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QUESTO BLOG NON E' UNA TESTATA GIORNALISTICA, DATO CHE NON E' AGGIORNATO PERIODICAMENTE E NON HA FINI DI LUCRO: AI SENSI DELLA NORMATIVA VIGENTE, NON PUO' CONSIDERARSI UN PRODOTTO EDITORIALE (L.62 DEL 7/3/'01).

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NIRVANA - YOU KNOW YOU'RE RIGHT

 

DA MOLTO NON SE NE PARLA PIU', MA LA "RIFORMA GELMINI", IN REALTA' E' PASSATA. NON HA PIU' SENSO RICHIAMARE UNA RACCOLTA DI FIRME (COME AL MIO POST #160, IN CUI NE RICHIAMAVO UNO DI  elena.c.q.d) . PERO', INVITO TUTTI COLORO CHE HANNO FIGLI, TUTTI QUELLI CHE SOGNANO UN MONDO MIGLIORE, TUTTI QUELLI CHE SANNO ANCORA PENSARE CON LA PROPRIA TESTA, A NON ABBASSARE LA GUARDIA E AD ESSERE PRONTI AD ANDARE IN PIAZZA PER SALVARE LA SCUOLA ITALIANA E, CON ESSA, IL NOSTRO FUTURO.
mgf70

 

LOSING MY RELIGION

 

CREDO SIA IMPORTANTE...

Inviato da andrea7770 il 26/05/08 @ 08:41 via WEB
MESSAGGIO IMPORTANTE Gli operatori delle ambulanze hanno segnalato che molto sovente, in occasione di incidenti stradali, i feriti hanno con loro un telefono portatile. Tuttavia, in occasione di interventi, non si sa chi contattare tra la lista interminabile dei numeri della rubrica. Gli operatori delle ambulanze hanno lanciato l'idea che ciascuno metta, nella lista dei suoi contatti, la persona da contattare in caso d'urgenza sotto uno pseudonimo predefinito. Lo pseudonimo internazionale conosciuto è ICE (=In Case of Emergency). E' sotto questo nome che bisognerebbe segnare il numero della persona da contattare utilizzabile dagli operatori delle ambulanze, dalla polizia, dai pompieri o dai primi soccorritori. In caso vi fossero più persone da contattare si può utilizzare ICE1, ICE2, ICE3, etc. Facile da fare, non costa niente e può essere molto utile. Se pensate che sia una buona idea, fate circolare il messaggio di modo che questo comportamento rientri nei comportamenti abituali.
 

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LA STORIA DELLE COSE (VERS.21'08")

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Messaggi del 06/08/2017

Rientro 2017

Post n°1073 pubblicato il 06 Agosto 2017 da mgf70
 

[ritrovati x caso]

Non è mai bello rientrare, dopo le vacanze (che sono e saranno sempre troppo brevi), quando ti aspettano casini e problemi, lasciati solo temporaneamente in stand-by, quando i pensieri ed i ricordi ti aspettano in ogni momento, con la loro coltellata all'anima, a tradimento. Certo, magari hai potuto riabbracciare i figli più grandi che sono voluti restare a casa, compreso quello (sciagurato) che in tua assenza è diventato maggiorenne: sai che proprio questo "importante" compleanno, segna la fine della sua dipendenza psicologica da te e che alla lontananza da lui in quel giorno, dovrai farci l'abitudine...

In questo momento, mi viene da pensare alla psicosi delle meduse (dovuta ad un "attacco" particolarmente doloroso) che hanno ridotto il mio consueto piacere del mare: anche quando il mio "fiato spezzato" mi ha consentito di arrivare così lontano dalla riva, da godere della solitudine nell'immensità del mare, di spezzare momentaneamente tutti i legacci coi miei problemi, il tenere comunque i sensi all'erta non ha che smorzato il mio appagamento.

Oppure, mi viene da rivivere la sensazione in cui mi sono sentito uno "schifoso ricco" (magari, ricco!) che sul giornale in spiaggia legge delle vicende dei migranti, mentre dei poveri-Cristi che hanno vissuto quell'orrore, mi passano davanti carichi come bestie da soma delle loro mercanzie: il gentile "No grazie" con cui li congedi infastidito è fatto di pura ipocrisia e te ne accorgi perché non li guardi mai negli occhi. E così, poi, "ti fai fregare" da quello più scaltro e compri ciò di cui non hai nessun bisogno, nessun desiderio...

