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Proibita

Post n°15 pubblicato il 13 Maggio 2015 da mappe_riflesse

Domenica scorsa ero con un'amica. Entriamo in gelateria e ordino una mega-coppa piena di cioccolato. Le spiego che in questo periodo, complice la primavera, sono talmente goloso di cioccolata che non posso comprarne, altrimenti mi strafogo. Lei, che incidentalmente è psicologa, mi dice che paradossalmente il modo migliore per smettere di strafogarsi è... strafogarsi.

Mi spiega che ogni esagerazione col cibo trova radici in una qualche proibizione, reale o presunta. Mi proibisco di mangiare cioccolata perché poi esagero, ma in realtà esagero perché prima me l'ero proibita. Se ne mangiassi quanta me ne pare senza sentirmi in colpa, mi assicura la mia amica, dopo un po' non sentirei più la cioccolata come una cosa proibita e nel tempo smetterei di esagerare.

Il suo ragionamento mi sembrava perfettamente sensato, così la settimana scorsa ho preso al supermercato un barattolo di Nutella. Manco a dirlo, me lo sono divorato in 24 ore, ma senza farne un problema. In fondo ho una salute di ferro, sono sottopeso e mangio sano: una scorpacciata di cioccolata non può certo farmi male.

Questa settimana ho preso un altro barattolo, per vedere se ci sarebbe stato qualche cambiamento. Risultato? Ne ho mangiata un po' e ho richiuso il barattolo. Non ho esagerato. Quando la Nutella non è più stata proibita, non avevo più bisogno di esagerare.

Aveva ragione Oscar Wilde: «L'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi».

Che cosa insegna tutta questa storia? Probabilmente niente, ma mi ha fatto pensare a una cosa: chissà quante sono le cose che ci proibiamo quotidianamente. E chissà quante, tra queste cose, ce le proibiamo senza esserne consapevoli, magari pensando di non volerle. Forse dovremmo fare pace con queste cose. O almeno permetterci di concedercele, almeno un po', per vedere se è poi così vero che non le vogliamo.

 
 
 
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