Creato da anchise.enzo il 30/01/2012

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IL TRATTURO CASTEL DI SANGRO-LUCERA

Post n°26 pubblicato il 13 Marzo 2012 da anchise.enzo

Il Tratturo tra il vecchio Ponte di Toro e Sotto la Vecchia
 Certi di far cosa gradita pubblichiamo l'intervento che Vincenzo Colledanchise ha tenuto nel corso della Festa sul Tratturo di domenica 11 maggio 2008. Complimentandoci ancora una volta con l'Amministrazione Comunale che ha organizzato la manifestazione, ringraziamo per la disponibilità e la competenza Vincenzo che unitamente al prof. Nicola Prozzo ha intrattenuto brillantemente i numerosissimi partecipanti.

Foto Internet


Nel dopoguerra allorché si progettavano nuove vie di comunicazioni per togliere il nostro Molise dall’atavico isolamento, fu affidata alla Ditta Zaccherini da San Benedetto del Tronto, per opera della Cassa del Mezzogiorno, l’incarico di costruire una via più veloce, in alternativa alla tortuosa statale 17, per collegare il Molise con la Puglia.

(In verità si era progettata, già da molto tempo, una rete ferroviaria Foggia- Molise- Roma, che sarebbe passata lungo la fondovalle, ma essa non ha trovato mai realizzazione, pur continuandosi ancora oggi a parlare di tale progetto.)

Nel 1958, la Ditta Zaccherini, assoldando moltissimi toresi, mio padre compreso, diede inizio ai lavori.

Io stesso da bambino, potei salire su una potente ruspa per divertirmi insieme al ruspista marchigiano, nel divellere vecchie tombe in pietra site al Bivio di Toro, sul Tratturo. Fu quello , forse, il primo scempio che si operava sul nostro tratturo.

In concomitanza con la costruzione della Fondovalle del Tappino cessava l’antica transumanza sul tratturo, quindi fu ovvio e naturale sfruttare proprio l’area tratturale per costruirvi la strada, senza dover espropriare molti terreni privati. E lo scempio si completò.

Infatti, purtroppo, la Fondovalle in gran parte corre proprio lungo il tratturo , ciò che non è avvenuto fortunatamente nel primo tratto sito a monte: da Castel di Sangro a Santo Stefano rimasto quasi integro.

In seguito usurpazioni e degrado hanno portato il tratturo Toro ad essere irriconoscibile.

"Reintegra Capolelatro" 1651, Tratturo in Agro di Toro 1, Archivio ToroWeb


Quindi, l’ iniziativa promossa dal Comune di Toro, unitamente a Legambiente, tendente a recuperare il senso di appartenenza al proprio territorio, mediante la valorizzazione dell’antico Tratturo e di tutta l’area che si porta dal vecchio Ponte di Toro fino alla contrada Sotto la Vecchia , vuole sensibilizzare tutti i cittadini alla tutela dell’ambiente, eliminando ogni fonte di inquinamento, per favorire eventuali progetti di sviluppo turistico intorno a luoghi cari alla memoria storica locale.

Ma cosa sono i tratturi?

I tratturi hanno avuto varie definizioni - la più significativa che ho trovato è quella data nel decreto del Ministero dell'Ambiente del 1976, che li definisce beni di rilevanza archeologica, politica, sociale, religiosa, militare del Molise.

I tratturi sono quindi un monumento dove c'è tutto sui quali sono transitate non solo le greggi, ma anche e soprattutto uomini, ognuno con il proprio bagaglio di esperienze: Crociati, soldati, imperatori, mercanti, medici, architetti, pastori.

E fu proprio sulla confluenza delle reti tratturali che sorsero molti centri molisani .

Il motivo originale della nascita di questo sistema fu quello di assicurare alle mandrie, con il trasferimento, la possibilità di pascolare su dei terreni a diverse altitudini, a diverse distanze per l'intero periodo dell'anno.
All'epoca non c'erano frigoriferi , non c'erano mangimi, non c'era la possibilità di conservare.
L'erba era quella che madre natura dava, le pecore d'estate la consumavano in montagna e d'inverno se la dovevano andare a cercare in Puglia.

Oggi ci sono le società di trasporto con i TIR che, in maniera veloce, trasportano le greggi dall’Abruzzo alle Puglie e viceversa.

Dei tratturi, nel Molise, degli oltre 400 km originali ne rimangono circa 200 km, mentre in Abruzzo e in Puglia sono quasi del tutto scomparsi.

E’ indubbia l’ importanza che ha avuto il tratturo per la comunità torese, fino al recente passato, per il fenomeno ad esso legato della transumanza, che vedeva passare due volte l’anno numerose greggi guidate dai pastori abbruzzesi per consentire alle pecore di trovare sempre pascoli verdi: una volta a scendere in autunno verso la piana pugliese ed una volta a salire in primavera sui monti abruzzesi, intrecciando con la nostra comunità non solo scambi commerciali, ma anche rapporti di vera amicizia.

