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Voglio raccontarti una storia,…

Post n°7 pubblicato il 17 Agosto 2011 da nape2011

Voglio raccontarti una storia,…

Nel 1919 Giovanna aveva 19 anni,l’età che tu hai adesso,… sposò Domenico che amava molto e che ne aveva solo pochi di più.

In quegli anni c’era la guerra e i matrimoni non erano fastosi come adesso, ci si sposava semplicemente e poi un piccolo rinfresco solo di dolci per i parenti che avevano partecipato alla cerimonia.

Domenico amava molto la sua Giovanna e volle regalarle qualcosa di veramente speciale,un viaggio fino a Malta con la nave, … chissà perché Malta, ma avendo poi conosciuto Domenico, posso immaginare che la scelta della nave era dettata dal suo immenso romanticismo, forse avrebbe voluto abbracciare la sua Giovanna guardando la luna,cullati dalle onde del mare.

Arrivarono in treno a Siracusa e da lì al tramonto si sarebbero imbarcati ,erano ancora alla stazione ferroviaria quando  Domenico iniziò a star male,  febbre fortissima tosse e dolore al petto, Giovanna si sentì persa, da sola, in un posto che non conosceva e con il suo Domenico così ammalato, chiese aiuto e fortunatamente qualcuno chiamò un medico che fece ricoverare Domenico in ospedale, dove gli diagnosticarono una broncopolmonite.

Non so dirti se quella diagnosi fosse giusta, ma a quel tempo, di broncopolmonite si moriva.

Giovanna riuscì a far arrivare la notizia della malattia di Domenico alla sua famiglia, ma allo stesso tempo disse loro che lei sarebbe tornata a casa solo quando Domenico sarebbe stato in grado di viaggiare, furono inutili le insistenze della sua famiglia di farla tornare a casa perché Domenico poteva stare anche da solo in ospedale, lei fu irremovibile, non avrebbe lasciato il suo Domenico per nulla al mondo.

Così fu, dopo molto tempo Domenico iniziò a star meglio e Giovanna felice lo riportò a casa,nella loro piccola casa,ma finalmente vicini alle loro rispettive famiglie.

Il medico del paese aveva visto nascere Giovanna e andò subito a visitare Domenico che nonostante il viaggio non fosse molto lungo, arrivò stremato. Consigliò a Giovanna di non avere contatti con altra gente, perché sarebbe bastato un contagio da poco per far ricadere Domenico, così Giovanna andò dalla sua famiglia per salutarli, dicendo che sarebbe ritornata a trovarli solo quando Domenico sarebbe stato definitivamente fuori pericolo.

Diciannove anni,oggi sarebbe stata una ragazza, non una donna come a quel tempo. Aveva un piccolo orto, sapeva fare il pane in casa,una capretta che le dava il latte,abbastanza farina nella dispensa un po’ di zucchero il sale e i legumi secchi.,non le serviva niente altro, il medico le promise che sarebbe andato a visitare spesso Domenico e così Giovanna chiuse il mondo fuori.

Come ti ho detto, in quegli anni si combatteva la grande guerra e molti ragazzi non tornavano più alle loro famiglie non solo per colpa della guerra, ma decimati dalle malattie alle quali erano esposti: tifo, malaria e una virus influenzale che portava alla morte, “la spagnola”.

Salvatore e Antonino erano due ragazzi, poco più grandi di Giovanna,ed erano i suoi fratelli, entrambi a combattere quella guerra più grande di loro.

Salvatore era più piccolo e più gracile di Antonino,più soggetto alle malattie e infatti fu rimandato a casa con quella influenza mortale,… tosse, febbre dolori e poi i polmoni si riempivano di sangue,provocando la morte in pochissimo tempo.

Era un virus e come tale facile al contagio, fu così che anche il padre e la madre di Giovanna furono contagiati.

Si chiamava Maria, la madre di Giovanna e come suo figlio Salvatore era una donna forte di carattere, ma fragile e delicata nel fisico. Si prese cura di Salvatore e del marito,trascurando se stessa ed ammalandosi ogni giorno di più.

Non servirono a nulla le suppliche del dottore di riguardarsi, di chiamare aiuto, di dire a Giovanna di darle una mano,ma Maria rispondeva con un sorriso,rassicurando che presto sarebbero guariti tutti.

Infatti Salvatore e il padre guarirono, ma lei morì e a Giovanna nessuno disse nulla.

Il dottore continuò ad andare a curare Domenico, ma non ebbe mai il coraggio di dire a Giovanna ciò che era accaduto,lei dal canto suo pregava il dottore di portare sue notizie ai genitori e quando incuriosita dal suono delle campane a lutto del paese chiedeva al dottore, lui le rispondeva che quelle campane suonavano per i ragazzi che combattevano al fronte e che riportavano a casa morti.

Finalmente Domenico guarì e Giovanna felice riaprì le porte di casa e fece correndo la strada per andare a riabbracciare i suoi genitori, ma arrivata davanti casa trovò la porta listata a lutto, come si usa ancora in paese, un drappo nero piantato con i chiodi affinché ne il tempo ne le intemperie potessero sradicarlo, …. Come il dolore dell’anima …. Pensò ad uno dei fratelli ed entrò piangendo e chiamando sua madre….

Lo so, è una storia triste questa che ti ho raccontato, ma è un pezzetto della nostra storia.

Giovanna si ammalò, per molto tempo la gente la credette pazza, perché non voleva accettare la morte di sua madre, solo il grande amore di Domenico la salvò dall’impazzire veramente.

Se oggi potessi abbracciare qualcuno, abbraccerei Maria e Giovanna, ma sono fortunata, perché posso ancora abbracciare un’altra Maria, la figlia di Giovanna, …. Mia mamma.

 
 
 
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