MARIA VALTORTA

Qui trattiamo la vicenda storica e spirituale di Maria Valtorta,Terziaria dei Servi di Maria, una mistica del nostro tempo, anima eccezionale, che fece della sofferenza, della riparazione, dell'offerta e della carita la sua missione, divenendo il pennino di Dio, annunciando con la sua testimonianza e i suoi scritti, il Vangelo di Gesù Cristo.

 

LA SUA NASCITA E I PRIMI ANNI

                  

Ella  nacque a Caserta in Campania il 14 marzo 1897. Poiché i medici avevano decretato che la piccola sarebbe nata morta per sopraggiunte difficoltà respiratorie, tutti, genitori compresi, erano  preparati al peggio. La Provvidenza invece aveva altri disegni ed ecco che nonostante l’incuria dei sanitari e l’indifferenza del  mondo che la circondava la piccola Maria riprese da sola “lena e respiro”, lanciando il suo primo gemito di vita nell’assoluta noncuranza.  La sua infanzia risentì di questa indifferenza alla quale la sua stessa mamma l’aveva  segnata, lasciandola ancora in fasce alle cure di una mercenaria, una certa Teresa, che più della bambina si occupava di accontentare le proprie passioni.

Uniche carezze la piccola Maria le ricevette dal papà, uomo buono e dal temperamento dolce, e dalla nonna, mentre il comportamento freddo e autoritario della madre la fecero soffrire più delle pene fisiche.

Il primo periodo della sua vita si svolse a Faenza e poi a  Milano, dove piccolissima fu affidata per l’educazione e l’istruzione alle suore Orsoline, presso di loro avvenne il suo primo incontro con Gesù. La scoperta di questo immenso  amore la conquistò talmente che desiderava sempre più conoscerlo, amarlo  e servirlo. Sentiva forte il desiderio di somigliargli  e cercava , anche se piccola, di farlo felice con continui atti d’amore.

Salmo 139:Signore tu mi scruti e mi conosci

 

 

Uscita dall’istituto delle Orsoline a causa di un malanno, fu affidata alle suore Marcelline, dove continuò con grande successo gli studi. In questo periodo ella ricevette la cresima per le mani del beato Cardinale Ferrari e veramente lo Spirito Santo la prese completamente, arricchendola di doni straordinari. Amava la natura e gli animali e contemplava continuamente le bellezze e le meraviglie che il Signore aveva donato all’umanità. 

          

Da Milano si trasferì a Voghera dove frequentò le scuole comunali  con ottimo profitto e qui il 5 ottobre 1908 ricevette la sua prima comunione. Dodicenne entrò nel collegio delle suore di santa Bartolomea Capitanio di Monza e vi rimase per quattro anni, additata ad esempio alle sue compagne. In quel periodo si iscrisse all’associazione delle “Figlie di Maria”.

 

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MATURAZIONE DELLA SUA VOCAZIONE

                      Nel 1913 si trasferì con i suoi a Firenze, dove continuò a vivere come in collegio. Qui si dedicò al volontariato ospedaliero tra le “Infermiere Samaritane” e fu destinata agli Ospedali di guerra, maturando  la sua naturale vocazione alla carità, alla compassione e generosità.

                           

Ma a Firenze crebbe in lei anche la percezione di una vocazione ancora più straordinaria: sui passi del Crocifisso essere donna di  riparazione ed immolazione. Sfiorata in tenera età dalle ali nere della morte, già piccolissima  Maria aveva maturato  la percezione che la sofferenza sarebbe stata indissolubilmente al centro della sua esistenza. A Firenze due fatti  sconvolsero la sua  giovane esistenza. Innanzitutto a causa della madre fu infranto un sincero sogno d'amore; un secondo evento, fu quello che segnò la sua esistenza: mentre si trovava con la madre per le vie di Firenze il 17 marzo 1920, fu colpita violentemente alle reni con una mazza di ferro da un sovversivo,  fatto che la predispose alla futura infermità. Quest’avvenimento la costrinse a restare un lungo periodo a letto, quasi che la Provvidenza  voleva  prepararla  a   quel  futuro  di  sofferenza e Croce che l’aveva destinata.

