Tutto quello che sei

Per te sono un ateo, ma per Dio sono una leale opposizione.Woody Allen

...ho raffreddore e sinusite mi sento così:

I'm three pieces of nothing                                
you take my share end destroy all of me            
and next                                                       
you rewrite me in a perfect slave                      
you reset the game                                         
I'm the maid, the your maid                              
of our pleasure.            

VIBRATING

By the hour, alone this time,

slightly  feelings,

arc of light take a trip

disordered

like the hands.

By the hour,

zenith of blurred pleasure,

legally separated.

By the hour only,

grave and slow instant,

thin to full vanish,

be left outside hanging than the breathing,

attended thousand times, and more

pleasure it’s relax

desired in the mind.

By the hour, only now

the absent kiss

you give back free,

me give back clear,

wait a moment

and there, where that kiss start

burn and huge stream

timeless posses to me,

by the hour,, you’re

you, my without magic.

By the hour I’m

Your without accents,

vibrating your voice are uprooted to me

every instant,

and by the hour only

at the distance,

a cloud resist to you,

the light cloth torn of your only

touch on me.

And we, after, then

we alone, finished of air,

we alone and nothing, vibrating.

Vibrating.

da "Riverberi di luce"

di Patrizia P

Altra barzelletta sentita di sabato sera al bar.

In un piccolissimo paesino montano il figlio di uno scaltro contadino compie diciotto anni e protesta con il padre:

Papà, ma io ho diciotto anni e non ho idea di come sia fatta una donna... Qui di donne giovani non ce ne sono, cosa devo fare?

Padre: Ma stai bon, ci avevo già pensato eh! Guarda, ho la solusion per il tuo problema. Hai mai sentito della Pina, quella che vive sola ancora più in alto di qui? Ecco! Quella fa per te, anche perchè non ha il palato fino, dice sempre che tuto quel che pasa la ingrasa!

Figlio: Andiamo, andiamo da 'sta Pina!

Si incamminano prendendo con se l'asino, perchè la casa della donna è lontana e usano anche l'asino per non stancarsi troppo, a turno.

Arrivati a casa della signora il padre, con voce roca e pesante la chiama:

Pinaaaaaaaaaaaaa, vien zo che ho qui mio figlio, non la ha mai vista, vien che gli fai un servizio completo, anche perchè il toso compie diciotto anni, vieeeen Pina!

La donna che è dolce e buona d'animo, ma ha grande difetto fisico (è cieca da un occhio e ha la cataratta nell'altro), si precipita ad accontentare il padre del ragazzo.

Dopo tre ore di attesa il figlio scende barcollando dalle scale e il padre pensa che da troppo tempo non vedeva la Pina, quindi sale anche lui.

Poi, preso da compassione, si ricorda che anche l'asino da tempo...e lo manda su per ultimo...tanto la Pina...

Quando tutto è finito il padre sale dalla signora Pina a saldare i conti e lei dice:

Tuo figlio era la prima volta, lassa stare va...femo niente par stavolta... Ti - alzando la voce - te mi da i soliti diese euro!

Poi fa una bella paura di riflessione e dice, quasi gridando:

Ma il tuo amico peloso, dighe che quelo el venga pure quando VUOLE EHHHH!

[........]

I conti li fa il portafoglio, non le parole al vento settembrino.

Scarpe si, e buone se il prezzo è ragionevole. Vestiti si e idem, come le scarpe. Come sempre si baratta insalata con pomodori della vicina. Come sempre si prende la carne che si può, il pane che si può. Anche le uova, anche la frutta che si può.

Si scambiano idee sul risparmio, si prepara un attento inventario di quel che serve assolutamente.

Vale per i pensionati, come per i ragazzi che non trovano lavoro, vale per tutti.

Alla fine della fiera sono i piccoli consumatori che tengono in piedi l’economia. Se a loro mancano i soldi per il lusso, per il superfluo non si conti che tutto possa andare, prima o poi, bene.

E non basta, né vale correre all’estero a impiantar aziende che hanno breve luce di sole.

Gli italiani non sono abbastanza stupidi da finanziare aziende che hanno tutte le loro basi all’estero anche se nome italiano.

