Creato da dimitriolisa il 18/04/2010

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COMITATO REFERENDARIO DI LACCHIARELLA

Post n°30 pubblicato il 20 Aprile 2011 da dimitriolisa

 

12-13 GIUGNO REFERENDUM DAY

                                           

Il comitato referendario Lacchiarellese da il via alle campagne di informazione per l’acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento.

 

Chiunque voglia avere informazioni ci troverete:

 

  • SABATO 7 MAGGIO H 9.00 SUPERMERCATO SMA
  • SABATO 14 MAGGIO H 14.00 MERCATO
  • DOMENICA 22 MAGGIO H 9.00 IN PIAZZA
  • SABATO 28 MAGGIO H 9.00 SUPERMERCATO SMA
  • SABATO 4 GIUGNO H 14.00 MERCATO
  • DOMANICA 5 GIUGNO H 9.00 IN PIAZZA

 

 

 

 

COMITATO REFERENDARIO LACCHIARELLESE

 

 

 

 

                                           

 

 
 
 

Post N° 29

Post n°29 pubblicato il 30 Marzo 2011 da dimitriolisa
Foto di dimitriolisa

10 domande/risposte

􀁮 Gli impianti atomici di terza generazione sono più sicuri dei precedenti?

I reattori nucleari di III generazione, sviluppati negli anni ’90, rappresentano l’evoluzione della II generazione sviluppata negli anni 1960-70, la fisica del reattore e’ immutata, sono stati invece migliorati tutti i dispositivi tecnologici di contorno.

Sul fronte sicurezza, la terza generazione si distingue dalla precedente perchè’ i sistemi di sicurezza sono ridondanti o sono di tipo “passivo”. I reattori di tipo EPR (European Pressurized Reactor) sono di tipo ridondante ovvero se ad

esempio esiste un sistema di pompe per far circolare l’acqua per il raffreddamento, tale sistema è quadruplicato in modo che ve ne sono altri tre di scorta in caso di guasto.

I sistemi passivi (come l’AP 1000 (Advanced Passive) di Werstinghouse) sono invece quelli che, facendo affidamento su circolazione naturale, gravità, convezione e gas compressi, fanno sì che il reattore sia in grado di auto-arrestarsi in caso

di necessità e di assicurare la refrigerazione anche in assenza di alimentazione elettrica e di operatori umani.

E’ indubbio che i reattori di III generazione siano migliori dei precedenti, così come una nuova auto è generalmente più sicura del vecchio modello rottamato, ma il rischio di incidenti catastrofici permane inalterato. Riguardo agli EPR va segnalato che il giornale inglese “The Independent” sostiene che in caso di incidente morirebbero il doppio delle persone rispetto ad un vecchio reattore poiché la quantità di materiali radioattivi presenti nei reattori nuovi e’ maggiore. I documenti redatti da EDF (L’Enel francese), dicono che le quantità di Bromo, Rubidio, Iodio e Cesio radioattivi saranno 4 volte superiori rispetto ad un reattore normale. Stime indipendenti di Posiva Oy (che smaltisce scorie nucleari finlandesi) dicono che lo Iodio 129 sarebbe 7 volte tanto, la NAGRA (Swiss National Co-operative for the Disposal of Radioactive Waste) dice che il Cesio 135 e 137 (quello che ancor oggi si trova nei funghi dopo Chernobyl)  prodotto sarebbe 11 volte tanto.

􀁯 Un terribile incidente come quello di Chernobyl oggi potrebbe ripetersi?