Nella primavera del 1923 la Valtorta, ad esempio di Santa Teresa di Lisieux, della quale aveva letto tutto d’un fiato la sua “storia di un’anima”, e che divenne la sua maestra e sorellina spirituale, si  offrì totalmente a Dio sentendosi sempre più attratta verso la Divina Misericordia e volle essere vittima d'amore all'Amore Misericordioso ed essere lei stesso segno d’amore ai fratelli.

 

A VIAREGGIO

Nel settembre del 1924 la famiglia Valtorta si trasferiva definitivamente a Viareggio, nella «casetta» appena acquistata. Anche qui Maria continuò a condurre vita ritirata, tranne «qualche corsa al mare e in pineta» e le uscite «per la spesa quotidiana», che le consentivano di «fare delle visitine a Gesù Sacramentato, senza attirare i fulmini materni». Ma per lei era iniziato «un nuovo e diverso periodo di vita, in cui sempre più crebbe in Dio>>. Sempre più attratta dall'esempio di S. Teresa di Gesù Bambino, si offrì vittima di amore alla Divina Giustizia, cosciente del bisogno di riparazione e redenzione in un mondo invaso dall'egoismo, dal peccato, dal materialismo e dall'ingiustizia sociale.

Sentiva fortemente nell’animo l’ansia di servire il Signore, ma dovette accontentarsi di svolgere «un apostolato umile, nascosto, solo noto a Dio, corroborato più dal soffrire che dall'operare».

                                                                                     

 

 

Salmo 26: Signore, il tuo Volto, io cerco!

Con questo spirito si pose a lavorare per la vigna del Signore, e nel dicembre 1929 entrò nelle file dell'Azione Cattolica, fucina ed esempio di santità laicale, come delegata di Cultura e ad esse profuse tutta la sua dottrina spirituale con molte lezioni e conferenze, ma maggiormente attraverso uno stile di vita coerentemente segnato dalla scelta di Dio, dalla preghiera, dall'assidua direzione spirituale, dalla pratica delle virtù umane  e cristiane e da un'azione concreta di carità.  

Alla sete ardente di lavorare per le anime, si accompagnava un desiderio sempre più forte di farsi vittima innocente, come l’unico ed eterno Sposo della sua anima, Gesù Crocifisso e Abbandonato, e questa sua offerta fu accolta dalla Divina Maestà, che attraverso l’obbedienza, il sacrificio, le tante prove e sofferenze, e una grande pazienza, preparava questa sua serva ad essere la sua più diletta ed amata confidente.

 

IL PENNINO DI DIO

                                                                                                        Dopo un periodo alternato, le sue sofferenze andarono intensificandosi sempre più, al punto che dal 1934 ella non si levò più dal letto, rimanendo inchiodata alla sua sofferenza per 27 anni. Le fu accanto una giovane orfana, Marta Diciotti, assistente e confidente fedele fino alla fine.  In questo cammino di sofferenza Dio le pose accanto come guida e cireneo il Padre Romualdo M. Migliorini dei Servi di Maria. Egli comprese e penetrò talmente in quell'anima e la condusse a realizzare il disegno d'amore che il Signore aveva preparato per questa creatura privilegiata.

   

    Salmo 27: A te grido, Signore, ascolta la mia voce

Sotto la guida del Padre Migliorini iniziò l'opera poetica e mistica della Valtorta e proprio per obbedienza a questo suo direttore spirituale ella, in piena guerra,  scrisse l'autobiografia e da questa sua prima esperienza prese il via la sua attività di scrittrice mistica, frutto della sua ascesi e dei suoi colloqui celesti.

