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Post n°375 pubblicato il 25 Ottobre 2014 da Disegnorupestre
 

E' quest'alba brumosa... Il sole nascosto ed assonnato... L'erba. Tenera. Morbida. I passi soffocati. Uno dopo l'altro, come se non esistessero. Uno... Uno... Un altro... E le oche che si alzano, in volo, verso i punti più alti del cielo... Passano oltre le nuvole e scompaiono...

 

Sonno.

 

Uno... Uno... Un altro...

 

"Ah!"

 

"Vi ho spaventata!"

 

"No... No... Non vi avevo visto!"

 

"Vi trovo qui?"

 

"Mi sono svegliata presto..."

 

"Ma..."

 

"Sì?"

 

"Ma... E' presto..."

 

"Circa un'ora fa..."

 

"Siete uscita..."

 

"Amo l'alba..."

 

"Cosa vi ha svegliata?"

 

"Niente. Improvvisamente... Così..."

 

"Non vi sentivate a casa!"

 

"Voi... Non state dormendo..."

 

"No... Evidentemente..."

 

"Perché?"

 

"Non lo so."

 

"Anche voi amate l'alba?"

 

"Non particolarmente... Forse... Un poco..."

 

"Siete uscito. Comunque."

 

"Non vi ho vista...."

 

"Cercavate me?"

 

"Intendo..."

 

"Stavo esplorando il giardino."

 

"Comprendo."

 

"Nel silenzio della notte che si trasforma in giorno, i suoni sono differenti da come li conosciamo."

 

"Non ci avevo mai pensato..."

 

"Un frullo d'ali. Una foglia che si posa, cadendo. Gocce d'acqua. Sono diversi."

 

"Sì:"

 

"Lo sapevate, quindi..."

 

"Forse, ma non così coscientemente..."

 

"Procediamo?"

 

"Come?"

 

"Verreste con me?"

 

"Dove stavate andando?"

 

"Verso quelle costruzioni. Oltre la siepe."

 

"Le scuderie."

 

"Si può?"

 

"Cosa potrebbe impedirvelo?"

 

"Non lo so."

 

"Nessuno. Niente."

 

"Voi, forse, desiderate rientrare."

 

"No."

 

"Siamo qui da un po'. Il sole sta sorgendo. Realmente."

 

"L'alba..."

 

"Sentite freddo?"

 

"Un poco. Voi?"

 

"No."

 

"Perché le scuderie?"

 

"Datemi la mano."

 

"Come?"

 

"Lasciate la vostra mano nella mia."

 

"Sì..."

 

"E' fredda."

 

"Non importa..."

 

"Ecco. Le avvolgiamo nella sciarpa."

 

"..."

 

"Qualche istante... Poi riprenderemo la nostra passeggiata..."

 

"Dove vorreste andare?"

 

"Alle scuderie."

 

"Sì. Perché?"

 

"Per conoscere i vostri cavalli."

 

"Come desiderate..."

 

"Il vostro... Come si chiama?"

 

"Ah!... Il mio... Si chiama Ghibli."

 

"Perché?"

 

"Perché cosa, di grazia?"

 

"Perché quel nome..."

 

"Ah!... Perché il suo manto mi ricorda il colore della sabbia."

 

"Potrò montarlo?"

 

"Sciogliamo i nodi, ora?"

 

"Oh, sì! Scusate!"

 

"Venite."

 

"Sentite ancora freddo, signore?"

 

"No... No... Voi?"

 

"Ora sì. Un po':"

 

"Così, ne sono certo, lo sentirete meno..."

 

"E voi?"

 

"Non è niente. Venite."

 

"Dove andiamo?"

 

"A conoscere Ghibli."

 

"Realmente."

 

"Sì."

 

"E' soltanto vostro?"

 

"Sì."

 

"Ah!"

 

"Solo ed esclusivamente mio."

 

"..."

 

"Mi è stato donato da mio padre. Prima della sua ultima campagna."

 

"Non lo sapevo..."

 

"Non potevate saperlo. Venite..."

 

"Antoine!"

 

"Sì, signora?"

 

"Non riesco a seguirvi!"

 

"Oh!... Non me n'ero accorto... Imperdonabile... Sto camminando troppo velocemente..."

 

"State quasi correndo!"

 

"Su... Correndo... Forse... Scusatemi..."

 

"Forse io sono troppo lenta..."

