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Un blog creato da nape2011 il 14/08/2011

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una vecchia storia ....

Post n°9 pubblicato il 20 Agosto 2011 da nape2011

 

 

Mi capita spesso di camminare tra i vicoli della mia città,sfiorare con le mani un muro, le pietre nere delle case antiche e immergermi , come in un sogno, nel suo passato,… e viverla.

Amo il suo barocco , i suoi portoni, i cortili interni delle case … in silenzio ascolto ciò che il cuore mi dice, sento il frusciare di lunghe vesti e nell’aria i profumi del pane, di pietanze antiche, e dei dolci,… antichi doni lasciati dalle dominazioni arabe,…..

Vivo così, da sempre,… tra passato e presente,… in una terra, questa mia, che non è mai cambiata,… dove ho ritrovato la parte di me, più passionale.

Era un pomeriggio d’inverno, si respirava l’aria della festa, di li a poco i venditori ambulanti avrebbero montato i loro banconi stracolmi di dolci colorati,…nell’aria il profumo dello zucchero caramellato e della canella

Un venditore di palloncini mi veniva incontro,... immediatamente mi venne in mente la storia che mio nonno mi raccontava da piccola:

-“…. Se hai un messaggio per un angelo, scrivilo nel palloncino e poi liberalo.."

lo ascoltavo in silenzio, parlava adagio, la sua voce era morbida e calda, le sue parole toccavano il cuore, guardava davanti a se, un punto fisso, come se vedesse scorrere tutta la sua vita .

-“…. Ti sei mai chiesta dove vanno a finire i palloncini che fuggono dalle mani dei bambini ?….. vanno su in cielo, a prendere un angelo,…..lo prendono e lo accompagnano sulla terra, ma quando l'angelo arriva sulla terra, non ricorda più nulla del tempo felice vissuto in cielo, dimentica,... fino al giorno in cui incontrando gli occhi di un’altro angelo,ricorda tutto, ritrova il suo angolo di  paradiso perduto….. -  Come si fa nonno a riconoscere un angelo ?... - Ti  sembrerà difficile ,ma non lo è, ti basterà  avvicinarti tanto da guardare nei suoi occhi,…… dopo non serviranno parole…..”

Gli occhi del nonno si velavano di dolcezza, e questa storia me la raccontava ogni anno, durante la festa in paese, …ogni anno mi comprava un palloncino, un cuore rosso,….

Era vero, non servivano parole, bastava il suo sorriso,….

Accennavo anch’io un sorriso, …il mio palloncino ancora tra le mani, …un cuore,… il mio,...da liberare, da lasciar volare libero in cielo……

Non ti ho mai raccontato questa storia,… qualche anno fa,  passando davanti ad una bancarella di palloncini, mi dicesti che volevi fare un regalo al nonno, comprasti un palloncino rosso, un cuore, ci scrivesti su : “ti voglio bene, nonno” e lo liberasti in cielo. 

 

 
 
 

Sogno

Post n°8 pubblicato il 19 Agosto 2011 da nape2011

 

Vado a dormire presto,il tempo che passa fa anche questo, ma per me non è un problema perché mi sveglio presto al mattino e prima che arrivi il caldo riesco a fare tante cose…  e poi ,... anzi, soprattutto perché SOGNO ….

 

Questa notte ho sognato di volare e nel sogno il volo si era spostato tra gli scogli che emergono da un mare antico, la forza del Vulcano era riuscita a vincere quel mare, nella maestosità di un Castello Normanno, eretto su una roccia basaltica a strapiombo sul mare e anch’esso costruito interamente con la pietra lavica, sullo sfondo la baia dei Ciclopi, con i  faraglioni, che, come vuole la leggenda, Polifemo avrebbe scagliato contro Ulisse e i suoi compagni in fuga.

E poi più su, sulle terrazze di Taormina e Castelmola, perle di un’isola dove la bouganville di vari colori e sfumature, disegna muri antichi e antiche pietre di un Antico Teatro  

Uno dei più grandi viaggiatori di ogni tempo,Goethe, nel suo libro “Viaggio in Italia” scriveva: - “L’Italia senza la Sicilia non lascia alcuna immagine nell’anima”.-

 

E nel sogno continuavo questo viaggio, ora salendo facendomi trasportare dalle correnti ascensionali, ora planando su lussureggianti agrumeti e precipitando in picchiata dentro l’azzurro di un mare meraviglioso,libera e felice come solo un sogno sa farmi essere.

