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Ottobre 1943, due donne toresi uccise dai cannoni alleati

Post n°25 pubblicato il 13 Marzo 2012 da anchise.enzo

Un mese fa è morto a Ferrazzano il nostro concittadino Nicola Marcucci. Un'esistenza la sua, segnata da un gravissimo lutto: aveva appena sei o sette anni, nell'ottobre 1943, quando la sorella Maria di nove anni e la madre Teresa Grosso furono ammazzate da una cannonata degli alleati, sparata contro le truppe tedesce che stazionavano a Toro.
Questo il racconto di quel tragico evento, nelle parole di Nicola, raccolte da Vincenzo Colledanchise.





Le truppe tedesche arrivarono a Toro a metà ottobre del '43, posizionandosi intorno al convento. Per questo motivo le truppe alleate, dal versante di Ielsi, miravano contro i nemici, ma a causa della mira imprecisa colpivano solo innocui obbiettivi.

Nel sentire i boati del cannoneggiamento, che devastavano la campagna del Grottone, Teresa si mise a richiamare angosciata i suoi figli maschi, Nicola e il fratello, credendoli lì vicino a giocare. Teresa continuava a richiamarli a squarciagola dalla finestra impaurita per non averli visti rientrare dopo il gran boato. Con lei c'erano due figlie femmine: Maria, in quei giorni malata, si scaldava presso il camino mentre Giuseppina era intenta a rassettare la camera.

Le grida disperate di Teresa furono improvvisamente interrotte da una bomba che colpì la casa del Grottone.

La bomba aveva centrato una parete della casa squarciandola facilmente, perché nel punto colpito passava il camino. La breccia procurata dalla bomba era stata fatale per Maria perchè fu colpita mortalmente dai mattoni del camino divenuti micidiali proiettili. Per Maria, di nove anni, la morte fu immediata, mentre sua madre era stata colpita da una scheggia di pietra diveltasi dalla mensola della finestra, che la colpì alla testa.

La casa colpita dalla bomba fu subito raggiunta dai carabinieri e transennata, per impedire a chiunque di penetrarvi. Solo il medico, Don Nicolino fu ammesso a varcare quell’uscio per soccorrere le donne colpite. Ma don Nicolino ne uscì quasi subito per aver notato che per Maria e sua madre non c'era più niente da fare. Giuseppina, invece, non correva nessun pericolo perché raggiunta da una piccola scheggia che l’aveva solo ferita. Insieme ai suoi fratelli fu condotta in casa dei nonni, mentre qualcuno provvide a richiamare il marito di Teresa dai campi dove era intento a lavorare.

Il pover’uomo, giunto esausto e disperato in paese, avrebbe voluto abbracciare i corpi di Teresa e della figlia ma non gli fu possibile. Tentò di farlo risalendo dall’orto, ma anche quell’entrata posteriore era stata sbarrata.

Quando finalmente potè entrare in casa, l’uomo pianse tutte le sue lacrime presso la moglie e la figlia morte dissanguate a causa dell’unica bomba che colpì mortalmente il paese durante l'ultima guerra.

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