Ovviamente è difficile che accada un incidente simile ma è statisticamente impossibile escludere la possibilità di un incidente grave in una centrale atomica. In base al numero attuale di reattori in circolazione gli scienziati stimano la probabilità di un incidente catastrofico ogni 200 anni (Aspoitalia). Se, come dice Berlusconi, i reattori nucleari dovessero rapidamente quadruplicarsi, avremmo un incidente catastrofico ogni 25 anni. Ininterrotto è invece lo stillicidio di “piccoli” incidenti: nel 2008 vi sono stati 4 incidenti nelle centrali spagnole (oggi acquisite da Enel) e nel solo mese di luglio sono tre i casi segnalati in Francia (Tricastin e Romans-sur-Isère). Pensiamo a luoghi fortemente urbanizzati come la Pianura Padana...

􀁰 Le centrali EPR destinate all’Italia garantiranno un risparmio sulle bollette dei cittadini?

No. Qualcuno ha rilevato sconti sulla propria bolletta dopo l’avvio della riconvertita centrale di Torre Valdaliga Nord? La riconversione di questa grande centrale da petrolio a carbone, definito “pulito”, inaugurata il 30 luglio 2008 da Scajola in

persona, era stata giustificata dall’Enel proprio per ridurre le tariffe elettriche, essendo il carbone meno costoso di metano e petrolio (anche se più inquinante). La verità è che le aziende elettriche sono società per azioni, votate alla generazione di profitti, e i profitti non si fanno abbassando le tariffe e promuovendo il risparmio. Anche la borsa elettrica, creata pochi anni fa con la liberalizzazione del mercato, doveva far abbassare i prezzi, ma è accaduto il contrario. Purtroppo “Il prezzo è fatto dal mercato e non dalla tecnologia produttiva” (Il Sole24Ore 2/8/2009).

􀁱 La creazione dei quattro reattori ci affrancherà del tutto dalle importazioni di greggio?

E’ falso sostenere, come ha fatto il governo italiano, che il nucleare costituisca una soluzione al problema dell’aumento del costo del petrolio. Vale la pena sottolineare che in Italia la generazione elettrica non utilizza il petrolio come fonte principale: nel 2008 i prodotti petroliferi hanno concorso alla produzione di energia elettrica con una quota del 6,8%, è il gas metano a coprire il 66% della produzione termoelettrica.

􀁲 Esistono rischi per gli abitanti che vivono nelle aree dove sorgeranno le centrali?

Sì per il banalissimo motivo che non esiste la certezza matematica che in una centrale nucleare non succedano incidenti. Gli ingegneri nucleari sanno benissimo che non si progetta nulla a rischio zero, si tende alla massima riduzione

possibile. Ma i rischi rimangono.

􀁳 Le scorie prodotte potranno essere smaltite in maniera definitiva?

Le scorie, per utilizzare le parole di Giuseppe Zampini, amministratore di Ansaldo Energia (che controlla Ansaldo nucleare): “sono il problema, uno dei punti su cui siamo caduti, sappiamo gestire le centrali ma in Italia non sappiamo

dove mettere le scorie”. Attualmente (dati ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) abbiamo circa 60 mila metri cubi di rifiuti radioattivi (in parte stoccati all’estero ma destinati a rientrare in Italia) e 235 tonnellate di combustibile irraggiato per cui dobbiamo trovare un sito sicuro. Iniziamo a smaltire queste prima di produrne altre!

􀁴 Esiste un sistema sicuro per rendere innocui plutonio e prodotti di fissione?

Non esistono oggi soluzioni concrete al problema dei rifiuti radioattivi. Le circa 250 mila tonnellate di rifiuti altamente radioattivi prodotti finora nel mondo sono tutte in attesa di essere conferite in siti di smaltimento definitivi. L’unico deposito di profondità esistente, si trova negli USA ma ospita solo rifiuti militari e non quelli dei reattori civili. Riguardo al plutonio, risultano particolarmente vulnerabili gli impianti di riprocessamento dove vengono riciclate le barre di combustibile esauste estraendo il plutonio generato e l’uranio non consumato. Durante il processo sono possibili sottrazioni di materiale perché e’ impossibile un controllo rigoroso fra materiale in entrata e in uscita nell’impianto.