 

"No... Perdonatemi... Mi sono lasciato prendere dall'entusiasmo... Ci fermiamo..."

 

"Non serve!"

 

"Venite... Sedete..."

 

"Dove?"

 

"Dove desiderate... Riposatevi..."

 

"Voi non sedete?"

 

"Sì..."

 

"Venite qui..."

 

"Qui dove?"

 

"Accanto a me..."

 

"Sì..."

 

"Ora il freddo è passato..."

 

"La corsa..."

 

"No... No... Esageravo... Ora sto meglio..."

 

"Marianne..."

 

"Sì..."

 

"Verreste con me?"

 

"Sì."

 

"Senza sapere dove?"

 

"Mi fido."

 

"Vi fidate?"

 

"Sì. Siete mio marito."

 

"Da meno di un giorno..."

 

"Non importa."

 

"Cosa vi ha portato a non dormire? Eravate così stanca, ieri sera..."

 

"Non lo so. Forse le stanze sconosciute..."

 

"Non siete a vostro agio?"

 

"Sì... Sì..."

 

"Ma..."

 

"Voi, invece? Perché vi siete svegliato?"

 

"Non lo so. Forse perché non vi ho sentita..."

 

"Io ero a letto, voi seduto accanto... Come avreste potuto sentirmi?"

 

"Intendevo..."

 

"Cosa?"

 

"La vostra presenza. Il vostro essere nella stanza. Ecco. Intendevo questo!"

 

"Mh."

 

"..."

 

"Perché questo silenzio?"

 

"E' molto frequente, per me."

 

"Non me n'ero accorta..."

 

"Non mi conoscete, Marianne..."

 

"E' vero. Scusatemi."

 

"Intendo dire che non siamo mai stati insieme molto a lungo... Non sufficientemente da comprenderlo..."

 

"Dovrò abituarmi, quindi..."

 

"Non so fare diversamente."

 

"Io amo il silenzio, signore."

 

"Anche nelle persone?"

 

"Sì. A volte un istante di pace vale più di futili parole."

 

"Lo dite soltanto per non dispiacermi?"

 

"Non sono proprio quel genere di persona, Antoine..."

 

"Scusatemi. Non intendevo..."

 

"Non mi conoscete, signore."

 

"E' vero. Purtroppo non vi conosco."

 

"Abbiamo un'intera vita, a nostra disposizione."

 

"..."

 

"Giusto."

 

"Verreste?"

 

"Sì."

 

"Continuate a non chiedermi dove!"

 

"Non intendo farlo..."

 

"Venite... Datemi la mano..."

 

"Ah!"

 

"Che cosa succede?"

 

"Niente... La stretta delle vostre dita..."

 

"Vi ho fatto male!"

 

"No! No! Solo... E' molto forte..."

 

"Non ho immaginato che avrei potuto..."

 

"Non è niente..."

 

"Mostratemi... Dove..."

 

"Non è niente!"

 

"Scusatemi."

 

"Mi state trattenendo per solleticare la mia curiosità, signore?"

 

"No... Mi chiedevo..."

 

"Cosa?"

 

"Attendetemi qui."

 

"Mi avevate chiesto di venire con voi!"

 

"Solo qualche istante... Sedete. Torno subito."

 

Il sole sta iniziando ad espandere raggi di luce. Qui, seduta, nel nulla. Il silenzio della notte ha ceduto alla vociante attività notturna. Ringrazio per il mantello, che mi sta proteggendo dalle lame dell'aria, ancora fredda. Mi sento colpevole... Ora indossa soltanto la camicia. Il mio tocco ha svelato i brividi che lo percorrono.

 

Fa freddo.

 

Non lo dice.

 

Una manciata di luce. Avanzano verso di me. Un uomo. Ciocche di capelli, scompigliati dal vento, gli coprono il viso, rivolto a terra. Tiene la criniera di un cavallo. Un enorme cavallo bianco. No. Non è bianco. E' di sabbia. Senza sella. Senza redini.

 

Suono di passi e zoccoli.

 

"Fermo. Fermo, bello..."

 

Bello.

 

"Marianne..."

 

"Signore..."

 

"Venite..."

 

"Sì..."

 

Al passo. Lento. Mi prende la mano.

 

"Così. Fategli conoscere la vostra pelle."

 

E' caldo. Contrasta, nettamente, con le nostre mani gelide.

