Creato da: massimocoppa il 22/08/2006
"Ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati"

DAL 20 MAGGIO 2022 QUESTO BLOG
NON ACCETTA PIU' COMMENTI ED HA CANCELLATO LA LISTA AMICI.
SE VUOI SAPERE PERCHE', CLICCA
QUI.

 


"There is no dark side
of the moon, really.
Matter of fact,
it's all dark"

Pink Floyd

 

 

 

I MIEI LIBRI
(dal più recente
al più datato)

 

 

 

 

 

 

DOVE SCRIVERMI

Puoi scrivermi su: massimocoppa@gmail.com

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 


"Conosceremo una grande quantità di persone sole e dolenti nei prossimi giorni, nei mesi e negli anni a venire. E quando ci domanderanno che cosa stiamo facendo, tu potrai rispondere loro: ricordiamo".

Ray Bradbury, "Fahrenheit 451"

 

Area personale

 

 

"And all this science,
I don't understand:
it's just my job,
five days a week...
A rocket man"

Elton John

 

Un uomo può perdonare
a un altro uomo
qualunque cosa, eccetto
una cattiva prosa

                     Winston
                        Churchill

 
 

Presto /
anche noi (…) saremo /
perduti in fondo a questo fresco /
pezzo di terra: ma non sarà una quiete /
la nostra, ché si mescola in essa /
troppo una vita che non ha avuto meta. /
Avremo un silenzio stento e povero, /
un sonno doloroso, che non reca /
dolcezza e pace,
ma nostalgia
e rimprovero
PIER PAOLO PASOLINI
 

 

 

 

 

Cazzarola!

 

 

Messaggi di Ottobre 2017

 

“Ottobre Rosso” diventa realtà mentre Londra affonda

Post n°2025 pubblicato il 30 Ottobre 2017 da massimocoppa
 

L’inafferrabile sottomarino russo e la crisi britannica di soldi e d’immagine
“OTTOBRE ROSSO” DIVENTA REALTA’ MENTRE LONDRA AFFONDA

Alti e bassi nell’affascinante e misterioso mondo della guerra sottomarina.

“Ottobre Rosso”, il sommergibile sovietico silenzioso partorito dalla fantasia di Tom Clancy ed immortalato in un indimenticabile film con Sean Connery ed Alec Baldwin, è diventato realtà, anche se non è a propulsione nucleare ed è relativamente piccolo di dimensioni: è il “Krasnodar”, ultimo vanto della marina militare russa che ritorna a livelli eccelsi dopo anni di mortificazioni internazionali.

La NATO è letteralmente impazzita nel tentativo di tenere traccia dei suoi spostamenti. Nei mesi estivi è partito dalla sua base nel Mar Baltico, è entrato nel Mediterraneo, ha sostato davanti alla Libia e poi davanti alla Siria, dove ha sparacchiato un bel po’ di missili ufficialmente contro l’Isis, ma più probabilmente contro i ribelli siriani nemici del regime di Assad.

Poi si è recato nel Mar Nero dove ha ormeggiato in Crimea che, da ucraina, è ritornata base marittima russa a tutti gli effetti (com’era un tempo), dopo l’annessione di fatto alla Russia.

Il particolare il quale, però, ha fatto sbarellare l’Alleanza Atlantica è che il “Krasnodar” è stato visibile solo in emersione: appena si immergeva, diventava irrintracciabile, anche dalle navi e da altri sottomarini che lo seguivano: merito di un nuovo prototipo di motore diesel-elettrico il quale risulta, in pratica, totalmente silenzioso.

Se le quotazioni della marina di Mosca salgono, quelle della marina britannica scendono vertiginosamente.

E’ un ricordo ottocentesco il dominio di Londra sui mari. Oggi il bilancio della flotta presenta un buco stratosferico pari a 30 miliardi di sterline (!), per colmare il quale si sta cercando di vendere (o di svendere) diverse fregate (cinque su tredici), mentre si pensa di rottamare diverse navi.