Quando nel 1996 il Dipartimento per l’energia statunitense compilò il noto “50° Years Report”1, scoprì che non quadravano i conti fra entrate ed uscite di plutonio nei vari impianti. Da quello di Los Alamos risultavano spariti 765Kg, l’equivalente di 150 bombe nucleari!2

Il rischio trafugamenti non diminuirà in futuro, anzi aumenterà perché i nuovi EPR sono progettati per funzionare non solo con l’usuale uranio arricchito ma con il MOX (un mix di ossidi di uranio e plutonio), ottenuto proprio con gli impianti

di riprocessamento. Pertanto il “nuovo nucleare” sotto questo aspetto risulta più pericoloso rispetto al “vecchio”3. Dal 1995 l’Agenzia tiene nota di tutti gli incidenti che coinvolgono la sottrazione illecita, la detenzione e l’uso di materiale

nucleare4. Al 31 dicembre 2006 la lista prodotta contava ben 1.080 casi, Il 54% di origine criminale.

􀁵 Le future centrali di quarta generazione “ricicleranno” il plutonio?

La quarta generazione e’ un mito, e’ il sogno di una tecnologia nucleare che non abbia i problemi del nucleare! Attualmente esiste un comitato internazionale formato da dieci paesi che lavora su sei tecnologie di reattori, (www.gen-

4.org) comunemente identificato col termine quarta generazione: reattori veloci raffreddati a gas, reattori veloci raffreddati al piombo, reattori a sale fuso, reattori veloci raffreddati al sodio, reattori supercritici raffreddati ad acqua, reattori a gas ad altissima temperatura. Quali fra questi vedrà un giorno la luce e’ troppo presto per dirlo e qualsiasi previsione e’ puro esercizio di fantasia.

􀁶 Nazioni come Francia e Svezia possono rappresentare dei modelli per il nostro Paese?

Ogni paese deve cercare il proprio modello di produzione di energia elettrica basandosi sulle proprie caratteristiche peculiari. La Svezia non ha il nostro clima per cui sarebbe un modello sbagliato, la Francia ha scelto il nucleare per

diverse ragioni, non escluso il fatto di avere un arsenale nucleare militare: il nucleare civile è integrato a quello militare poiché le tecnologie sono le stesse.

Certo, guardare oltre confine non fa mai male, ma perchè non guardare allora alla Spagna, alla Germania o al Portogallo? Un paese, come l’Italia, povero di risorse energetiche primarie e dipendente dalle importazioni dall’estero. Ebbene il

Portogallo sta diventando un leader mondiale nelle fonti alternative (Vedi Financial Times 28 febbraio 2009), ed entro il 2020 prevede di produrre il 60% dell’energia elettrica da fonti alternative! Quanti posti di lavoro pulito e diffuso si creerebbero in Italia potenziando le tecnologie solari?

􀁷 L’installazione dei reattori creerà una maggiore produzione di energia elettrica?

E’ ovvio che quattro centrali in più, alimentate con qualsiasi fonte, potrebbero aumentare la quantità di energia elettrica producibile. Ma un sistema elettrico e’ complesso: aumentare il numero di centrali non significa aumentare la produzione

di energia elettrica. L'energia elettrica non è facilmente accumulabile, se ne produce in misura eguale alla domanda, non di più; il 31 dicembre 2008 in Italia avevamo centrali installate per una potenza complessiva di 98.625 MW, una cifra

molto superiore alle nostre necessità (la potenza massima richiesta lo scorso anno è stata di 55.292 MW – Terna – Rete Elettrica Nazionale). Certo, la potenza massima non e’ mai disponibile interamente, a causa dei cicli di manutenzione, ma

deve essere chiaro che già oggi in Italia abbiamo impianti sufficienti, importiamo energia perchè i francesi la esportano a basso costo per il semplice fatto che un reattore nucleare non ha una produzione modulabile: quando parte non lo si

spegne fino a che il combustibile non si esaurisce, per cui se l'energia prodotta non viene usata la si deve disperdere, a quel punto tanto vale venderla a basso prezzo. Per inciso in Italia siamo anche esportatori di corrente, nel 2008 abbiamo

esportato 3.398 milioni di Kwh (Terna).