 

"Ora stendetevi. Stringetelo."

 

Il mio petto adagiato sul collo del cavallo. Le mie braccia lo cingono. I suoi movimenti sono diventati i miei.

 

"Tenetevi!"

 

Credo che gli abbia stretto i fianchi, dato che ora, stiamo correndo. I miei occhi osservano il panorama dal ristretto orizzonte che va da un orecchio all'altro. La criniera mi frusta il viso, ma non mi fa male. Gi alberi passano accanto a noi. Luce attraverso le foglie. Sento le sue mani che mi cingono la vita. Non lo stanno guidando.

 

Lungo ciò che mi sembra un fiume. Un fiume in giardino! No... No... Non l'ho notato. Siamo oltre il primo cancello. Fuori. O, forse, no.

 

Una. Due. Tre barche. Ormeggiate. Sole.

 

Mi sono alzata, per osservare il paesaggio. Da una prospettiva più ampia.

 

Silenzio. Tranne per il suono degli zoccoli ed il nostro respiro. Non sapevo che si potesse indirizzare senza redini. Montare senza sella.

 

"Perdonatemi..."

 

Si porta in avanti. Verso il muso di Ghibli. Il mio spazio, ora, è decisamente molto ridotto. Non ne avrei compreso la ragione, se un sibilo penetrante non mi avesse colpita. Immediato, secco, come una frustata. Mi ha stretta. Il cavallo si è fermato, impennato ed è ripartito. La sua velocità è raddoppiata.

 

Qualcosa di molto simile ad un'incitazione gli è uscita dalle labbra. Non ho capito. So solo che stiamo sfiorando il suolo.

 

Se non mi stesse stringendo, e non fossi aggrappata alla criniera, non sarei qui...

 

Un secondo cancello. Aperto. Ieri non l'avevo notato. Ora che posso osservare ciò che mi circonda, mi rendo conto di come io, ieri, non avessi visto proprio alcunché...

 

Credo che si stia tenendo soltanto con la stretta delle gambe... Non pensiamoci...

 

Fermi. Così. Come siamo partiti, ci siamo fermati.

 

E' sceso. L'accarezza. Lo stringe. Lo bacia.

 

Mi tende le braccia.

 

"Venite, Marianne."

 

Come se fosse semplice.

 

"Accettereste di sfilarvi gli stivali?"

 

"Come?"

 

"Accettereste di sfilarvi gli stivali?"

 

"Sì..."

 

"E le calze?"

 

"Qui!"

 

"Ci siamo soltanto Ghibli ed io. E' molto discreto. Io mi allontanerei..."

 

"No."

 

"Come!"

 

"Restate qui! Qui, con me. Sediamo, e ci sfiliamo stivali e calze."

 

"Entrambi?"

 

"Sì."

 

"Insieme?"

 

"Sì."

 

Abbassa lo sguardo e si morde il labbro. Torna a guardarmi. Sento che sto sorridendo. Un tenue color rosa gli si è diffuso sul viso.

 

"Venite..."

 

Silenzio. Slaccia gli stivali troppo lentamente e non mi guarda. Io, invece, l'osservo. Molto attentamente.

 

"Perché ci togliamo le calze, Antoine?"

 

"..."

 

"A parte il vostro silenzio... Perché lo facciamo?"

 

"Volevo soltanto proporvi ciò che io considero un gioco..."

 

"Cioè?"

 

"I miei amici ed io, arrivati qui, ci sfidiamo per capire chi sappia arrivare per primo... Vedete quell'albero... Lì, in fondo... Lo vedete?"

 

Indica, con un vago cenno della mano destra, un enorme... Olmo... No... Un'enorme quercia... Qualcosa di gigantesco... Vicino ad un laghetto.

 

"Sì. Lo vedo. E' vero... Per poter correre... Correre realmente, intendo... Le scarpe sono superflue. Ditemi..."

 

"Sì..."

 

"Guardatemi, anche!"

 

"..."

 

"Una volta arrivati, faremo il bagno?"

 

"Il bagno?"

 

"Nel lago!"

 

"Vorreste?"

 

"Sì..."

 

"Come desiderate. Sì. Ghibli correrebbe con noi."

 

"Sarebbe meraviglioso..."

 

"Sì."

 

"Antoine..."

 

"Sì, Marianne?"

 

"Aiutatemi a slacciare il busto."

