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"And all this science,
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Un uomo può perdonare
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Presto /
anche noi (…) saremo /
perduti in fondo a questo fresco /
pezzo di terra: ma non sarà una quiete /
la nostra, ché si mescola in essa /
troppo una vita che non ha avuto meta. /
Avremo un silenzio stento e povero, /
un sonno doloroso, che non reca /
dolcezza e pace,
ma nostalgia
e rimprovero
PIER PAOLO PASOLINI
 

 

 

 

 

Cazzarola!

 

 

Messaggi di Giugno 2015

 

L’enciclica papale sull’ecologia è stampata su carta non ecologica…

Post n°1988 pubblicato il 18 Giugno 2015 da massimocoppa
 

Un’incredibile contraddizione tra le parole ed i fatti
L’ENCICLICA PAPALE SULL’ECOLOGIA È STAMPATA
SU CARTA NON ECOLOGICA…

Presso la Curia Vescovile del mio paese sono stato alla presentazione della nuova enciclica del Papa, la “Laudato si’”, dedicata – come è oramai universalmente noto – a temi importantissimi e cruciali quali la tutela dell’ambiente, la difesa delle biodiversità e la necessità di riciclare quanto più possibile.
Io sono un grande “fan” di Papa Francesco e della vigorosa, positiva sterzata che ha dato alla rotta della Chiesa: mi auguro che il Signore ce lo conservi per molti anni e sempre con la forza e l’entusiasmo attuali.
Però credo che chi si è occupato del confezionamento materiale dell’enciclica, a partire dalla Libreria Editrice Vaticana, avrebbe dovuto quantomeno porsi il problema dell’insanabile ed incredibile contraddizione tra le parole ed i fatti; tra il predicare un verbo ecologista e stamparlo su carta in tutta apparenza non riciclata; una carta che, stando all’odore ed al colore bianchissimo, è stata probabilmente trattata con sostanze chimiche tossiche ed inquinanti. Manca inoltre l
avviso che sia stata prodotta da alberi provenienti da aree sottoposte a riforestazione: quindi è da presumere il contrario. Infine, la copertina del libro è plasticatissima.
Eppure oggi diverse case editrici si fanno giustamente un vanto dell’utilizzo di materiali eco-compatibili (diciamo così) e che non causino un impoverimento dell’ambiente.
Si è trattato certamente di una superficialità. Ma, in certe cose, la cura di questi aspetti è vitale, perché spesso la forma è anche sostanza. Non per niente si dice che il diavolo si nasconda nei dettagli.

AGGIORNAMENTO: Una sintesi di questo post è stata pubblicata in data 30 giugno dal quotidiano di Napoli "Il Mattino", che ha chiosato: "In verità, una parte della tiratura è stata fatta su carta riciclata. Certo, tutta era meglio".

 
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Oggi, in Italia, essere keynesiani vuol dire essere di estrema sinistra…

Post n°1987 pubblicato il 09 Giugno 2015 da massimocoppa
 

Riflessioni a margine di uno studio presentato alla Facoltà di Economia della “Sapienza”
OGGI, IN ITALIA, ESSERE KEYNESIANI VUOL DIRE ESSERE DI ESTREMA SINISTRA…