Sentivo di questi boicottaggi casalinghi (che sono temibilissimi, perché le massaie sono severe e passano sempre parola) molti anni fa, adesso siamo al delirio, positivo. Neanche un solo euro a chi fa lavorare i bambini, non un centesimo alle ditte che hanno trasferito tutte le loro aziende produttive all’estero.

Nessuna donna di casa mantiene le multinazionali che sfruttano gli operai cinesi.

Miei cari imprenditori e stilisti, la massaia sa che applicate un rincaro del 400% e quella borsa e quelle scarpe vendute a 40 euro vi sono costate in tutto appena 3 euro sani!

E con quel che resta ci mantenete solo quattro commesse e tre direttori, il resto prolifica altrove, ma non in Italia. I prezzi di certi marchi crollano letteralmente sui mercati, nessuno prende quel famoso marchio italiano che ormai di italiano non ha neanche i peli sulla lingua.

Vogliono sapere!

Scandagliano le etichette e non vogliono sentir ragioni di commessi. Deve essere made in Italy, ma spesso neanche questo soddisfa i più attenti. Infatti la dicitura non sempre è autentica, falsificano anche quella e non provate a dire che non è vero. E’ cosa vista a occhi aperti.

Si controllano tutte le diciture, si segue ogni passo delle aziende più vicine, e si ascolta e si pensa.

Hai deciso di fabbricare le tue borsette multicolori all’estero? Bene e là vendile!

Ma il sano imprenditore sa che all’estero la partita della vendita è quasi persa, anche se non ovunque. Sa che spesso non viene apprezzato il valore di un oggetto ben fatto, sa che questo tempo avrà anche fine.

Qualcuno era partito e già ha fatto ritorno, codina tra le gambette, dovendo ammettere che chi troppo vuole prende qualche calcio nei coglioni.

Lo so che alcuni hanno preso anche soldi di sovvenzioni, ma quando si prepara una nuova attività in un paese lontano si spende molto e se questo momento economico non dura abbastanza per ammortizzare le spese… Beh, alla fine ci si rende conto che si è perso anche il tempo, il proprio e non solo.

Gli imprenditori spesso pretendono di esser poeti, invece dovrebbero solo essere economisti attenti. Da poeti credono di predire il futuro (esercizio sempre lesivo), arriva un governo che dice che saranno meno tassate le imprese che hanno meno di cinquanta dipendenti? E tutti quelli che stan sopra a licenziare!

Finito di licenziare, quando i migliori assi sono andati via e non torneranno indietro neanche al doppio del vecchio stipendio, cambiano idea politica e anche quelli che di dipendenti ne hanno quattrocento pagano meno. Se non addirittura meno chi ne ha seicento e più quelli che ne hanno trenta!

Come economisti siete degli emeriti imbecilli.

Non capite la differenza tra due più due e la poesia di Prevert.

Le cancre.

Il dit non avec la tête
mais il dit oui avec le coeur

(Jacques Prevert – da “Paroles” ).

Se volete fare i poeti imparate prima a dire no con la testa e si con l’anima, come suggeriva Prevert.

E se siete imprenditori, trovate a casa vostra le strade, guadagnate meno ma non sputate addosso ai clienti che vi hanno reso imprenditori.

Il resto verrà da se, i nipoti dei dipendenti, se anche non sono i vostri nipoti naturali, troveranno un modo per aprire aziende anche dove ancora non vi sono, trattando equamente i dipendenti, senza pensare a sfruttamenti o a incentivi governativi.

La vera arte dell’economia è più alta di quanto si immagini, non serve poesia ma ferma razionalità imprenditoriale.

Non basta apparire nelle foto dei giornali per convincere l’operaio che lavora nella vostra azienda che siete ancora al top delle possibilità. Lui vede la vostra faccia tesa quando uscite dall’ufficio, lui sa se e quando è tempo per trovare un altro lavoro.

Quindi adesso tutti a licenziare il cinquantunesimo operaio, domani lo piangeranno come l’amico più caro, falsamente.

E poi vogliono guadagnar denaro e loro stessi ne sputano sopra ogni schifezza.

 Patrizia.

Credo che le preghiere siano espressione personale e personale rapporto con Dio. Credo che quelle in latino allontanino per sempre giovani generazioni di fedeli che cercano un Dio in posti, in parole, in azioni e oggetti sbagliati.

Credo che solo il violato possa perdonare e assolvere il violatore.

