salsedine del sogno

POSTIC

Che la vita fosse un infinita foresta di segni attraverso i quali vivi, guardi gli altri e muori, è un qualcosa che impari appena nasci ed inizi a respirare. Ci deve essere qualcuno pronto a prendersi cura di te, ad aprirti un percorso di segni che ti porta verso il mestiere di vivere.

Segnare per Fabio non è fare goal o uno scarabocchio su un foglio.

(continua qui)

“skate” questa foto appartiene a Matteo Parrini

leggerezza verso l'invisibile

Più volatile che c'è?

“più volatile che c'è?” questa foto appartiene a maresogno67

il pezzo di bici dell'Italia che non è

È bello leggere un po' dappertutto che c'è il boom della bicicletta. Peccato poi accorgermi poco dopo che è oggettivamente impossibile girare in bici nella stragrande maggioranza delle città italiane, perché dovresti passare tra o sopra le auto e quando lasci la bici  devi avere la speranza di ritrovarla intera e non senza il sellino o le ruote. In questo bel paese manca sempre un pezzo e non è fisicamente materiale, ma l'esercizio collettivo di volerci bene.

"history of missing circles" questa foto appartiene a Camil Tulcan

Le Comunità del Dolore

Abitare gli spazi fa parte del mestiere di vivere, qualunque siano le scelte.

Ci sono spazi e spazi. Mi soffermo su alcuni che sembrano orologi quasi perfetti. Le chiamo Comunità del Dolore.

Non c'è bisogno che le specifichi con nome proprio o istituzionale, il dolore è contagioso ed è del tutto irrilevante aggiungere aggettivi. Ognuno ha in mente l'orologio con le lancette che girano per un tempo breve se hanno bisogno di ricarica, o per un tempo lungo se vanno a pile. Ma lo stesso vale per gli orologi elettronici quelli che aggiornano i numeri, i secondi, i minuti e le ore.

Stesso spazio, stesso giro, stessa addizione di numeri.

Che può fare un essere pensante dentro una comunità ad orologio? Girare come una lancetta fino a rendersi conto che il suo corpo gira su se stesso, sulle regole che lo limitano e soprattuto che lo delimitano.

Oppure stare fermo e vedere che il tempo gira, ma è come se il respiro diventa sempre più lento aspirando quasi all'immobilità totale del corpo, rimanere sospesi con tutta la propria pesantezza dell'esserci.

Oppure può dare da matto non accettando l'orologio e soprattutto non accettando di sentire.

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Le Comunità del Dolore sprigionano la loro potenza nella totale ambiguità, mostrandosi asettiche nella loro purezza e allo stesso violente nella ritualizzazione oraria del dolore

“OROLOGIO” questa foto appartiene a Saverio Pacini

Signore e Signori, mai più supplenti!

Dacci oggi il nostro annuncio quotidiano, oggi è la volta del “Mai più supplenti”. La memoria è andati al mio passato remoto di bambino delle elementari, dove le supplenti erano annunciate sempre come un qualcosa di negativo, a volte terroristico, come se il loro passaggio potesse creare uno scompiglio fatale ai poveri alunni. Oggi di supplenti pare, come ci annunciano, non ci deve essere più bisogno, perché il motto NOI CI BASTIAMO DA SOLI, fa sempre la sua sporca figura.