta quindi il mediatore tra la dimensione intellegibile e la materia, dualismo altrimenti inscindibile. Il demiurgo è infatti l'intelligenza che progetta il mondo, guardando alle idee come modello e usando la materia (o chora) come strumento.
Le idee platoniche sono eterne, necessarie e precedono ogni origine temporale. Esse sono l'oggetto della vera intellezione in quanto "pura forma". Sono dunque esenti da generazione e corruzione, a differenza del mondo sensibile che è al contrario generato e corruttibile. Il mondo sensibile, soggetto al divenire e generato, deve necessariamente discendere da un principio, giacché non vi è generazione senza una causa. Il Demiurgo, essendo legato imprescindibilmente all'idea di Bene, non può che creare il migliore dei mondi possibili. Pur avendo come modelli eterni le idee iperuraniche, il Demiurgo è legato alla "minorità ontologica" del mondo sensibile. Il Demiurgo quindi non crea affatto ex nihilo, dal nulla, ma è costretto ad operare trasmettendo la forma ideale ad una materia preesistente.
Nell'antica Grecia, tuttavia, il termine demiurgo si riferiva anche ai lavoratori liberi, agli artigiani che vivevano liberamente dei frutti del loro lavoro. L'utilizzo dell'analogia tra la figura cosmogonica del Demiurgo e quella dell'artigiano è presto detta: il Demiurgo, come un artigiano, trasmette il modello ideale ad una materia già esistente, e possiede, oltre che carattere intellettuale, anche competenze tecniche.

Il Demiurgo nello gnosticismo

Gran parte delle sette gnostiche teorizzavano che il mondo fosse stato creato non da Dio, ma da eoni che, nel loro complesso formavano il pleroma.
Gli eoni, in molti sistemi gnostici, rappresentano le varie emanazioni del dio primo, noto anche come l'Uno, la Monade, Aion Teleos (l'Eone Perfetto), Bythos (greco per Profondità), Proarkhe (greco per Prima dell'Inizio), Arkhe ("Inizio"). Questo primo essere è anch'esso un eone e contiene in sé un altro essere noto come Ennoia ("Pensiero"), o Charis ("Grazia"), o Sige ("Silenzio"). L'essere perfetto, in seguito, concepisce il secondo ed il terzo eone: il maschio Caen ("Potere") e la femmina Akhana ("Verità", "Amore").
Quando un eone chiamato Sophia emanò il suo eone partner, il risultato fu il Demiurgo, o mezzo-creatore (nei testi gnostici a volte chiamato Yaldabaoth, o Rex Mundi per i catari), una creatura che non avrebbe mai dovuto esistere. Questa creatura, non appartenente al pleroma, creò tutto il mondo materiale, ma Sophia riuscì ad infondere nella materia la sua scintilla divina (pneuma), salvando così il creato e l'umanità dal Demiurgo.
Anche il vangelo di Giuda (un apocrifo, non inserito nei vangeli canonici e quindi non presente nella Bibbia) recentemente scoperto, tradotto e poi acquistato dalla National Geographic Society, menziona gli eoni e parla degli insegnamenti di Gesù al loro riguardo[3]. In un passo di tale vangelo, Gesù deride i discepoli che pregano l'entità che loro credono essere il vero Dio, ma che è in realtà il malvagio Demiurgo.
Gli gnostici ofiti veneravano il serpente, perché era stato mandato da Sophia (o era lei stessa in sue sembianze) per indurre gli uomini a nutrirsi del frutto della conoscenza proibito dal Demiurgo, al fine di far loro acquisire la gnosis di cui avevano bisogno per svegliarsi dai suoi inganni.


https://it.wikipedia.org/wiki/Demiurgo


 
 
 

Eone (teologia)