 

 

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Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 06 Maggio 2008 da massimomaria_c
 

17. La disubbidienza di Eva e l'ubbidienza di Maria

8 marzo 1944

Dice Maria: «Nella gioia, poiché quando ho compreso la missione a cui Dio mi chiamava fui ripiena di gioia, il mio cuore si aprì come un giglio serrato e se ne effuse quel sangue che fu zolla al Germe del Signore. Gioia di esser madre. M'ero consacrata a Dio dalla prima età, perché la luce dell'Altissimo m'aveva illuminato la causa del male del mondo ed avevo voluto, per quanto era in mio potere, cancellare da  me la traccia di Satana. Io non sapevo di esser senza macchia. Non potevo pensare d'esserlo. Il solo pensano sarebbe stata presunzione e superbia, perché, nata da umani genitori, non m'era lecito pensare che proprio io ero l'Eletta ad esser la Senza Macchia. Lo Spirito di Dio mi aveva istruita sul dolore del Padre davanti alla corruzione di Eva, che aveva voluto avvilire sé, creatura di grazia, ad un livello di creatura inferiore. Era in me l'intenzione di addolcire quel dolore riportando la mia carne alla purezza angelica col serbarmi inviolata da pensieri, desideri e contatti umani. Solo per Lui il mio palpito d'amore, solo a Lui il mio essere. Ma, se non era in me arsione di carne, era però ancora il sacrificio di non esser madre. La maternità, priva di quanto ora la avvilisce, era stata concessa dal Padre creatore anche ad Eva. Dolce e pura maternità senza pesantezza di senso! Io l'ho provata! Di quanto s'è spogliata Eva rinunciando a questa ricchezza! Più che dell'immortalità. E non vi paia esagerazione. Il mio Gesù, e con Lui io, sua Madre, abbiamo conosciuto il languore della morte. Io il dolce languore di chi stanco si addormenta, Egli l'atroce languore di chi muore per la sua condanna. Dunque anche a noi è venuta la morte. Ma la maternità, senza violazioni di sorta, è venuta a me sola, Eva nuova, perché io potessi dire al mondo di qual dolcezza fosse la sorte della donna chiamata ad esser madre senza dolore di carne. E il desiderio di questa pura maternità poteva essere ed era anche nella vergine tutta di Dio, poiché essa è la gloria della donna. Se voi pensate, poi, in quale onore era tenuta la donna madre presso gli israeliti, ancor più potete pensare quale sacrificio avevo compiuto consacrandomi a questa privazione. Ora alla sua serva l'eterno Buono dava questo dono senza levarmi il candore di cui m'ero vestita per esser fiore sul suo trono. Ed io ne giubilavo con la duplice gioia d'esser madre di un uomo e d'esser Madre di Dio. Gioia d'esser Quella per cui la pace si rinsaldava fra Cielo e Terra. Oh! aver desiderato questa pace per amore di Dio e di prossimo, e sapere che per mezzo di me, povera ancella del Potente, essa veniva al mondo! Dire: "Oh! uomini, non piangete più. Io porto in me il segreto che vi farà felici. Non ve lo posso dire, perché è sigillato in me, nel mio cuore, come è chiuso il Figlio nel seno inviolato. Ma già ve lo porto fra voi, ma ogni ora che passa è più prossimo il momento in cui lo vedrete e ne conoscerete il Nome santo. Gioia d'aver fatto felice Iddio: gioia di credente per il suo Dio fatto felice. Oh! l'aver levato dal cuore di Dio l'amarezza della disubbidienza d'Eva! Della superbia d'Eva! Della sua incredulità! Il mio Gesù ha spiegato di qual colpa si macchiò la Coppia prima. Io ho annullato quella colpa