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DA MOLTO NON SE NE PARLA PIU', MA LA "RIFORMA GELMINI", IN REALTA' E' PASSATA. NON HA PIU' SENSO RICHIAMARE UNA RACCOLTA DI FIRME (COME AL MIO POST #160, IN CUI NE RICHIAMAVO UNO DI  elena.c.q.d) . PERO', INVITO TUTTI COLORO CHE HANNO FIGLI, TUTTI QUELLI CHE SOGNANO UN MONDO MIGLIORE, TUTTI QUELLI CHE SANNO ANCORA PENSARE CON LA PROPRIA TESTA, A NON ABBASSARE LA GUARDIA E AD ESSERE PRONTI AD ANDARE IN PIAZZA PER SALVARE LA SCUOLA ITALIANA E, CON ESSA, IL NOSTRO FUTURO.
mgf70

 

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CREDO SIA IMPORTANTE...

Inviato da andrea7770 il 26/05/08 @ 08:41 via WEB
MESSAGGIO IMPORTANTE Gli operatori delle ambulanze hanno segnalato che molto sovente, in occasione di incidenti stradali, i feriti hanno con loro un telefono portatile. Tuttavia, in occasione di interventi, non si sa chi contattare tra la lista interminabile dei numeri della rubrica. Gli operatori delle ambulanze hanno lanciato l'idea che ciascuno metta, nella lista dei suoi contatti, la persona da contattare in caso d'urgenza sotto uno pseudonimo predefinito. Lo pseudonimo internazionale conosciuto è ICE (=In Case of Emergency). E' sotto questo nome che bisognerebbe segnare il numero della persona da contattare utilizzabile dagli operatori delle ambulanze, dalla polizia, dai pompieri o dai primi soccorritori. In caso vi fossero più persone da contattare si può utilizzare ICE1, ICE2, ICE3, etc. Facile da fare, non costa niente e può essere molto utile. Se pensate che sia una buona idea, fate circolare il messaggio di modo che questo comportamento rientri nei comportamenti abituali.
 

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Messaggi del 22/07/2014

IL RITROVAMENTO

Post n°883 pubblicato il 22 Luglio 2014 da mgf70
 

 [c'è ancora tempo...]

 

Quando si prende una strada e se ne abbandona un’altra, in fondo non stiamo che terminando un viaggio, per intraprenderne un altro. In ogni caso, solo alla fine di tutte le nostre peregrinazioni, potremo dire quale sia stato il migliore, quale sia stato “utile” alla nostra anima…

Detestava la sua compagna, quando lo costringeva a guidare a bassa velocità, condannandolo ad un totale e silenzio: la guida d’autostrada, già di per sé noiosa, ii questo modo era una pericolosa istigazione al colpo-di-sonno.

Aveva provato a parlarle di qualcosa, di politica, di lavoro, ma non era valso a nulla: risposte monosillabiche, scocciate, gli avevano fatto perdere la voglia di riprovarci. Allora, aveva provato ad accendere la radio, ma lei gli aveva bocciato ogni musica che lo tenesse sveglio e lo aveva costretto a tenere un volume un po’ troppo basso.

Ma, dopo un paio di ore di guida, cominciando ad accusare un po’ di stanchezza, ci riprovò.

-          Senti, che ne dici se parliamo un po’?

-          E di cosa dovremmo parlare? – fece acidamente lei – Di quanto lavori come uno schiavo, o di quanto poco guadagni?

-          Dico sul serio – ribatté seccato lui – Andando piano, rischio di addormentarmi

-          Io pure dico sul serio!

-          Si, sì, sempre la solita storia: o mi fai incazzare, o non sei capace di dire nulla. Vabbé, vorrà dire che se mi m’addormento, ci schiantiamo dal viadotto…

-          Senti, a me non piace viaggiare! E non mi piace chiacchierare, mentre uno stupido come te è alla guida!

-          Allora, perché non guidi un po’ tu?

-          Ma sei scemo? Non conosco la tua auto e non conosco nemmeno la strada…

-          Senti, se cerchi una scusa, è un conto; ma qui, con tre corsie a disposizione, puoi guidare qualsiasi auto - ribatté nuovamente – E quanto alla strada, che non conosco bene nemmeno io, devi “solo” proseguire per 150 chilometri…

-          Senti, non mi scocciare! – fece lei – Non mi va di parlare. Perché non accendi la radio?