E poi, sempre in tema di migranti, vederne uno "stramazzare per la stanchezza" su uno dei lettini semi-chiusi dello stabilimento, con le sue merci, incurante di poggiare la schiena in modo sbagliato (e probabilmente doloroso), sulle sbarre di alluminio; camminare nel sentiero-scorciatoia isolato, in mezzo alla macchia mediterranea protetta e scorgere due migranti che si ristoravano chiaccherando all'ombra, incuranti delle due ragazze (piuttosto discinte), che a pochi metri da loro facevano lo stesso. E aver voglia di aver di fronte i professionisti politici del razzismo e della paura (i Salvini, le Meloni...) e chiedere loro se non si facciano schifo, coi loro slogan, i loro fake, il loro odio mascherato da avvedutezza: quello che io ho visto, non sono ruba-lavoro, dei pericolosi sociopatici, ma dei sopravvissuti ad un'odissea, che vivono duramente, si guadagnano da vivere con la fatica e che non fanno del male a nessuno.

Ripensi alla dolcezza e alla vitalità del tuo piccolo, con cui hai fatto spesso il bagno, condividendo anche dolorose e spiacevoli avventure e ti rivedi in lui, nella sua straripante parlantina e nella sua voglia di giocare con altri ragazzi. Ti sei accorto come comunque stia crescendo, nella voglia di mostrarsi un duro, nei piccoli moti di ribellione, nelle parole che usa, nei suoi nuovi piccoli pudori... La vita va avanti, il tempo passa per noi, che ragazzi non siamo più, per i nostri figli e per coloro che amiamo e che vediamo di rado (ma che ci manano sempre più).

Da queste vacanze rientro un po' ritemprato, piuttosto segnato, con molti più pensieri per me, che ricordini da dare ai miei cari...

 
 
 
 
 

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Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni quando la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell'intimidazione, ma anche negando o distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola.
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ROBERTO SAVIANOLucide le sue analisi, coraggiose le sue parole, profonda la speranza che sa dare: non esiste un "Grazie" sufficientemente grande, per la luce che sa dare, in questo lungo periodo di tenebre.

Meriterebbe una vita "normale", a premio del suo coraggio.

Il suo esempio, riscatta la sua terra e l'umanità intera...

 

C O N S E G U E N Z E . . .

Alla gran maggioranza di noi si richiede un'ipocrisia costante, eretta a sistema. Ma non si può, senza conseguenze, mostrarsi ogni giorno diversi da quello che ci si sente: sacrificarsi per ciò che non si ama, rallegrarsi per ciò che ci rende infelici. (...) La nostra anima (...) Non si può impunentemente violentarla all'infinito...

(Boris Leonidovic Pasternak, Il dottor Zivago)

 

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L'ENCRE DE TES YEUX... (F.CABREL)

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STING -Moon over Bourbon street

 

(1989) SENTO IL ROMBO DEI BUS

Non più amici, né donne, o altro, intorno a me. Alle mie parole, solo il silenzio risponde. Lontano, sento il rombo dei bus: pur colmi di gente, a me paion vuoti. Condannato così, a restar in balìa di me stesso, nevrosi e stanchezza...           Inverno e non me ne accorgo, se non dal passo pesante: lo stesso di chi ha perso una partita; identico a quello sulla ghiaia di un cimitero.                                              E, così, non riesco più a sorridere, ad esorcizzare le mie fobìe: spezzati sono i miei ricordi (giammai felici).                                                                                                 Questo mondo di rumori cittadini, è ben distante dai miei pensieri e, mi fa sentire ancor più distante; non ho scampo, dalla mia mente, né dal mio destino...
 

L'ULTIMO SPETTACOLO (S.VECCHIONI)

...non lasciamoci "stancare" dalla prima parte: dà un senso alla (meravigliosa) seconda...

 

R E V I S I O N E

OGGI DI' 5 D'APRILE DELL'ANNO DOMINI 2012, HO DECISO DI PROCEDERE AD UNA PRIMA REALE REVISIONE DEL TEMPLATE DEL MIO BLOG, RIPRISTINANDO, CANCELLANDO, SPOSTANDO, CIO' CHE NON HA PIU' RAGIONE DI RESTARE, CIO' CHE NON ERA PIU' FRUIBILE, CIO' CHE HA PERDUTO DI ATTUALITA' IMMEDIATA: ogni tanto, occorre far pulizia !

SPERO, NESSUNO SE NE ABBIA A RISENTIRE...

 

COL TEMPO SAI (VERS. BATTIATO)

 

(1992) LA FRATTURA

Un attimo, una stupida incomprensione, un attrito ridicolo e ogni motivo di serenità è già finito: non sembra svanita la passione; ma, appare perduta ogni volontà di comprendersi. Non più la voglia di starsi accanto, ma la tentazione d’offendersi, che diviene un muto schivarsi, tra le pareti domestiche…Anche da momenti banali, stupidi, può morire un rapporto.

A che serve, far l’amore con passione, con la voglia dell’altro, se poi ne subiamo il fastidio, nelle cose di tutti i giorni? Poi, si finisce di farlo per noia, o (peggio), per quella forma di “dovere”, insita nei comportamenti consolidati... Così, si finisce per sconfessare il proprio desiderio, arrivando a fare (o farsi) male, pur di annullarne l’identità, con la cosa bella, che conoscevamo.

 

 
 

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