rifacendo a ritroso, per ascendere, le tappe della sua discesa. Il principio della colpa fu nella disubbidienza. "Non mangiate e non toccate di quell'albero" aveva detto Iddio. E l'uomo e la donna, i re del creato, che potevano di tutto toccare e mangiare fuor che di quello, perché Dio voleva non renderli che inferiori agli angeli, non tennero conto di quel divieto. La pianta: il mezzo per provare l'ubbidienza dei figli. Che è l'ubbidienza al comando di Dio? E' bene, perché Dio non comanda che il bene. Che è la disubbidienza? E' male, perché mette l'animo nelle disposizioni di ribellione su cui Satana può operare. Eva va alla pianta da cui sarebbe venuto il suo bene con lo sfuggirla o il suo male coll'avvicinarla. Vi va trascinata dalla curiosità bambina di vedere che avesse in sé di speciale, dall'imprudenza che le fa parere inutile il comando di Dio, dato che lei è forte e pura, regina dell'Eden, in cui tutto le ubbidisce e in cui nulla potrà farle del male. La sua presunzione la rovina. La presunzione è già lievito di superbia. Alla pianta trova il Seduttore il quale, alla sua inesperienza, alla sua vergine tanto bella inesperienza, alla sua maltutelata da lei inesperienza, canta la canzone della menzogna. "Tu credi che qui sia del male? No. Dio te l'ha detto, perché vi vuol tenere schiavi del suo potere. Credete d'esser re? Non siete neppur liberi come lo è la fiera. Ad essa è concesso di amarsi di amor vero. Non a voi. Ad essa è concesso d'esser creatrice come Dio. Essa genererà figli e vedrà crescere a suo piacere la famiglia. Non voi. A voi negata è questa gioia. A che pro dunque farvi uomo e donna se dovete vivere in tal maniera? Siate dèi. Non sapete quale gioia è l'esser due in una carne sola, che ne crea una terza e molte più terze? Non credete alle promesse di Dio di avere gioia di posterità vedendo i figli crearsi nuove famiglie, lasciando per esse e padre e madre. Vi ha dato una larva di vita: la vita vera è di conoscere le leggi della vita. Allora sarete simili a dèi e potrete dire a Dio: 'Siamo tuoi uguali' E la seduzione è continuata, perché non vi fu volontà di spezzarla, ma anzi volontà di continuarla e di conoscere ciò che non era dell'uomo. Ecco che l'albero proibito diviene, alla razza, realmente mortale, perché dalle sue rame pende il frutto dell'amaro sapere che viene da Satana. E la donna diviene femmina e, col lievito della conoscenza satanica in cuore, va a corrompere Adamo. Avvilita così la carne, corrotto il morale, degradato lo spirito, conobbero il dolore e la morte dello spirito privato della Grazia, e della carne privata dell'immortalità. E la ferita di Eva generò la sofferenza, che non si placherà finché non sarà estinta l'ultima coppia sulla terra. Io ho percorso a ritroso la via dei due peccatori. Ho ubbidito. In tutti i modi ho ubbidito. Dio m'aveva chiesto d'esser vergine. Ho ubbidito. Amata la verginità, che mi faceva pura come la prima delle donne prima di conoscere Satana, Dio mi chiese d'esser sposa. Ho ubbidito, riportando il matrimonio a quel grado di purezza che era nel pensiero di Dio quando aveva creato i due Primi. Convinta d'esser destinata alla solitudine nel matrimonio e allo sprezzo del prossimo per la mia sterilità santa, ora Dio mi chiedeva d'esser Madre. Ho ubbidito. Ho creduto che ciò fosse possibile e che quella parola venisse da Dio, perché la pace si diffondeva in me nell'udirla. Non ho pensato: "Me lo sono