 

"Come?"

 

"Aiutatemi a slacciare il busto!"

 

"Perché!?"

 

"Andrei a fondo, se mi immergessi completamente vestita!"

 

"Intendete..."

 

"Intendo che terrò soltanto la veste. Quanto a voi, signore, dovreste togliere sia il gilet che la camicia."

 

"Qui! Ora!"

 

"Sì. Diventeremmo troppo pesanti, non trovate?"

 

"Oh, Marianne! Se io avessi immaginato... Non ve l'avrei proposto!"

 

"Immaginato cosa?"

 

Tace. Tace e si avvicina. Sento che scioglie i nodi della parte posteriore dell'abito, mentre io slaccio i bottoni. Lentamente, si apre. Le mie mani l'aiutano a scivolare a terra. L'aria mi colpisce, ma non sento freddo. Il sole inizia a far sentire il suo calore.

 

Si è allontanato. Lo guardo, mentre scioglie le fibbie del gilet e si sfila la camicia. I capelli gli ricadono sulle spalle. Gliele sfiorano, appena. Viene verso di me e mi tende la mano.

 

"Antoine..."

 

"Sì?"

 

"Per favore..."

 

"Sì..."

 

"Mi aiutereste a sciogliere i capelli?"

 

"Sì..."

 

"Amo sentirli muoversi con me, nell'acqua..."

 

"Mh..."

 

Silenziosi, mentre le nostre mani sono impegnate a togliere forcine e sciogliere trecce.

 

"Da dove si parte?"

 

"Come, di grazia?"

 

"Il punto di partenza?"

 

"Sì.. Sì... Certo... Solitamente è un po' più avanti... Venite... Qui... GHIBLI!"

 

Eccolo. Arriva. Lentamente.

 

"Tu, bello, ci precedi di un poco... Noi arriviamo..."

 

Parte. Al passo. Al trotto.

 

Come lo raggiungo?

 

"Ora!"

 

Credo sia stato il segnale di partenza. Mi tende la mano. E' avanti, rispetto a me, ma mi sta aspettando. Lo raggiungo. Si volta verso di me e mi sorride. La prendo. La stringo. Mi sento portare in avanti. Non saprò, mai, tenere il suo passo. Si volta, nuovamente. Un'onda di luce gli sfiora il viso. I capelli. Portati dal vento.

 

Mi pento d'aver accettato. Il respiro mi manca. Il vento e la velocità stanno avendo la meglio su di me.

 

Si ferma, un istante, e mi prende tra le braccia. Mi solleva. La nostra corsa prosegue non più come sfida ma come... Come...

 

Cos'è, esattamente?

 

Un inizio, forse.

 

Mi abbandono, esattamente come quella volta. Quando mi ha stretta a sé. Quand'ero triste. Quand'ero quasi disperata.

 

Ora sono felice. Di questo.

 

Di questo, che non ha un nome. Se non noi, che avanziamo, insieme, verso l'acqua. Ghibli, che è già arrivato, e ci guarda.

 

"Non vi tufferete COSI'!"

 

Sì. L'ha fatto. Siamo immersi nelle quasi gelide acque del lago. Ci stringimo le mani. Devo riavermi.

 

Ora mi sorride. Io sono incapace di qualsiasi reazione. Non ero mai entrata in acqua ad una simile velocità...

 

"Antoine..."

 

"Sì?"

 

"Avvicinatevi, per favore."

 

"Marianne..."

 

"Lasciate che io vi abbracci..."

 

"Sì..."

 

"Sentite freddo?"

 

"Sì."

 

"Stringetemi..."

 

"Usciamo..."

 

"Così presto!"

 

"Venite."

 

"..."

 

Stesi, sull'erba. Ci stiamo scaldando.

 

"Signore?"

 

"Sì..."

 

"Cosa mi mostrerete, ora?"

 

"Intendete?"

 

"Qualche altra parte di questo splendido luogo..."

 

"E' solo erba ed acqua..."

 

"Antoine..."

 

"..."

 

"Desidero ringraziarvi."

 

"Per cosa?"

 

"Mi avete lasciato montare il vostro cavallo..."

 

"Era il minimo che io potessi fare!"

 

"Ho ben compreso quanto sia importante, per voi..."

 

"Ve ne ringrazio."

 

"Michel vi manca..."

 

"Non parlatemene, vi prego!"