 

Comitato antinucleare – Unaltralombardia – Beati i costruttori di pace – LOC

Approfondimenti: www.marioagostinelli.it – www.martinbuber.eu – www.oltreilnucleare.it

 
 
 

NO NUCLEARE

Post n°28 pubblicato il 30 Marzo 2011 da dimitriolisa
Foto di dimitriolisa

PER CONTATTO

 

Carissime/i

La ripresa periodica di questa newsletter “Contatto” coincide con l’accelerazione dell’involuzione autoritaria del governo Berlusconi che non ha conosciuto soste nemmeno durante l’estate. Anzi. L’intreccio perverso privato-pubblico a cui sembra molto permeabile gran parte della classe dirigente italiana e che esibisce un “premier” sempre più feroce nel perseguire un disegno troppo debolmente contrastato, richiede che ogni nervo della società attiva si riconnetta e superi la frammentazione politica, delle esperienze, dei saperi, che è funzionale allo scorazzare delle destre. Per questo obiettivo, anche le brevi note che sono veicolate da “Contatto” e che magari a volte si presentano nelle vostre mailbox come una seccatura, verranno articolate su tutti i temi che necessitano di una critica e di una iniziativa forte per contrastare un sentire comune che si adagia contro un indispensabile cambiamento. Questo numero è dedicato al “bidone nucleare”, nella consapevolezza che dietro la follia della ricostruzione di reattori atomici ci siano molte bugie che nascondono un disegno dispotico, una estromissione del controllo democratico dal territorio e un attacco alle speranze sollevate dal ricorso alle fonti rinnovabili e alla riduzione dei consumi. C’è scarsa conoscenza al riguardo e siamo in forte ritardo nel mobilitarci e nel prepararci alla prima grande manifestazione nazionale contro il nucleare che si terrà in Lombardia il 24 Ottobre. Il testo messo qui di seguito in forma di domande-risposte è parte di un documento più completo, che costituisce un volantone da diffondere e che si può scaricare da Internet. Per necessità di spazio e di dimensioni il testo completo è stato qui sintetizzato e privato delle immagini con cui invece appare nel file che si può scaricare dal sito qui sotto riportato. E’ stato compilato da Roberto Meregalli ed è anche frutto di discussioni e lavori comuni. Assieme a molto altro materiale sull’energia che verrà continuamente aggiornato, potete scaricare il file originale, riproducibile come volantone, da www.marioagostinelli.it 

 

Energia nucleare: fantasie e realtà

 

Il 15 agosto 2009, con l’entrata in vigore della legge manovra n.99/2009, è ricominciata l’avventura atomica italiana.

Dopo 22 anni dai referendum che di fatto resero impossibile realizzare centrali nucleari nel nostro paese, sarà dunque nuovamente possibile farlo.

E’ opinione comune che l’uscita dell’Italia dal nucleare sia stata a suo tempo determinata dall’emotività scatenata dall’incidente di Cernobyl. Di certo l’attuale rientro del nostro paese nel nucleare appare una scelta ideologica e giustificata con affermazioni fasulle.

Governo e Confindustria fanno propaganda sostenendo che il nucleare risolverà tutti i nostri problemi:

• ridurrà il costo della bolletta elettrica,

• ridurrà la dipendenza dall’estero per i combustibili fossili,

• risolverà il problema del cambiamento climatico e

• risolleverà la nostra economia scatenando, per usare le parole di Fulvio Conti, a.d. di Enel, “un rinascimento industriale”.

Ma stanno davvero così le cose?

Costi.