meritato ". Non mi son detta: "Ora il mondo mi ammirerà, perché sono simile a Dio creando la carne di Dio ". No. Mi sono annichilita nella umiltà. La gioia m'è sgorgata dal cuore come uno stelo di rosa fiorita. Ma si ornò subito di acute spine e fu stretta nel viluppo del dolore, come quei rami che sono avvolti dai vilucchi dei convolvoli. Il dolore del dolore dello sposo: ecco la strettoia nel mio gioire. Il dolore del dolore del mio Figlio: ecco le spine del mio gioire. Eva volle il godimento, il trionfo, la libertà. Io accettai il dolore, l'annichilimento, la schiavitù. Rinunciai alla mia vita tranquilla, alla stima dello sposo, alla libertà mia propria. Non mi serbai nulla. Divenni l'Ancella di Dio nella carne, nel morale, nello spirito, affidandomi a Lui non solo per il verginale concepimento, ma per la difesa del mio onore, per la consolazione dello sposo, per il mezzo con cui portare egli pure alla sublimazione del coniugio, di modo da fare di noi coloro che rendono all'uomo e alla donna la dignità perduta. Abbracciai la volontà del Signore per me, per lo sposo, per la mia Creatura. Dissi: "Si" per tutti e tre, certa che Dio non avrebbe mentito alla sua promessa di soccorrermi nel mio dolore di sposa che si vede giudicata colpevole, di madre che si vede generare per dare il Figlio al dolore. "Sì" ho detto. Si. E basta. Quel "si" ha annullato il “no”  di Eva al comando di Dio. "Si, Signore, come Tu vuoi. Conoscerò quel che Tu vuoi. Vivrò come Tu vuoi. Gioirò se Tu vuoi. Soffrirò per quel che Tu vuoi. Sì, sempre sì, mio Signore, dal momento in cui il tuo raggio mi fe' Madre al momento in cui mi chiamasti a Te. Si, sempre sì. Tutte le voci della carne, tutte le passioni del morale sotto il peso di questo mio perpetuo si. E sopra, come su un piedestallo di diamante, il mio spirito a cui mancan l'ali per volare a Te, ma che è signore di tutto l'io domato e servo tuo. Servo nella gioia, servo nel dolore. Ma sorridi, o Dio. E sii felice. La colpa è vinta. E' levata, è distrutta. Essa giace sotto al mio tallone, essa è lavata nel mio pianto, distrutta dalla mia ubbidienza. Dal mio seno nascerà l'Albero nuovo che porterà il Frutto che conoscerà tutto il Male, per averlo patito in Sé, e darà tutto il Bene. A questo potranno venire gli uomini, ed io sarò felice se ne coglieranno, anche senza pensare che esso nasce da me. Purché l'uomo si salvi e Dio sia amato, si faccia della sua ancella quel che si fa della zolla su cui un albero sorge: gradino per salire. Maria, bisogna sempre saper essere gradino perché gli altri salgano a Dio. Se ci calpestano, non fa niente. Purché riescano ad andare alla Croce. E' il nuovo albero che ha il frutto della conoscenza del Bene e del Male, perché dice all'uomo ciò che è male e ciò che è bene perché sappia scegliere e vivere, e sa nel contempo fare di sé liquore per guarire gli intossicati dal male voluto gustare. Il nostro cuore sotto ai piedi degli uomini, purché il numero dei redenti cresca e il Sangue del mio Gesù non sia effuso senza frutto. Ecco la sorte delle ancelle di Dio. Ma poi meritiamo di ricevere nel grembo l'Ostia santa e ai piedi della Croce, intrisa del suo Sangue e del nostro pianto, dire: "Ecco, o Padre, l'Ostia immacolata che ti offriamo per la salute del mondo. Guardaci, o Padre, fuse con Essa, e per i suoi meriti infiniti dàcci la tua benedizione Ed io ti do la mia carezza. Riposa, figlia. Il Signore è con te».