Siamo molto avanti, in Italia, nella costruzione di un turbo-capitalismo alla cinese, dove i lavoratori non hanno più diritti, dove i ricchi diventano ricchissimi e tutti gli altri sprofondano nella miseria: il programma, nemmeno tanto mascherato, del premier Renzi e del suo Partito Democratico.
Siamo talmente avanti, verso queste realizzazioni mostruose, che appare di “estrema sinistra” la nascente formazione politica fatta da Landini della Fiom-Cgil, un sindacalista, da pezzi dissidenti ed uscenti del PD (come Fassina, Civati, Cuperlo) e con la simpatia della presidentessa della Camera, Boldrini.
Invece, di estrema sinistra tutto ciò proprio non è. Abbiamo semplicemente un programma di buon senso, di difesa delle categorie più deboli, di difesa dei diritti del lavoro, di protezione dello Stato sociale, di promozione della solidarietà.
Il tutto, applicando in economia la ricetta keynesiana: abbandono del mito del bilancio in pareggio, rifiuto dei diktat dell’Unione Europea a trazione tedesca, spesa pubblica a sostegno dei consumi e dell’economia. Un metodo economico applicato storicamente persino nei Paesi anglosassoni e che non ha nulla di marxista, di rivoluzionario, di innovatore: è la sana ricetta economica che ha garantito al mondo occidentale decenni di prosperità nel nome della dignità umana.
Ieri, presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Roma “La Sapienza”, si è tenuta la presentazione dell’undicesimo rapporto sullo Stato sociale, presentato dall’economista Felice Roberto Pizzuti. Tra gli ascoltatori c’erano Landini, la Boldrini ed i redivivi Fausto Bertinotti e Valentino Parlato. Questi ultimi due sono sicuramente qualcosa di molto vicino al concetto di comunisti; ma non credo che questo si possa dire della Boldrini e nemmeno di Landini!
Tuttavia il problema non è questo: il problema è che ormai, nel nostro Paese, dire cose keynesiane significa passare per leninisti! E questa fola fa presa sull’opinione pubblica che, pur di non votare per qualcosa che puzzi di sinistra, si taglia le palle con le proprie stesse mani. A che punto può arrivare il fanatismo politico!
È inspiegabile infatti, se non per mistificazione ed ignoranza, che inguaiati come siamo, con un’economia a pezzi ed un governo che sta distruggendo scientificamente ogni diritto, la gente non voti in massa per le sparute formazioni di sinistra che si presentano: le uniche, cioè, che in agenda hanno temi come lavoro, solidarietà, inclusione, assistenza. Questi temi, fateci caso, sono spariti dai programmi dei maggiori partiti. Ma a scomparire, negli ultimi anni, sono stati anche i partiti di sinistra!
Eppure ieri, in una Facoltà dove insegnò il prof. Federico Caffè (che sparì misteriosamente molti anni fa), una leggenda per i keynesiani italiani (e sui cui testi io stesso mi sono formato all’università), il prof. Pizzuti ha spiegato che la spesa sociale pro capite italiana è inferiore alla media europea e le persone a rischio di povertà sono 17,3 milioni, pari al 29,4 % della popolazione! Una massa che è aumentata di 2,6 milioni dal 2010. Nello stesso tempo la nostra produzione industriale è tornata ai valori di trent’anni fa! Per l’economista dovremmo reagire dando assoluta priorità al sostegno dei redditi più bassi con un reddito minimo garantito, ad esempio, con un fisco più progressivo e comunque con l’intervento dello Stato per arginare gli squilibri del capitalismo.
Ma Renzi e la classe politica che lo sostiene non hanno nessun interesse verso gli squilibri provocati dal capitalismo selvaggio, perché essi, al contrario, perseguono la scientifica distruzione di ogni sacca di resistenza allo strapotere del capitale.

 
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Elezioni regionali, si staccano i calcinacci dall’idolo Renzi…

Post n°1986 pubblicato il 01 Giugno 2015 da massimocoppa
 

Ma come Hitler nel bunker della Cancelleria, rifiuta di fare autocritica
ELEZIONI REGIONALI, SI STACCANO I CALCINACCI DALL’IDOLO RENZI…

Ormai il premier Renzi ha perso il contatto con la realtà. Invece di fare un onesto “mea culpa” per l’esito non esaltante delle elezioni regionali, attribuisce le responsabilità alla minoranza del PD.
La stragrande maggioranza delle regioni italiane è attualmente governata dal Partito Democratico il cui padrone, lo sappiamo, è il Matteo nazionale… Tuttavia sono successe cose, in questa tornata elettorale, che obiettivamente risultano negative per lo smalto della sua leadership.
La Liguria è stata vinta da un centrodestra il quale, per altri versi e altrove, è agonizzante: quindi, è uno smacco ancora più grande.
Persino l’Umbria, una roccaforte rossa sin dai tempi del Partito Comunista, ha rischiato di passare al centrodestra!
In Puglia ed in Campania il PD ha vinto, ma sia Emiliano che De Luca non sono uomini di Renzi: anzi, sono candidati che si sono imposti da soli, e che il segretario nazionale del PD ha subito.
Inoltre, il famoso “40 %” di consensi, racimolato alle elezioni europee dell’anno scorso e brandito arrogantemente ad ogni pie’ sospinto, è oramai solo un ricordo.
Qualche avvisaglia, però, il premier l’aveva avuta: altrimenti non si spiega quella esternazione sul fatto che le elezioni regionali non dovevano essere considerate un test su di lui.
E no, signor mio: invece sono un test, eccome!
Ma come Hitler nel bunker della Cancelleria, in una Berlino assediata dagli eserciti nemici, affermava che la Germania perdeva la guerra perché i tedeschi non avevano saputo soffrire e morire abbastanza (non perché lui avesse dichiarato guerra al mondo intero…), così Renzi affibbia ad altri bersagli i motivi del non esaltante risultato del PD. Non gli passa per la testa neanche per un momento che la causa invece sia proprio lui: con la sua arroganza, il suo disprezzo per tutti quelli che non si prostrano davanti al suo carisma, la sua demagogia, la sua azione amministrativa che spazia dal nulla alla distruzione dei diritti, la sua prosopopea che va avanti a colpi di twitter e video di propaganda.
Naturalmente non si dimetterà: né dalla segreteria, né dal governo. Figuriamoci: non solo ha una collaudata faccia di bronzo, ma è il suo momento; chi mai potrebbe schiodarlo dalla poltrona? Però la granitica, apparente forza militare della sua immagine ha cominciato a sgretolarsi: e si sa che, quando cominciano a staccarsi i calcinacci da un idolo, non si sa mai cosa potrebbe venire giù, alla fine.

 
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