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QUESTO BLOG NON E' UNA TESTATA GIORNALISTICA, DATO CHE NON E' AGGIORNATO PERIODICAMENTE E NON HA FINI DI LUCRO: AI SENSI DELLA NORMATIVA VIGENTE, NON PUO' CONSIDERARSI UN PRODOTTO EDITORIALE (L.62 DEL 7/3/'01).

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NIRVANA - YOU KNOW YOU'RE RIGHT

 

DA MOLTO NON SE NE PARLA PIU', MA LA "RIFORMA GELMINI", IN REALTA' E' PASSATA. NON HA PIU' SENSO RICHIAMARE UNA RACCOLTA DI FIRME (COME AL MIO POST #160, IN CUI NE RICHIAMAVO UNO DI  elena.c.q.d) . PERO', INVITO TUTTI COLORO CHE HANNO FIGLI, TUTTI QUELLI CHE SOGNANO UN MONDO MIGLIORE, TUTTI QUELLI CHE SANNO ANCORA PENSARE CON LA PROPRIA TESTA, A NON ABBASSARE LA GUARDIA E AD ESSERE PRONTI AD ANDARE IN PIAZZA PER SALVARE LA SCUOLA ITALIANA E, CON ESSA, IL NOSTRO FUTURO.
mgf70

 

LOSING MY RELIGION

 

CREDO SIA IMPORTANTE...

Inviato da andrea7770 il 26/05/08 @ 08:41 via WEB
MESSAGGIO IMPORTANTE Gli operatori delle ambulanze hanno segnalato che molto sovente, in occasione di incidenti stradali, i feriti hanno con loro un telefono portatile. Tuttavia, in occasione di interventi, non si sa chi contattare tra la lista interminabile dei numeri della rubrica. Gli operatori delle ambulanze hanno lanciato l'idea che ciascuno metta, nella lista dei suoi contatti, la persona da contattare in caso d'urgenza sotto uno pseudonimo predefinito. Lo pseudonimo internazionale conosciuto è ICE (=In Case of Emergency). E' sotto questo nome che bisognerebbe segnare il numero della persona da contattare utilizzabile dagli operatori delle ambulanze, dalla polizia, dai pompieri o dai primi soccorritori. In caso vi fossero più persone da contattare si può utilizzare ICE1, ICE2, ICE3, etc. Facile da fare, non costa niente e può essere molto utile. Se pensate che sia una buona idea, fate circolare il messaggio di modo che questo comportamento rientri nei comportamenti abituali.
 

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Messaggi del 31/07/2014

MALATTIA D'ANIMA

Post n°888 pubblicato il 31 Luglio 2014 da mgf70
 

“Lei non è con me” pensò, mentre camminava solitario, lungo la spiaggia deserta, di primo mattino

“Lei non può esserlo, perché i nostri due mondi sono incompatibili” continuò a rimuginare, mentre sentiva una mano stringergli il petto e strozzandogli il respiro. Lo sguardo sempre basso, sembrava non vedere che il terreno: alghe morte, ciottoli di ghiaia, qualche conchiglia, il limite della sabbia bagnata, con quella asciutta…

Si fermò e, come da un tempo immemore, alzò lo sguardo e si girò verso il mare: il cielo era grigio ed i nuvoloni minacciavano tempesta e non un semplice acquazzone. A riva, il colore del mare era fangoso e le onde erano rabbiose e cariche di schiuma; ma, ad allungare lo sguardo, si sarebbe potuto vedere solo il  grigio. Per un attimo, istintivamente, cercò di raggiungere il punto d’orizzonte, in cui il cielo e il mare si toccano; ma, la foschia che c’era nell’aria, aveva cancellato la netta distinzione tra i due mondi.

Gli venne il folle bisogno di lei, di averla lì con sé, in quell’attimo in cui mare e cielo erano un tutt’uno.

“Perché non puoi essere qui?” maledì in un sussurro “Perché non posso averti per la mia anima, per il mio corpo?”

Ma, a quella domanda non si soffermò a dare seguito: conosceva i mille motivi, terreni, che ponevano un’insormontabile barriera, tra loro e, in quel momento, non era in grado di sopportare quelle note risposte.

Gli girò la testa, in un attimo di disperazione e si gettò a terra, in ginocchio, con quella maledetta stretta al respiro e con gli occhi che gli dolevano, perché gonfi di pianto. Ma sapeva che non avrebbe pianto, perché se lo avesse fatto, lei sarebbe diventata solo un altro episodio della sua vita. E lei, per lui, era altro.

Si spogliò e lasciati i suoi vestiti sulla riva, s’immerse nell’acqua gelida del mare, quasi alla ricerca di un modo per perdersi nell’orizzonte e per non ritornare più, alla sua vita e al mondo reale. Lei, probabilmente, non lo avrebbe saputo e di lui avrebbe pensato tutto il male. Si sarebbe rifatta una vita, avrebbe cancellato tutti i messaggi di lui, che fino ad allora, aveva conservato con un pizzico di piacere.

