UNITING IN DIVERSITY

C’è chi dice che la globalizzazione, Internet, debbano segnare la morte dello Stato, così come lo intendiamo in senso moderno. Io credo che lo Stato sia una eccellente forma di aggregazione sociale, meglio se democratica e liberale.

L’uomo, sia come singolo, sia come mebro di una pluralità organizzata e affine di persone, che noi chiamiamo popolo, necessità di una struttura in cui riconoscersi ed alla quale apportare le proprie capacità individuali e la propria esperienza.

Il concetto di confine ha senso fintantochè è segno di una qualche forma di discontinuità. Si potrebbe obiettare che, in non poche occasioni, i confini di uno Stato sono stati imposti arbitrariamente, dall’alto, e non corrispondono ad una vera e propria discontinuità, bensì ad un’imposizione eterodeterminata. Cionondimeno, il confine, in senso geografico, politico e culturale, ha, paradossalmente, comunque una forza aggregatrice. Ed il popolo, auto o eterodeterminato che sia, vi si riconosce come espressione di valori comunni o, quantomeno , accomunati. Quando un popolo non riesce a riconoscersi entro i propri confini (ad esempio, perché non ne ha) si crea instabilità, e, spesso, un conflitto.

Vero è che lo Stato, in senso moderno, è una creazione recente, ma non certo la necessità di organizzare la convivenza sociale (sin le popolazioni preistoriche tendevano a riunisri in villaggi). Io direi che la vera novità è consistita nel tentativo di democratizzare il processo decisionale di un entità, lo Stato, che non può che essere un insieme organico (persino il mostro con cui Locke rappresenta lo Stato, il Leviatano, è pur sempre un organismo!).

Il concetto di Stato ha, poi, una particolarità originale e affascinante. E’ assai difficle immaginare il suo contrario.

Si potrebbe pensare che questo sia il singolo, ma è difficile pensare che la parte diun tutto possa essere anche il suo opposto. Se poi condividiamo l’idea, riconosciuta da Aristotele in avanti, che l’uomo sia essenzialmente (nel senso che la sua essenza è quella di) un “animale sociale”, comprendiamo bene che il singolo tenda naturalmente verso un tutto organico.

E qui ci viene in aiuto Kant. Per il filosofo tedesco, la forma più perfetta di un concetto è la sintesi, intesa come procedimento evolutivo che contiene e supera due opposti (la Tesi e l’Antitesi). Se immaginiamo che l’individualismo e l’aggregazione siano, rispettivamente, Tesi e Antitesi, potremmo concludere che lo Stato sia la sintesi di libertà individuale e costrizioni sociale. L’uomo contemporaneo fatica a concepire l’Assoluto, la perfezione, ed anche la sintesi dello Stato non può che essere un risultato imperfetto.

Da queste premesse, occorre ammettere che tale procedimento sintetico possa applicarsi anche tra gli Stati.

In questo senso, il giurista internazionale è tenuto ad un doppio lavoro. Da un lato, deve conoscere ed approfondire gli schemi, la cultura, le tradizioni di un popolo, al fine di comprendere quanto la legge positiva corrisponda ad essi. Dall’altro, deve contribuire alla sintesi, cercando di codificarla in un trattato, in un contratto, od in qualunque altro tipo di accordo. L’opera richiede tempo ed è assai difficoltosa, ma altrettanto affascinante.

Mi sento di condividere Noam Chomsky, quando dice che “la superficialità, non la rapidità, incide sulla percezione del presente”.

Massimiliano