Un blog creato da molinaro il 04/06/2007

Carlo Molinaro

Pensieri sparsi, poesie e qualsiasi cosa

 
 
 
 
 
 

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Hina

Post n°29 pubblicato il 29 Giugno 2007 da molinaro

Sono qui stamattina che faccio la rassegna stampa sull’immigrazione, uno dei lavoretti con cui campo (la faccio per una bella associazione, Fieri: www.fieri.it), e leggo che al processo contro i massacratori di Hina Saleem, la ragazza uccisa nei dintorni di Brescia l’11 agosto 2006 perché voleva vivere normalmente, e dunque rifiutava le regole del suo clan e della sua religione, non è stata ammessa la costituzione di parte civile da parte di un’associazione di donne musulmane. Lo trovo sconcertante: oltre a non difenderle noi (la sinistra purtroppo su questo ha molte ambiguità), non permettiamo neppure che si difendano da loro, le donne musulmane. Chi mi conosce sa che detesto le religioni (le considero strumenti di potere e d’oppressione, tutte), ma, appunto, non faccio distinzioni: oltre al cristianesimo e all’ebraismo, per dire, detesto cordialmente anche l’islam. La sinistra invece sembra fare timorose distinzioni, che personalmente non sopporto. Quando fu uccisa Hina scrissi una specie di poesia, che si trova a pag. 571 del mio libro La parola rinvenuta. Ce l’ho voluta mettere, allora, nel libro, pur sapendo che non è una «vera» poesia, ma piuttosto un discorso civile. Ma mi sembrava necessario. E mi sembra necessario anche adesso. E ve la faccio leggere, o rileggere, qui sotto.


HINA

                               alla memoria di Hina Saleem

Ma perché non sappiamo più difendere
i valori dell’ottantanove – e non mi riferisco
al 1989 ma a quelli più importanti
del 1789, liberté égalité fraternité?
Dal 1989 in poi abbiamo esportato
non libertà ma libero mercato,
e quello torna al mittente, sui denti,
come è naturale. Non sappiamo difendere
la libertà in cui pure viviamo. Intellettuali
di destra e di sinistra ci sputano sopra,
mossi da biechi interessi. Libertà
è dire ciò che vuoi, scriverlo, fare
ciò che vuoi senza doverti nascondere:
è un concetto assai limpido e semplice.
Con tutti i suoi difetti, l’Occidente,
il cosiddetto Occidente, essenzialmente
l’Europa, l’Europa occidentale,
questo concetto l’ha portato avanti.
Ci sono state malattie, il nazismo,
il comunismo, il consumismo, sì,
però il concetto rimaneva chiaro.
Sei libero se puoi stare o non stare
con tuo marito, se puoi credere o no
che esiste un qualche dio, se puoi andare
dove vuoi con chi vuoi, se puoi pensare
e dire idee d’ogni sorta, cominciare
qualsiasi avventura, e anche nel piccolo
vivere quotidiano puoi vestirti
come ti pare, non devi andare a messa
né a convegni obbligati né ossequiare
qualche padrone o eminenza. È semplice,
mi pare, definire libertà:
le grandi cose sono molto semplici.
(Anche il limite è semplice: non nuocere
all’altra gente, dare un contributo
alla collettività. Non è difficile,
davvero, definire libertà,
per noi, dal 1789 in qua.)
Quello che forse non è a tutti chiaro
è che questa libertà è un valore,
un vero valore in sé, una cosa per cui
c’è da lottare sempre, un valore da difendere.
Le religioni (che la libertà la odiano, tutte)
hanno i loro riti e i loro martiri.
La libertà ha i suoi semplici martiri,
come Hina Saleem, sacrificata
come un agnello su un altare perché
voleva lavorare per suo conto,
vestire un top e una minigonna,
fare l’amore senza maritarsi,
seguire idee sue e non d’Allah.
Questo è successo in una città
d’Italia, e alla martire Hina darei
almeno la cittadinanza alla memoria,
farei di tutto perché sia ricordata
almeno come Franca Viola – già,
ma è ricordata Franca Viola che
ha difeso sulla sua pelle la libertà
d’amore in Sicilia quarant’anni fa?
Anche da noi ci sono maschi loschi,
che vogliono le donne prigioniere,
fidanzate mogli figlie sotto rigido
controllo, ce n’è ancora di maschi così,
perciò non si deve abbassare la guardia.
Se non vi ricordate Franca Viola,
fatevi una ricerca (e vergognatevi
almeno un po’) e per Hina Saleem
ci sia memoria e onore, quello che
è dovuto a chi dà (volendo o no)
la vita per la nostra civiltà,
questa splendida cosa che dobbiamo
tornare a coltivare, libertà:
che non abbia a insecchire, che non sia
calpestata dai barbari di dio.

                                               Torino, 22 agosto 2006

Commenti al Post:
kiara_la_bella
kiara_la_bella il 29/06/07 alle 16:08 via WEB
Meno male che c'è qualcuno che ha il coraggio di dire queste cose. Grazie, tvb!
 
mussa1977
mussa1977 il 29/06/07 alle 16:13 via WEB
viva la poesia e l'amore, viva la vita, morte alla morte, morte alle religioni, bravo carlo
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 30/06/07 alle 00:29 via WEB
Hai ragione Carlo, è un discorso civile. Ma è anche una poesia perché tocca l'anima e solo alla poesia oramai ciò è consentito. Ed è una poesia perché ti fa sentire il dolore. Ti fa sentire il bisogno di liberarlo e non tenerlo ancora e ancora e ancora ingabbiato in questo cavolo di modus pensandi che ci vuole forti. Forti perché? Forti di fronte a che? Grazie. Assu
 
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