“Non c’è speranza. Non ho speranza” si disse, sprofondando il viso nella sabbia umida.

E finalmente pianse, ma non per lei, che non l’avrebbe mai pianta, pur di non perderla, nemmeno nel momento della sua scomparsa. Pianse per sé, per il suo bisogno di liberare un poco il suo petto da quell’impietosa mano che gli stritolava l’anima.

Allora, ecco che i suoi piedi finalmente smisero di toccare il fondo ed ecco che invece di andare a fondo, miracolosamente si ritrovò a galleggiare: l’acqua gelida, lo sostenne suo malgrado e le onde non si opposero al suo andare avanti. L’oblio lo colse mentre andò verso il nulla e d’un tratto, l’unica cosa che riuscì a pensare fù: “Me ne andrò, senza nemmeno sapere del tuo viso”

Di lui non si seppe più nulla.

 
 
 
 
 

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Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni quando la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell'intimidazione, ma anche negando o distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola.
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ROBERTO SAVIANOLucide le sue analisi, coraggiose le sue parole, profonda la speranza che sa dare: non esiste un "Grazie" sufficientemente grande, per la luce che sa dare, in questo lungo periodo di tenebre.

Meriterebbe una vita "normale", a premio del suo coraggio.

Il suo esempio, riscatta la sua terra e l'umanità intera...

 

C O N S E G U E N Z E . . .

Alla gran maggioranza di noi si richiede un'ipocrisia costante, eretta a sistema. Ma non si può, senza conseguenze, mostrarsi ogni giorno diversi da quello che ci si sente: sacrificarsi per ciò che non si ama, rallegrarsi per ciò che ci rende infelici. (...) La nostra anima (...) Non si può impunentemente violentarla all'infinito...

(Boris Leonidovic Pasternak, Il dottor Zivago)

 

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L'ENCRE DE TES YEUX... (F.CABREL)

Qualcosa resta sempre in noi, quando s'incontra qualcuno di speciale: i suoi sorrisi, i suoi sguardi, il bene che ha portato alla nostra anima e, infine, i rimpianti...

L'importante è che tutto ciò che da questa persona abbiamo attinto, resti scritto indelebilmente nelle nostre anime, affinché il tempo assieme, non sia stato inutile

 

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STING -Moon over Bourbon street

 

(1989) SENTO IL ROMBO DEI BUS

Non più amici, né donne, o altro, intorno a me. Alle mie parole, solo il silenzio risponde. Lontano, sento il rombo dei bus: pur colmi di gente, a me paion vuoti. Condannato così, a restar in balìa di me stesso, nevrosi e stanchezza...           Inverno e non me ne accorgo, se non dal passo pesante: lo stesso di chi ha perso una partita; identico a quello sulla ghiaia di un cimitero.                                              E, così, non riesco più a sorridere, ad esorcizzare le mie fobìe: spezzati sono i miei ricordi (giammai felici).                                                                                                 Questo mondo di rumori cittadini, è ben distante dai miei pensieri e, mi fa sentire ancor più distante; non ho scampo, dalla mia mente, né dal mio destino...
 

L'ULTIMO SPETTACOLO (S.VECCHIONI)

...non lasciamoci "stancare" dalla prima parte: dà un senso alla (meravigliosa) seconda...

 

R E V I S I O N E

OGGI DI' 5 D'APRILE DELL'ANNO DOMINI 2012, HO DECISO DI PROCEDERE AD UNA PRIMA REALE REVISIONE DEL TEMPLATE DEL MIO BLOG, RIPRISTINANDO, CANCELLANDO, SPOSTANDO, CIO' CHE NON HA PIU' RAGIONE DI RESTARE, CIO' CHE NON ERA PIU' FRUIBILE, CIO' CHE HA PERDUTO DI ATTUALITA' IMMEDIATA: ogni tanto, occorre far pulizia !

SPERO, NESSUNO SE NE ABBIA A RISENTIRE...

 

COL TEMPO SAI (VERS. BATTIATO)

 

(1992) LA FRATTURA

Un attimo, una stupida incomprensione, un attrito ridicolo e ogni motivo di serenità è già finito: non sembra svanita la passione; ma, appare perduta ogni volontà di comprendersi. Non più la voglia di starsi accanto, ma la tentazione d’offendersi, che diviene un muto schivarsi, tra le pareti domestiche…Anche da momenti banali, stupidi, può morire un rapporto.

A che serve, far l’amore con passione, con la voglia dell’altro, se poi ne subiamo il fastidio, nelle cose di tutti i giorni? Poi, si finisce di farlo per noia, o (peggio), per quella forma di “dovere”, insita nei comportamenti consolidati... Così, si finisce per sconfessare il proprio desiderio, arrivando a fare (o farsi) male, pur di annullarne l’identità, con la cosa bella, che conoscevamo.

 

 
 

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