La notte sta morendo
ed è cretino cercare di fermare le lacrime ridendo
ma per uno come me, l'ho già detto,
che voleva prenderti per mano
e volare sopra un tetto...
Avevamo una tenda piantata sulla spiaggia, vicino al mare.
Quattro amici accampati nella sabbia di nessuno, tra il bagno Gazzella e il Kursaal.
Dormivamo su dei lettini prendisole in prestito, nei sacchi a pelo, e in cambio, di giorno, aiutavamo il bagnino con gli ombrelloni, gli sdrai, i mosconi e i pedalò.
Non c'era paga, solo da mangiare gratis e una libertà pressochè infinita, una sensazione nuova e così forte, a sedici anni, da lasciarci ubriachi di gioia.
Non c'era bisogno di sbronze o droghe, il tessuto stesso di quella vita era sufficiente a garantirci un'euforia costante e magica.
Beh, a dire la verità, mi ricordo anche di una grigliata di anguille, cefali e acquadelle a mezzogiorno, con una quantità infinita di frizzantino fresco, seguita da una vomitata mondiale dietro le cabine, sotto il sole implacabile del pomeriggio.
Una doccia fredda, e poi subito a vedere in mezzo alla torcida, davanti alla Tv del bagno, Italia-Argentina 2 a 1, urlando stai zitto stronzo! a Maradona con la maglia strappata da Gentile: se non erano giorni mitici quelli...
E la musica.
La musica che incorniciava quegli stessi giorni.
Concert in Central Park di Simon & Garfunkel, la colonna sonora di The Blues Brothers e una serie di 45 estivi e indimenticabili di Yazoo, Human League, Imagination, ABC... tanta robba...
Ma soprattutto Dalla.
Dalla e De Gregori.
E Fino, il mitico Fino.
Era un compagno di scuola del mio compare Paso, e suonava la chitarra come un Dio, o almeno così mi sembrava, un abilità che gli invidiavo tantissimo.
Gli bastava sentire una canzone, provava due accordi e in trenta secondi era pronto a suonarla.
Ed io cantavo, cantavo.
Le sapevo tutte a memoria (e le ricordo ancora oggi), aiutato anche dalla conoscenza dell'inglese che allora era merce rara, e la gente ci stava pure ad ascoltare.
Fino prendeva la corriera e ci veniva a trovare al mare, e la serata passava in uno dei tanti locali all'aperto su viale Carducci agli Estensi, con lui che suonava e io che cantavo.
Piada e birra davanti alla partita serale dei mondiali in Spagna, poi si tirava fuori la chitarra e si cominciava.
Non è che ci mettessimo d'accordo con i gestori dei locali, ma siccome si formava sempre un piccolo capannello di gente ad ascoltare, e questi consumavano, a fine serata capitava che non ci facessero pagare le nostre birre e ci invitassero a tornare.
Era un mondo un pò diverso, allora.
E in mezzo a quelli che stavano lì a sentirci, capitava anche che ci fosse qualche ragazzina interessata. Come Ivonne, una giovane valchiria della Bassa Pomerania che portava degli agghiaccianti pantacalze a rigoni verticali bianchi e neri, ma molto carina.
Io e Fino avevamo un repertorio abbastanza vasto e vario, ma tra i nostri cavalli di battaglia c'erano sempre Cara, Stella di Mare, Siamo Dei, La Settima Luna, Buffalo Bill (che mi veniva particolarmente bene) e Banana Republic.
Anche di giorno, nelle prime e vuote ore del pomeriggio, quando l'Adriatico comincia a incresparsi per l'arrivo dello scirocco, presidiavamo il solitario ombrellone del bagnino, e il tempo passava pigro suonando e cantando quelle canzoni forse un pò malinconiche, ma di una malinconia sognante, velata.
Ricordo benissimo la sensazione del sole che mi scaldava senza bruciare le gambe abbronzate come non mai, lo sguardo che vagava sull'orizzonte sotto i Wayfarer, e quanto era facile immaginarsi un futuro di delusioni, grandi imprese e una thailandese.
Sarebbero state ancora quelle stesse canzoni, due anni dopo, a farmi compagnia anche nella pazza estate in cui conobbi mia moglie.
Ma questa è un'altra storia.
Ai primi di agosto del 1982 la nostra compagnia del bagno Gazzella si sciolse, io ero in partenza per un soggiorno di studio in Germania (dopo tre settimane con Ivonne ricordo che addirittura pensavo in tedesco), la nazionale si apprestava alla finale di Madrid e gli amici avevano altri impegni.
Ma quel mese di luglio di trent'anni fa...
Grazie Lucio, è stato bello.
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