Dice Gesù: «La parola della Madre mia dovrebbe sperdere ogni titubanza di pensiero anche nei più inceppati nelle formule. Ho detto: "metaforica pianta". Dirò ora: "simbolica pianta". Forse capirete meglio. Il suo simbolo è chiaro: dal come i due figli di Dio avrebbero agito rispetto ad essa, si sarebbe compreso come era in loro tendenza al Bene o al Male. Come acqua regia che prova l'oro e bilancia d'orafo che ne pesa i carati, quella pianta, divenuta una "missione" per il comando di Dio rispetto ad essa, ha dato la misura della purezza del metallo d'Adamo e di Eva. Sento già la vostra obbiezione: "Non è stata soverchia la condanna e puerile il mezzo usato per giungere a condannarli?". Non è stato. Una disubbidienza attualmente in voi, che siete gli eredi loro, è meno grave che non fosse in essi. Voi siete redenti da Me. Ma il veleno di Satana rimane sempre pronto a risorgere, come certi morbi che non si annullano mai totalmente nel sangue. Essi, i due progenitori, erano possessori della Grazia senza aver mai avuto sfioramento con la Disgrazia. Perciò più forti, più sorretti dalla Grazia, che generava innocenza e amore. Infinito era il dono che Dio aveva loro dato. Ben più grave perciò la loro caduta nonostante quel dono. Simbolico anche il frutto offerto e mangiato. Era il frutto di una esperienza voluta compiere per istigazione satanica contro il comando di Dio. Io non avevo interdetto agli uomini l'amore. Volevo unicamente che si amassero senza malizia; come Io li amavo con la mia santità, essi dovevano amarsi in santità d'affetti, che nessuna libidine insozza. Non si deve dimenticare che la Grazia è lume, e chi la possiede conosce ciò che è utile e buono conoscere. La Piena di Grazia conobbe tutto, perché la Sapienza la istruiva, la Sapienza che è Grazia, e si seppe guidare santamente. Eva conosceva perciò ciò che le era buono conoscere. Non oltre, perché è inutile conoscere ciò che non è buono. Non ebbe fede nelle parole di Dio e non fu fedele nella sua promessa di ubbidienza. Credette a Satana, infranse la promessa, volle sapere il non buono, lo amò senza rimorso, rese l'amore, che Io avevo dato così santo, una corrotta cosa, una avvilita cosa. Angelo decaduto, si rotolò nel fango e sullo strame, mentre poteva correre felice fra i fiori del Paradiso terrestre e vedersi fiorire intorno la prole, così come una pianta si copre di fiori senza curvare la chioma nel pantano. Non siate come i fanciulli stolti che Io indico nel Vangelo, i quali hanno udito cantare e si sono turati gli orecchi, hanno udito suonare e non hanno ballato, hanno udito piangere e hanno voluto ridere. Non siate gretti e non siate negatori. Accettate, accettate senza malizia e cocciutaggine, senza ironia e incredulità, la Luce. E basta su ciò. Per farvi capire di quanto dovete esser grati a Colui che è morto per rialzarvi al Cielo e per vincere la concupiscenza di Satana, ho voluto parlarvi, in questo tempo di preparazione alla Pasqua, di questo che è stato il primo anello della catena con cui il Verbo del Padre fu tratto alla morte, l'Agnello divino al macello. Ve ne ho voluto parlare perché ora il novanta per cento fra voi è simile ad Eva intossicata dal fiato e dalla parola di Lucifero, e non vivete per amarvi ma per saziarvi di senso, non vivete per il Cielo ma per il fango, non siete più creature dotate d'anima e ragione ma cani senz’anima e senza ragione. L'anima l'avete uccisa e la ragione depravata. In verità vi dico che i bruti vi superano nella onestà dei loro amori».