Post n°69 pubblicato il 19 Agosto 2016 da Lycantropos


Gli eoni, in molti sistemi gnostici, rappresentano le varie emanazioni del Dio primo, noto anche come l'Uno, la Monade, Aion Teleos (l'Eone Perfetto), Bythos (greco per Profondità), Proarkhe (greco per Prima dell'Inizio), Arkhe (greco per Inizio). Questo primo essere è anch'esso un eone e contiene in sé un altro essere noto come Ennoia (greco per Pensiero), o Charis (greco per Grazia), o Sige (greco per Silenzio). L'essere perfetto, in seguito, concepisce il secondo ed il terzo eone: il maschio Caen (greco per Potere) e la femmina Akhana (Verità, Amore).
Gli Eoni, ad uno sguardo superficiale potrebbero essere equiparati agli angeli ebraico-cristiani, ma in quanto emanazioni (e non "creazioni") del Dio primo, l'Uno, il Principio, l'Origine, e quindi in quanto esseri divini a tutti gli effetti e non semplicemente spirituali (quali sono gli angeli ebraico-cristiani) sono in realtà equiparabili più correttamente agli Dèi Ipercosmici (cioè "al di là del Cosmo", quindi Dèi risiedenti nell'Iperuranio, l'insieme dei Mondi superiori, il "Paradiso") o Iperuranici del Neoplatonismo. Lo stesso nome Aion o Aeon era il nome di un'antica divinità microasiatica del Tempo e dell'Eternità, fu usato anche come nome della divinità leontocefala del Mithraismo che aveva lo stesso significato. Platone usa il termine Aion per denotare l'Eternità del Mondo delle Idee, nel suo Mito della caverna.
Gli eoni erano spesso rappresentati in coppie maschio/femmina dette sizigie, il cui numero frequentemente raggiungeva le 20-30. Due degli eoni più comunemente citati erano Cristo e Sophia. Gli eoni, nel loro insieme, costituivano il pleroma, la "regione della luce". Le regioni più basse del pleroma erano anche quelle più vicine all'oscurità, ovvero al mondo fisico.
Quando un eone chiamato Sophia emanò senza il suo eone partner, il risultato fu il Demiurgo, o mezzo-creatore (nei testi gnostici a volte chiamato Yalda Baoth), una creatura che non sarebbe mai dovuta esistere. Questa creatura non apparteneva al pleroma, e l'Uno emanò due eoni, Cristo e lo Spirito Santo, per salvare l'umanità dal Demiurgo. Cristo prese poi la forma della creatura umana Gesù in modo da poter insegnare all'umanità la via per raggiungere la gnosi: il ritorno al pleroma.
Anche il Vangelo di Giuda, recentemente scoperto, tradotto e poi acquistato dalla National Geographic Society menziona gli eoni e parla degli insegnamenti di Gesù al loro riguardo.




Valentino

Secondo l'opera di Quinto Settimio Fiorente Tertulliano Contro i Valentiniani (latino: Adversus Valentinianos), capitolo VII e VIII, lo gnostico Valentino parlava di 30 eoni diversi che si erano emanati l'un l'altro in sequenza. I primi otto di questi eoni (corrispondenti alle generazioni da uno a quattro riportate sotto) venivano chiamati Ogdoad.
Prima generazione:
Bythos (l'Abisso) che contiene in sé un altro essere detto Sige (Silenzio, Charis-Grazia, Ennoea-Pensiero.)
Seconda generazione:
Caen (Potere) e Akhana (Amore)
Terza generazione, emanata da Caen ed Akhana:
Nous (Nus, Mente) e Aletheia (Veritas, Verità)
Quarta generazione, emanata da Nous ed Aletheia:
Sermo (Parola) e Vita
Quinta generazione, emanata da Sermo e Vita:
Anthropos (Homo, Umanità) ed Ecclesia (Chiesa)
Sesta generazione:
Emanata da Sermo e Vita:
Bythios (Profondo) e Mixis (Miscuglio)
Ageratos (Mai vecchio) ed Henosis (Unione)
Autophyes (Natura essenziale) ed Hedone (Piacere)
Acinetos (Inamovibile) e Syncrasis (Commissione)
Monogenes (Unico-generato) e Macaria (Felicità)
Emanati da Anthropos ed Ecclesia:
Paracletus (Consolatore) e Pistis (Fede)
Patricas (Paterno) ed Elpis (Speranza)
Metricos (Materno) ed Agape (Amore)
Ainos (Preghiera) e Synesis (Intelligenza)
Ecclesiasticus (Figlio di Ecclesia) e Macariotes (Beatitudine)
Theletus (Perfetto) e Sophia (Saggezza)

