Un blog creato da hscic il 26/02/2009

Memorie di una colf

Contorsionismi mentali e funambolismi lessicali

 
 
 
 
 
 

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Messaggi di Febbraio 2014

 

Memorie di una colf. Chaussée de Charleroi 17

Post n°585 pubblicato il 26 Febbraio 2014 da hscic

La strada sale lentamente sotto la luce gialla dei lampioni. Le rotaie del tram risplendono nella notte e le vetrine sono ormai pozze di nero. Sto qui dietro ai vetri, al quinto piano, con il viso nascosto dietro un paralume spento ed osservo….Dall’altra parte della via, nel palazzo di fronte, una lama di luce taglia un angolo della finestra. Li dietro c’è qualcuno, seduto dietro un tavolo, silenzioso, immobile. Ci osserviamo come gatti nel buio, annusandoci più che vedendoci. Entrambi acquattati nell’ombra. Siamo come due creature sedute sul limitare di un sogno. Spettatori assorti nei loro pensieri. Vicini e lontani ad un tempo. Posati li, come un ombrello su un tavolo. Come un bicchiere orfano di vino. Come un mazzo di chiavi vicino agli occhiali. Cose in attesa che si risvegli il giorno. E in fondo è così. Un po’ di polvere ha fatto il nido tra gli arabeschi che popolano la mia mente. Aspetta un soffio di vento che la trascini via e la confonda con quella della creatura che vive nel buio, dietro finestra, di la della strada.   

 
 
 

Memorie di una colf. Questa è casa mia.

Post n°584 pubblicato il 25 Febbraio 2014 da hscic

Non so...quando arrivo in una casa faccio due cose davanti al portone d'ingresso. Prima guardo lo zerbino. Lo guardo un pò ed anche se fuori non c'è fango e tutto è pulito strofino le suole per non portare dentro niente.....nulla; perchè nulla entri senza la benedizione del padrone di casa. E poi chiedo permesso...sempre...sempre. E per chiedere permesso a volta non serve nemmeno chiedere permesso, basta un sorriso, un inclinare lievemente il capo, un piccolo garbo. Chi non ha questa abitudine, chi entra dentro e si guarda attorno con fare sprezzante, magari criticando l'arredamento o storcendo il naso perchè non approva il colore della tappezzeria ...beh..può starsene tranquillamente fuori, non è il benvenuto. Se poi questo qualcuno si mette anche la maschera beh....di persone così non ne ho mai avuto bisogno...ne prima....ne ora. Che se ne torni da dove è venuto e li rimanga. Si rotoli in ciò che ha prodotto...in ciò che produce. Sinceramente, sto bene dove sto.

 
 
 

Memorie di una colf. Tanto stanco.

Post n°583 pubblicato il 24 Febbraio 2014 da hscic

Ho un terribile mal di testa. Mi sembra scoppiare. Non riesco nemmeno a scrivere bene. E’ come vivere un incubo. Non riesco a spiegarmi. Non riesco a farmi capire. Tutto è fermo alle prove portate in aula dal Pubblico Ministero. Schiaccianti, incontrovertibili, inconfutabili. Anche in questo caso nessun tribunale mi assolverebbe. E allora perché sto così male? Perché non accetto di non essere innocente? No…no…non per quello. Posso essere stanco e posso avere dei comportamenti che generano dubbio ma, alla fine, io sono la persona più affidabile del mondo. Basta veramente poco per tenermi stretto. Mi accontento proprio di poco. Non cerco niente perché quello che ho mi basta.

 
 
 

Memorie di una colf. Il paradiso terrestre.

Post n°582 pubblicato il 11 Febbraio 2014 da hscic

Quanto vale una vita? Come si calcola? Non si calcola credo. Dovrebbe essere una di quelle cose che ti guardi negli occhi e ti capisci. Poi però c’è la paura. Il non conoscere chi si ha di fronte anche se lo si conosce. E’ proprio vero. E’ la paura che rende triste la vita dell’uomo. Soprattutto la capacità di precedere con il pensiero il momento della vera paura. La lunga agonia. In questo siamo più sfortunati degli animali. Loro non temono il domani e vivono sereni. Forse è per quello che a volte quando si sente il morso dell’incertezza si cerca il verde dei boschi, il bianco delle nuvole che corrono veloci, lo sciabordio rassicurante del mare sulla spiaggia. Si vuol tornare al paradiso terrestre che altro non era che la mancanza di consapevolezza quando si viveva insieme e come tutti gli altri esseri del creato…nel presente….nel piccolo orizzonte dello sguardo.

 
 
 

Memorie di una colf. Acqua.

Post n°581 pubblicato il 05 Febbraio 2014 da hscic

L’Hotel Brigante è una massa chiara sul cielo buio. Una grande facciata popolata di finestre irregolari, lunghe crepe tormentate e grondaie contorte. Un piccolo merlo nero mi guarda e corre sull’asfalto lucido con una mollica stretta nel becco giallo. L’acqua scende in verticale, scivola sui muri, rotola sui gradini, si perde tra le auto addormentate. Una scala di pietra sale verso la piazza e di lontano vedo luci che si agitano smarrite. Sono fermo, chiuso nel mio impermeabile, cosa morta tra le cose morte, dilavate, percorse…..Sono un grumo di vita che si è chiuso nel suo riccio per superare il tempo, il freddo, il nero.

E intanto quest’acqua continua cadere e trasforma il mondo in un regno greve, umido, inconsistente. Ci viaggio attraverso cercando di non perdermi, di proteggere la mia essenza, di non smarrire il centro del mio essere. Ascolto il ritmico suono delle gocce e le sue mille sfumature…metallo, terra, legno, pietra….la stessa canzone monocorde con voci diverse….ma che cosa dice? Cosa racconta? Racconta del sempre, dell’immoto, dell’immutabile. “Io sono acqua e la mia strada è ovunque. Io non mi fermo, non mi arresto, non ho pace. Aggiro, supero, scavo…senza sosta. Il mio rumore è un non rumore perché è come il tuo respiro. Sempre con te fino a quando non ti accorgi di lui solo perché non c’è”.   

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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