Nel contempo, e quasi in contemporanea, è emerso che sul sottomarino nucleare “Vigilant”, a propulsione nucleare e armato di missili nucleari capaci di distruggere un intero continente, il comandante ed il suo vice erano usi festeggiare a base di sesso con due sottoposte e con uso di cocaina…

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Ischia sequestrata in casa dal G7

Post n°2024 pubblicato il 12 Ottobre 2017 da massimocoppa
 

Un rituale scenografico ed inutile che sconvolge
la quotidianità dei cittadini

ISCHIA SEQUESTRATA IN CASA DAL G7

Sono anni che, ad ogni riunione dei ministri o capi di Stato o di governo del G7, mi domando perché non decidano di incontrarsi su di una portaerei in mezzo al mare.

Sarebbe una soluzione ottimale in tutti i sensi: dal punto di vista dell’antiterrorismo, perché gli statisti sarebbero ben protetti da un fortino supercorazzato e con una formidabile potenza di fuoco; per quanto concerne l’ordine pubblico, perché sarebbe impossibile organizzare manifestazioni pacifiche o violente da parte di no global, no TAV, black bloc, centri sociali eccetera; e sarebbe un’ottima soluzione, infine, anche per i cittadini, che non vedrebbero la loro quotidianità sconvolta per giorni e giorni.

Il 19 ed il 20 ottobre la riunione dei ministri dell’Interno dei maggiori Stati del mondo occidentale si terrà nel mio paese: l’isola d’Ischia.

Più precisamente, nel Comune di Ischia (l’isola è composta da ben sei enti locali).

Ebbene, già dal 14 ottobre scatterà un dispositivo di difesa che sconvolgerà la vita di almeno la metà dei residenti di questo Comune, oltre – indirettamente – a quella di moltissimi abitanti del resto dell’isola che hanno bisogno di relazionarsi con il Comune capoluogo per motivi di lavoro, affettivi, burocratici, sanitari e commerciali.

La maggior parte delle strade principali, e strade secondarie collegate, saranno interdette alla circolazione, alla fermata ed alla sosta dei veicoli; anche i pedoni saranno instradati su percorsi obbligati e rigidamente controllati: uno scenario desertico per consentire a “lor signori” di giocare a fare i decisori del mondo.

Pare che il ministro dell’Interno italiano, Minniti, abbia voluto portare il consesso ad Ischia per rilanciarne l’immagine, appannata dopo il terremoto che ha colpito una piccola porzione del Comune di Casamicciola Terme.

Ma mi domando: in che senso viene rilanciata l’immagine di Ischia? Certo, tutti i mass media del mondo parleranno di un G7 che si tiene nella maggiore delle isole partenopee, e questo ne farà girare il nome nei cinque continenti. Ma cosa mostreranno le immagini? Strade deserte e blindate, cecchini sui tetti, corpi speciali in mare e lungo la costa, batterie portatili di missili antiaerei, centinaia di militari, poliziotti e Carabinieri dispiegati dovunque: uno scenario di guerra.

Noi isolani, in quei giorni, dovremo camminare a piedi anche per andare al lavoro. E questo su di un territorio che non è proprio piccolissimo, complessivamente ammontando a 46 chilometri quadrati.

Già si sente dire che le scuole chiuderanno, e gli uffici pubblici stanno valutando il da farsi. Ovviamente gli sbarchi saranno super-controllati, per impedire ai manifestanti di raggiungere l’isola.

