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Un blog creato da narademiatunisi il 10/09/2010

Naradém’ a tùnisi

La lingua sarda di Baunei (Ogliastra)

 
 

 

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P0 AS ANIMAS

Post n°13 pubblicato il 02 Novembre 2010 da narademiatunisi

  SA   DIE   DE   'AS   ANIMAS

 

 

Così si chiama a Baunei il giorno di commemorazione dei defunti
che ricorre il 2 di novembre.

In tutto il mondo e in tutte le religioni si festeggia questa ricorrenza
nel periodo che va dal 31 ottobre al 2 di novembre, periodo in cui cade
anche la festività di "Ognissanti",
"Dogniassantu" così chiamata a Baunei.

In questo periodo sono evidentmente raggruppate le feste per tutte
le categorie di anime, quelle dei morti e quelle dei santi.

 

 

 

La festa dei morti ha probabilmente origini pagane, ma è stata accreditata
tra le feste cattoliche solo nel 998, da Odilo, abate di Cluny, che,
per soddisfare l 'aspirazione generale dei fedeli ad avere un giorno
dedicato alla commemorazione dei morti, aggiungeva questa festa
a quella di Tutti i Santi già fissata al primo di novembre
dal Papa Gregorio IV, nell'anno 835.

Nutrire, come è evidente, è il primo atto di amore che si può
esercitare anche verso i defunti e nutrirli....
perchè no? magari nutrendo se stessi ,
Tutto questo forse per appagare quella necessità di raccogliersi e meditare,
talvolta anche in modo trasgressivo e beffardo,
davanti al grande mistero della morte.

Per questa festa quindi, come per tutte le feste del mondo, non
si prescinde dalla preparazione dei dolci tipici del luogo per questo periodo.

La peculiarità di questa ricorrenza, comune a molti paesi, consiste nel
donare dolci o frutti ai bambini che passano per le case a fare la loro
questua pronunciando la formula di rito:

"Cosa daggeis a's animas?" a Baunei,

"Dolcetto o scherzetto?" più cinicamente detto dai bambini
ricattatori di New York.

Noi, (timidi bambini di sessant'anni fa), ci preparavamo a questa festa
con i nostri piccoli cestini e passavano di casa in casa chiedendo un
qualcosa per le anime. I cestini venivano così riempiti di quello che all'epoca
era considerato ogni ben di Dio: noci, mandorle, fichi secchi
e qualche fetta di paniscedda....., nei casi più fortunati
qualche pabassino o delle ambitissime anguleddas.

A Baunei tutt'ora i bambini girano ancora per le case,
anche se in numero inferiore rispetto al passato.

Sempre moltissimi anni fa, (sig sig)
la sera prima della festa dei morti, appena buio,
anche i meno giovani usavano fare la loro questua, 
bussando alle porte delle case del paese,
alla ricerca di cibi più corposi: pane, prosciutto, formaggio e vino.

Io lo ricordo bene perchè ero terrorizzata nel vederli comparire
mascherati alla porta di casa di mio nonno, alcuni indossavano 
dei giubotti fatti con le pelli di agnello, altri portavano dei 
campanacci al collo, evidentemente sottratti per una notte
ai loro animali.

Iniziavano a bere da subito durante il giro
e dopo le prime porte, e i primi
"cumbidus",  proseguivano "alligrittus",
cantando e schiamazzando nelle vie del paese. 
Era così che, all'adunata finale in piazza di chiesa,
aggiungevano la famosa goccia all'altrettanto famoso vaso,
e, cantando e ballando, consumavano molto allegramente 
il 
resto delle cibarie ricevute in regalo.

Per questa loro usanza, che con le anime sembrava avere 
un fare poco riverente, venivano chiamate con molta ironia

 "AS ANIMAS DE CAMPANILE".

 
__________
_______________________________________________________________

Forse questo delle "animas de campanile" è qualcosa
di più simile all'attuale HALLOWEEN.

Perchè....si..., a volte..... ritornano!

Diciamolo pure a commento dell'assurdo ritorno
(e, poveri noi!,
"miserinus"....., anche a BAUNEI......!!!!!)
della festa di HALLOWEN!

Che ci piaccia o no, HALLOWEN, indisturbata, imperversa,
a mortificazione di quanto finora interiorizzato dalla nostra cultura.
Nulla di statico nella cultura e nella società su questo mondo, si sa, ma......

Halloween, questo mix di degradati spezzoni culturali, gira come un
qualsiasi prodotto consumistico che, ricco di suggestioni a pronta
presa, passa leggero dentro di noi attraverso vetrine e televisioni.

Mi interrogo spesso sulla qualità delle abitudini che attecchiscono
meglio e quale sia la loro risonanza sul nostro piccolo vivere sia personale che sociale.

 

RICETTA DELLA PANISCEDDA

La paniscedda era un dolce prelibato, tipico di questa ricorrenza, la cui 
ricetta si è modificata di recente con l'aggiunta di altri ingredienti 
come ad esempio i grassi, prima non contemplati, ma che 
originariamente era un pane condito con mandorle e uva passa e 
addolcito con la SAPA (SABA in baunese o BINU COTTU, nient'altro 
che mosto, cotto fino a ridurlo ad un dolcissimo e aromatico fluido) .

Ecco la ricetta più antica della paniscedda, antica, si, sebbene 
recuperata attraverso il nostro 
avanguardistico strumento 
internet "narademiatunisi@libero.it
(col contributo collettivo di molti baunesi 
che non posso nominare tutti ma che ringrazio).

Ingredienti:

1 kg. Farina

gr. 300 Zucchero

un panetto di lievito di birra

gr. 200 Uva passa

gr. 250 Miele

gr. 250 vino cotto

semi di finocchio (matafalua)

Noci e (o) Mandorle a piacere

un po' di acqua se serve.

Si lavorano prima la farina con gli ingredienti liquidi, poi si 
aggiungono gli altri ingredienti, si impasta bene in una 
"impastera" 
e si fanno le pagnotte che si lasciano lievitare per una giornata intera.

Si cuociono poi in forno caldo come per il pane, meglio se forno
tradizionale a legna.

Quando si vede che si sollevano un bel po' vuol dire che sono cotte.

 

Per dare alle pagnotte quell’aspetto lucido, si tuffano in 
acqua calda e si rinfornano per qualche istante.

 

 
 
 
 

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