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Quelli che sognano di giorno sono consapevoli di tante cose che sfuggono a quelli che sognano solo di notte. (Edgar A. Poe)

 

 

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TWILIGHT ZONE - Parte II

Post n°699 pubblicato il 17 Novembre 2013 da sciffo

Hey you! Out there in the cold
Getting lonely, getting old, can you feel me?

Riflettei un istante. 
Tutta la faccenda era semplicemente pazzesca, tanto da farmi davvero credere di essere in un sogno. Ma, se lo era, tanto valeva vedere come andava a finire.
E poi mi stavo divertendo.  

"Ammettiamo che sia come dici tu ...non posso farti domande senza paura delle risposte. Potrei scoprire cose terribili, e preferisco non saperle. A dire il vero, mi basta guardarti in faccia per averne quasi la certezza.
Facciamo così, visto che rappresenti la metà senziente, parla tu. Tralascia le brutte notizie, e pure le cazzate, e limitiamoci alle indicazioni di massima che pensi possano essermi, esserci, utili. Che ne dici?"

"Si, forse hai ragione. Mmmh ...da dove cominciare?"
Flettè un paio di volte le dita, come un pianista che vuole eliminare ogni rigidità prima del concerto, poi si portò una mano al mento e volse gli occhi al cielo.
"Dunque, vediamo: innanzitutto, non stare troppo a preoccuparti. E' vero, la mia faccia è quella di un reduce, e pure di una guerra sanguinosa, ma non è proprio così.
La guerra c'è, ma è per tutti, e siamo tutti veterani, sia quelli che attaccano alla baionetta le trincee nemiche, sotto il fuoco delle mitragliatrici, sia quelli che stanno in fureria a compilare ordini di munizioni.
L'importante è non credersi mai gli unici a portare la croce perchè, se succede, quello è il momento in cui siamo perduti.
Tu hai sempre apprezzato un leale confronto fisico, quindi dovresti capire facilmente  che se ho questo ghigno, così diverso dal tuo sorriso sfrontato, è perchè ci troviamo in due fasi diverse del combattimento: tu sei quello ancora fresco e aggressivo dei primi round, convinto di poter mettere ko l'avversario in pochi minuti.
Io, invece, sono quello della parte finale del match, che si è reso conto che il maledetto che ha di fronte è un osso duro, molto duro. E che, se proprio gli andrà bene, potrà sperare in una risicatissima vittoria ai punti. Anche se temo che, quando arriverà l’ultima ripresa, sarà già un bel risultato riuscire a reggersi in piedi fino alla campana."

Lo vidi rabbrividire, come se un vento gelido gli avesse attraversato le ossa, mentre io invece stavo sudando come un grizzly perso nel deserto.
Continuò.
"C'è una cosa che devi finalmente interiorizzare, e sarebbe proprio ora. E cioè che, anche se ti sembrerà incredibile, tutti noi abbiamo un cammino di massima segnato, chiamalo come cazzo vuoi, se ti piace anche destino. Non si tratta di qualche frase scritta con caratteri gotici da un astrologo mezzo finocchio, in un libro polveroso.
Ciascuno di noi è fatto a modo suo, e questo nostro modo d'essere ci porta inevitabilmente a compiere determinate azioni e scelte. Tutto qui, semplice e intuitivo, e nessuno può farci un bel niente, men che meno noi stessi. Nessuno può cambiare nessuno.
Ricordi quando da ragazzo, con gli amici, passavate quasi ogni pomeriggio d'inverno a giocare a Monopoli?"

Me lo ricordavo bene, anzi il pensiero di quei bambini, con maglioni a rombi anni 70, mi scaldò per un attimo il petto …ma che c'azzeccava?
Il mio doppio rise, nel vedere il mio sguardo interrogativo, poi riprese.

"Prova a ricordare davvero: c'era chi di solito vinceva, chi invariabilmente finiva spolpato dopo pochi giri, chi era sempre in prigione, chi si accontentava di vivacchiare in attesa della merenda. I giocatori erano sempre gli stessi, e ciascuno di loro giocava sempre nello stesso modo, con esiti quasi sempre uguali.
C'era quello che pescava la carta degli Imprevisti e trovava immancabilmente una rendita fortunata, e quello che invece ogni volta ci trovava una multa o una condanna a tre giri in prigione senza nemmeno passare dal Via.
La vita è molto più complessa di una partita a Monopoli, ma in fondo è sempre la pasta di cui siamo fatti che determina le nostre azioni, e cercare di contrastare questa tendenza, di essere qualcun altro, può portare solo disastri.
Invece, occorre imparare a cavalcare queste correnti neurali, ad assecondarle ed a cercare di trarne quando possibile vantaggio, e negli altri casi, a limitare i danni."

