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Spazio Adolescenti e Giovani "Giovanni Paolo II" Contattaci 3471367550 spaziogiovani2011@libero.it
PROGETTO POLICOROwww.progettopolicoro.it RETE PER LA PROMOZIONE E LA DIFESA DEL BENE COMUNE "G.TONIOLO" albenecomune@libero.it
Post n°55 pubblicato il 28 Dicembre 2011 da spaziogiovani2011
Comitato promotore della Gli scopi fondamentali del Comitato sono laricerca e la sperimentazione in campo monetario. L'attività di ricerca si concentra su cinquetemi:
L'attività di sperimentazione mira a creare lecondizioni tecniche, giuridiche e fiscali per la costruzione di sistemi dimonete complementari. In questa prospettiva, il Comitato ha elaborato uncircuito di scambio e dono, denominato “Progetto Libra”,e lavora in vista della sua realizzazione. Il Comitato opera su entrambi i versanti, dellaricerca e della sperimentazione, nella convinzione che la moneta non possaessere propriamente governata, né tanto meno riformata, se non è adeguatamentepensata. Moneta di donoL’espressione “moneta di dono” non si riferisce aun tipo particolare di moneta, né innanzitutto al fatto che la moneta, oltreche essere spesa, può anche essere donata. L’espressione “moneta di dono” non fa altro cheesplicitare ciò che è proprio di ogni moneta, della moneta, perché è propriodella moneta in quanto tale. La moneta è quella cosa di cui si fa propriamenteuso solo spendendola, ossia cedendola. Solo se è ceduta, essa puòcircolare, e, circolando, dare spazio ai beni di cui facilita loscambio. Proprio perché è fatta così, la moneta non crescesugli alberi, ma esige un atto di fondazione che le sappia dare il suocarattere proprio. La moneta è un’istituzione, istituita precisamente perchépossa circolare. La moneta, per poter essere data (ceduta), deveinnanzitutto essere data (istituita). Questo duplice rapporto con il dare è ciòche è nominato dall’espressione “moneta di dono”. La moneta proviene da un daree in vista di un dare. Ogni moneta, quando è spesa, è già in rapportocon qualcosa che non ha prezzo, ossia con un vero e proprio dono. Questo rapporto, per quanto possa apparireevidente, non è ancora pensato nella sua semplicità. Lavorare perché sorga un sapere adeguato alladimensione di dono da cui sorge la moneta e perché questo sapere adeguatocontribuisca alla istituzione di monete capaci di tenere insieme scambio edono: questo è, in una formula, il compito della costituenda Fondazioneper la moneta di dono. IL PROGETTO LIBRALibra è un progetto di moneta complementare sociale. La moneta è sociale quando sa tenere assieme cittadini,imprese e terzo settore, favorendo gli scambie rafforzando il legame sociale. Il circuito Libra genera insieme un potered’acquisto aggiuntivo per i consumatori e un flusso difinanziamento sistematico a favore delle organizzazioni nonprofit. La moneta del circuito, quando non è spesa perconsumi individuali, deve essere devoluta a chi sa sempre come spenderla perbisogni sociali: le organizzazioni nonprofit. I consumatori, in quanto cittadini, decidonoliberamente dove indirizzare il flusso delle donazioni, senza che nessuno decidaal posto loro. Dotate in tal modo di un potere d’acquistoadeguato, le organizzazioni nonprofit orientano l’offerta delle imprese versobeni e servizi di utilità sociale. Il circuito Libra integra benefici economici edonazioni, contribuendo a sostenere la vita economica e sociale della comunità. Per saperne di più clicca quì http://www.aequilibra.it/index.php?page=progetto
Post n°54 pubblicato il 27 Dicembre 2011 da spaziogiovani2011
Il mondo ha risorse sufficienti per i bisogni di tutti, ma non per l’aviditàdi pochi (Gandhi) NUOVI STILI DI VITA: 10 piccole sceltedi tutti i giorni Del Signore è la terrae quanto contiene: utilizziamocon cura gli spazi pubblici senza gettare rifiuti per terra, senza inquinare. Il Creato è un dono diDio all’umanità:ringraziamo sempre per ogni bene che ci è stato offerto. La terra è ospitale: prendiamo il tempo per fermarcidavanti alla bellezza della natura in modo da assaporare la cura verso di noi. Chiamati ad essereaccoglienti come madre terra: abbandoniamo la fretta e fermiamoci in ascolto della genteche incontriamo. L’ospitalità diventimisura concreta dello sviluppo umano: avviciniamoci al diverso per fare esperienza dellaconvivialità delle differenze. Condividere le risorsedella terra:organizziamo momenti conviviali aperti a tutti per godere delle risorse donate. Essere miti perdifendere il creato:facciamo acquisti sobri, consapevoli e non violenti per rispettare il Creato. Farsi prossimi: prestiamo attenzione alla sofferenzadi chi è in difficoltà per diventarne solidali. Prendersi cura delCreato e di tutte le sue creature: riduci i consumi e riscopri la grande varietà dei semi perun’alimentazione più sostenibile. Co-creatori di un futurofelice: cominciamoad attuare nuovi stili di vita nel nostro quotidiano.