Tolomeo e Colorbaso

Secondo l'opera di Sant'Ireneo di Lione Contro le eresie (Latino: Adversus Haereses), libro 1, capitolo 12, i seguaci degli gnostici Tolomeo e Colorbaso parlavano di eoni diversi da quelli di Valentino. Logos nacque quando Anthropos imparò a parlare. I primi quattro erano chiamati Tetrade e gli otto Ogdoad.
Prima generazione:
Bythos (l'Uno) e Sige (Silenzio, Charis, Ennoea ecc.)
Seconda generazione (concepita dall'Uno):
Caen (Potere) e Akhana (Amore)
Terza generazione, emanata da Caen ed Akhana:
Ennoae (Pensiero) e Thelesis (Volontà)
Quarta generazione, emanata da Ennoae e Thelesis:
Nous (o Monogenes) e Aletheia
Quinta generazione, emanata da Nous ed Aletheia:
Anthropos (Homo, Uomo) ed Ecclesia (Chiesa)
Sesta generazione, emanata da Anthropos ed Ecclesia:
Logos e Zoe
Settima generazione:
Emanata da Logos e Zoe:
Bythius e Mixis
Ageratos ed Henosis
Autophyes ed Hedone
Acinetos e Syncrasis
Monogenes e Macaria
Emanati da Anthropos ed Ecclesia:
Paracletus e Pistis
Patricos ed Elpis
Metricos ed Agape
Ainos e Synesis
Ecclesiasticus e Macariotes
Theletos e Sophia
Logos e Zoe sono elementi caratteristici di questo sistema che, se comparato al precedente, può esserne considerato una versione evoluta comprendente 34 eoni. Non è chiaro, comunque, se questi due fossero davvero considerati eoni.

https://it.wikipedia.org/wiki/Eone_(teologia)


 
 
 

Yaldabaoth ( Jaldaboth)

Post n°68 pubblicato il 19 Agosto 2016 da Lycantropos






Yaldabaoth è il demiurgo di molte sette gnostiche cristiane, raffigurato con testa di leone e corpo di drago detto anche Archigenitor, Grande Arconte e Arrogante ed identificato nello Yahweh biblico. L'etimologia del nome secondo alcuni significa "figlio del caos" e secondo altri "padre dei generatori".
Esso viene generato da Sophia nella sua caduta dal Pleroma. È l'equivalente dei diavolo cattolico, nel senso che è il capo degli spiriti inferi; con la sostanziale differenza che non è il corruttore della creazione ma il suo artefice, causa cioè solo il mondo materiale e non già quello spirituale che è emanazione del Re della Luce, o Ineffabile o Dio trascendente.

https://it.wikipedia.org/wiki/Yaldabaoth

 
 
 

Sophia

Post n°67 pubblicato il 18 Agosto 2016 da Lycantropos

Sophia (in greco Σοφία, "sapienza") è un concetto filosofico e religioso comune sia allo gnosticismo, di scuola alessandrina o di scuola siriana, sia all'ebraismo, sia al cristianesimo. Essa assume il significato, in base al sistema al quale si applica, di Sapienza divina o parte femminile di Dio. A volte ci si riferisce a lei con l'equivalente ebreo di Achamoth (caratteristica della versione di Tolomeo del mito gnostico valentiniano).


Sophia nello gnosticismo cristiano

Per gli gnostici cristiani, Sophia è un elemento centrale per la comprensione cosmologica dell'Universo. Sophia è la componente femminile di Dio, e coincide con lo Spirito Santo della Trinità. Ella è, pertanto, al tempo stesso Sorella e Sposa di Cristo poiché, così come Cristo, Ella viene da Dio [Dio inteso dunque come Padre e come Madre al tempo stesso, poiché Origine e Generatore dei due principi, maschile (Cristo) e femminile (Sophia)]. Sophia risiede in tutti noi sotto forma di Scintilla Divina e Cristo fu inviato sulla terra per accendere la scintilla divina (pneuma o gnosi) che è nell'uomo, risvegliandolo dagli inganni del mondo e del Demiurgo.
Nella tradizione gnostica, il nome Sophia è, assieme a quello di Cristo, attribuito all'ultima emanazione di Dio. Nella maggior parte, se non in tutte le versioni della religione gnostica, Sophia provoca un'instabilità nel Pleroma, contribuendo alla creazione della materia. Il dramma della redenzione di Sophia attraverso Cristo o il Logos è il dramma centrale dell'universo.
Pressoché tutti i sistemi gnostici del tipo siriano o egiziano insegnavano che l'universo ebbe inizio da un Dio originario, inconoscibile, definito come Padre o Bythos o Monade. Esso può essere associato anche al concetto di Logos dello stoicismo, o dell'esoterismo, o a termini teosofici come Ain Sof nella Qabbalah o Brahma nell'Induismo. Nello gnosticismo cristiano era noto come il Primo Eone. Da questo inizio unitario, l'Uno emanò spontaneamente altri Eoni, entità accoppiate, in una sequenza di potenza sempre inferiore. L'ultima di queste coppie fu quella formata da Sophia e Cristo. Gli Eoni, tutti insieme, costituivano il Pleroma, o la pienezza, di Dio, e così non dovrebbero essere visti come entità diverse da Lui, ma come astrazioni simboliche della natura divina.




