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Presto /
anche noi (…) saremo /
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pezzo di terra: ma non sarà una quiete /
la nostra, ché si mescola in essa /
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Avremo un silenzio stento e povero, /
un sonno doloroso, che non reca /
dolcezza e pace,
ma nostalgia
e rimprovero
PIER PAOLO PASOLINI
 

 

 

 

 

Cazzarola!

 

 

 

 
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La Leopolda? Una kermesse renziana in stile Corea del Nord

Post n°1998 pubblicato il 14 Dicembre 2015 da massimocoppa
 

Banditi dubbi e critiche, bisogna solo credere ed obbedire…
LA LEOPOLDA? UNA KERMESSE RENZIANA IN STILE COREA DEL NORD

Quella inscenata alla Leopolda da Renzi e dal suo entourage non è stata un’assemblea di partito, ma una rappresentazione teatrale in stile Corea del Nord.
Solo in un Paese governato da una satrapia arcaica è lecito attendersi una kermesse dove il regime si auto-osanna, tra folle di figuranti plaudenti, bandendo ogni dubbio, ogni critica, ogni espressione che non sia di cieco omaggio servile.

Il gruppo di potere della forza politica italiana di maggioranza relativa ed oggi al governo ha, forse involontariamente, mostrato il suo vero volto: è un luogo dove comanda un “lider maximo”, Matteo Renzi, mai votato dagli italiani, il quale è diventato il padrone del partito; un prodotto degenerato del berlusconismo, del quale è infatti il degno continuatore, il legittimo erede ed il culmine. Subito dopo viene il cerchio magico degli “yes men” ma, soprattutto, delle “yes women”: uomini e donne che appoggiano il capo, lo venerano e ne vengono ripagati con l’ammissione al gotha dei potenti.

L’assemblea del partito, gli iscritti, i delegati, i simpatizzanti, gli elettori ed il popolo italiano in generale devono solo ratificare, applaudire, simpatizzare. Ogni critica è vietata: chi la esprime sarà condannato alla morte sociale.
I mass media, quasi all’unisono, concorrono alla costruzione di questa realtà anestetizzata.
Quest’atmosfera di socialismo reale staliniano, che ormai già conosciamo, stavolta ha fatto a pugni con la cruda realtà: le quattro banche sostanzialmente fallite e migliaia di piccoli risparmiatori che hanno perso tutto. Il padre del ministro Maria Elena Boschi ha forse qualche responsabilità in quanto accaduto, ma non si deve dire; non se ne deve parlare; la Boschi ironizza che era a Roma a lavorare (per il Paese, va da sé), perciò è arrivata tardi alla Leopolda, non perché volesse scappare da qualcosa. Nessuno si azzarda a fiatare, dalla platea qualche mugugno ma nessuna contestazione, nessun fischio: è un pubblico prostrato per paura, opportunismo ed ottusità. Ovviamente nessuno mette in imbarazzo colei che ha firmato la riforma della Costituzione italiana (!).
Non voglio dire che il padre della Boschi o di Renzi siano per forza colpevoli di qualcosa, ma il problema etico c’è: non si risolve ignorandolo e criminalizzando chi lo pone.

Ancora una volta Renzi e la sua “yes woman” hanno dimostrato di essere allergici alle critiche, di preferire una politica muscolare per la quale tutti sono cretini o in malafede, tranne loro che hanno in mano la verità assoluta.
Ma la morte della critica, la morte del dubbio è la prima fase per la morte, tout court, della democrazia.

 
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