 

"Scusatemi... Era dolce, per me, ricordarlo..."

 

"Allora sta a me, scusarmi..."

 

"Antoine..."

 

"Sì..."

 

"Dov'è sepolto?"

 

"Nella nostra chiesa."

 

"Potrei andare a rendergli visita?"

 

"Sì. Ora?"

 

"Una volta asciutti..."

 

"Marianne..."

 

"Sì?"

 

"L'avete amato?"

 

"Molto. E' sempre stato molto dolce, con me."

 

"Non sapevo che voi lo conosceste così bene..."

 

"Ogni volta che veniva a trovare i miei genitori, chiedeva di me. Abbiamo parlato molto. Vi amava follemente."

 

"Come lo sapete?"

 

"Non mi ha mai parlato di voi tentando di instillare, in me, dei sentimenti per voi. Io l'interrogavo. Volevo sapere. Dalle sue parole traspariva solo amore. Nient'altro. Solo e soltanto amore. Ed un profondo interesse per me."

 

"Le sue parole non vi hanno mai ispirato alcun sentimento..."

 

"No."

 

"Mai..."

 

"Chiedo che siate voi, a farlo. Come voi lo chiederete a me."

 

"Oh! Non serve!"

 

"Non serve?"

 

"No."

 

"Antoine..."

 

"Sì?"

 

"Desidero ringraziarvi."

 

"Nuovamente?"

 

"Michel mi aveva parlato di questa vostra ritrosia e di questo profondo astio per le attenzioni."

 

"Non è astio!"

 

"Cos'è?"

 

"Non lo so."

 

"Voi, ieri sera, mi avete dimostrato di tenere realmente a me."

 

"Mh."

 

"Diceva anche "Si nasconde in interminabili silenzi!""

 

"Nascondermi! Io non mi nascondo!"

 

"A volte i suoi pensieri sono indecifrabili!"

 

"Mio padre vi diceva questo?"

 

"Sì."

 

"Di me!"

 

"Si sbagliava?"

 

"No... Non credo... Perché, tra tutti gli argomenti possibili, vi parlava di me?"

 

"Non mi ha mai detto di quanto voi siate generoso..."

 

"Generoso?"

 

"Voi mi avete dimostrato d'amarmi, Antoine..."

 

"Se lo dite..."

 

"Vi siete aperto la strada per la mia anima. Per il mio cuore. Per tutta me stessa."

 

"Vi prego..."

 

"Grazie..."

 

"Non ci sono motivi, per ringraziare."

 

"Mi bacereste?"

 

"Marianne..."

 

"Sì. Non siete obbligato, ovviamente... Vi chiedo... Lo fareste?"

 

"Qui!"

 

"Sì."

 

"Sono ancora bagnato. Eccessivamente in disordine... Non posso avvicinarvi, in questo stato!"

 

"Ed io?"

 

"Voi!"

 

"Sì. Io!"

 

"Voi siete splendida!"

 

"No. Sono bagnata ed in disordine."

 

"Siete bellissima!"

 

"Avvicinatevi..."

 

"No!"

 

"Ah, sì... Mi diceva anche di quanto siate testardo..."

 

"Diceva questo..."

 

"E di quanto siate sensibile..."

 

"Come..."

 

"E dolce."

 

"Io!"

 

"Sì. Ho scelto di credergli."

 

"Marianne..."

 

"Antoine..."

 

"Sì..."

 

"Posso baciarvi?"

 

"Vi... Prego..."

 

"Posso?"

 

"Sì."

 

"Avvicinatevi..."

 

Stesa. Siede accanto a me. Mi sfiora il collo con le dita. Gocce d'acqua cadono dai suoi capelli sul mio corpo. Porta il suo viso accanto al mio e chiude gli occhi. Mi sollevo, appena, e gli sfioro le labbra. Mi abbraccia e mi stringe, mentre corrisponde al mio bacio. Il primo contatto, per me. Non so se abbia mai conosciuto altre donne. Ciò che posso comprendere, in questi istanti così speciali, è la sua tenerezza. Il suo coinvolgimento.

 

Non sento freddo. Non sento più nemmeno il vento. So soltanto che ho voluto farlo.

 

Mi sento protetta, mentre mi tiene stretta a sé e le mie braccia gli cingono la vita.

 

Spero che sia il primo.

 

Il primo di un'infinità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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