Post n°53 pubblicato il 26 Dicembre 2011 da spaziogiovani2011
Ho ricevuto un dono e come tutti i doni per me diventano compiti, diventano missione. Ho ricevuto un kit dei nuovi stili di vita e non è giusto che io lo trattenga per me ma devo condividerlo con gli altri... dopo un Natale così grigio umanamente abbiamo bisogno di conversione e la provvidenza ha messo nelle mie mani (piccole e sudicie perchè fragili) questo dono. Allora ecco un quasi manifesto su cui chiedo convergenze. I NUOVI STILI DI VITA vogliono far emergere il potenziale che abbiamo, come persone e comunità, di poter avviare il cambiamento a partire da scelte e azioni quotidiane, diventando sempre più cittadini solidali e cristiani responsabili. OBIETTIVI: 1. Nuovo rapporto con le cose: dal consumismo critico e responsabile, dalla dipendenza alla nuova sobrietà. 2. Nuovo rapporto con le persone: recuperare la ricchezza delle relazioni umane, fondamentali per la felicità ed il gusto della vita. 3. Nuovo rapporto con la natura: dall'uso indiscriminato della natura alla responsabilità ambientale. 4. Nuovo rapporto con la mondialità: passare dall'indifferenza alla solidarietà, dall'assistenzialismo alla giustizia sociale. TRE LIVELLI E PROCESSO DI AZIONE: I Nuovi Stili di Vita intendono coinvolgere:
I TRE BINARI
http://nuovistilidivitapadova.wordpress.com/
Post n°52 pubblicato il 21 Dicembre 2011 da spaziogiovani2011
Mostrare il volto di Cristo! Condivisione e comunione come caparra di giustizia del Regno
Carissimi, in vista dell’imminente incontro promosso dall’Associazione Charitas Christi, lo Spazio Adolescenti e Giovani Giovanni Paolo II e la Rete Toniolo per la promozione e la difesa delle dignità della persona e del bene comune con le Istituzioni pubbliche e la Chiesa Vicariale di Massafra sul tema “ Misure per contrastare la povertà “ al fine di condividere ed dare attuazione ad alcune proposte , cerco di mettere in rilievo alcune riflessioni che possano aiutarci a dare un ‘anima a questo appuntamento. In molte parti del mondo, tutto ciò che i missionari possono fare è esserci. In alcuni paesi comunisti e islamici non è possibile nulla più, se non essere un segno implicito del Regno. Talvolta, nei quartieri più poveri delle nostre città, o quando si lavora con i giovani o con i malati psichici, la missione deve incominciare in modo anonimo. La nostra fede invece anela ad assumere una forma visibile, ad essere vista. Durante la maggior parte della storia europea, la nostra fede è stata resa visibile attraverso vetrate, dipinti sculture. La celebrazione della nascita di Cristo cominciava tradizionalmente con l’Epifania, rivelazione della gloria di Dio fra noi. Fin dal nono secolo, il cristianesimo ha cercato di mostrare il volto di Dio. Nell’Europa del medioevo, la gente vedeva raramente dei ritratti, all’infuori di quello di Cristo e dei santi; nel mondo di oggi, invece, siamo bombardati di volti. Al giorno d’oggi essere importanti significa raggiungere lo “status di icona”. Ovunque trionfano volti: politici, attori, calciatori, ricchi, persone famose solo per essere famose: Ma noi crediamo che tutta l’umanità aneli alla vista di un altro volto, il volto di Dio, visione beatificante. Come possiamo rendere manifesto quel volto? Essere missionario nel mondo nei vari contesti vicini e lontani non è ciò che si fa, ma ciò che si è. Essere presente presso l’altro implica una trasformazione di chi sono io. Nell’essere con e per l’altro, scopro una nuova identità. Incontrando un gruppo di responsabili ebrei americani nel 1960, Giovanni