Un blog creato da molinaro il 04/06/2007

Carlo Molinaro

Pensieri sparsi, poesie e qualsiasi cosa

 
 
 
 
 
 

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Fissazioni

Post n°506 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da molinaro
Foto di molinaro

L’altro giorno su Facebook un amico ha messo questo video e io gli ho risposto così: «Del video che hai messo qui, C., non mi piace l’inizio. Lo so che lo immaginavi, mi conosci abbastanza, e forse pensi “che palle, Carlo ce l’ha sempre con quello”. Embè, sarà una mia fissazione. Ma più vado avanti e più me ne convinco: la vera rivoluzione, mai compiuta, è quella: quella della libertà sessuale (e sentimentale) femminile non più associata al disprezzo che la accompagna da più di duemila anni. Sarà lì che si scardina il Vaticano, si scardinano gli islamici e gli ebrei e tutti gli altri religiosi del cazzo (dove “del cazzo” non è solo un modo di dire: le religioni sono tutte fallocratiche, sono religioni del cazzo appunto), ma non solo: si scardinano anche gli Stati Uniti d’America, si scardina tutto questo sistema basato su un controllo sociale che passa prima di tutto per il controllo della sessualità femminile (e le false trasgressioni di certe scollacciature televisive sono una conferma e non una smentita) e di lì si estende a tutto il resto, a controllare tutto. Insomma, non ne posso più che anche per fare un video che satireggia Facebook (anche bene, nel prosieguo del video stesso) si debba partire da quella là che in terza media la faceva vedere a tutti e poi è rimasta troia. Faceva benissimo a farla vedere a tutti, almeno i ragazzini avranno imparato com’è fatta; e faceva benissimo a trombare con chi le pareva, che il mondo così l’ha fatto diventare un po’ migliore. Scusate, ma che palle, che palle, che palle che ci siano dei ragazzi che non hanno fatto neanche un passo avanti rispetto a mio bisnonno. Ancora spaventatissimi dall’idea di avere a che fare con donne libere e incontrollabili. Sono loro, questi ragazzi-bisnonni, le colonne portanti del potere del Vaticano e delle multinazionali insieme. Inconsapevoli, magari: magari frequentano centri sociali, si dicono comunisti o anarchici, rivoluzionari; ma poi si rivelano parlando di quella là che in terza media la faceva vedere a tutti, e Ratzinger e la mafia ringraziano. Esagero? No, non esagero, ci ho riflettuto molto, e sono convinto che il tempo mi darà ragione, anche se non potrò vederlo perché, messi come siamo, ci vorranno ancora un po’ di secoli, prima che la parola “troia” scompaia dal vocabolario. Scusate lo sfogo, cose così ne vedo/sento/leggo ogni giorno, e 99 volte su 100 sto zitto se no sarei insopportabile (già lo sono), ma vi è toccata la centesima... Succede! Amen».

Era una mail semiprivata (cioè quelle con una ventina di destinatari, usate per “passare” agli amici un video appunto), ma ho voluto riportare l’argomento qui perché a volte mi domando se è davvero una mia fissazione, questa qui della libertà sessuale femminile, oppure se è veramente il nucleo, il detonatore della grande rivoluzione – e proprio per questo è stato rimosso e rifiutato da tutte le società e da tutte le pseudorivoluzioni. La fondamentale negazione della libertà sessuale femminile accomuna il borghese al proletario, il fascismo al comunismo (l’ho visto di persona in Romania negli anni Settanta), il guerrigliero allo squadrista (entrambi vogliono avere a casa la fedele compagna e trombano in giro ragazze facili [?] che mai prenderebbero con sé), il marketing e tutte le religioni del mondo. E la cosa ha un senso, certo: una donna libera, non sottomessa all’uomo, alla famiglia, ai ruoli, rovescerebbe come un calzino l’intero sistema mondiale. Tutto andrebbe reinventato: il lavoro, i rapporti, l’economia, il modo di far figli e di crescerli. Una faccenda spaventevole. E tanto, tanto meravigliosa. Una faccenda che forse nessuno vuole.

Però c’è speranza. In un’università okkupata dove sono stato recentemente alcuni studenti stavano scrivendo un murale contro la Gelmini e uno ci aveva messo: «Gelmini troia». Ma un altro studente gli ha detto: «No, cancella e scrivi “Gelmini stronza”, o quel che vuoi, ma non “troia”. Dare della troia a una donna, a qualsiasi donna, significa mettersi dalla parte del potere». Storia vera, giuro: e in quel momento mi sono sentito meno solo, mi si è allargato il cuore. Forse qualche studente ventenne ha le mie stesse fissazioni. Pochissimi, temo, ma qualcuno c’è.

Di un tema moderatamente analogo parla Petarda qui.

[Nell'immagine, una foto che ho scattato giorni fa a Torino dalla collina di Superga.]

 
 
 
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