-          Se non rompi, con la musica che ascolto…

-          Ah no! Mica mi farai sorbire quella roba!

Aprì il cruscotto e frugò tra i documenti dell’auto ed i vecchi CD: scartò quelli di hard rock e quelli di gruppi a lei sconosciuti. Ne prese uno masterizzato in casa, che le sembrava d’aver ascoltato e non che non le era troppo dispiaciuto. Lo infilò nell’autoradio e, quale massima concessione, alzò vagamente il volume.

-          E vedi di non correre troppo!

“Correre?” pensò lui “E come potrei? Appena supero i 100 all’ora, cominci a strillare come un’aquila! Ogni volta, grazie a te, mi prendono i crampi…”

Rassegnato a combattere con la noia e il sonno, per altre due ore di guida, si accomodò meglio sul sedile di guida e cercò una posizione che lo costringesse a stare un po’ più sveglio: la schiena eretta, incollata allo schienale, le braccia totalmente tese, sul volante e il capo appoggiato sul poggiatesta. Poi, la musica attaccò…

Era un vecchio CD, di quando lui si divertiva a creare tanti collages, all’apparenza inverosimili, ma con la capacità di fondere stili, sonorità e testi assai differenti, con un filo conduttore coerente: ecco, allora, usare il suono di elicotteri in cabrata, alla stregua dei caccia in picchiata, dei suoi amati Pink Floyd, per congiungere testi  simili, spezzando musiche e ritmi assai diversi;  oppure, usare spezzoni di ouvertures di musica barocca, per formare una liaison, tra voci differenti. Dopo un autore, schivo e criptico, da lui amato in gioventù, attraverso uno spezzone di concerto jazz del primo novecento, ecco un trittico di pezzi di un cantante, amato dalla sua ragazza di allora.

E, come per ipnosi, smise di lamentarsi mentalmente delle fisime della compagna, smise di sentire la stanchezza delle braccia che stringevano da ore il volante, o l’indolenzimento del piede sull’accelleratore, o anche solo il calore del sole sull’avambraccio sinistro. Improvvisamente, il suo corpo s’impossessò della guida, facendogli usare il cambio ed il volante, con inusitata maestria; gli occhi divennero fessure imperscrutabili, il viso una maschera d’acciaio, immutabile ed impenetrabile. La sua compagna ammutolì e, in quel momento, forse si rese conto d’aver sbagliato tutto, d’averlo perso e che sarebbe stato difficile, se non impossibile, riconquistarlo: aveva rinunciato ad essergli presente, per noia o per capriccio e in questo modo, l’aveva lasciato in balìa del passato, o proiettato verso un ipotetico futuro, che prima di allora, non era mai stato vagliato.

Quella voce, quelle sonorità, di gioventù, lo avevano riportato al tempo in cui viveva con un’altra donna, umile e un po’ complessata, imbranata, ma totalmente devota a lui e a lui solo: mai il mondo gli era sembrato tanto distante, da quello in cui stava vivendo e mai, come in quel momento, si sentì consapevole di trovarsi tanto lontano dall’esistenza che aveva immaginato, un tempo, per sé.

Non aveva bisogno di voltarsi verso la sua giovane compagna, per sentirne lo sguardo indagatore, così come non aveva più bisogno di vedere la strada per guidare. Lei, così bella e viziata, coi suoi ricatti, coi suoi capricci, con le sue pretese, lo aveva allontanato sempre più dal suo percorso e lo aveva costretto a perdere cognizione di sé, di ciò che era, di ciò che era stato.

Se la ragazza per cui aveva preparato quel CD era un ricordo lontano, la donna che gli stava a fianco, oramai era diventata ancor più “passato”, poiché s’era reso conto che non ne voleva più saperne: senza rendersene conto, non la stava solo portando alla casa al mare dei suoi, ma ve la stava per lasciare, prima di andarsene definitivamente dalla sua vita.