 

 

 

 
 
 

Voglio raccontarti una storia,…

Post n°7 pubblicato il 17 Agosto 2011 da nape2011

Voglio raccontarti una storia,…

Nel 1919 Giovanna aveva 19 anni,l’età che tu hai adesso,… sposò Domenico che amava molto e che ne aveva solo pochi di più.

In quegli anni c’era la guerra e i matrimoni non erano fastosi come adesso, ci si sposava semplicemente e poi un piccolo rinfresco solo di dolci per i parenti che avevano partecipato alla cerimonia.

Domenico amava molto la sua Giovanna e volle regalarle qualcosa di veramente speciale,un viaggio fino a Malta con la nave, … chissà perché Malta, ma avendo poi conosciuto Domenico, posso immaginare che la scelta della nave era dettata dal suo immenso romanticismo, forse avrebbe voluto abbracciare la sua Giovanna guardando la luna,cullati dalle onde del mare.

Arrivarono in treno a Siracusa e da lì al tramonto si sarebbero imbarcati ,erano ancora alla stazione ferroviaria quando  Domenico iniziò a star male,  febbre fortissima tosse e dolore al petto, Giovanna si sentì persa, da sola, in un posto che non conosceva e con il suo Domenico così ammalato, chiese aiuto e fortunatamente qualcuno chiamò un medico che fece ricoverare Domenico in ospedale, dove gli diagnosticarono una broncopolmonite.

Non so dirti se quella diagnosi fosse giusta, ma a quel tempo, di broncopolmonite si moriva.

Giovanna riuscì a far arrivare la notizia della malattia di Domenico alla sua famiglia, ma allo stesso tempo disse loro che lei sarebbe tornata a casa solo quando Domenico sarebbe stato in grado di viaggiare, furono inutili le insistenze della sua famiglia di farla tornare a casa perché Domenico poteva stare anche da solo in ospedale, lei fu irremovibile, non avrebbe lasciato il suo Domenico per nulla al mondo.

Così fu, dopo molto tempo Domenico iniziò a star meglio e Giovanna felice lo riportò a casa,nella loro piccola casa,ma finalmente vicini alle loro rispettive famiglie.

Il medico del paese aveva visto nascere Giovanna e andò subito a visitare Domenico che nonostante il viaggio non fosse molto lungo, arrivò stremato. Consigliò a Giovanna di non avere contatti con altra gente, perché sarebbe bastato un contagio da poco per far ricadere Domenico, così Giovanna andò dalla sua famiglia per salutarli, dicendo che sarebbe ritornata a trovarli solo quando Domenico sarebbe stato definitivamente fuori pericolo.

Diciannove anni,oggi sarebbe stata una ragazza, non una donna come a quel tempo. Aveva un piccolo orto, sapeva fare il pane in casa,una capretta che le dava il latte,abbastanza farina nella dispensa un po’ di zucchero il sale e i legumi secchi.,non le serviva niente altro, il medico le promise che sarebbe andato a visitare spesso Domenico e così Giovanna chiuse il mondo fuori.

Come ti ho detto, in quegli anni si combatteva la grande guerra e molti ragazzi non tornavano più alle loro famiglie non solo per colpa della guerra, ma decimati dalle malattie alle quali erano esposti: tifo, malaria e una virus influenzale che portava alla morte, “la spagnola”.

Salvatore e Antonino erano due ragazzi, poco più grandi di Giovanna,ed erano i suoi fratelli, entrambi a combattere quella guerra più grande di loro.

Salvatore era più piccolo e più gracile di Antonino,più soggetto alle malattie e infatti fu rimandato a casa con quella influenza mortale,… tosse, febbre dolori e poi i polmoni si riempivano di sangue,provocando la morte in pochissimo tempo.

Era un virus e come tale facile al contagio, fu così che anche il padre e la madre di Giovanna furono contagiati.

Si chiamava Maria, la madre di Giovanna e come suo figlio Salvatore era una donna forte di carattere, ma fragile e delicata nel fisico. Si prese cura di Salvatore e del marito,trascurando se stessa ed ammalandosi ogni giorno di più.

Non servirono a nulla le suppliche del dottore di riguardarsi, di chiamare aiuto, di dire a Giovanna di darle una mano,ma Maria rispondeva con un sorriso,rassicurando che presto sarebbero guariti tutti.