Dall’Abruzzo alla Puglia la transumanza veniva svolta attraverso vari tratturi , tratturelli e bracci sui quali vi erano sempre molte attività, vi si effettuavano fiere, scambi commerciali e servizi di accoglienza e di trattenimento.

La transumanza è stata per secoli un fenomeno non solo economico e pastorale, ma anche politico, sociale e culturale, che ha segnato in modo indelebile le regioni interessate. Lungo i tragitti sorgevano poste, masserie, mungituri, taverne e chiese rupestri.

Proprio da una antica stampa del 1650 facente parte dell’ Atlante della reintegra del Capecelatro, è possibile notare che lungo il tratturo torese, della larghezza canonica di 111 metri, ( in passato si misurava con 60 passi napoletani) sorgevano varie taverne , mulini ad acqua e fontane .

"Reintegra Capolelatro" 1651, Tratturo in Agro di Toro 2, Archivio ToroWeb


Nell’ultima reintegra del 1881 nell’agro torese si contavano Km. 4,596 di tratturo i cui confini partivano da Femmina Morta di Campo de Pietra al Vallone della Defenza di Predicatello.

Il tratturo che attraversa l’agro di Toro, denominato il Castel di Sangro – Lucera per il relativo tratto che si effettua tra le due località abruzzese e pugliese, è lungo 127 chilometri.

Parte da Castel di Sangro attraversando le Comunità di Rionero Sannitico- Forli del Sannio- Pescolanciano- Duronia- Molise- Torella- Castropignano- Oratino- S. Stefano - Ripalimosani- Campodipietra- Toro- Pietracetella- Gambatesa- Tufara- San Bartolomeo in Galdo- Celenza – San Marco la Catolo - Volturara- Volturino- Motta Montecorvino - Alberona e Lucera. E a Lucera, attraverso il tratturo, ci si portava in passato anche per motivi giudiziari.

Lo si legge dal libro di Luigi A.Trotta (Della vita e delle opere di D. Trotta) che, “ prima che il nostro Molise divenisse Contado e non aveva tribunali propri per le cause eccedenti i poteri del Governatore delle Università bisognava andare alla Corte giudiziaria di Lucera”.

Ma tornando alla transumanza è da rilevare che i flussi della popolazione animale sul tratturo erano molto notevoli nel passato. Lo studioso Marcello De Martini ha stilato una tabella che annovera un passaggio massimo di 5.500.000 pecore nel 1604, di 1.200.000 nel 1840 e di soli 205.000 nel 1958 verso la fine del fenomeno transumante.

Gli addetti alle greggi erano di 8-10 per ogni 1.000 capi. Nel censimento del 1871, furono accertati circa 23 mila addetti alla pastorizia che utilizzavano i tratturi.

Costoro erano divisi in varie mansioni tra cui spicca al vertice della gerarchia il massaro, che era l’uomo di fiducia del proprietario delle pecore, spesso proprietario egli stesso . Seguivano i pastori, i cascieri ( addetti alla produzione del formaggio),i butteri, addetti alla custodia dei cavalli, asini, muli, che provvedevano al trasporto delle masserizie durante gli spostament e i carosatori, che provvedevano alla tosatura delle pecore.

Lungo tutto il Tratturo erano presenti molti termini che servivano a fissarne i confini, lunghe pietre lavorate e arrotondate in cima, su cui erano incise due iniziali: R e T. – “Regio Tratturo” e spostare volutamente un termine era punibile pesantemente. Nell’agro torese se ne conserva uno semisommerso dalla terra.

Termine del Regio Tratturo (R.T.) in agro di Toro, Foto Enzo Mascia 2008


Sia per il passaggio, che per il pascolo sul Tratturo, era obbligatorio pagare una tassa fissa allo stato. Col passare degli anni il Tratturo, sempre più in disuso, è stato spesso preso in affitto dai "frontisti" e adibito a terreno da coltivare o anche solo a pascolo e non si escludono casi d'appropriazione illecita da parte di privati cittadini.

La nostra Comunità, attraverso il tratturo ha potuto beneficiare di continui scambi commerciali e culturali ma, proprio per le ingenti attività che vi si svolgevano, specialmente in contrada Sotto La Vecchia, vi erano spesso appostate masnade di briganti dedite al furto. IL tratturo, essendo via di commerci, rappresentava occasione propizia per i malintenzionati per derubare quanti lo attraversavano.

Specialmente dopo l’unità d’Italia, con il diffondersi del fenomeno del brigantaggio, molti furti e delitti accadevano lungo tale cammino.

