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Avevo sedici anni e lui qualcuno più di me. Lui era una specie di semi Dio per me, forse perché già indipendente, con l'auto che l'aspettava sotto casa e la sua ragazza che lo guardava sempre con occhi che emanavano scintille quando lo guardava. Un pomeriggio di una domenica qualsiasi, lui mi ha saluto nell'atrio del palazzo con più gentilezza del suo solito. Qualche ora dopo, arrivò la notizia: si era sparato un colpo in bocca. Fu un dramma, ovviamente. Le ragioni? Chi diceva per via della ragazza che lo aveva lasciato, chi per altre, ma la verità non si è mai saputa, non aveva lasciato un messaggio. Mi ha colpito il suo funerale, celebrato nonostante fosse un suicidio, mi colpii il numero di persone presente e il dolore dei suoi genitori. Lui era il figlio dei vicini del secondo piano. Per qualche anno mi sono chiesta del perché del suo gesto: non mi sono mai data una risposta.
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Inviato da: Federico Motta
il 14/02/2010 alle 10:46
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il 14/02/2010 alle 10:40
Inviato da: bluewillow
il 30/12/2009 alle 16:14
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il 23/12/2009 alle 09:43
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il 06/10/2009 alle 10:36