Ovunque si ripete in maniera ossessiva che in Italia l’energia costa cara (si dice il 30% in più che all’estero) facendo pensare al normale cittadino che la sua bolletta della luce si abbasserà grazie al ritorno al nucleare. In realtà l’energia elettrica per i consumi medio-bassi (fascia in cui rientra la maggior parte delle famiglie italiane) è sempre stata conveniente rispetto al resto d’Europa. Anche se negli ultimi anni questo vantaggio si sta assottigliando, continuiamo a spendere meno della

media europea. Lo ha riaffermato a Luglio il garante per l’energia ed il gas nella sua relazione annuale:

“si può stimare che il 60% delle famiglie italiane, con consumi annui inferiori ai 2.500 kWh, paghi per l’elettricità prezzi più bassi della media europea”.

Va poi considerato che del costo del Kwh, la produzione incide per il 60%, il resto è composto da varie voci, fra cui trasmissione, tasse, oneri vari tipo CIP6 e oneri del vecchio nucleare. Per questi ultimi continueremo per anni a pagare la dismissione delle vecchie centrali ed il costo del futuro deposito per le scorie (stimato in 1,5 miliardidi euro) finirà in bolletta. Pertanto proprio a causa del nucleare il costo della bolletta non calerà: questa e una delle poche certezze per il futuro.

Dipendenza dall’estero.

Una centrale nucleare consuma combustibile prodotto a partire dall’uranio. In Italia non esistono giacimenti ( se non in Val Seriana, abbandonati e oggi di nuovo al centro di interesse delle società minerarie) e neppure esistono impianti di riprocessamento. Pertanto col nucleare continueremo a dipendere dall’estero.

Inoltre pochi sanno che delle circa 70 mila tonnellate di uranio consumate annualmente, solo il 28% proviene da paesi “stabili” e regolati da scambi commerciali trasparenti, come Australia, Canada ed Usa; il resto viene da Kazakhistan, Russia (avete presenti i problemi col gas nello scorso inverno?), Niger, Namibia e Uzbekistan.

 Cambiamento climatico.

Il nucleare viene proposto come l’unica soluzione al problema di ridurre le emissioni di CO2. Vanno chiariti due aspetti. Innanzitutto a chi come la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, (sul Sole 24Ore del 10 luglio), saluta il ritorno all’atomo elettrico come una “opzione importante anche per raggiungere gli obiettivi di Kyoto”, va ricordato che il Protocollo di Kyoto, stabilisce che l’Italia nel periodo 2008-2012 riduca le proprie emissioni di CO2 in atmosfera nella misura del 6,5% rispetto ai livelli riscontrati nel 1990. La posa della prima pietra della prima centrale nucleare italiana si svolgerà, secondo gli obiettivi di Scajola, nel 2013 (quando Kyoto sarà scaduto). Pertanto, di quale Kyoto si sta parlando?

Secondariamente, è falso affermare che questo tipo di centrali non produca CO2.

Costruire un centrale nucleare comporta il consumo di una quantità talmente elevata di energia che occorrono anni di generazione di corrente per compensarla. Si aggiunga il fatto che l’estrazione e l’arricchimento dell’uranio sono attività complesse ed energivore. A conti fatti gli esperti valutano che ogni kWh nucleare emetta una cifra variabile dai 96 ai 134 grammi di CO2. (Oxford Research Group).

Se davvero si vogliono ridurre le emissioni di gas serra vi sono altre strade: innanzitutto il risparmio energetico, universalmente riconosciuto come lo strumento più efficace. Secondariamente le fonti rinnovabili, che eccetto che per il fotovoltaico, già oggi costano meno del nucleare, sono disponibili da subito (una pala eolica non richiede dieci anni per entrare in funzione), non creano rifiuti tossici e depositi che costano milioni di euro.

