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Un blog creato da narademiatunisi il 10/09/2010

Naradém’ a tùnisi

La lingua sarda di Baunei (Ogliastra)

 
 

 

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Baunese, per la ricerca storica e linguistica:

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Battistina Incollu
Bonaria Incollu
Carlo Mereu
Domitilla Calia
Elvira Foddis
Giulia Pusole
Graziella Foddis
Mario Masala
Sara Cabras
Tito Puccioni
Tonino Porcu

La collaborazione alla ricerca ha carattere di
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continuità e non implica condivisione delle idee
e dei contenuti pubblicati in questo blog
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l'autorizzazione alla pubblicazione dei loro
nomi in questo spazio.

 

 

SU SCAPULARIU

Bonaria incollu a proposito di SCAPULITTU
(parola mancante riportata al post precedente)
mi ricorda una frase che contiene una parola apparentemente
simile, ma probabilmente con differente etimologia:
as'a pagare bellu SCAPULARIU” per dire,
ti costerà caro, in termini di sacrificio. 

SCAPULARIU
è una parola in uso anche in italiano SCAPOLARE o SCAPULARE,
come in latino SCAPULARE = pezzo di panno che certe congregazioni
religiose indossavano sopra la veste per le cerimonie religiose,
mi risulta che tutt'ora si chiami così la stola del prete.

Lo stesso nome si attribuisce anche ad un sacchettino,
fatto da due pezzi di stoffa sigillati da una cucitura,
contenente all'interno reliquie o altri oggetti benedetti.
I credenti e i penitenti lo portavano (e forse ancora qualcuno lo porta)
al collo come amuleto da cui attendersi assoluta protezione e
benedizione perenne.

A proposito di scapulariu......
... ecco una storia vera raccontata spesso da mio nonno
sempre con la stessa vivacità, incredulità e sorpresa di quando
l'aveva vissuta..
 

 

In un piccolo appezzamento di campagna di proprietà di mio nonno,
che si trovava in un posto molto impervio e isolato, tra un sasso
e l'altro c'era qualche albero da frutto:
un fico, uno o due albicocchi, alcuni melocotogni,
fichi d'india, e un grandissimo ciliegio,
credo che questo fosse tutto.
Nonostante il raccolto di queste piante fosse davvero misero,
il contadino del terreno confinante, si era preso l'impegno di
curare questi pochi alberi in cambio della metà del raccolto.

E così fu per molti anni.

Un bel giorno, di punto in bianco l'albero più grande, il ciliegio, 
iniziò ad essere preso d'assalto
da uno stormo di uccelli
(non per un gioco di parole, ma lo stormo era di "stormi"
che in sardo si nominano sempre al singolare "su sturru, il plurale
infatti non esiste per certi animali" o cose")

Gli stormi si avventavano su quelle belle ciliegie mature,
lasciando penzoloni solo i semi appesi al loro gambo.

 

 

I rimedi disponibili in quel tempo per questo genere di
calamità non dovevano essere poi tanti,
gli spaventapasseri, per quanto minacciosi,
non davano risultati, e se qualche raffica di pallini
poteva avere un qualche effetto questo certo non
durava più del fumo che faceva lo sparo,
senza contare il costo delle cartucce!

Un giorno qualcuno consigliò al contadino di rivolgersi
ad un sacerdote del paese più vicino, noto per le sue
capacità di alleviare sofferenze di piante e cristiani
con i suoi “scapularius”. 

  

Detto fatto, arriva il periodo delle ciliegie e,
alla prima v
isita in quella campagna, mio nonno nota che
dall'albero carico di ciliegie non ancora mature, pende,
attaccato ad un ramo come se fosse una borsetta
preziosa dimenticata, “unu scapulariu”.

Il contadino accorre e racconta....
... gli stormi....il consiglio....il prete...su scapulariu....

A sentire quel racconto mio nonno, scettico, sorride,
ma rimane colpito dalla convinzione del suo vicino e 
dall'originalità
della sua iniziativa.

Non passa nemmeno tutto il mese di maggio ed ecco
la moglie del contadino che si presenta a casa dei miei nonni
con un grande cesto (unu cadinu) in testa,  
stracolmo di bellissime ciliegie.

L a donna racconta "miriabilias de cussu scapulariu”:
di uccelli non se n'era visto più nemmeno uno su quell'albero.

Scetticismo a parte, quel sacchettino dal contenuto misterioso,
così colorato e ben cucito............... ebbene sì...
...avrebbe voluto proprio aprirlo mio nonno, per curiosarci dentro,
ma il contadino glielo impediva categoricamente.

Il prete gli aveva raccomandato di utilizzarlo SOLO nel periodo
dei frutti,
di custodirlo nelle altre stagioni affinchè non si logorasse,
di non aprirlo MAI
e di bruciarlo senza aprirlo, qualora non fosse più servito.

Passarono così altre annate di ricchissimi raccolti di ciliegie,
su scapulariu entrava ed usciva dal cassetto
e il miracolo si ripeteva ad ogni stagione.

Un bel giorno per consentire la costruzione di una casetta
in quel tratto di campagna, quella pianta venne abbattuta.

Su “scapulariu” capitò nelle mani di mio nonno che
se lo tenne. Tranquillizzato il vicino dicendogli che
lo avrebbe bruciato lui con le sue stesse mani,
se lo portò a casa. 

E così finisce la storia, ma...
ben sapendo che la curiosità non è solo femmina....
…......vi aspettate di sapere cosa c'era dentro questo "scapulariu"? 

Una bella letterina, ormai un po' scolorita,
scritta con penna e calamaio,
che suonava esattamente così:

Deo soe preide Murru
prottettore de sa cresia
e ordino a tie sturru
de lassai sa ceresia”

era persino firmato con firma svolazzante:  Preide Murru


Se volete rifletterci sopra sappiate che:

 a - La storia è vera.
b - Nè gli uccelli nè il contadino sapevano leggere.
c - La rima non era in baunese, forse in trieddino o mezzo campidanese
_________________________________________________________
parole mancanti nel dizionario
_________________________________________________________
 
attrempare       = arrampicarsi
banastra          = grande cesto di canne intrecciate
berigungiare      = vergognarsi
intrannues        = fra le nubi (detto del sole)
ungiulu             = a mani vuote
 

 

 

 
 
 
 

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