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Carlo Molinaro

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« Quando si ama di menoLe due signore »

Il gelato alla cipolla di Leinì

Post n°1243 pubblicato il 22 Settembre 2014 da molinaro

IL GELATO ALLA CIPOLLA DI LEINÌ

L'uomo un poco brizzolato prende il 46 al capolinea, a Porta Susa, per andare a Leinì, all'altro capolinea. Si siede nella parte dietro, dove ci sono i sedili affiancati, uno attaccato al finestrino e l'altro più in qua. Si mette in quello più in qua perché rasente il finestrino scende aria condizionata troppo gelida. Il bus è quasi vuoto. Sale una ragazza e vuole sedersi proprio nel posto attaccato al finestrino, accanto a lui. Chiede permesso, lui si appiattisce, lei lo scavalca e si siede. Strano, perché ci sono altri posti liberi, anche attaccati ai finestrini. Lei è alta, solida, ricciolina, biondina. Si siede e comincia manovre per sistemarsi, aderendo a lui con le braccia, chiede scusa: «forse ce l'ho quasi fatta», dice. Infine è seduta e ha sulle ginocchia un grande blocco da disegno, formato si direbbe A2, che ci sta a malapena. Sulla copertina c'è scritto a caratteri cubitali il nome e cognome, Martina D..., poi la classe, 2 G, poi «Disegno geometrico» e «anno scolastico 2014-2015». Classe seconda G, dunque una quindicenne. Le avrebbe dato qualche anno in più, ma lui con le età ci azzecca poco. Le dice, quasi a scusarsi di essersi fatto scavalcare: «mi sono messo di qua perché lì c'è troppa aria condizionata» e lei gli risponde «a me piace, fa un caldo», ma c'è da precisare che lei ha un giubbotto che sembra pesante e lui è in maglietta. Poi lei ha i pantaloni aderenti, i fusò, e le unghie laccate in parte di nero e in parte di rosso: di rosso il pollice e l'anulare, di nero le rimanenti tre dita. Profuma un po' di un profumo fruttato e un po' di sudore, una buona combinazione.

E niente, non è che si faccia conversazione fra loro, il bus va, il viaggio per lui è lungo, lei chissà dove scenderà. Non fanno nulla né lei né lui, cosa che potrebbe essere normale, ma in un'epoca di telefonini e apparecchi vari onnipresenti forse è strana. Niente, viaggiano, guardano di qua e di là. Poi lei estrae un taccuino e scrive qualcosa con una matita, lui ha la sensazione che gli guardi le mani. La vicinanza di lei gli piace ma nonostante questo, ovvero invece proprio per questo, l'uomo comincia a sentire un leggero disagio, che si moltiplica in un disagio del disagio: perché mai gli tocca provare disagio, in questa bella giornata, in questo viaggio verso Leinì, accanto a una ragazza graziosa e profumata?

Superano la periferia, sono quasi in campagna, arrivano alla Falchera. Magari è una ragazza della Falchera, adesso gli chiederà permesso e scenderà. No, prosegue oltre.

Vedi, Martina, è che sto invecchiando davvero, ma non ce la faccio a essere vecchio come si deve. Tu sei qui attaccata a me, seduta alla mia sinistra, e io non vedo in te una figlia, che poi sarebbe ormai quasi più appropriato nipote, perché tu sei in una classe seconda G e dunque hai, vediamo, sedici anni meno di mia figlia e solo cinque più della figlia di mia figlia. Eppure se io adesso ti parlassi ti parlerei come a una mia compagna di scuola, e i pensieri che mi ispiri sono di gioco, sai, quelle solite cose, camminare sotto i portici o al parco, poi tenersi per mano, ridere, volersi baciare. D'impulso - ma non lo farò, essendo dotato di un sia pur minimo senso di responsabilità e del ridicolo - ti cercherei su Facebook e forse ti troverei, che mi metti sotto il naso nome, cognome, scuola, e ti riconoscerei in foto.  Il tuo braccio contro il mio braccio mi dà un moderato batticuore. Tutto questo è assurdo, o forse in natura poi non lo è, ma comunque insomma lo è. Quindi va bene che non stiamo parlando. Ma potresti scendere almeno a Mappano? È che siamo accanto da più di mezz'ora e non so più che cosa non dire.

No, lei non scende nemmeno a Mappano. Arrivano a Leinì. Finalmente, alla penultima fermata, chiede permesso e si alza, lo riscavalca, si prepara. In realtà la penultima fermata andrebbe bene anche per lui, per il posto in cui deve andare, ma non osa, gli dà disagio scendere nella sua scia. Prosegue fino alla successiva, il capolinea, e da lì si incammina verso la sua destinazione, la casa di una persona che deve incontrare per lavoro.

Benissimo, Martina. Non ci vedremo mai più. Mi viene in mente una poesia di Guido Catalano: se adesso scrivessi con il pennarello «grazie Martina che mi» e poi i controllori GTT mi fermassero, dopo il «mi» ci potrebbe stare: «hai fatto sentire un moderato batticuore con il tuo braccio contro il mio braccio». È stato bello, anche se l'ho vissuto con disagio. Chissà se ha senso questa congiunzione di bellezza e disagio. Forse c'è in me qualcosa di assolutamente sbagliato. Comunque tu sei molto carina.

L'uomo un poco brizzolato va dalla persona da cui deve andare, ci si ferma un'ora e mezza, disbrigano le faccende che devono disbrigare, poi lui esce e attraversa il paese per tornare alla fermata del 46 e riprenderlo verso Torino. Va con calma, passa piano nella piazza: quasi quasi mi prendo un gelato, c'è una gelateria che fa il gelato alla cipolla, «cipolla bionda di Leinì». Quasi quasi lo provo, che roba, un gelato alla cipolla.

Una ragazza, camminando in linea obliqua rispetto a lui, gli passa davanti. Va in gelateria, da sola. È Martina. Lo vede e lo guarda. Allora lui tira diritto, inquieto, quasi forse fuggendo. Il gelato alla cipolla lo assaggerà un'altra volta.

Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Punto Gelato il 02/11/14 alle 14:32 via WEB
Spero che avrai un'altra occasione per venire ad assaggiare il gelato alla cipolla al Punto Gelato di Leinì.
 
 
molinaro
molinaro il 02/11/14 alle 14:52 via WEB
L'ho poi assaggiato, un paio di settimane dopo, infatti. Molto buono e particolare. Lo assaggerò ancora, in questo periodo passo da Leinì più o meno una volta alla settimana.
 
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Queste tortuose specie di poesie, questo appigliarmi a...
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