 
 
 
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INFO


Un blog di: massimomaria_c
Data di creazione: 26/03/2008
 

CORONCINA DELLA DIVINA MISERICORDIA

Coroncina della Divina Misericordia

Quando verrà recitata vicino agli agonizzanti, mi metterò fra il Padre e l'anima agonizzante non come giusto Giudice, ma come Salvatore misericordioso.

La Mia misericordia avvolgerà in vita e specialmente nell'ora della morte le anime che reciteranno questa coroncina.

Con essa otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla Mia volontà.

Gesù a Santa Maria Faustina Kowalska

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Padre Nostro
Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

Ave Maria
Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen

Credo
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

Sui grani del Padre Nostro si dice:

Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.

Sui grani dell'Ave Maria si dice:

Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.

Alla fine si dice tre volte:

Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero.

si termina con l'invocazione

O Sangue e Acqua ,che scaturisti dal Cuore di Gesù

come sorgente di misericordia per noi,confido in Te 

    per ascoltare la coroncina in audio premere giù

www.mariadelsoccorso.com/divina%20misericordia/05-Coroncina-della-Divina-Misericord.mp3

 

RESTA CON ME, SIGNORE, TU SEI L'AMORE!

       

           

     RESTA QUI CON ME! 

A me il mio Diletto ed io a Lui! [....]

Nulla sulla Terra può sviarmi da Lui,

 perchè Egli è dolcezza, Egli è bontà,

Egli è luce, Egli è calore,

Egli è vita, Egli è conforto,

Egli è beatitudine,

il dolce Cristo che mi ha rapito il cuore.

Per Lui ed in Lui diviene dolce ogni tormento,

in Lui si calma ogni angoscia,

da Lui ogni debolezza trae vigore.

Egli è l'Amato! Egli è il mio Amore!

 (dalle pregheire di Maria Valtorta)

       

                  DIO  E'   AMORE!

Che Tu sia benedetto, Signore, Salvatore mio, che mi hai liberata da tutti i miei nemici e mi hai ricoperta con la tua misericordia, mi hai nutrita del tuo Amore, mi hai sorretta, perdonata, istruita, consolata, ti sei fatto mio Amico e mio Parente, mio Maestro e mio Medico.

Tu mi hai concesso di conoscerti per quello che realmente sei, solo vero Dio, e di conoscere quello che Tu hai mandato: Gesù Cristo; e di questa grazia vorrei dirti "grazie" con ogni palpito del mio cuore e per tutta l'eternità, e non basterebbe ancora, perchè conoscerti e amarti, o Dio, è tal bene che nulla lo può ripagare.

Tu mi hai permesso di parlare di Te a tante creature che Tu mi hai affidato, e anche di questo: "grazie, mio Dio".

       (dalle preghiere di Maria Valtorta)

 

TERZIARIA DEI SERVI DI MARIA

Nel periodo intenso della sua esistenza la Valtorta, devota di San Francesco di Assisi, già da tempo legata alla spiritualità francescana, attraverso la direzione di Padre Migliorini, conobbe la spiritualità dei Servi di Maria e, da sempre devota della Madonna, si sentì chiamata a partecipare alla vita di quest'antico e glorioso Ordine fondato e voluto dalla Vergine Santa.  Il 25 marzo 1944 entrò a far parte del Terz'Ordine dei Servi di Maria, attualmente chiamato Ordine Secolare, e da quel momento esso divenne la sua casa, la sua famiglia, la sua vita. Con sentimenti di gratitudine ella esprimeva il suo profondo legame all’Ordine Servita e a tutti diceva:<< Pare che Maria Addolorata  continui a volermi sua, perchè anche ora, al  termine della vita,  ha messo l’anima mia fra le mani di un suo Servo >>.

           

  A lei, vera innamorata dell’Ordine dei Servi di Maria, Gesù in un colloquio mistico disse: <<…Voglio che tu sia luce che si riversa nell’Ordine dei Servi di mia Madre e che esso Ordine ti sia dato a tua tutela >>.

           

     

Con la Madre dolente, sotto la croce,

compagna nel dolore, serva nell'amore.

 

CHI SONO I SERVI DI MARIA?

"L'Ordine dei Servi di Maria è una comunità di uomini riuniti nel nome del Signore, che si impegnano a testimoniare il Vangelo in comunione fraterna e ad essere al servizio di Dio e dell'uomo, ispirandosi costantemente a Maria, Madre e Serva del Signore."

15 Agosto 1233, la Vergine SS.ma chiama a sé sette uomini e li invita a lasciare gli agi del mondo per fondare l'Ordine Religioso suo e dei suoi servi.  I sette, che erano mercanti, lasciarono tutto ciò che avevano: case, famiglie e commerci. Indossati i panni bigi dei penitenti, si ritirano a far vita comune e contemplativa, in una "casupola" in un luogo detto Cafaggio. Questi uomini riprendono l'ideale della prima comunità cristiana divenendo così "un cuor solo e un'anima sola". Questi uomini fanno proprio il comandamento "nuovo" del Signore Gesù: "Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi".All'interno dell'Ordine, sin dall'origine,  è inserito l’Ordine Secolare dei Servi di Maria, o Terz'Ordine: è composto da uomini e donne che vivono nella società la propria fede cristiana, secondo lospirito specifico dell’Ordine dei Servi di Maria, specialmente caratterizzato dalla pietà per la Madre di Dio.   

