CARICO A CHIACCHIERE

Il grave problema è passare molte ore davanti al PC, sul posto di lavoro si calcola una media di 4/5 ore al giorno, poi se pensiamo al tempo e all'uso dello smartphone, i tempi si dilatano ancor di più. E' stata accertata fra persone di età compresa tra i 18 e i 35 anni, una dipendenza da "porno" preoccupante: un 10% tra i maschietti e un 2% tra le donne. Sono dati in ascesa e sicuramente pericolosi per i tanti risvolti supponibili. La buona notizia è che qualcuno abbia cercato, rendendosi conto delle cattiva strada intrapresa, di chiamarsi fuori, di smettere con questa "droga" latente, e giocando sulla forza della volontà pare che abbia fatto progressi interessanti. L'arma usata è Skype e grazie alla simultaneità visiva, è nato un centro a Genova capace di coinvolgere questi volenterosi ex porno dipendenti. "Usciamo dall'oscurità" è il nome di questo primo gruppo, fanno circolo e come avviene per gli alcoolisti anonimi, si confrontano, si raccontano e cercano di smontare la loro fobia perversa. I risultatici ci sono, sostiene il fondatore del gruppo Giovanni Caliri e la speranza è quella della moltiplicazione dei gruppi: molta più gente disposta a mollare la vecchia strada facendo gruppo con altri sparsi ovunque. Una bella e volenterosa iniziativa, un modo per riabilitarsi e uscire dal tunnel della pornografia. 

Ma voi che sapete del noto quanto vaporoso ed etereo, punto G femminile? Ma è una leggenda metropolitana? Oppure parliamo scientificamente di un punto specifico e ben localizzato del corpo di una donna? E se così fosse, qualcuno è mai riuscito ad individuarlo e farne tesoro? Di domande da...porci ne avremmo tante, ma non andrei oltre, anche perché troppa...carne...al fuoco ci porterebbe fuori strada. Effettivamente, non mi interessa molto dove possa trovarsi il famigerato punto G, né sono intenzionato a trovarlo, epperò mi sconvolge quanto scoperto da una ginecologa, tale Marie-Claude Benattar, la quale senza mezzi termini, asserisce che il punto G è là proprio nella vagina. Perfetto, ne prendo atto e me ne faccio una ragione; tuttavia ciò che mi disorienta è la trovata (sic) di codesta professionista che ha realizzato un preparato specifico per iniettarlo nella vagina e sollecitare favorevolmente il latitante punto G. Ecco il punto...no il G, il punto focale del discorso: iniettare acido ialuronico nella vagina per interessare il punto G, serve a maggiorare il piacere e ottenere il massimo godimento grazie ad un rigonfiamento  artificiale in quella zona (sic). Allora, già a leggere acido ialuronico mi viene da sorridere perché sto caxxo di acido, ricorre spesso e volentieri nei preparati cosmetici delle grandi aziende specializzate, poi sembra, visto il diffuso impiego, una panacea per tutto ciò che possa servire ad una donna. "Ho l'alluce valgo, che posso fare?". "Alcune iniezioni di acido ialuronico e via, il valgo resta e l'alluce se ne va per cazzi suoi!". Insomma, questa pratica chirurgica, perché il piccolo intervento è necessario per iniettare il preparato, è stato avviato dal 2005 e in Francia, stando alle cronache va alla grande. E' anche vero che molti medici si rifiutino di procedere perché preoccupati di eventuali danneggiamenti all'uretera, ma la dottoressa Benattar insiste accusando i medici di scarsa attenzione: ovvero non procedono con esami  e analisi opportuni prima dell'intervento. Quindi dobbiamo supporre che qualcosa non funzioni esattamente. "Non volevo che la tecnica finisse nelle mani di persone senza scrupoli, ma non si è potuto evitare e le cliniche esistono per far soldi". Questo asserisce piuttosto seccata la dottoressa e forse non ha tutti i torti. Se mai ci dicesse perché e per cosa lo faccia lei e inoltre, come sia arrivata all'acido ialuronico, all'intervento chirurgico e alla scoperta del punto G? E infine, se una donna facesse questa trafila per suffragare il suo punto G, azzarola, i maschietti dove, come e quando potranno dilettarsi per la grande ricerca del....pokemon G????