Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

 

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Laura Palmer effect

Post n°87 pubblicato il 06 Maggio 2008 da middlemarch_g
 

Mio marito, che è di matrice campagnola, quando mi accompagna a Roma si sorprende sempre della facilità con cui si incontrano personaggi più o meno noti. Niente di hollywodiano, s’intende. E’ raro imbattaersi in un premio Nobel. Però in effetti, se passeggi blandamente nel triangolo piazza di Spagna-Montecitorio-Pantheon, è facile incrociare un nano, una ballerina, una mezza tacca parlamentare o un maître à penser un tanto al chilo.

L’unica cosa interessante di questo genere di attività è che ti permette di confrontare l’immagine televisiva di un individuo con la sua incarnazione reale, perché in tivvù pesa molto l’aspetto energetico. L’ultima volta, dietro Giolitti, abbiamo avvistato Giulia Bongiorno. Avrei detto che l'avvocato Bongiorno – palesemente un mastino dalla carica aggressiva fredda e letale – fosse più alta e incombente. Nella realtà invece è una signora magrissima, quasi diafana, di quelle che dimostrano dieci anni di meno dell’età che hanno. Se non avessi uno spiccato talento fisiognomico forse non l’avrei neppure notata quando mi è passata accanto.

Mi è tornata in mente perché l’ho vista ieri sera al tg2. E’ entrata anche lei nel collegio difensivo di Raffaele Sollecito, e subito l’inchiesta, già di suo piuttosto sovraesposta, ha subito un’impennata. Insomma ha detto così:

Dopo un’attenta lettura delle carte processuali mi sono formata il radicato convincemento dell’innocenza dell’imputato.

Di per sé, come commento, è impeccabile. Però qualcosa mi stonava. C’è una specie di falla epistemologica. Il tuo lavoro è fare l’avvocato, che significa difendere il tuo cliente, il quale ne ha diritto indipendentemente dalla sua eventuale colpevolezza. L'avvocato può conoscere la verità o ignorarla, può credere nell'innocenza del cliente o meno, in ogni caso ha il dovere di farlo.

Perciò, da come la vedo io, il tuo parere sulla questione è assolutamente irrilevante. Il radicato convincento che devi suscitare non è il tuo. Semmai quello dei magistrati. Tanto più che in una circostanza simile il tuo parere è leggermente inquinato dal sospetto di un conflitto di interessi. Quindi, perché lo dici, e perché al tg?

Magari perché è una tecnica di marketing efficace. Magari perché sai che in un processo simile, come in centomila altri prima di questo, il tribunale non sarà il luogo deputato all’accertamento della verità, ma il set televisivo di una fiction. O magari anche perché lo pensi e basta. Può essere, non dico di no.

In ogni caso è sempre sorprendente la misura in cui certe inchieste si impennano sviluppando un vortice fantaletterario che risucchia echi, interessi, personaggi dubbi in cerca di fama, chiacchiere, opere e  illazioni. Alla fine ti rimane una sensazione di appannata estraneità. Ti ritrovi in cima a una torre di Babele presa d’assalto da una corte dei miracoli di disperati, e non ti ricordi nemmeno più qual’era il punto di partenza. Cosa c’era all’inizio di questa storia?

Ah si, certo. Una ragazza sgozzata.

 
 
 
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Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

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