Creato da monellaccio19 il 12/10/2010
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Messaggi del 27/03/2018

QUANDO IL RISO TORNA A...CASA!

Post n°2821 pubblicato il 27 Marzo 2018 da monellaccio19
 
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La conoscete tutti la vecchia storiellina del signore che faceva un lavoro eccezionale. Costui, un valido rappresentante di una grossa azienda mondiale, lo avevano destinato a vendere i propri prodotti al Polo Nord: ebbene il nostro agente di commercio era così bravo che faceva fatturati incredibili, vendendo frigoriferi agli eschimesi. Roba da ridere, ma se fosse stato un italiano, ci sarebbe stato poco da ridere. Siamo levantini di natura, capaci di vendere tutto e di venderlo nei posti più assurdi e impensabili. Prendiamo una brava imprenditrice italiana, la sua azienda famosa in tutto il mondo da ben  cinque generazioni, e scopriamo che vende riso: vabbè vendere riso non è che sia poi tanto difficile. Ma se lo vende anche ai cinesi, qualche risata la strapperebbe o no? Valentina Scotti 34 anni è nello staff dirigenziale dell'azienda storica del "Riso Scotti", un gruppo ormai preparato e noto per il riso che esporta in tutto il mondo. L'apertura dei mercati a est, per riportare il riso là da dove proviene, è un'idea esuberante, eccellente e raffinata: il progetto So'riso della Scotti, propone sotto forma diversificata di snack e format ristoranti, la possibilità di ottenere grazie ad una filiera peculiare e con  un trattamento tecnologicamente alla avanguardia, prodotti certi, sicuri e garantiti. Il riso quindi torna ma sotto altre spoglie, ovvero, sotto forma di snack, sotto forma di preconfezionati e addirittura pronto all'uso nei ristoranti, bistrot e mangereccio in genere, già pronto per essere consumato. A kilometro zero, il riso Scotti in un prossimo futuro sarà dappertutto e gli ordini in essere, sono tali che dovranno attrezzarsi ancora di più nelle aziende Scotti per poter soddisfare nel medio e lungo tempo, le richieste già acquisite. Questa è l'Italia che produce idee oltre che prodotti, immette sui mercati internazionali sicurezza, bontà e genuinità. Non abbiamo da imparare niente da nessuno e se volessimo, andremmo a vendere la NIVEA agli africani perché la passino sugli...ippopotami. Ah se ci facessero lavorare in santa pace, cosa sarebbe questo paese!

 
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POCHE IDEE MA CONFUSE

Post n°2820 pubblicato il 27 Marzo 2018 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19



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Società liquida: "Concezione sociologica che considera l’esperienza individuale e le relazioni sociali segnate da caratteristiche e strutture che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile". Bauman è il primo proponente della società liquida: sempre più individualismi, meno comunità e tanto, tanto antagonismo. Questo era il principio su cui per anni abbiamo pian piano, rifondato la nostra società inquadrata da Bauman; ma oggi direi che stiamo andando anche oltre il...liquido! Avrete seguito lo scandalo che ha coinvolto  Facebook e la società Cambridge Analytica: oltre cinquanta milioni di utenti FB a cui siano stati rubati dati personali e altri dati sensibili. Crollo in borsa, scuse da parte del boss Zuckerberg distribuite dappertutto e tanto casino da preoccupare anche chi poi abbia deciso di mollare FB. Ebbene, a molti credo sia sfuggito un elemento importante: i dati trafugati dalla piattaforma social più popolosa al mondo servono, più che altro, a incasellare ognuno di noi in un quadro molto più vasto: in fondo i nostri dati, bene o male, erano già in mano ai diretti interessati attraverso altri canali: a noi comuni mortali non c'è molto da "rubare", non nascondiamo niente in rete di compromettente e pericoloso, noi poveri cristi, non serviamo a nulla. Interessa invece sapere i nostri gusti, le nostre tendenze e i nostri orientamenti in generale, per poi puntarci come segugi con messaggi specifici, mirati e appropriati, verso le loro scelte. Detto questo, fugge e fuggirà dalla piattaforma solo chi ha da nascondere ben altro e di più pericoloso. Sono i like che ci fottono, sono le domande che incrociamo in rete e alle quali distrattamente e ingenuamente, rispondiamo esponendoci  a grossi rischi: dalla raccolta di questi nostri input che lasciamo in giro, riescono a fare di noi ritratti piuttosto precisi e attendibili su cui puntare per venderci qualsiasi cosa; e se non fossero vendite e/o consumi, pilotare i nostri voti e preferenze politiche. Secondo l'OCSE in Italia, un abitante su quattro sa leggere e scrivere, ma nel contempo, non essendo capace di elaborare le informazioni e le notizie che recepisce, è un analfabeta funzionale, ovvero, legge ma non capisce ciò che tenta di assimilare. Pertanto è questo che sta determinando a portarci oltre la società liquida: "La democrazia è quella cosa per cui se un imbecille dice una cazzata e tu gli dici che è una cazzata, quella cazzata diventa, come per magia, un’opinione”. (Azael). Per cui, non esaltiamoci facilmente per tutto ciò che ci capiti lungo il nostro cammino: elaboriamo, riflettiamo e analizziamo. Siamo in mano a pochi eletti capaci di poter fare di noi un solo boccone, cerchiamo di reagire movimentando quei pochi neuroni che affollano le nostre testoline. Magari tornando alla condivisione e sottraendoci al personalismo e all'egocentrismo della società liquida.

 
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