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NIRVANA - YOU KNOW YOU'RE RIGHT

 

DA MOLTO NON SE NE PARLA PIU', MA LA "RIFORMA GELMINI", IN REALTA' E' PASSATA. NON HA PIU' SENSO RICHIAMARE UNA RACCOLTA DI FIRME (COME AL MIO POST #160, IN CUI NE RICHIAMAVO UNO DI  elena.c.q.d) . PERO', INVITO TUTTI COLORO CHE HANNO FIGLI, TUTTI QUELLI CHE SOGNANO UN MONDO MIGLIORE, TUTTI QUELLI CHE SANNO ANCORA PENSARE CON LA PROPRIA TESTA, A NON ABBASSARE LA GUARDIA E AD ESSERE PRONTI AD ANDARE IN PIAZZA PER SALVARE LA SCUOLA ITALIANA E, CON ESSA, IL NOSTRO FUTURO.
mgf70

 

LOSING MY RELIGION

 

CREDO SIA IMPORTANTE...

Inviato da andrea7770 il 26/05/08 @ 08:41 via WEB
MESSAGGIO IMPORTANTE Gli operatori delle ambulanze hanno segnalato che molto sovente, in occasione di incidenti stradali, i feriti hanno con loro un telefono portatile. Tuttavia, in occasione di interventi, non si sa chi contattare tra la lista interminabile dei numeri della rubrica. Gli operatori delle ambulanze hanno lanciato l'idea che ciascuno metta, nella lista dei suoi contatti, la persona da contattare in caso d'urgenza sotto uno pseudonimo predefinito. Lo pseudonimo internazionale conosciuto è ICE (=In Case of Emergency). E' sotto questo nome che bisognerebbe segnare il numero della persona da contattare utilizzabile dagli operatori delle ambulanze, dalla polizia, dai pompieri o dai primi soccorritori. In caso vi fossero più persone da contattare si può utilizzare ICE1, ICE2, ICE3, etc. Facile da fare, non costa niente e può essere molto utile. Se pensate che sia una buona idea, fate circolare il messaggio di modo che questo comportamento rientri nei comportamenti abituali.
 

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Messaggi del 07/10/2014

A volte ritornano... (ma sempre sull'articolo 18?)

Post n°902 pubblicato il 07 Ottobre 2014 da mgf70
 

Eccoli: i padroni (questi non sono "imprenditori"...) sono tornati e reclamano di nutrirsi del corpo dei diritti degli individui, cominciando da quello dell'articolo 18.

Lo fanno in accordo col Governo di Renzi e dei centristi (della sinistra non c'è traccia), in nome dell'ennesima emergenza-lavoro, che tutto faccia passare, ma non il fatto che paghi chi debba farlo.

Le riforme hanno tutte un costo, che qualcuno deve pagare. Perché non esiste nessun concetto più impossibile della gratuità, visto che qualsiasi cosa, prima o poi, qualcuno la paga.

La riforma del mercato del lavoro, se dovesse includere la cessione di diritti, avrebbe già qualcuno a pagare: quell'essere umano che è comunque il lavoratore dipendente.

Non so abbastanza dei tecnicismi del Jobs Act (ma un nome italiano, no?), però so abbastanza di società, di economia, di mondo produttivo e mastico un po' di politica. Di tutte le riforme che ci vengono richieste, credo che non ce ne sia nessuna inutile, come l'abolizione, o anche il solo ridimensionamento, dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori (legge 300 del 20 maggio 1970).

Ma, prima di tutto, vogliamo chiederci che diamine dice questa benedetta norma? Io suggerirei prima di leggerla e poi di ragionarci sopra.

Semplificando, si dice che questa norma impone al datore di lavoro di un'impresa con più di 15 dipendenti, di reintegrare il lavoratore licenziato senza giusta causa (fatto accertato da un giudice).

Bene! Già nel 1970, qui in Italia abbiamo scritto una norma molto "intelligente" e direi molto "umana": se si accerta un'ingiustizia in una impresa abbastanza grande, s'impone il totale annullamento del danno: nessun lavoratore, né la sua dignità, dev'essere ostaggio del mero arbitrio del suo datore di lavoro.

Dopo quasi mezzo secolo, sembra assurdo che invece di estenderla anche ad entità produttive più piccole, si pensi di sopprimerla! Ma come, il mondo va avanti e in Italia si va indietro?

L'assurdo parte del presupposto sbagliato, cioé che il datore di lavoro non assuma nuovi lavoratori, perché poi impossibilitato a mandarli via. Peccato che la crociata ideologica dei padroni, dimentichi sempre di ricordare che il limite al licenziamento sancito dalla legge sia la "giusta causa".