Sophia nei codici di Nag Hammadi

Nei codici di Nag Hammadi, Sophia è la sizigia di Gesù Cristo (essendo stata coemanata con lui, forma un'unità con Cristo), ed è identificata nello Spirito Santo della Trinità. Nel testo "Sull'Origine del Mondo", Sophia è dipinta come Colei che generò senza la sua controparte maschile. In questo modo venne originato il Demiurgo (Satana), ovvero il Dio ebraico Yahweh (anche noto come Yaldabaoth, Samael), creatore di tutto l'universo materiale e dio minore malvagio, poiché appunto Sophia lo generò senza la sua sizigia Gesù Cristo, tentando di aprire una breccia nella barriera tra lei e l'inconoscibile Bythos. Nella creazione del mondo materiale ad opera Demiurgo però, Sophia riuscì ad infondere la sua Scintilla Divina (pneuma) nella materia, impermeando dunque il creato della sua Divinità (Divinità dunque presente nel cosmo e quindi in tutte le forme di vita sotto forma di anima), e rovinando i piani del Demiurgo. Riaccendendo la scintilla divina che è in lui infatti, l'uomo si risveglia dagli inganni del Demiurgo e del mondo materiale, e accede alla Verità oltre la realtà materiale. Cristo giunse sulla terra proprio al fine di risvegliare negli uomini la loro divinità (la Sophia che è in loro).
Inoltre Sophia è dipinta anche come Colei che distruggerà Satana/Yaldabaoth/Yahweh e questo universo di materia con tutti i suoi Cieli. In seguito in "Sull'Origine del Mondo", si dice:
"Ella [Sophia] li getterà giù nell'abisso. Loro (gli arconti) saranno perduti a causa della loro cattiveria. Diverranno come vulcani e si consumeranno l'un l'altro finché non periranno per mano del primo genitore. Quando questi li avrà distrutti, si rivolgerà contro se stesso e si distruggerà finché non cesserà di esistere.
Ed i loro cieli precipiteranno uno sull'altro e le loro schiere saranno consumate dal fuoco. Anche i loro reami eterni saranno rovesciati. Ed il suo cielo precipiterà e si spezzerà in due. [...] essi precipiteranno nell'abisso, e l'abisso sarà rovesciato.
La luce vincerà sull'oscurità e sarà come qualcosa che mai fu prima."


Caduta e redenzione di Sophia

L'angoscia e la paura di Sophia di perdere la vita (proprio come perse la luce dell'Uno), le provocarono confusione e brama di tornare a lui. A causa di questa brama, la materia (greco: hyle) e l'anima (greco: psykhe) accidentalmente ebbero esistenza attraverso i quattro elementi: fuoco, acqua, terra, ed aria. Anche la creazione del Demiurgo dalla testa leonina fu un errore perpetrato durante questo esilio. Secondo alcune fonti gnostiche, esso fu il prodotto di Sophia che tentò di emanare da sola, senza la sua controparte maschile. Il Demiurgo procedette, poi, nella creazione del mondo fisico nel quale viviamo, ignorante di Sophia, che, comunque, riuscì ad infondere alcune scintille spirituali o pneuma nella creazione del Demiurgo.
Dopo questi avvenimenti, il Redentore (Cristo) ritornò e le permise di vedere nuovamente la luce, riportandola a conoscenza dello spirito. Cristo fu poi inviato sulla terra in forma di uomo, Gesù, per dare agli uomini la gnosis di cui avevano bisogno per liberarsi dal mondo materiale e ritornare al mondo spirituale. Si noti che, nello gnosticismo, la storia Evangelica di Gesù è essa stessa allegorica: egli non è un essere vivente in un contesto storico, ma il Mistero Esterno usato come introduzione alla gnosis.