         

GRANDI COSE HA FATTO IL SIGNORE PER NOI

Se sei interessato a conoscere  di più i Servi di Maria, su Yahoo gruppi c'è una lista di discussione sulla spiritualità servitana - iscrizione gratuita cliccando sotto:

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LE ULTIME SOFFERENZA E LA MORTE:

Maria Valtorta, dopo la grande sofferenza di aver visto l'Opera all'indice,  offrì negli ultimi tempi persino  il dono della sua intelligenza a  Dio, che  la prese in parola, perché andò chiudendosi gradualmente in un isolamento psichico, preoccupandosi solo di restare intimamente unita al suo Gesù.  Ormai deperita fisicamente e psicologicamente, consumata e bruciata da quell'Amore ardente che l'aveva chiamata al suo servizio,  Maria Valtorta si spense nella sua casa di Viareggio (oggi meta di continui pellegrinaggi) la mattina del 12 ottobre 1961, all'età di 64 anni.

Negli ultimi istanti insieme alla fedele Marta Diciotto restò accanto a lei il Padre Innocenzo M. Rovetti, assistente del Terz’Ordine dei Servi di Maria, che accompagnò il trapasso della Valtorta con preghiere. Lei, obbedientissima in vita , lo fu anche  soprattutto in quel momento estremo, e alle parole pronunciate da Padre Innocenzo “Parti, o anima cristiana, da questo  mondo” spirò serenamente ricordando le meravigliose parole che Gesù le aveva pronunciate in vita:   << Come sarai felice quando ti accorgerai di essere nel mio mondo per sempre, senza neppure essertene accorta, passando da una visione alla realtà, come un piccolo che sogna la mamma e che si sveglia con la  mamma che lo stringe al cuore. Così Io farò con te>>.

Sul ricordino distribuito dopo la sua morte fu scritta una frase da lei dettata in vita, e che è divenuto il suo testamento spirituale:<< Ho finito di soffrire, ma continuerò ad amare >> .  È l'esempio che questa sorella lascia a tutti noi: fare sempre la Volontà di Dio, abbracciando con Amore la Croce, vivendo in pienezza il Comandamento dell'Amore, perché solo l'Amore salva.

                  Maria Valtorta subito dopo la morte

 

LA TOMBA:

Pochi e raccolti amici e visitatori  venerarono la salma prima della sepoltura, e poterono ammirare il candore della sua mano destra - la mano di colei che si era definita "penna del Signore" - mentre la sinistra andava illividendo. E le ginocchia, che erano state il suo scrittoio, si erano inarcate sotto la veste bianca del suo ultimo riposo. Il suo funerale fu semplice e nascosto, come tutta la sua esistenza. Fu sepolta al Camposanto della Misericordia in Viareggio.

Dopo dodici anni, il 2 luglio 1973, i resti mortali di Maria Valtorta, traslati dal Camposanto della Misericordia in Viareggio, furono tumulati a Firenze, in una cappella nel Chiostro grande della Basilica della SS. Annunziata dei Servi di Maria.                               

La sua Tomba è ora in  Firenze nella  Cappella del Capitolo,  nel grande chiostro annesso alla Basilica della Santissima Annunziata. Essa è meta di tanti visitatori e devoti della Valtorta. 

Spesso il  12 di ogni singolo mese, che ricorda il giorno della sua morte, vengono letti presso la tomba alcuni brani presi dalle sue opere, poi  viene celebrata una Santa Messa in sua memoria.

Da diversi anni il 12 ottobre, commemorazione del suo pio transito, diversi gruppi di devoti, tra cui l'editore Pisani suo primo e grande estimatore, si recano sulla tomba per la celebrazione commemorativa.

MAGNIFICAT ANIMA MEA DOMINUM

 

 
 

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