Infatti Salvatore e il padre guarirono, ma lei morì e a Giovanna nessuno disse nulla.

Il dottore continuò ad andare a curare Domenico, ma non ebbe mai il coraggio di dire a Giovanna ciò che era accaduto,lei dal canto suo pregava il dottore di portare sue notizie ai genitori e quando incuriosita dal suono delle campane a lutto del paese chiedeva al dottore, lui le rispondeva che quelle campane suonavano per i ragazzi che combattevano al fronte e che riportavano a casa morti.

Finalmente Domenico guarì e Giovanna felice riaprì le porte di casa e fece correndo la strada per andare a riabbracciare i suoi genitori, ma arrivata davanti casa trovò la porta listata a lutto, come si usa ancora in paese, un drappo nero piantato con i chiodi affinché ne il tempo ne le intemperie potessero sradicarlo, …. Come il dolore dell’anima …. Pensò ad uno dei fratelli ed entrò piangendo e chiamando sua madre….

Lo so, è una storia triste questa che ti ho raccontato, ma è un pezzetto della nostra storia.

Giovanna si ammalò, per molto tempo la gente la credette pazza, perché non voleva accettare la morte di sua madre, solo il grande amore di Domenico la salvò dall’impazzire veramente.

Se oggi potessi abbracciare qualcuno, abbraccerei Maria e Giovanna, ma sono fortunata, perché posso ancora abbracciare un’altra Maria, la figlia di Giovanna, …. Mia mamma.

 
 
 

Cammino ...

Post n°6 pubblicato il 16 Agosto 2011 da nape2011

 

Cammino dentro di me,

un filo teso tra cuore e ragione,ogni tanto allargo le ali per avere l'illusione

di essere in equilibrio,ma son caduta mille volte da quella corda

e ogni volta mi sono rialzata,piena di lividi,ma più forte,

perchè ogni esperienza aiuta a crescere,

e sto zitta perchè a parlare ti dicono che i veri problemi sono altri.

E bisogna tornarci su quel filo,

bisogna sbagliare,stare male, illudersi e disilludersi,

perchè alla fine tutto mi apparirà diverso,

e già adesso, se guardo bene giù,vedo ciuffi di fiori ai bordi delle strade.

 

 

 
 
 

16 Agosto 2011

Post n°5 pubblicato il 16 Agosto 2011 da nape2011

Rieccolo il foglio bianco,... perchè i pensieri si affollano quando lavo i piatti, quando cucino, quando guido e poi quando mi regalo questo tempo svaniscono ? ...

Forse il segreto è quello di non avere nessuna regola, scrivere dei messaggi da chiudere in bottiglia e lasciarli lì,un giorno forse riaprirò quelle bottiglie o qualcuno lo farà per me, ma adesso ciò che devo fare è solo scrivere ciò che sento,... niente altro.

Da qualche mese ho scoperto che mia mamma (che amo definire la mia bambina di 84 anni) ha un tumore in fase avanzata. E' stato come se mi avessero trafitto il cuore, ho sentito un dolore acuto e da quel momento la paura è diventata la mia fedele compagna.

Da subito il dubbio è stato se dirglielo o no,soffre per altre patologie e da anni combatte con l'ipertenzione,è stata una donna molto forte ma nel tempo è diventata fragile, se fino a dieci anni fa non avrei avuto nessun dubbio e glielo avrei detto,oggi glielo tengo nascosto perchè psicologicamente si lascerebbe andare, invece così faccio finta che i farmaci oncologici che prende servono ad asciugare il liquido che le si forma nei polmoni e così lei combatte lo stesso pensando che guarirà, pensando che quel liquido che le hanno tolto era solo un versamento pleurico formatosi per una vecchia broncopolmonite.

Mi costa mentirle, ogni giorno devo indossare una corazza e una maschera, parlare con i medici, prendere accordi e informazioni con l'assistenza domiciliare, osservarla quando dorme e stare attenta anche al più piccolo dolore,... a volte mi dice che la vecchiaia la sente tutta sulla colonna vertebrale mentre io so che le sue vertebre sono piene di metastasi e che il dolore è lì e non passerà. 

Tremo di paura e sono felice di ogni suo sorriso e di questo tempo che passo con lei.

 
 
 
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