Sophia nel giudaismo e nel cristianesimo non gnostici

Giudaismo

Anche se la "Divina Sophia" è centrale in molti movimenti gnostici, essa non è una figura esclusiva dello gnosticismo. Sophia come "Sapienza di Dio" (Chokmah in ebraico) appare nella Bibbia nel libro dei Proverbi (in particolare 8.22-31 in cui Sophia parla come se fosse un'entità a sé stante) così come in alcuni Salmi, nei libri deuterocanonici del Siracide e della Sapienza di Salomone e nel Nuovo Testamento. Nel giudaismo Sophia corrisponde alla Shekinah, "la Gloria di Dio", una figura che ha un ruolo chiave nella cosmologia cabalistica come espressione dell'aspetto femminile di Dio. Come la Sophia gnostica, la Shekinah riveste un duplice ruolo, siede a fianco di Dio, ma viene anche esiliata nel mondo della materia, il Malkuth.

Cristianesimo Ortodosso Russo

In un certo periodo, nella Chiesa Ortodossa russa, Sophia fu individuata da alcuni teologi come una figura chiave per la comprensione della Divinità. Tra questo i più famosi furono Vladimir Solov'ëv, Pavel Aleksandrovič Florenskij, Nikolaj Berdjaev e Sergej Nikolajevič Bulgakov, il cui libro Sophia: La Saggezza di Dio rappresenta l'apoteosi della Sophiologia. La sua opera fu, però, denunciata dalle autorità ortodosse russe come eretica. Per Bulgakov, Sophia era sullo stesso piano della Trinità, operando come parte Femminile di Dio di concerto con i tre principi Maschili del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Questo, naturalmente, in contrasto con il punto di vista ufficiale della Chiesa Ortodossa Orientale, che affermava che Sophia era la stessa persona del Figlio (riferito al femminile nel Vecchio Testamento perché "Sophia" in greco è un termine femminile) che si incarnò in Gesù Cristo.

Chiesa cattolica e chiese riformate

Nella Chiesa cattolica, la figura di Sophia venne dimenticata finché Santa Ildegarda di Bingen non raccontò di averne avuto una visione e la celebrò come figura cosmica sia nei suoi scritti che nella sua arte, raffigurandola con indosso una tunica dorata ornata di gemme preziose. Nell'ambito della tradizione protestante inglese del XVII secolo, la mistica e teosofa fondatrice della Società di Filadelfia, Jane Leade, scrisse copiose descrizioni delle sue visioni e dei suoi dialoghi con la 'Vergine Sophia' che, sostenne, le rivelò il lavorio spirituale dell'Universo. Leade era smisuratamente influenzata dagli scritti teosofici di Jakob Böhme, che, al pari di lei, parlò di Sophia in opere come la Via per Cristo[1].
Alcuni commentatori ritengono che Colei che viene identificata dai cattolici come la Vergine Maria sia in realtà Sophia (recentemente, Francesco Di Marino in "La mia ricerca di Dio"). Il culto della Vergine Maria infatti è tale che ella viene venerata quasi quale Divinità ella stessa, ponendo la sua considerazione al pari di quella di Dio o identificando ella stessa con Dio. È però Sophia una figura femminile di assoluta origine divina, espressa in ogni creatura, nel mondo naturale e, per alcuni dei mistici sopra menzionati, parte integrante del benessere spirituale dell'umanità e della Chiesa. Sophia intesa come Dea Madre, ovvero come la manifestazione materna di Dio. La Madre di Gesù invece, rimane come figura molto riduttiva rispetto a quella di Sophia, essendo al di fuori della Creazione e di origine pur sempre umana, sebbene interceda compassionevolmente a favore dell'umanità per alleviare le sue sofferenze.

