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Post N° 867

Post n°867 pubblicato il 30 Ottobre 2008 da mimbulus

Il ragazzo è immobile, ritto davanti al recinto del lupo. Il lupo va e viene. Gira in lungo e in largo senza mai fermarsi.
"Che scocciatore, quel tipo..."
Ecco quel che pensa il lupo. Sono ormai due ore che il ragazzo sta davanti alla rete, piantato lì come un albero gelato, a guardare aggirarsi il lupo.
"Che vuole da me?"
Questo si chiede il lupo. Quel ragazzo lo turba. Non lo spaventa (un lupo non ha paura di niente), ma lo turba.
"Che vuole da me?"
Gli altri bambini corrono, saltano, gridano, piangono, fanno la linguaccia al lupo e nascondono il viso nella gonna della mamma. Poi vanno a fare i buffoni davanti alla gabbia
del gorilla e ruggiscono davanti al naso del leone che frusta l'aria con la coda. Ma quel ragazzo lì, no. Rimane in piedi, immobile, silenzioso.
Solo i suoi occhi si muovono: seguono il viavai del lupo, lungo la rete.
"E che, non ha mai visto un lupo?"
Dal canto suo, il lupo non riesce a scorgere il ragazzo che una volta su due.
Perchè non ha che un occhio, il lupo. Ha perduto l'altro lottando contro gli uomini, dieci anni fa, il giorno che fu catturato.
All'andata (se quella si può chiamare andata), il lupo vede lo zoo tutto intero, con le sue gabbie, i bambini che impazzano e, in mezzo a loro, quel ragazzo del tutto immobile.
Al ritorno (se quello si può chiamare ritorno), il lupo non vede che l'interno del recinto. Un recinto vuoto, perchè la lupa è morta la settimana passata. Un recinto triste, con la
sua unica roccia grigia e il suo albero morto.
Poi il  lupo fa dietrofront, ed ecco lì di nuovo il ragazzo, col respiro regolare che emana vapore bianco nell'aria fredda.
"Si stancherà prima di me" pensa il lupo continuando il suo andirivieni.
E aggiunge: "Sono più paziente di lui".
E aggiunge ancora: "Io sono il lupo".

Fra una settimana sarà il mio compleanno. Ed io divento sempre triste, quando arriva il mio compleanno, perchè il tirare le somme dei 365 giorni precedenti, diventa un processo inesorabile ed ineluttabile.
Un anno fa, in questi giorni, mi davo da fare, tesa ed emozionata, per organizzare gli ultimi dettagli di quelli che sarebbero stati grandi giorni di Amore e Gioia.
Un anno fa, in questi giorni,  mi stavo per laureare.
E non è la laurea in se per sé, non sono gli anni di studio più o meno solerte e costante, la vita in un'amatissima casetta perugina (che già mi sembra lontana anni luce, ed io che
una volta pensavo non mi sarei più potuta riprendere, da quest'esperienza) e tutto il resto...E' stata la gioia immensa, incondizionata, che ha illuminato i volti delle persone più care che ho.
Mia madre che, più che la madre di una laureanda, sembrava quasi la madre di una futura sposa, tanto era presa da bomboniere ed abiti eleganti.
Mio padre - mio padre che ha pianto, quel giorno, ed io non me lo voglio più dimenticare, quel momento, quell'istante in cui il mio cuore ha saltato un battito e che a me è
sembrato eterno.
Nonna. E gli orecchini della bisnonna. Non mi ricordo se, questa cosa qui, all'epoca l'ho già raccontata, ma per me è così importante che corro il rischio di ripetermi e ci torno
su: quando sono nata, la mia bisonna, che per me era semplicemente "nonna Colomba", mi regalò un paio di piccolissimi orecchini d'oro, due mezze sfere, che io non ho mai indossato, e che mia nonna - la figlia maggiore di nonna Colomba - ha sempre gelosamente custodito. Un giorno, alla fine d'ottobre dell'anno scorso, nonna mi preleva - letteralmente - da casa, e mi porta con sé dal suo orefice di fiducia; insieme, abbiamo ideato un nuovo paio di orecchini da realizzare partendo da quelli della nonna...Li ho creati io, pensati, disegnati...Quattro generazioni di donne - Colomba, Anna, Gabriella (mia madre) ed io - racchiuse in un gioiello, simbolo sì, di vanità femminile, ma anche di tempo e tradizione...
A Paolo, Alessio e tutti gli altri non devo dire niente, assolutamente niente, perchè ho finito da tempo le Parole per descrivere quello che Sono per me, e quello che Siamo è in
una foto, forse nella foto più bella che ho di quel giorno, dove siamo tutti lì, stretti, vicini...No, non mi riferisco a quella bella, quella in cui siamo in posa dopo il rimprovero del fotografo e allora sorridiamo e restiamo immobili. No, la mia preferita è quella scattata immediatamente prima. quella imperfetta, imprecisa, dove qualcuno è un po' girato da una parte, qualcuno guarda in basso, qualcuno parla o ha gli occhi un po' chiusi. Quella Vera. "Tanto va così, ti accorgi che la vita è una foto di gruppo..."

E come un fermoimmagine, che però stavolta esiste solo nei miei ricordi, c'è un piccolo angelo biondo che corre su per le scale della mia facoltà stringendo in mano un quaderno, e sorridente e fiero, mi mostra le frasi che ha scritto per la maestra, in cui le racconta che sta per assistere alla "laureazione della Cristina"...Ci sono due amati occhi blu, di un boscaiolo che si è perso, temo, fra i suoi alberi, ed io, per la prima volta, ho quasi paura di avventurarmi in quel buio per cercarlo, per trovarlo, per perdermi di nuovo in quell'azzurro...Le volte in cui ci siamo sentiti, in questo lunghissimo anno, temo si possano contate sulle dita di una mano, e non capisco il perchè...colpa di entrambi, mancanza di entrambi...e non c'è niente di peggio...

Dal giorno della laurea-compleanno, c'è stato poi il corso di grafica, concluso a marzo, e subito dopo l'inizio di questo straordinario viaggio all'ENS...
C'è stato un Ritorno - lento, a piccoli passi, e forse non ancora del tutto accettato.
C'è stata la Scoperta di una persona tanto diversa da me, quanto diventata importante come l'aria, per la mia piccola esistenza.

C'è Paolo, che è sempre il mio Charlie, il mio cavaliere dalla scintillante armatura che è sempre al mio fianco, anche se a volte penso che entrambi butteremmo volentieri l'altro giù dalla torre! :)

Basta. Come sempre mi perdo in discorsi senza senso.
Probabilmente, è tutta colpa di Paolo, che torna oggi da me dopo una settimana passata a casa dai suoi...E' solo una crisi da sindrome da abbandono. :)

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