Lo interruppi: "In altre parole, a vedere la bottiglia mezza piena."

"Si, ed anche a farsi piacere il liquido che c’è dentro, fosse pure piscio. Certo, se qualche volta ci trovi una birra fresca, è meglio."

"Beh. francamente non mi pare chissà quale rivelazione."

"Infatti, hai ragione. Questa è solo la premessa. Il vero problema è capire chi siamo: quello che a Monopoli vince sempre, quello che insegue il sogno di un hotel a Parco della Vittoria o quello felice con una sola casa in Viale Monterosa?
Se riusciamo a svelare l'enigma, e ad accettare la verità, la nostra vita avrà una direzione chiara ed una destinazione alla quale, se non altro, tendere. Noi ci autodistruggiamo quando pensiamo, o speriamo, di essere diversi da quella che è la nostra vera natura. Ma qual è questa essenza, la nostra fibra elementare?
Purtroppo, la risposta quasi mai è quella che vorremmo scoprire. Eppure, dobbiamo farla nostra per riuscire a vivere davvero". 

"Mi sembra di averla già sentita, questa. Socrate l'ho studiato in terza liceo. Non mi pare niente di rivoluzionario..."

"Mai detto che lo fosse, ciccio. Però prova a pensare a te stesso, o alle persone che hai vicino. Secondo te c'è qualcuno di voi che davvero si conosce, si accetta per quello che è, e si comporta di conseguenza? Solo i bambini più piccoli, nei quali tutto è istinto, sanno chi sono o, se preferisci, cosa vogliono.
E più la vita avanza, di solito, più si perde la direzione e la consapevolezza di sè. Le crisi dell'adolescenza, non a caso, arrivano quando inizia l'età adulta e l'istintività, la semplicità d'intenti lasciano spazio alle prime e artificiose responsabilità di contesto.
Per non parlare poi della mezza età, quando diviene evidente e irreversibile il disallineamento tra l'immagine ideale che si ha di sè ed una realtà quasi sempre ben diversa.
I più sfasati, poi, sono certi anziani, che si considerano magari dei saggi, ma nei quali invece il disallineamento spesso si è solo incancrenito, distruggendo ogni capacità di ragionamento critico. E così diventano quasi sempre dei gran rompicoglioni, altro che oracoli di Delfi, al più possono esibire le loro ferite e raccontare come se le sono fatte. 

Anche questo l'avrai studiato in terza liceo, è un elaborazione postmoderna del mito della caverna. Ma il conoscere la filosofia classica e il riuscire ad evitare gli ostacoli dell'esistenza sono due capacità affatto complementari. Anzi, direi quasi  antitetiche, perchè spesso sono proprio le persone meno istruite e più semplici, quelle ancora vicine all'io-bambino, a portare a casa la pellaccia in battaglia."

La mia mente fece scorrere alla velocità della luce i volti dei miei amici, e dovetti convenire che, in effetti, le loro strade, per quanto potessi giudicare, si erano spesso evolute in direzioni del tutto congrue con quanto avevo appena sentito enunciare.

"E quindi veniamo al nostro caso: tu pensi di conoscere te stesso, di sapere dove vuoi andare?" mi chiese dopo una breve pausa, ogni parola che pesava come un masso dolomitico.

Non mi ci volle molto per trovare dentro di me la risposta, e scuotere lentamente la testa. Si, forse qualche elemento ce l'avevo, ma per lo più ero un aggregato di tracotanza (ancora il maledetto Socrate!), come chiunque altro del resto.
D'un tratto mi sentivo privo di consistenza, bidimensionale come un personaggio dei fumetti.

(Continua)

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Commenti al Post:
mauropaterno
mauropaterno il 19/11/13 alle 13:22 via WEB
Una delle cose più belle che abbia mai letto. O forse, solo la cosa giusta nel momento, che è sempre quello giusto. Mi vien voglia di fare subito un altro programma radio, se la prospettiva è quella di leggere storie come queste. Grazie.
 
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