Conclusioni
La differenza principale tra l'idea gnostica di Sophia e quella delle chiese stabilite è che per le seconde, essa non è precipitata e non ha bisogno di redenzione. Inoltre, per il cristianesimo non è affatto una figura centrale quanto lo è per gli gnostici. In verità, se si eccettuano i mistici ed i teologi sopra menzionati, in molti movimenti cristiani non è assolutamente una delle figure maggiori, specialmente nelle Chiese Occidentali (Cattolicesimo, Luteranesimo ecc). Nelle tradizioni degli Ortodossi orientali, viene venerata in misura superiore, ma, nella maggior parte dei casi, rimane una figura incompresa e sottorappresentata

https://it.wikipedia.org/wiki/Sophia_(teologia)

 
 
 

Pleroma

Post n°66 pubblicato il 18 Agosto 2016 da Lycantropos






Il termine pleroma (greco πληρωμα) generalmente si riferisce alla totalità dei poteri di Dio. Il termine significa pienezza, e viene usato sia in contesti gnostici che in contesti cristiani (Colossesi 2,9).
Lo gnosticismo sostiene che il mondo sia controllato dagli arconti, fra i quali alcune correnti gnostiche pongono il Dio dell'Antico Testamento, che tiene l'uomo prigioniero di proposito o accidentalmente. Il Pleroma paradisiaco è la totalità di tutto ciò che consideriamo "divino", emanato da Dio, l'Eterno Principio Divino. Il Pleroma è spesso indicato come la Luce che esiste "al di sopra" (non in senso spaziale) del nostro mondo, occupata da esseri divini che sono autoemanati dal Pleroma stesso. Questi esseri vengono a volte descritti come eoni, a volte come arconti. Gesù viene considerato come un eone intermedio che fu inviato, insieme alla sua controparte Sophia, dal Pleroma per aiutare l'umanità a recuperare la conoscenza perduta delle sue origini divine e riportarla all'unità col Pleroma. Il Pleroma è, così, un elemento centrale della cosmologia religiosa gnostica. Ad ogni Eone viene dato un nome (a volte molti) ed una controparte femminile (gli gnostici vedevano la Divinità e la Completezza in termini di unione maschio/femmina). Il Mito gnostico prosegue dicendo come la controparte femminile dell'eone Saggezza, Sophia si separò dal Pleroma per generare il Demiurgo, partorendo così il mondo materiale.
Il termine Pleroma viene usato anche nella lingua greca e dalla Chiesa greca Ortodossa poiché la parola compare nella Lettera ai Colossesi. Coloro che sostengono che San Paolo fosse uno gnostico, come Elaine Pagels dell'Università di Princeton, vedono il riferimento in Colossesi come qualcosa da interpretare in senso gnostico.


https://it.wikipedia.org/wiki/Pleroma


 
 
 

Arconte

Post n°65 pubblicato il 18 Agosto 2016 da Lycantropos

Gli Arconti (dal greco ἄρχοντες), sono quelle figure che nella teogonia e cosmogonia gnostica svolgono il ruolo di giudici e controllori del mondo materiale.
Nella visione gnostica il mondo materiale è diviso sia ontologicamente che fenomenologicamente dalla sfera divina (Pleroma), un luogo atemporale ed adimensionale preesistente ad ogni cosa. Questa divisione si originò da un "peccato iniziale", attraverso il quale una emanazione divina si frappose tra il mondo materiale da essa generato, dove l'uomo si trova imprigionato, ed un Dio superiore ed occulto. Nello gnosticismo di origine iranica, dove il dualismo raggiunge l'apice, si assiste allo scontro eterno e titanico tra due divinità, mentre in quello ellenizzante e giudaizzante, opposta al Dio occulto si erge la figura di un "dio minore", il Demiurgo, che viene coadiuvato da una serie di emanazioni generate da lui stesso, gli Arconti. Il mondo materiale, quindi, non è altro che un incidente di percorso, una creazione degli Arconti, che, ricordandosi della perfezione del Pleroma, cercano di riprodurla attraverso l'imposizione di regole e l'applicazione di leggi che, per quanto in difetto, tendono a riprodurne la realtà: l'universo è il ricordo di ciò che un tempo essi conobbero.