La sua anima sentì di nuovo quel senso di libertà che era stata una sua prerogativa e, come dopo il risveglio da un lungo sonno, fece fatica a capire dove si trovasse. Ma fù solo un attimo, perché, come l’acqua tra le rocce, la libertà trova sempre la sua strada, nell’animo umano. Il suo cuore riprese a pulsare e il viso di una persona che gli era sempre piaciuta e che aveva sempre tenuto a distanza, per convenienze e distanze sociali, gli apparve di fronte. No, non amava quella donna, ma ora si sentiva finalmente libero di poter amare anche lei.

Esiste un momento, in cui tutto assume un aspetto diverso, un altro sapore, un modo di ricordare differente: ad un certo punto, che sia per un ritorno al passato, o per un’apertura al futuro, finalmente ci si ritrova e si riprende a camminare, sentendo di nuovo la vita che scorre in noi…

 
 
 
 
 

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ROBERTO SAVIANOLucide le sue analisi, coraggiose le sue parole, profonda la speranza che sa dare: non esiste un "Grazie" sufficientemente grande, per la luce che sa dare, in questo lungo periodo di tenebre.

Meriterebbe una vita "normale", a premio del suo coraggio.

Il suo esempio, riscatta la sua terra e l'umanità intera...

 

C O N S E G U E N Z E . . .

Alla gran maggioranza di noi si richiede un'ipocrisia costante, eretta a sistema. Ma non si può, senza conseguenze, mostrarsi ogni giorno diversi da quello che ci si sente: sacrificarsi per ciò che non si ama, rallegrarsi per ciò che ci rende infelici. (...) La nostra anima (...) Non si può impunentemente violentarla all'infinito...

(Boris Leonidovic Pasternak, Il dottor Zivago)

 

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STING -Moon over Bourbon street

 

(1989) SENTO IL ROMBO DEI BUS

Non più amici, né donne, o altro, intorno a me. Alle mie parole, solo il silenzio risponde. Lontano, sento il rombo dei bus: pur colmi di gente, a me paion vuoti. Condannato così, a restar in balìa di me stesso, nevrosi e stanchezza...           Inverno e non me ne accorgo, se non dal passo pesante: lo stesso di chi ha perso una partita; identico a quello sulla ghiaia di un cimitero.                                              E, così, non riesco più a sorridere, ad esorcizzare le mie fobìe: spezzati sono i miei ricordi (giammai felici).                                                                                                 Questo mondo di rumori cittadini, è ben distante dai miei pensieri e, mi fa sentire ancor più distante; non ho scampo, dalla mia mente, né dal mio destino...
 

L'ULTIMO SPETTACOLO (S.VECCHIONI)

...non lasciamoci "stancare" dalla prima parte: dà un senso alla (meravigliosa) seconda...

 

R E V I S I O N E

OGGI DI' 5 D'APRILE DELL'ANNO DOMINI 2012, HO DECISO DI PROCEDERE AD UNA PRIMA REALE REVISIONE DEL TEMPLATE DEL MIO BLOG, RIPRISTINANDO, CANCELLANDO, SPOSTANDO, CIO' CHE NON HA PIU' RAGIONE DI RESTARE, CIO' CHE NON ERA PIU' FRUIBILE, CIO' CHE HA PERDUTO DI ATTUALITA' IMMEDIATA: ogni tanto, occorre far pulizia !

SPERO, NESSUNO SE NE ABBIA A RISENTIRE...

 

COL TEMPO SAI (VERS. BATTIATO)

 

(1992) LA FRATTURA

Un attimo, una stupida incomprensione, un attrito ridicolo e ogni motivo di serenità è già finito: non sembra svanita la passione; ma, appare perduta ogni volontà di comprendersi. Non più la voglia di starsi accanto, ma la tentazione d’offendersi, che diviene un muto schivarsi, tra le pareti domestiche…Anche da momenti banali, stupidi, può morire un rapporto.

A che serve, far l’amore con passione, con la voglia dell’altro, se poi ne subiamo il fastidio, nelle cose di tutti i giorni? Poi, si finisce di farlo per noia, o (peggio), per quella forma di “dovere”, insita nei comportamenti consolidati... Così, si finisce per sconfessare il proprio desiderio, arrivando a fare (o farsi) male, pur di annullarne l’identità, con la cosa bella, che conoscevamo.

 

 
 

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