Poi, anche dal punto di vista logico, l'ulteriore precarizzazione del lavoro, non può che portare ad un eccesso di prudenza nei consumi: siamo sicuri che per far ripartire il paese serva questo?

Il problema più che tecnico od economico, è puramente ideologico e politico: il governo (pseudo) di sinistra, si regge su una parte di voti di liberisti incalliti e i nostri imprenditori, invece che pensare a ridurre i loro guadagni, per impiegare risorse che aumentino la propria competitività, ragionano vecchiamente solo in termini di costi inutili.

E per i padroni, l'unico costo su cui possono agire è il dipendente: l'essere umano si usa e si butta, quando non lo vuoi più. Facile? E poi, invece di lavorare a rendere la propria azienda più produttiva, preferiscono agire sui dipendenti, grazie ad un'ulteriore arma di ricatto: "O ti ammazzi lavorando per me, o ti caccio...!"

Eppure, la soluzione per aumentare la produttività dei dipendenti, non può consistere nella cancellazione di un principio importante, quello che tutela dalle ingiustizie.

Se proprio si vuole agire, che lo si faccia ragionando, di concerto coi sindacati "seri", su ciò che può essere definito come "giusta causa": se  rubi, se l'azienda rischia la chiusura, se si fa sabotaggio, se non si rispettano procedure importanti, se si è assenteisti cronici (ecc...), magari la licenziabilità dovrebbe essere più semplice...

E lo Stato, invece di assumersi i costi dei fannulloni-assenteisti, spenda qualcosa e riformi se stesso, in modo da non tutelare gli approfittatori, stroncandone il parassitismo di cui è complice per ignavia: ne avrebbe tutto da guadagnare...

Se vogliamo fare una riforma epocale: 1) estendiamo i diritti, ché in un paese moderno, è questo che si fa; 2) colpiamo i parassiti in seno al tessuto produttivo, in modo più oggettivo; 3) evitiamo che questa riforme importantissima, sia fatta sulla spinta dell'emergenza.

 
 
 
 
 

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(1989) SENTO IL ROMBO DEI BUS

Non più amici, né donne, o altro, intorno a me. Alle mie parole, solo il silenzio risponde. Lontano, sento il rombo dei bus: pur colmi di gente, a me paion vuoti. Condannato così, a restar in balìa di me stesso, nevrosi e stanchezza...           Inverno e non me ne accorgo, se non dal passo pesante: lo stesso di chi ha perso una partita; identico a quello sulla ghiaia di un cimitero.                                              E, così, non riesco più a sorridere, ad esorcizzare le mie fobìe: spezzati sono i miei ricordi (giammai felici).                                                                                                 Questo mondo di rumori cittadini, è ben distante dai miei pensieri e, mi fa sentire ancor più distante; non ho scampo, dalla mia mente, né dal mio destino...
 

L'ULTIMO SPETTACOLO (S.VECCHIONI)

...non lasciamoci "stancare" dalla prima parte: dà un senso alla (meravigliosa) seconda...

 

R E V I S I O N E

OGGI DI' 5 D'APRILE DELL'ANNO DOMINI 2012, HO DECISO DI PROCEDERE AD UNA PRIMA REALE REVISIONE DEL TEMPLATE DEL MIO BLOG, RIPRISTINANDO, CANCELLANDO, SPOSTANDO, CIO' CHE NON HA PIU' RAGIONE DI RESTARE, CIO' CHE NON ERA PIU' FRUIBILE, CIO' CHE HA PERDUTO DI ATTUALITA' IMMEDIATA: ogni tanto, occorre far pulizia !

SPERO, NESSUNO SE NE ABBIA A RISENTIRE...

 

COL TEMPO SAI (VERS. BATTIATO)

 

(1992) LA FRATTURA

Un attimo, una stupida incomprensione, un attrito ridicolo e ogni motivo di serenità è già finito: non sembra svanita la passione; ma, appare perduta ogni volontà di comprendersi. Non più la voglia di starsi accanto, ma la tentazione d’offendersi, che diviene un muto schivarsi, tra le pareti domestiche…Anche da momenti banali, stupidi, può morire un rapporto.

A che serve, far l’amore con passione, con la voglia dell’altro, se poi ne subiamo il fastidio, nelle cose di tutti i giorni? Poi, si finisce di farlo per noia, o (peggio), per quella forma di “dovere”, insita nei comportamenti consolidati... Così, si finisce per sconfessare il proprio desiderio, arrivando a fare (o farsi) male, pur di annullarne l’identità, con la cosa bella, che conoscevamo.

 

 
 

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