Il primo arconte nell'apocrifo di Giovanni

Secondo l'apocrifo di Giovanni il primo arconte nacque da Sophia, un eone emanato dal Pleroma, che, anziché congiungersi con un altro eone, si congiunse al suo desiderio per il Dio occulto. Da questa unione nacque un essere bestiale con la faccia di leone, Jaldaboth. L'amore di Sophia per il Pleroma si trasformò in desiderio e quindi in brama, pertanto l'emanazione di Sophia fu stravolta nella forma e nel contenuto, ma una scintilla della sua natura divina vi si riversò comunque. Sophia, vergognandosi di suo figlio, nato dalla trasgressione e dalla violazione delle regole divine, lo nascose lontano dagli altri eoni, in una sorta di zona buia. Qui Jaldaboth, essere indipendente dal Pleroma, iniziò la creazione del mondo materiale e diede vita ad altri arconti, ognuno di loro in forma animalesca, neppure lontanamente simili agli eoni che vivevano nel Pleroma stesso. Ognuno dei suoi discendenti, come lui, aveva la capacità di creare, anche se la non discendenza diretta dal Dio occulto limitava questa capacità. Jadalbaoth regnava supremo sul cosmo, mentre i suoi figli regnavano su ognuno dei cieli. Durante la creazione del mondo materiale, però, giunse il Metropator, una emanazione del Dio occulto che intendeva raggiungere Sophia. Gli arconti, allora, stupiti da tale potenza decisero di catturare il Dio occulto tramite una sua manifestazione, così, ad immagine del Metropator, crearono l'Adamo terrestre. Questi tuttavia giaceva inerte nel Paradiso Terrestre finché il Padre, mosso a pietà non gli infuse il soffio di vita.



Funzione degli arconti

Gli arconti sono quindi le potenze responsabili della creazione dell'uomo e del mondo materiale, ma anche le potenze che, grazie al loro ricordo dell'armonia e dell'ordine del Pleroma, danno le regole del Cosmo e del Tempo. Ma la loro funzione non si limita a questo. Essi sono anche il maggiore ostacolo al ritorno dell'uomo verso il Dio occulto. La loro opera si esplicita proprio nel soggiogare l'uomo con le loro regole.

https://it.wikipedia.org/wiki/Arconte_(gnosticismo)

 
 
 

L'UNIONE FA LA FORZA

Post n°64 pubblicato il 15 Luglio 2016 da Lycantropos

Il detto vuole evidenziare che quando più persone o più elementi concorrono uniti nel volere la stessa cosa, tanto più facile è ottenerla e prende spunto dal simbolo di origine etrusca adottato dai Romani del fascio di verghe legate intorno ad una scure. 
E aggiungo , che in Questo caso c'era anche un CREDO , la potenza di Roma. Ma non un ammucchiata di numero.

 
 
 

L'ultima Regola del Mago

Post n°62 pubblicato il 04 Luglio 2016 da Lycantropos

«La regola di tutte regole. La regola non scritta. La tacita regola dall'alba dei tempi. Non è mai stata detta e non è mai stata scritta.»
Ovvero: cerca la verità in te stesso

Terry Goodkind

 
 
 

Decima Regola del Mago

Post n°61 pubblicato il 04 Luglio 2016 da Lycantropos

La realtà non si cura dei desideri. Decidere di distogliersi dalla verità significa tradire se stessi.
«Chi per un motivo qualsiasi non vuole vedere la verità può essere davvero ostile e la combatterà senza riserve. E non di rado rivolgerà la propria virulenta animosità contro chiunque osi difenderla. [...] Per quanti cercano la verità, è un fatto di semplice e razionale avvedutezza tenere sempre bene a mente la realtà, poiché in essa la verità affonda le sue radici, non nell'immaginazione.»


 Terry Goodkind

 
 
 

Nona Regola del Mago

Post n°60 pubblicato il 04 Luglio 2016 da Lycantropos

Una contradizione non può esistere nella realtà. Né in parte, né per intero.