 Rinascimento industriale

Enel ha dichiarato nei giorni scorsi che ognuno dei quattro cantieri previsti per la costruzione dei reattori nucleari comprati dalla francese Areva impiegherà 2.500

persone per cinque anni ed in seguito in ogni centrale lavoreranno 500 persone, ovvero 2 mila nuovi posti di lavoro dal 2018 in avanti per un investimento di oltre 15 miliardi di euro.

Per fare un confronto, l’università Bocconi stima che le politiche energetiche del pacchetto europeo Clima – Energia entro il 2020 potranno garantire in Italia un’opportunità di business e sviluppo occupazionale notevole ed assai maggiore. Il valore degli investimenti, stimato in 100 miliardi di euro nei prossimi dodici anni, prevede un potenziale occupazionale di 250 mila unità lavorative nel 2020. Duecentocinquantamila posti di lavoro che però potrebbero essere creati all’estero, avverte lo studio della Bocconi, se il sistema produttivo italiano non sarà in

grado di sfruttare l’occasione. Peccato che il governo guardi indietro al nucleare piuttosto che guardare avanti verso la cosiddetta “green revolution”.

Competenza italiana nel campo nucleare. 

La stampa sottolinea che siamo pronti a partire, l’Ad di Enel Fulvio Conti ovviamente non ha dubbi al riguardo. Si ripete che Enel ha centrali atomiche in Spagna e Slovacchia, ma va detto che sono tipologie di centrali diverse dagli EPR che si costruiranno in Italia (tecnologia statunitense in Spagna e sovietica in Slovacchia), e che il personale appartiene a Slovenske Elektrarne e ad Endesa (società di cui Enel possiede la maggioranza azionaria), che certo non si trasferirà mai in Italia. In Francia, a Flamaville, dove si sta costruendo uno dei due EPR oggi in costruzione, l’Enel (partner con una quota del 12,5%) parla di significativa presenza di personale italiano nel cantiere: in realtà il contratto prevede la presenza di 65 persone, ora siamo a 50 e di queste 50 solo 5 sono effettivamente attive (vedi anche intervista a Philippe Leigne, ingegnere EDF su Handelsblatt, giornale tedesco, 8 luglio 2009). Non sono un po’ poche 5 persone in un cantiere di più di due mila unità? Soprattutto per pensare di poter tirare le file di quattro nuovi cantieri analoghi in Italia?

 

 

 

 

 

 

Quanto costa un reattore EPR? L’esempio finlandese

In origine, la centrale finlandese di Olkiluoto 3 (OL3), doveva essere pronta per quest'anno ed incarnava il simbolo del rinascimento nucleare. OL3 è un reattore dello stesso tipo che verrà costruito in Italia da Enel ed EDF in quattro esemplari. Per questo è utile osservare come sta

procedendo la sua costruzione. L'opera ha sinora maturato tre anni di ritardo ed ora si spera di concluderla entro la fine del 2012. Ma non sarà facile perchè nel frattempo la società costruttrice, Areva (consorziata con Siemens) è ai ferri corti col committente finlandese (TVO). Il contratto iniziale prevedeva infatti un costo fisso per l'opera, gli sforamenti sarebbero stati a carico del costruttore. Areva ovviamente oggi non gradisce la cosa e sostiene che i ritardi e i conseguenti aumenti di spesa sono stati causati da TVO.

Il 31 agosto 2009, Anne Lauvergeon, amministratore delegato di Areva, nel presentare i conti della società, ha annunciato che il costo dell'impianto ha raggiunto la cifra di 5,3 miliardi di euro (+75%

rispetto ai 3 miliardi preventivati) ammettendo che non è possibile determinare il costo finale dell'impianto finlandese (vedi Financial Times 1 settembre 2009).

 
 
 

EMERGENZA RIFIUTI NEL PARCO SUD

Post n°27 pubblicato il 20 Marzo 2011 da dimitriolisa

Siamo dinanzi ad un diffusisma presenza di discariche abusive ed illegali ,nel parco agricolo sud di milano.

