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Piazza Leonardo (e la ruota)

Post n°23 pubblicato il 01 Agosto 2015 da mappe_riflesse

Tornando a casa da una serata tra amici (alcuni vecchi e alcuni nuovi), passavo per piazza Leonardo da Vinci, dove c'è il politecnico. Una bella piazza con un grande giardino dove, specialmente d'estate, puoi trovare un sacco di studenti che bivaccano allegramente. Qualcuno ha la chitarra, qualcuno gioca interminabilmente a pallone, altri stanno semplicemente lì, seduti in circolo o stesi su coperte improvvisate.

Io con i miei 32 anni non è che sia vecchio, eh, ma nemmeno così giovane per non percepire uno scarto, un delta, tra me e loro. E non parlo del fatto che all'epoca non c'erano gli smartphone, non avevamo internet in casa eccetera: parlo del fatto che non ho più quell'età, che per me è stata la più bella e spensierata. Mi capite, no?

Passavo di lì per tornare a casa e li ho visti mentre facevano le loro cose da ventenni, che io ho fatto in altre città. Forse migliori di Milano per farci l'università, forse no, chi lo sa. Ma il punto non è questo: è che, quando facevo io quelle cose, Milano non era nemmeno lontanamente nella mia testa.

Era il 2007. Ultimi scampoli di università, per me. Non era ancora estate, ma non mancava molto. Avevo un amico che si era trasferito qui e andai a trovarlo per un fine settimana. Milano non la conoscevo, sapevo a malapena come fosse fatta. Lui prese con sé una bottiglia di vino (non mi ricordo cosa, ma era bianco), un cavatappi e mi portò su quello stesso giardino in piazza Leonardo. Ci sedemmo su una di quelle panchine: mi avrebbe fatto piacere, stasera, ricordare quale. Aprì la bottiglia e ce la bevemmo un sorso a testa, nella frescura notturna. Complice il silenzio attorno, riempimmo la notte di tanti discorsi: nemmeno quelli ricordo più, ora.

Fu una bella serata. Questa sarà stata bella per quei ragazzi su quelle stesse panchine, in questo stesso posto. Ed è stata bella per me, che l'ho passata in mezzo a gente di cuiall'epoca non conoscevo nemmeno l'esistenza. In una città che per me all'epoca significava poco più che un weekend da un amico, in primavera, a bere vino bianco e a fare tardi parlando di tutto e di nulla. Ancora oggi, nella mia personalissima mappa sentimentale di questa città, piazza Leonardo riveste un ruolo di rilievo.

«La vita va, è perpetuo il moto», cantano quelli lì. Le cose finiscono, le cose iniziano. Poi finiscono di nuovo, ma poi cominciano ancora. Se tutto è una ruota, a volte è bello semplicemente fermarsi per un istante a sentirla girare.

 
 
 
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