Maggiorenti toresi in gita Sotto la Vecchia, Inizio Novecento, Archivio ToroWeb


Il tratturo era utilizzato anche dai pellegrini per raggiungere i santuari pugliesi e come la transumanza era un cammino a piedi in un percorso di fede.

I pellegrini toresi partivano all'alba, dalla masseria Beniamino, ai piedi del paese, con una gran croce, seguita dal Priore, che guidava i pellegrini con canti di litanie corali, e con un carro carico di viveri e bevande si avviavano verso il lungo e duro cammino per raggiungere rispettivamente: il santuario dell’Incoronata di Foggia, la grotta di San Michele sul Gargano e infine arrivavano alla basilica di san Nicola di Bari.

Da ogni paese molisano partivano carovane di devoti sfruttando la via del tratturo inginocchiandosi devotamente presso le croci viarie di avvio e presso quelle di sosta o transito.

Il Cardinale Orsini , durante la sua visita del 1709 nei paesi della sua vasta Diocesi di Benevento, che comprendeva pure Toro, si portò presso la chiesa di Santa Maria di “Campo Senarcuni” , vicino Campodipietra, per concedere una particolare indulgenza ai pastori che transitavano sul tratturo. Una lapide posta in chiesa ne attesta la consacrazione della chiesa e la relativa indulgenza ai pastori. Analoga indulgenza diede anche alla chiesa della Madonna della Neve presso Ripalimosani.

Dall’Atlante del Capecelatro, è possibile enumerare più cappelle, oratori e chiese che taverne lungo il Tratturo Castel di Sangro - Lucera. (19, di cui 4 ancora aperte al culto)

Qualche vecchio pastore asseriva che la transumanza rappresentava DOLORE E SPERANZA: dolore per le grandi privazioni per i lunghi mesi costretti a stare lontano dalla propria famiglia e speranza per i forti valori di fede nei quali erano legati i pastori.

Se lungo il tratturo avvenivano contatti e commerci con i pastori per una più fiorente economia locale, lo stesso fiume Tappino, che fiancheggia il tratturo, ha assolto un grande ruolo per la nostra comunità.

Intanto era possibile pescarvi. Per una dieta alquanto povera dei nostri avi consistente solo in cereali e legumi, il pesce, le rane e qualche anguilla del fiume supplivano ad arricchirla.

Lungo il fiume era possibile prelevare giunchi per ricoprire le sedie e rami di salice e arbusti vari per confezionare ceste .

Ma il fiume era anche utilizzato per il lavaggio del bucato.

Lavandaie (da notare le minelle, per il trasporto dei panni), Foto Trombetta (particolare), Archivio ToroWeb


Le donne, munite di ampia conca, posta sulla testa con la “spara” per sopportarne meglio il peso, si portavamo lunga la ripida discesa della Vicenna o Ripitella per raggiungere il fiume, nei soliti posti dove l’acqua scendeva lenta e dove le grandi “lisce” di pietra permettevano strofinare quei panni consunti dallo sporco. Era uno dei luoghi d’ incontro e di lavoro piu ’ frequentati.

In quell ’acqua fredda e pulita si portavano a lavare tutti i panni accumulati, a volte , per mesi. Al riparo da occhi indiscreti esse stesse si lavavano timide e circospette. A sera , con i panni piegati dopo averli fatti asciugare sui rovi, posti in cesti portati sulle testa, inebriate dal profumo profondo di acqua e sapone da essi emanato, prendevano la strada del ritorno stanche ma felici.

Dopo anni di abbandono, di usurpazione indebita, di stravolgimento ambientale , si pone l’urgenza di favorire tutte le azioni di valorizzazione, promozione e tutela del patrimonio tratturale , in considerazione che tale patrimonio potrebbe divenire utile risorsa economica, nell’ambito di un disegno di sviluppo moderno, che potrebbe vedere in futuro tale sito sotto la tutela dell’UNESCO per poter essere meglio fruito quale diretto congiungimento tra il Parco Nazionale d'Abruzzo e il Parco Nazionale del Gargano, attraversando il costituendo Parco del Matese.

Per le sue caratteristiche di naturalità il tratturo potrebbe essere sfruttato come percorso religioso alternativo in quanto antica via micaelica, alla stessa stregua del Cammino di Santiago o della stessa via Francigena, sfruttando forme moderne di turismo alternativo , che, nel semplice cammino a piedi, o a cavallo, mediante associazioni ippiche, si porta a scoprire antichi sentieri ecologici di selvaggia e struggente bellezza cavalcando la nostra storia.

Perciò si può ribadire con LEGAMBIENTE che “il futuro abita i nostri borghi” non per un semplice richiamo alle indiscutibili bellezze paesaggistiche o ai valori che essi esprimono o, per rifugiarsi nostalgicamente nel passato, ma per rileggere con occhi puntati al futuro il patrimonio culturale del nostro territorio.

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