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IL MIGLIOR AMICO DELL'UOMO, disquisizioni tra il serio e il faceto

Post n°82 pubblicato il 27 Gennaio 2014 da splendore07

Chi è il centro dei loro pensieri, il loro orgoglio, o l’eterno fardello?

Sembra che la vita di un uomo, inteso come maschio,  ruoti tutta intorno al proprio pisello, dall’infanzia alla vecchiaia, secondo un ancestrale innato istinto, trasmesso di generazione in generazione con virile orgoglio.

Dal piccolo che gira nudo per casa, mostrando tronfio di orgoglio alle “rappresentanze” di varia età, del gentil sesso, la capacità di manovrare il suo “birillo” solo con il pensiero, al compagno “over” 50, perdutamente innamorato della sua ancora arzilla appendice, al collega, persona riservatissima, per nulla incline al più piccolo accenno di dialogo,  quasi al limite della misantropia, capace di alterarsi vistosamente, perché ferito nell’orgoglio, dalla definizione di “coso”, data da un articolo su una rivista femminile, a quello che per lui è il suo “animaletto”.

 

Già, il miglior amico dell’uomo.

Dall’interesse per la “pura meccanica” del fanciullo, si passa poi, quando arriva la pubertà, allo studio delle misure e alla verifica della famosa legge della “L”:

chi è lungo ce l’ha corto, e chi è corto ce l’ha lungo.

Segue poi, una più celata ma consolatoria fase:

“l’importante non è averlo lungo, ma saperlo usare bene” che, diciamocelo, accontenta la maggioranza dei “proprietari”, mettendo a tacere eventuali angosciosi dubbi se “lui”, risultasse, nell’immaginario maschile, al di sotto delle misure considerate “standard”.

Esiste poi, una molto affollata categoria, che vede gli appartenenti, passare la propria giornata a “sistemarselo”.

Misteriose restano le ragioni per le quali, costoro, lo facciano.

Si può ipotizzare che, i motivi che portino ad un siffatto singolare agire, siano da ricondurre, principalmente a due fattori:

trattasi di individui portatori di un “fardello” debordante dalla “mutanda”, e che nemmeno  i pantaloni riescono a contenere o, perché bisognosi di verificare in continuazione che sia ancora “lì”, l’ingombrante fardello.

Poi, all’improvviso, può succedere che, discettando della questione con un’amica molto più scafata, si riceva l’illuminazione:

“la vita di un uomo gira tutta intorno al proprio pisello”?

Che c’è di strano? : Anche quella delle donne!

I Maya, quei “porta sfiga”, predissero la fine del mondo, per poi essere rettificato in un molto meno catastrofico:

il mondo non finirà, comincerà una nuova era.

Sarebbe solo pia illusione, sperare in un’epoca dove il centro dell’esistenza, sia posizionato un po’ più in alto, se non nella testa, almeno nel cuore?

Immagine quanto mai suggestiva! : un cuore trafitto da un pisello. Potremmo “eleggerlo” a logo del nuovo millennio!

Dopo “attenta” riflessione, sono arrivata alla conclusione che, fortunatamente, il “trend” ,anche se lentamente, sta cambiando.

Le donne, se non tutte, si stanno svincolando da questa sorta di “input”, cercando di orientare interessi ed energie, verso la ricerca della propria identità all’interno della società, dove, a parole, la donna ha fatto passi da gigante in fatto di conquiste, emancipazione, trattamento di parità con l’uomo, ma di fatto, nella realtà, la discriminazione è sempre presente anche se non più così plateale.

Quindi, maggiore consapevolezza, per continuare nella ricerca di un’identità che seppure a fatica, si sta ritrovando.

Un investimento emozionale e di tempo, che vale sicuramente più dell’affannarsi nella corsa al “pisello perduto”.

 

(Splendore)


 

 

ESTENSIONE….PROVOCAZIONE?




“l'HOMME SEMENCE ”, quando le donne rinunciano agli uomini

 

Violette Ailhaud aveva sedici anni, quando, nel 1851, sparirono tutti i maschi dal suo villaggio, un minuscolo borgo della Provenza.

Catturati e massacrati perché insorsero al colpo di stato di Luigi Napoleone.

Violette, era una contadina e scriveva utilizzando un lessico molto semplice : il patois.

Poche decine di pagine, testimonianza di vita vissuta, mancanti di sapere alcuno, ma pregne di potenza icastica. E lei, si improvvisa  "cronista".

Il manoscritto, ora, è raccolto in un piccolo libro dal titolo molto significativo: “L’homme semence”.

Cosa viene meno quando gli uomini mancano?

Gli abbracci, le carezze, la forza per adempiere alle pesanti incombenze della vita contadina. Ma a tutto c’è rimedio.

Tranne che ad una cosa:

il seme, appunto.

Questo mancherà fino a quando non sarà possibile riprodursi con altro metodo.

Le donne del villaggio stringono un patto: il primo uomo che il caso avesse portato ad arrampicarsi su quelle colline, sarebbe stato di tutte.

Fine del matrimonio, della coppia, e anche dell’amore:

l’uomo è seme, e il seme deve essere condiviso.

E’ così, le donne, sera, dopo sera, si divertono ad immaginare come potrà essere quest’uomo, spogliandolo, rivestendolo mille volte al pari di una bambola.

Il tema dell'assenza del maschio è ripreso anche da un altro romanzo: “Herland”(1915) di Charlotte Perkins, nel quale, la sparizione è fatta risalire ad eruzione vulcanica.

Da allora, le donne, vivono in pace, in una società egualitaria, riproducendosi per partenogenesi, nella bellezza e nell’intelligenza.

Il sesso tra donne, in Herland, è molto più soddisfacente e ricco di sfaccettature.

Anche la scienza lo sostiene.

Scoperta, che venne accolta da indignata reazione nel mondo accademico.

Quando negli anni Sessanta, William Master e Virginia Johnson, resero pubblici il loro studi, fu un colpo basso sferrato ai danni degli uomini, sostenere che, l’orgasmo femminile, vale dieci volte quello maschile.

E anche senza il prezioso apporto, della loro anatomia, otteniamo elevatissima soddisfazione.

 

 


Liberamente  tratto dalla recensione di Elena Stancanelli (la Repubblica)

  a “L’homme semence”  

 

 



 
 
 
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