E' preoccupantissima la recente scoparta di amianto sbriciolato lugno la strada del golf club di Tolcinasco eternit proveniente da tetti di capannoni

Per non dimenticare lo spettacolo lungo la val tidone tra opera e locate.

e la Salvanesco?stada che collega via dei missaglia con via ripamonti,anche li ritrovamenti di eternit sotterrato e discariche improvvisate

la discarica abusiva di via gattinara??nel cuore del parco agricolo

le centinaia di sacchi getteti nella strada che collega pieve emanuele a lacchiarella? 

Macosa vogliono far cresce nel nostro meraviglioso parco agricolo alberi giganti che creano case anzi che frutti??

considerata la vastita del fenomeno non ci resta che continuare a denunciare questi ritrovamnti. sperando che al piu presto le autorita competenti riascono a bloccare questo scempio del nostro parco

Lisa

 
 
 

La fraudolenta mitologia del nucleare di Nicola Melloni

Post n°26 pubblicato il 20 Marzo 2011 da dimitriolisa
 


I tragici fatti del Giappone cui abbiamo assistito in questi giorni hanno 
avuto una forte eco anche in Italia. Non erano passate che poche ore dal 
terremoto che già l'establishment nuclearista era sul piede di guerra. I suoi 
esponenti più illustri, a partire dall'ineffabile Chicco Testa, si sono 
precipitati in tv, tentando di spiegare, senza tema del ridicolo, che la 
centrale di Fukushima era completamente sicura. Dopo questi primi folli 
interventi, immediatamente smentiti dai fatti, si sono susseguiti commenti di 
esperti, opinionisti e politici che invitavano alla calma e alla ragionevolezza 
rilanciando una serie impressionante di luoghi comuni che hanno l'unico 
obiettivo di nascondere la vera natura del problema legato al nucleare. 
Il mantra più ricorrente di questi giorni è che non si può agire in base 
all'emotività e che bisogna mantenere la razionalità anche davanti alle più 
grandi tragedie, cioè che l'apocalisse giapponese non deve cambiare le nostre 
opinioni sul nucleare. Ma si tratta di una mistificazione: sostenere, come si è 
fatto fino a Giovedì, il sì al nucleare contando su 25 anni senza clamorosi 
incidenti non vuol dire essere razionali, ma semplicemente cercar di far 
dimenticare i rischi che l'energia nucleare comporta. Si tratta di due emozioni 
diverse - l'apatia contro lo sgomento - ma nessuna delle due può essere 
considerata più ragionevole dell'altra. Non solo: in realtà l'incidente di 
Fukushima, nella sua drammaticità, ci fornisce nuove informazioni, bene 
preziosissimo se si vuole che l'elettorato scelga "usando la testa" e non "la 
pancia". E cosa ci dicono gli eventi di questi giorni? Che il pericolo di 
incidente esiste sempre, al contrario di quanto propagandato dal partito 
pronucleare anche per il tramite di pubblicità fuorvianti. 
Il secondo tema su cui gli amici del nucleare insistono è che l'Italia non è 
il Giappone e quindi non corriamo rischi di sorta. Ma chi lo dice? Anche i 
Giapponesi, ben abituati ai terremoti, erano sicuri, fino a giovedì scorso, che 
un evento così cataclismatico fosse impossibile. Ma l'unica cosa veramente 
impossibile è prevedere la natura. Vogliamo rischiare giocando sulle 
probabilità, come fossimo al casinò? Questo sì pare davvero insensato. Ancora: 
ci dicono che i rischi sono comunque minimi e che il nucleare è più sicuro 
delle altre fonti energetiche, anzi per Panebianco, sul Corriere della Sera, è 
la modernità stessa a portare sicurezza. Ma sicurezza per chi? Le scorie 
continuano ad essere radioattive per secoli, a volte per millenni, e quindi in 
effetti stiamo ponendo le basi per la riduzione della sicurezza del mondo non 
