Un blog creato da molinaro il 04/06/2007

Carlo Molinaro

Pensieri sparsi, poesie e qualsiasi cosa

 
 
 
 
 
 

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« Le «famose» mie lettere ...Secondo discorso di Calipso »

Calipso

Post n°114 pubblicato il 27 Settembre 2007 da molinaro
Foto di molinaro

Che cosa si può fare quando ci si è alzati alle sei del mattino, si è lavorato tutto il giorno, e si è smesso di lavorare verso mezzanotte? Si potrebbe per esempio andare a dormire. Ma invece a me stanotte è venuta questa poesia, e non potevo non scriverla. E già che l’ho scritta, ve la metto qui. E poi, per le due e mezzo, a dormire ci vado davvero.


DISCORSO DI CALIPSO

Mi parli ancora d’Itaca, vorresti
prendere il mare per tornare a casa
– ma quale casa, Ulisse? Non rimane
intatto ciò che tu lasciasti, giovane,
su quella striscia di terra scoscesa:
e se l’isola pure, per miracolo
fosse la stessa, non ritroveresti
nulla del paesaggio che ha dipinto
l’inquieta fantasia per le stagioni
del lungo viaggio fra le meraviglie:
la tua Itaca è il sogno che hai sognato,
è la tua creatura, il desiderio.

Racconteranno ch’io volessi offrirti,
per trattenerti, l’immortalità.
Fandonie di giullari che non sanno.

T’offro solo un amore, vedi: sono
fatta di carne che tu puoi toccare,
di cuore che alle tue carezze balza,
d’anima che s’affaccia agli occhi e ride
se tu sorridi, di vulva che s’apre
umida quando tu vuoi penetrare.

Io sono vera, Ulisse: tu mi temi
per questo: tu non sai fare battaglie
d’amore o d’altro nella realtà:
ti muovi bene solo nel tuo mito.

Itaca è il tuo pretesto, navigare
è la tua fuga. La sposa fedele
è la tua maschera: copre di bronzo
sonante la tua angoscia e la paura
di vivere e rischiare. Sei un vile,
re di tempeste, astuto giocoliere
che ti nascondi in un trucco di scena!

Ma io ti amo. Se tu partirai
verrò con te, che piaccia o no agli dei:
ti seguirò discreta, sarò l’ombra
delle tue ombre, sarò l’improvviso
dubbio, sarò la mano che per sbaglio
tu toccherai e sentirai toccare
fuori dal cerchio: dove vita è vita
e morte è morte e l’amore è amore.

Allora baceremo la petrosa
Itaca, e belli sì, belli da piangere.


 
 
 
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