XIII sorprese quando, entrando nella stanza, rivolse loro queste parole:” Sono Giuseppe, vostro fratello”. Ecco chi sono, e non posso essere me stesso senza di te. Essere inviati implica un morire. Ad un missionario in Pakistan fu chiesto quanto tempo vi sarebbe rimasto; rispose:” Fino a quando non sarò stanco di morire”. Essere presente per e con l’altro è una sorta di morte della nostra identità, così da farsi segno del Regno nel quale saremo una cosa sola. Nel deserto, di fronte alla folla da sfamare, Gesù fa capire che il vero, grande miracolo, è la trasformazione di un cuore di pietra in cuore di carne. E allora prende come punto di partenza verso il miracolo non le pietre, e nemmeno quello che uno possiede, bensì ciò che uno offre, ciò di cui uno si priva a vantaggio degli altri. Non ha importanza se non ho quasi niente. Ciò che conta è che quel quasi niente assolutamente sproporzionato per l’immensa necessità di una folla sterminata , diventi il tutto che dono. Qualcuno ha detto.” Quando c’è Cristo di mezzo, le moltiplicazioni riescono solo condividendo”. Il nostro pane deve essere un pane condiviso, ossia riscattato dall’avidità del possesso, dell’appropriazione egoistica, per diventare segno, sacramento di fraternità. In tal modo il pane, oltre a recare il marchio della fatica, deve avere quello dell’amore e della generosità. Gesù ci chiama in causa, ci mette impetuosamente allo scoperto, dice che possiamo e dobbiamo provvedere noi, indipendentemente da quello che farà lui. Anzi, addirittura, che lui farà qualcosa attraverso di noi servendosi di noi, utilizzando la nostra generosità. Per la fede occorre attendere. Deve crescere fino ad assumere le dimensioni di un granello di senape, prima che sia in grado di compiere miracoli. E chissà quanto tempo ci vorrà.. La carità , invece, è subito. L’amore non è obbligato a fare miracoli. E quindi deve intervenire adesso, qui, a fare il suo mestiere ordinario, a svolgere il suo compito normale. In attesa che la fede, chissà…. Le sterminate moltitudini colpite dal flagello della fame e della denutrizione non possono certo consolarsi sentendoci esclamare con aria sconsolata. “ Qui ci vorrebbe un miracolo…” preferirebbero sentirsi dire: “Qui ci vuole un po’ più di amore e di giustizia”.
A presto Vito Galante
Post n°51 pubblicato il 21 Dicembre 2011 da spaziogiovani2011
Più Parola….. meno parole!
Carissimi, occorre recuperare fiducia nella forza della Parola. Non è vero che gli uomini sono stanchi di parole: sono stanchi di parole vuote, ma non di parole vere, non della Parola di Dio. Provo ad elencare almeno quattro motivi, esplicitamente suggeriti dalla stessa Scritture, su cui si regge la centralità della Parola.
Recuperiamo, ancora una volta, la spiritualità della vigilanza alla quale abbiamo più volte fatto riferimento nelle riflessioni precedenti e rimaniamo concentrati sulla Parola del Signore, senza lasciarci distrarre da impazienze escatologiche, da falsi profeti, da segni e portenti. Il contrario del vero vedere, della vigilanza, è lasciarsi incantare dalla grandezza delle costruzioni dell’uomo, fossero pure costruzioni religiose! L’uomo vigile ne coglie la caducità. D’accordo vigilare sempre, ma di quale contenuto riempire il tempo della veglia, visto che il Signore sembra tardare? La parabola del talenti dice che l’attesa è tempo di lavoro, di responsabilità, di testimonianza, di coraggio nel trafficare , perchè il padrone vuole che i suoi talenti siano moltiplicati.
A presto Vito Galante
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