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L’isola dello smeraldo

Post n°84 pubblicato il 10 Aprile 2008 da navigator77
Foto di navigator77

(seconda parte)

In colpevole ritardo.. il racconto sull'avventura nelle verdi lande continua..

Il viaggio prosegue in direzione nord-est, verso le terre rappresentate ancora dalla monarchia britannica.. e la scelta di andare lì era stata una delle "basi" su cui stabilire un itinerario di massima: troppa era la voglia e ghiotta l'occasione per toccare con mano le differenze con il resto dell'isola, "vivere" la cultura di un terrorismo che da pochi mesi aveva concesso una tregua "ufficiale" alle dimostrazioni armate, ed è stata anche un'occasione per fare un bel ripasso storico in alcuni casi, e nuove conoscenze in altri.

Se storia stavamo cercando, quella di Derry è stata una tappa ideale.. a partire dalla struttura cittadina, avvolta da mura interaente percorribili, sulle quali ancora si adagiavano fieri e minacciosi, ma per fortuna inoffensivi, cannoni destinati ora ad essere un luogo per fotografie più o meno originali. E parlano in silenzio anche gli imponenti murales posti sulle facciate degli edifici immediatamente al di fuori delle mura stesse.. ed a fargli guardia, insieme ad un monumento ai caduti della seconda guerra mondiale, c'è quello ben più rumoroso dedicato alla trsite Bloody Sunday, alla quale quelle mura hanno fatto da testimone.

Da urbano il percorso diventa di nuovo naturalistico, come del resto ci siam abituati, e puntando a nord un altro spettacolo attende la vista: la Giant Causeway, una moltitudine di pietre perfettamente esagonali che formano la "passeggiata dei giganti", sulla quale leggenda e spiegazioni scientifich si intrecciano in maniera affascinante! A pochi chilometri di distanza una parentesi "alcoolica" ci attrae, non nel classico lato di "consumatori" (quella è un pò data per scontata.. eh eh..) ma stavolta si ammirano i "produttori" della fabbrica da whiskye legale più antica del mondo, che sorge sulle colline di Bushmills, nella quale si può ammirare tutto il processo produttivo dell'omonima fabbrica; la piccola sfortuna è stata quella di capitarci la domenica, in cui ovviamente lo stabilimento è fermo e quindi non è stato possibile vedere il processo "in opera", e ci si è quindi accontentati della dettagliata spiegazione della guida.

Un nuovo tuffo in una città piena di storia ma "under construction" come Belfast. Questa infatti è stata l'impressione: tanti cantieri aperti, molta richiesta di forza lavoro, ed anche i prezzi più bassi trovati in territorio britannico. Ovviamente non poteva mancare il giro (rigorosamente di giorno) al quartiere delle "troubles", che si caratterizza per i murales di protesta sociale noti un pò in tutto il mondo.

L'ultima sera trascorsa in un paesino alle porte di Dublino, in un piccolo paese, per una serie di coincidenze porta a vivere un'esperienza un pò particolare, ovvero non quella di un pub irlandese "tipico" ma europeizzato, ma di uno rimasto così come è probabilmente da 100 anni, dedicato eslclusivamente alla popolazione locale, in un'atmosfera da film con una fascia di età che spazia dai 15 agli 80 anni, capita che Joe, il gestore del bar, inizialmente si rifiutava di darci da bere (!), almeno fino a quando non ha visto che si socializzava con alcuni frequentatori definiti "affidabili" (come loro stessi ci hanno spiegato); poi dopo il "gelo" inziale ci si trovava con un paio di loro, i fratelli Pietro e Paolo, chiamati così dai loro genitori che avevano fatto il viaggio di nozze a Roma, che spiegavano le regole del calcio gaelico e le differenze con quello "classico", ci davano dritte sulle persone da "evitare" (i classici "cattivi" del villaggio che stavano in un angolo del pub con viso losco), ed un loro amico dava una lezione di senso civico dicendoci che per tornare a casa avrebbe chiamato un taxi poichè era troppo pieno per guidare, e che avrebbe recuperato la macchina il giorno dopo.

 
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