Insomma, si sequestra una comunità intera per consentire un rituale scenografico ma apparentemente inutile, soprattutto oggigiorno che si potrebbe organizzare un summit anche in videoconferenza…

Per cui, in conclusione, mi verrebbe da dire al ministro Minniti: grazie per il pensiero, ma il G7 portatelo da un’altra parte.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Catalogna, gli opposti fanatismi stanno portando al disastro

Post n°2023 pubblicato il 02 Ottobre 2017 da massimocoppa
 

Che differenza con il referendum scozzese!
CATALOGNA, GLI OPPOSTI FANATISMI STANNO PORTANDO AL DISASTRO

In merito a quanto sta accadendo a Barcellona ed in Catalogna, vorrei premettere subito che tutta la vicenda appare nata con opache motivazioni, diverse da quelle ufficialmente propagandate, ed è stata gestita anche peggio: in un modo talmente maldestro da far pensare che sia stato dolosamente voluto.

Si ha come l’impressione che i leader politici catalani abbiano forzato la questione per sfuggire ad un calo di popolarità e a diverse inchieste vertenti su gravi ipotesi di corruzione: di aver rilanciato, cioè, e di essere addirittura arrivati a rovesciare il banco, per proseguire nella metafora da casinò, pur di darsi una riverniciata di eroismo.

Non può essere valido un referendum che non preveda un quorum minimo di partecipanti, meglio ancora se costituito dalla maggioranza assoluta dei votanti o, addirittura, da una maggioranza ancor più ampia.

Una comunità decide di staccarsi da uno Stato e diventare indipendente: non è una cosa da poco, è una scelta storica.

Nel contempo, però, il governo di Madrid, con il pugno di ferro applicato nel giorno della votazione dell’abborracciato referendum, ha mostrato davvero insospettabili pulsioni pseudo-franchiste: inspiegabili, dato che il dittatore Franco è morto nel 1975 e la democrazia è pienamente operativa dal 1978; nel frattempo, per ragioni temporali ed anagrafiche, si è avuto un ampio (se non totale) ricambio della classe politica e dei funzionari responsabili dell’ordine pubblico e della gestione delle forze di polizia.

Evidentemente, però, non è cambiata la mentalità: forse ha ragione chi ritiene che il franchismo sia uno stato mentale rimasto sotto traccia nel DNA delle autorità spagnole.

Sono inaccettabili le scene viste domenica, in questo mondo dove i cellulari con telecamera ed i social network mostrano apparentemente tutto quel che succede.

È incredibile la civiltà mostrata dai manifestanti catalani: non c’è stato da parte loro alcun atto di forza, ma solo una resistenza pacifica, non-violenta, come insegnava Gandhi. In compenso la Guardia Civil, in assetto antisommossa, ha preso a manganellate, calci, pugni e spintoni ragazze, persone anziane e manifestanti inermi: complimenti, credevo che queste azioni fossero appannaggio di regimi dittatoriali, non certo di una democrazia e di uno Stato dell’Unione Europea!

Che differenza enorme con quanto accaduto in Scozia nel 2014: con grande civiltà ed il consenso di Londra, gli scozzesi hanno avuto modo di scegliere, con un referendum, se restare in Gran Bretagna o diventare uno Stato autonomo. Hanno vinto gli unionisti, ma tutto si è svolto nel migliore dei modi.

Perché questo non può accadere in Spagna? Perché si sono scontrati due fanatismi: quello dei maggiori leader indipendentisti catalani e quello dei centralisti madrileni.

Ho sempre saputo e constatato di persona che i catalani non si sentono spagnoli, e tecnicamente non lo sono, a partire dalla lingua e dalle tradizioni. La forte autonomia concessa loro potrebbe non essere obiettivamente più sufficiente. Ma solo in questi giorni ho scoperto che non tutti i catalani sono disposti a separarsi da Madrid: per questo ci voleva un referendum organizzato bene, seriamente. Il problema è che il governo centrale non ha mai dato spiragli in questo senso: l’intransigenza di Madrid, alla fine, ha creato una consultazione semi-clandestina che, ovviamente, non ha alcun valore giuridico. E tuttavia non può essere liquidata con la violenza, perché cerca di sopprimere la legittima aspirazione di una comunità che vuole diventare popolo.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963