Creato da marea14 il 13/02/2007

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È tempo di reagire, è tempo di lottare, è tempo di resistenza



È tempo di reagire, è tempo di lottare, è tempo di resistenza” ha detto Salvatore Borsellino (fratello di Paolo Borsellino) nel corso della manifestazione a sostegno di Luigi Apicella che si è svolta a Roma il 28 gennaio.
Parole di fuoco, le sue. Parole che denunciano senza mezzi termini l’annientamento psicologico e morale (ed ora anche economico) operato verso chi prova a toccare i poteri forti: “oggi appena le indagini si alzano di livello subito vengono bloccate: non c’è più il tritolo per fermare i magistrati oggi si passa alla delegittimazione e all’isolamento”.
E ha parlato anche dei tentativi in atto per delegittimare Gioacchino Genchi che, tra l’altro, ha svolto un ruolo fondamentale nell’inchiesta sull’assassinio di suo fratello Paolo, riuscendo ad individuare il punto dal quale è stato azionato il telecomando per la strage di via D’Amelio: “con le sue conoscenze tecniche è capace di riuscire ad inchiodare i responsabili delle stragi e di altri delitti. Ecco perché si sta cercando di uccidere Genchi … per togliere un’arma a quella che è quella parte sana di Stato che ancora è rimasta.
Hanno ucciso Paolo Borsellino, hanno ucciso Giovanni Falcone e adesso uccidono anche Genchi. Uccidono De Magistris, uccidono i giudici che in qualche maniera cercano di arrivare alla verità. Così qualunque giudice che arriva a toccare i fili scoperti, muore
.”
Durissimo verso chi occupa cariche istituzionali senza esserne degno: “Devono essere cacciate dalle istituzioni tutte quelle persone che sono complici di quello che è successo …e invece viene data l’impunità a chi dovrebbe essere sottoposto a processi: non può essere indagato, non può essere intercettato. Stiamo precipitando nel baratro e da questo baratro dobbiamo uscire perché lo dobbiamo a questi morti. Lo dobbiamo a Giovanni Falcone, a Paolo Borsellino, ad Emanuela Loi. Dobbiamo riappropriarci del nostro Paese. Questo Paese è nostro. Lo Stato siamo noi, non queste persone che indegnamente occupano le istituzioni.
Vi lascio con tre parole. Tre parole che un altro di quei giudici che hanno tentato di uccidere ha detto. Ed è quello che dobbiamo fare. È l’unica cosa che ci resta da fare prima di cadere in un regime dal quale non ci potremo più districare:

Resistenza! Resistenza! Resistenza!




Nonostante fosse un giorno infrasettimanale e nonostante la manifestazione fosse stata preparata in pochi giorni e pubblicizzata solo attraverso internet, a poco a poco Piazza Farnese si è riempita di persone provenienti dalla Calabria, da Cava de’ Tirreni, da Napoli, da Bologna, da Torino, da Salerno e da tante altre località. C’era anche una delegazione di lavoratori della Procura di Salerno.
Quella stessa stampa che ha omesso di dire che il Tribunale del riesame ha riconosciuto la legittimità dell’azione della Procura di Salerno nei confronti di quella di Catanzaro, ha omesso anche di divulgare informazioni sulla convocazione dell’evento del 28 gennaio. Silenzio assoluto. Non solo, ma proprio in concomitanza con la manifestazione – alla quale ha aderito l’Associazione Familiari Vittime di Mafia – Repubblica ha pubblicato un'intervista alla figlia di Riina che mette in dubbio i delitti del padre e che sostiene che suo padre le ha trasmesso il valore della moralità.
E, nonostante in Piazza Farnese ci fossero numerosissimi giornalisti, è caduto un silenzio tombale sui contenuti della manifestazione espressi dai vari partecipanti. E così non sono uscite dalla piazza la carica delle parole di Salvatore Borsellino le parole piene di passione di Sonia Alfano, la lucida analisi di Marco Travaglio, le parole piene di coraggio di Emiliano Morrone e di Francesco Saverio Alessiosui motivi che hanno portato allo "spopolamento" della Calabria, le riflessioni di Carlo Vulpio, le considerazioni di Pancho Pardi, le parole piene di dolore della mamma di Attilio Manca, etc.
Non sono uscite fuori dalla piazza neanche le denuncie di Di Pietro (come, ad esempio, quelle sul “lodo Consolo”), con esclusione di un suo appello al Capo dello Stato, subito trasformato da tutta la stampa e da tutti gli esponenti politici in “vilipendio”.
Un’offesa di fatto inesistente in quanto Di Pietro si è limitato ad una semplice critica dicendo quello che tanti (me compresa) pensano sul mancato intervento del Presidente della Repubblica sul lodo Alfano, nonché sul suo comportamento in ordine alla decapitazione della Procura di Salerno. Un’offesa inesistente in quanto, come ha rilevato anche Flores D’Arcais, la frase “il silenzio è mafioso” non era riferita a Napolitano. A dire la verità, Travaglio su questi temi è stato molto più duro di Di Pietro, ma era più difficile attaccarlo perché ha messo in fila una serie di “fatti” minuziosamente argomentati, all’interno di un discorso molto articolato, difficili da “smantellare”.
Escluso, perciò, Travaglio ed escluso Grillo che in questa occasione è stato quasi ecumenico e che ha esordito con “Non voglio gridare, voglio calmarmi, voglio essere buono e non dire neanche una parolaccia. Non voglio neanche nominare Napolitano, se no poi dicono Grillo attacca il Presidente”, ci si è scagliati contro Di Pietro per mettere in atto l’ormai consolidata tattica: scandalizzarsi su cose secondarie per non parlare dei veri problemi (giustizia e democrazia). E così, si è attirata l’attenzione su un fantomatico insulto e nessuno ha parlato degli interrogativi che i vari interventi dei partecipanti alla manifestazione hanno posto, pur con diversi accenti: che cosa stava scoprendo De Magistris?, perchè la Procura di Catanzaro ha “nascosto” alcuni atti relativi a Mastella?, perché tutti quelli che hanno cercato di capire qualcosa nella vicenda di De Magistris (come Forleo, Vulpio, Procura di Salerno, etc.) sono andati incontro a conseguenze gravissime?, perchè nessuno dice che il Tribunale del riesame ha sentenziato che l’azione della Procura di Salerno è stata legittima?, perché anche il CSM ha “ignorato” questa sentenza? perché si accomuna Genchi alle intercettazioni telefoniche e si parla di un archivio che in realtà non esiste?
Su tutto questo non è stata scritta neanche una riga.
E così, ancora una volta, l’informazione è rimasta “imbavagliata”.
La giustizia e le informazioni imbavagliate rendono la democrazia in pericolo” ha affermato nel suo intervento Pancho Pardi che si è soffermato a lungo sulla nostra “democrazia malata”.