Credo che Dio non si venda dentro una candela, non dicendo una messa pagata, non vendendo santini e non facendosi vittime o carnefici solo per comodo.

Credo nell’uomo quando esso ha ispirazione alta e sensibile, aborro l’essere umano che fa della violenza il suo Dio, del male preghiera, che sopra tutti spera di erigersi giudice e giudicante.

Credo nella felce, credo nel muschio, credo nella gazza e nel corvo, nella lince credo come nella formica, credo nella vetta e più ancora nell’abisso.

Credo in chi vede, comprende e lascia tutto come si trova quando questo è giusto.

Credo nella mano che si tende senza pretender ricompensa, nel fiato speso senza tornaconto, nel mare mosso senza venti di guerra.

Credo nel piacere e vedo dolore, credo nel bene e guardo ancora il male strisciare sotto i piedi dell’essere umano.

Credo nella forza delle parole, credo che viaggino mondi, che creino figli, che pieghino montagne per il solo bene.

Credo in questo oggi senza sapere cosa è domani, credo che sono felice per mio merito e senza dover nulla pagare a nessuno, se non dare il meglio di me senza chieder nulla mai.

Credo, se domani sorge il sole e la terra si sveglia che chi ha fatto del bene avrà piacere, pace, e goda del sole.

Credo che Dio sappia chi è onesto, senza bisogno di vedere. Credo che chi ha il male dentro di se e non arriva mai a eliminarlo non abbia mai pace.

Credo in chi amo, credo nei suoi gesti eppure se sbagliasse me ne prendo carico, mi rendo garanzia dell’amore di cui sono sicura.

Credo che menzogna sia grave se detta prima a se stessi, che negarsi sia peccato, che fuggire da se stessi orrore, e morte vivere di solo pane.

Credo nei bambini, come esseri pieni di vita e di amore puro, che siano benedetti sempre, salvati sempre, amati sempre, benedetti ancora fino alla fine del mondo che difficilmente finirà.

Credo negli anziani che danno di se il ricordo, credo in chi ama i viventi non solo morti.

Credo in chi prova amore e non pietà solo.

Credo in chi apre le braccia e chiude le porte del dolore.

Credo in chi apre i suoi dolori, ma li dimentica. In chi chiude la sua felicità ma la ricorda sempre.

Credo nel potere se prende in braccio l’ultimo degli uomini.

Credo nella religione se ama il brutto e rende divino l’orrido.

Credo nell’arte se arte significa dare meravigliose estasi senza inganni.

Credo che nulla sia malvagio in se se ben usato.

Credo che gli animali siano liberi.

Credo che l’uomo sia non figlio ma amico di Dio, fratello e marito, moglie e cugina, credo che solo amando si cambi il mondo in paradiso, e in questo paradiso solo credo.

Credo che l’inferno sia oggi se dimentichiamo di amare.

Credo che paradiso sia sempre se ricordiamo che dobbiamo imparare ad amare prima noi stessi, poi il resto e tutto il resto.

Every Breath You Take

Estati troppo labili,

fragili segni dipinti nelle acque chiare,

latrati notturni di cani e attente luci ferme,

discinte albe da occhi stanchi e aperte

battaglie nude

e nudo l’orizzonte pallido verso cui trovarti.

Catene immobili le parole uccise e ferite,

immagini di te lontano

troppo per un sorriso,

poco per non averti preso piano,

ala di libellula,

leggera chiudendo appena le dita

attente a non ferirle e aperte subito

decise che non trattenerti è giusta misura,

Inesorabile e bastarda passione

calda e volute di fumo,

una sola goccia di sudore aspro e aspro

l’odore aperto come corolle di voglie,

veloce come il treno che si avvicina,

terribile come sette uragani uniti in guerra

e tu e io, inerti foglie prese a laccio,

volare via e non temere acqua che scorre,

vento che rantola fuori e dentro,

feriti a morte,

rapiti e basta e poi, ancora,

desiderare un attimo,

un soffio soltanto e una carezza.

Non so cosa si dice dopo più degli anni

passati da cani randagi a cercare una sola luna.

Uno scuotersi del capo e tremanti istanti,

timido evitarti e poi una porta aperta che scuote

montagne e muove maree.

Non so cosa direi guardandoti negli occhi,

eppure sempre vorrei affogarci il sole,

un solo crepitio e il nulla dopo.

Patrizia