solo nel presente ma anche nel futuro: una maniera bizzarra di sfruttare i 
benefici della modernità. 
I rischi, dunque, ci sono ma questo non ferma i nostri convinti nuclearisti. 
Le centrali nucleari, dicono, esistono in vicinanza dei nostri confini (in 
Francia, Svizzera, Slovenia) e dunque, in caso di incidenti in quei paesi, 
saremmo a rischio anche noi. Tanto vale, allora, costruire le centrali anche al 
di qua dei nostri confini, il rischio rimarrebbe immutato, ma almeno potremmo 
godere dei benefici della produzione di energia atomica. Un argomento 
inquietante, soprattutto quando sostenuto da chi pretende di essere razionale e 
riflessivo: se gli altri sbagliano, dovremmo farlo anche noi, giusto per unirci 
al gregge? Senza neanche tenere in conto il dato oggettivo che smentisce la 
base, irrazionale, di tale ragionamento: il rischio per la popolazione dipende 
dalla prossimità all'incidente, come dimostra il fatto che a Fukushima è stata 
evacuata un'area del raggio di 30 km dall'esplosione, non di 100 o 200 km (la 
distanza che ci separa dalle centrali d'oltralpe).
Ma il vero cuore del problema è un altro, è il fabbisogno energetico. Si dice 
che siamo dipendenti dagli sceicchi e da Putin per l'approvvigionamento di 
petrolio e che il ricorso al nucleare ci darebbe indipendenza energetica; ma 
anche in questo caso si tratta di mistificazione. L'Italia non produce uranio o 
plutonio e quindi sempre dall'estero sarebbe dipendente! Inoltre il petrolio 
continuerebbe a rimanere fondamentale nella nostra vita quotidiana, come 
dimostra il caso fracese dove il consumo di petrolio procapite è superiore al 
nostro. Si dice anche che il nucleare costa meno, ma non è vero neppure questo, 
anzi secondo le ultime stime il nucleare è l'energia più cara. Certo, esiste 
una questione energetica, questo non possiamo nascondercelo. Ma proprio 
l'incidente di Fukushima potrebbe essere un'ottima occasione per ripensare in 
toto non solo la nostra politica energetica ma il nostro intero modello di 
sviluppo. Il nucleare in ogni caso non è una soluzione di lungo periodo, si 
tratta di un'energia non rinnovabile, destinata a finire, nè più nè meno del 
petrolio. E le rinnovabili, al momento, non garantiscono i livelli di consumo 
energetico che abbiamo avuto finora, soprattutto se estesi alle nuove economie 
del sud del mondo che avanzano impetuosamente. Il problema energetico è dunque 
il problema del capitalismo, un sistema economico basato sullo sfruttamento. 
Sfruttamento del lavoro, come già insegnava Marx, e sfruttamento delle risorse 
produttive, con la differenza fondamentale che non tutte queste risorse sono 
infinite, anzi. Rivedere i consumi, e quindi il processo fondamentale di 
accumulazione capitalista, lo scambio, non vuol dire affidarsi ad una retorica 
pauperista. I comunisti sono sempre stati dalla parte del progresso e per 
migliorare le condizioni di vita degli sfruttati. Ciò comporta però, già a 
partire dal brevissimo periodo, rivedere le nostre priorità, ridurre gli 
sprechi energetici, ridiscutere il sistema dei trasporti, abbandonando le 
quattro ruote e rilanciando i trasporti pubblici, dimenticare la logica degli 
status symbol derivanti dal consumismo dilagante. E rendersi conto che 
modernità non vuol dire comodità ma responsabilità. Si tratta essenzialmente di 
pianificare il nostro sviluppo in base non solo alle esigenze di profitto ma di 
sostenibilità. Non è certo con il palliativo nucleare che si risolveranno 
problemi che sono, invece, di natura sistemica.

 
 
 
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