In una comunicato stampa, Sonia Alfano, Presidente dell’Associazione Familiari Vittime di Mafia, ha scritto: “Nessuno, neppure il nostro Presidente della Repubblica, ha dato risposta od attenzione alla disperata richiesta di giustizia che da quel palco è stata urlata dai familiari delle vittime di mafia nè tantomeno, alcuna carica istituzionale, si è preoccupata di indignarsi nel vedere una donna di oltre ottanta anni, madre del carabiniere Pietro Morici, che a questa nazione ha donato la propria vita, scendere in piazza per chiedere che la Costituzione Italiana, intrisa del sangue del proprio figlio, venga rispettata. L'unica risposta che abbiamo ottenuto dalle nostre Istituzioni è stata una levata di scudi per delle offese inesistenti e mai pronunciate nei confronti del Presidente della Repubblica, il quale si è detto offeso da alcune garbate riflessioni fatte dal nostro palco. Alla luce della nota diramata dal Quirinale vorremmo porgere una domanda diretta al nostro Presidente; Signor Presidente, non si indigna per personaggi come Marcello Dell'Utri che, seppur abbiano tradito i principi di questa nazione, occupano gli scranni del Parlamento Italiano? Ad essere offesi ed indignati siamo noi nel constatare il silenzio di tutti davanti alle denunce delle famiglie degli uomini e delle donne morti in difesa della Costituzione Italiana. Ad essere offesi siamo noi nel leggere la nota del Quirinale risentito per delle garbate affermazioni e non per le decine di pregiudicati ed amici di boss che siedono in Parlamento. Ad essere offesi e delusi siamo noi nel dover, ancora una volta, scendere in piazza per pretendere giustizia e rispetto dei principi fondanti di questo Stato, nonostante abbiamo già pagato a questa nazione il prezzo più alto che si possa pagare.”

Ho sempre sostenuto che bisogna dare spazio a chi non ha spazio. Per questo, più che con le mie parole, cercherò di far uscire da Piazza Farnese alcune voci che hanno dato vita alla manifestazione, riportando qui i link ai video che sono stati pubblicati in internet.

Salvatore Borsellino parte 1
Salvatore Borsellino parte 2
Marco Travaglio parte 1
Marco Travaglio parte 2
Marco Travaglio parte 3
Marco Travaglio parte 4
Antonio Di Pietro parte 1
Antonio Di Pietro parte 2
Carlo Vulpio: QUI
Pancho Pardi: QUI
Sonia Alfano: QUI e QUI
I primi interventi: Sonia Alfano, Mariangela Longo, Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio: QUI
Angelina Manca (madre di Attilio Manca): QUI
Serenella Monti: QUI
Beppe Grillo parte 1
Beppe Grillo parte 2

IL VIDEO INTEGRALE DI TUTTA LA MANIFESTAZIONE E' QUI

 
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