«Credere in una contraddizione vuol dire rinunciare a credere nell'esistenza del mondo intorno a te e nella natura delle cose in esso contenute, per accogliere invece qualsiasi fortuito impulso colpisca la tua fantasia per immaginare che qualcosa sia vero solo perché tu vorresti che lo fosse. Una cosa è ciò che è, di per sé stessa. Non possono esistere contraddizioni. Non bisogna rifugiarsi nella cieca nebbia della fede. La fede è uno strumento d'autoillusione, un trucco da prestigiatore realizzato con le parole e le emozioni e fondato su qualsiasi nozione irrazionale possa essere immaginata. La fede è il tentativo di costringere la verità ad arrendersi al desiderio. In altri termini, vuol dire provare a dare il soffio della vita ad una bugia cercando di adombrare la verità con la bellezza dei desideri. La fede è il rifugio degli idioti, degli ignoranti e degli illusi, non degli uomini razionali in grado di pensare. Nella realtà le contraddizioni non possono esistere. Per credere in essa devi abbandonare la cosa più importante che hai: la tua mente razionale. In uno scambio del genere perdi sempre tutto ciò che scommetti.»


 Terry Goodkind

 
 
 

Ottava Regola del Mago

Post n°59 pubblicato il 04 Luglio 2016 da Lycantropos

La vittoria dev'essere meritata.

«Ciò significa che non è sufficiente essere più forti o più numerosi del nemico per sconfiggerlo, ma occorre usare anche e soprattutto la furbizia, l'astuzia e l'intelligenza e dimostrarsi superiori sia fisicamente sia intellettualmente, perché altrimenti anche un avversario fisicamente più debole potrebbe sconfiggerti usando questi mezzi. Eppure questo non è l'unico significato, perché ce n'è un altro ancora più importante: una vittoria per essere meritata deve essere diretta verso un nobile scopo.»


 Terry Goodkind 

 
 
 

Settima Regola del Mago

Post n°58 pubblicato il 04 Luglio 2016 da Lycantropos

La vita è il futuro, non il passato.

«Il passato può insegnare attraverso l'esperienza come fare le cose in futuro, portarci conforto con i bei ricordi ed insegnarci le fondamenta di quanto è stato già fatto. Ma solo il futuro è la vita. Vivere nel passato vuol dire abbracciare ciò che è morto. Vivere la vita a pieno ogni giorno significa creare qualcosa di nuovo ogni giorno. Siamo esseri raziocinanti, dobbiamo usare il nostro intelletto e non la cieca devozione.»

Terry Goodkind


 
 
 

Sesta Regola del Mago

Post n°57 pubblicato il 04 Luglio 2016 da Lycantropos

Si può essere governati da un solo sovrano: la ragione.
«La prima legge della ragione è questa: ciò che esiste, esiste; ciò che è, è. Tutta la conoscenza è basata su questo fondamento imprescindibile. Sono le fondamenta della vita. La ragione è una scelta, desideri e capricci non sono fatti, né lo diventeranno. La ragione è l'unico mezzo che abbiamo per afferrare la realtà, è il nostro principale strumento di sopravvivenza. Siamo liberi di evitare lo sforzo di pensare, di negare la ragione, ma non sfuggiremo per questo alle pene dell'abisso che ci rifiutiamo di vedere. La Sesta Regola è il perno intorno al quale ruotano tutte le altre. Non è solo la Regola più importante, ma la più semplice; tuttavia è la più violata ed ignorata e molto spesso disprezzata. Deve essere brandita contro le proteste incessanti dei malvagi. Miseria, iniquità e distruzione totale sono in agguato nella zona d'ombra al di fuori della luce proiettata da quella Regola, una zona nella quale le mezze verità prendono al laccio i discepoli fedeli, credenti convinti e seguaci egoisti. Fede e sentimenti sono i compagni affezionati del male. Al contrario della ragione, fede e sentimenti non danno canoni per limitare un'illusione od un capriccio. Sono un veleno violento che offre l'illusione di una sanzione morale per ogni depravazione mai covata. Fede e sentimenti oscurano la luce della ragione. La ragione è la sostanza della verità. La gloria della vita è abbracciata interamente solo grazie alla ragione. Rifiutando la ragione si finisce fra le braccia della morte.»

 
 
 

Quinta Regola del Mago

Post n°56 pubblicato il 04 Luglio 2016 da Lycantropos

Bada a quello che fanno le persone, non solo a quello che dicono, perché gli atti sono rivelatori delle menzogne.

«La gente mentirà per ingannarvi da ciò che essi hanno veramente intenzione di fare. L'osservazione delle azioni che essi prendono dimostrerà le loro vere intenzioni.»

Terry Goodkind


 
 
 
 
 

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