CARICO A CHIACCHIERE

E anche per questo S.Silvestro, spero non sia l’ultimo per ragioni di sopravvivenza, cinque minuti prima della mezzanotte, quando fervono i preparativi per affrontare lo scoccare dell’atteso passaggio, di soppiatto e senza farmi notare  mi sono barricato come una stagionata grappa, nel bagno: a casa mia, per una insana e disdicevole eredità genetica, si è soliti buttar via il “vecchiume” dal balcone. E io temo, a giusta ragione, di essere…vittima. Passata la buriana e sopportati i vigorosi colpi alla porta seguiti da perentori ordini: “Apri questa porta e esci da quel bagno, sei circondato, arrenditi”, dopo una abbondante oretta, mi sono consegnato certo di non correre rischi per un lancio ritardato e sicuro di non correre seri pericoli, se non le minacce per il prossimo fine anno. E va avanti così, puntualmente e inesorabilmente, da un bel po’ di anni: facciamo a chi si stanca prima. A Natale invece, ho ricevuto tra gli altri doni ciò che mi aspettavo per intuito deduttivo: un regalo che non avrei mai voluto ricevere perché consapevole di ciò che mi avrebbe procurato nel tempo. Sapete quanto io sia contrario alla tecnologia esasperata, quel possesso utile ma eccessivo nelle sue prestazioni, di oggetti moderni, diffusi e correnti in tutti i ceti sociali e appannaggio di tutti i viventi, bambini compresi: ora anche io posseggo uno Smartphone, una macchina capace di tutto e di più: uova a tegamino comprese! Lo so, state ridendo per tutte le crociate da me intraprese nel tempo, tutte le critiche e le aberranti considerazioni su queste macchine infernali e per tutti i casi in cui se non possiedi tre lauree ad hoc, non puoi accedere all’uso del detto attrezzo. Purtroppo, il mio Nokia E65, dopo anni di meritato esercizio è venuto meno poco prima di Natale, quindi i miei figlioli grati per l’indiretta imbeccata circa il probabile regalo e felici di non doversi più vergognare  quando in presenza di estranei smanettavo sulla ciofeca antidiluviana, hanno subito colto l’importanza della dipartita del vecchio, per donarmi il nuovo che avrebbe inorgoglito quanto meno loro. Detto fatto: io ho sospettato, loro hanno colto e la scelta del regalo non ha richiesto nessun sforzo di meningi. Ovviamente, a parte mia moglie, appena scartato il pacchetto, tutti indistintamente, comprese le due piccole teppiste, si sono impossessati dello Smartphone al grido: “Lo attivo io! Lo resetto io!”. Dopo una ventina di minuti, passato da una mano all’altra, è tornato in mio possesso. Ora anche io sono pronto per seguire l'esortazione rivolta alle masse: "Va' Zapp!".  Peccato che la campagna non sia interessata, la nostra agricoltura soffrirebbe meno!!!!