Creato da messaggeria.normale il 05/08/2008

ancora pezzettini

Quasi una pizza margherita... ma senza pomodoro

 

 

Tentativi di Fuga

Post n°523 pubblicato il 11 Febbraio 2011 da messaggeria.normale
 

Strana ma non troppo questa mia voglia di correre e raggiungerti.
Raggiungerti come fossi un pezzo di terra senza tempo ancorata nel nulla.
Come fossi solo e soltanto aria fresca da farsi respirare.
Lo so,
non è giusto pensarti fermo,
a te che voli.
Non è giusto pensarti spopolato,
vento solo vento odorante di lavanda,
a te che sei carico e succoso e colmo e tanto.
Non è giusto pensarti la mia tana.
Ma sappilo,
a volte sono sproporzionata e spesso sarai il mio paradiso personale.
Sarai rifugio mio e il mio salvagente e quindi salvami e rifugiami.
Sappilo,
a volte sono davvero Egoista col maiuscolo.
E non scherzo.
Aggiustati.
(e intanto aggiustami)

                                              

La musica (Mi sono innamorato di te - Tenco solo piano)

clic

 
 
 

La vergognosa e piccante storia di San Vienveloce di Fretta, gemello diverso e nascosto di Lentino

Post n°522 pubblicato il 08 Febbraio 2011 da messaggeria.normale


San Vienveloce di Fretta è il santo patrono protettore

Degli infettati dal TROJ.DLOADER.SAW
Degli scapoli ad oltranza
Delle donne impuntuali
Dei blog rilevanti ma non troppo
Dei blogger sfigati che mai diventano famosi
Dei famosi che mai diventano blogger
Dei blogger affamati di donne impuntuali,

protette o no da San Vienveloce


Vita e miracoli di San Vienveloce di Fretta

Credesi che Vienveloce, santo e martire, nacque nei primi anni del XIII secolo in un posto (oggi Fretta, Italia) quasi spopolato.
Il mito racconta che fu cresciuto da una volpe romana e allattato da due bertucce (dette Romula e Remula).
Viene capito come "eletto da Dio" sin da piccolo, da quando fa miracolosamente crescere il pisello di un contadino dello Sahara.
Il pisello del contadino era ormai sotterrato da anni in attesa di acqua...

Miracolosamente dopo lo sguardo candido del piccolo Vienveloce e di una sua badante bionda, formosa e scarsa di abiti, la nominata pianta pisellare cresce in modo spaventoso e permette di alimentare tutto il paesino per ben 5 anni.
Essendo già un adolescente, gli occhi profondi di Vienveloce, aiutati dalle sue mani di falegname amatoriale, fecero miracoli in tanti.
Dicono che una giovane bella calda sensuale ragazza 23enne non potendo rimanere incinta si chinò davanti a Vienveloce pregando per un figlio.

Il santo uomo chiese di restare da solo con la ragazza per un po'.

Giorno e notte il santo uomo s'impegnò nel pregare insieme alla donna.

I libri sacri raccolgono le sante parole provenenti della santa stanza del santo uomo ed ascoltate da una fedele e rispettosa moltitudine
"dai dai
su su
bene bene
si si
mmm mmm
ancora ancora
siiiiiiiiii"
Quando la ragazza aprì la porta disse tutta rossa
"Ho visto il cielo in una stanza!! Non sono incinta ma son cuntenta!! Da oggi in più appartengo a Vienveloce!"

E lo seguì.
Essendo ormai Vienveloce un bel santo uomo, trovò un giorno un contadino la cui moglie non poteva rimanere incinta.

Chiese lui di restare da solo con la donna per un paio di ore e la storia si ripeté come scritto sopra.
Qualche giorno dopo, arrivò la sorella del contadino la quale nemmeno poteva rimanere incinta e Vienveloce fece il suo santo lavoro.
E lo fece anche con la vicina del contadino e con la sorella della vicina del contadino e con la figlia della sorella del contadino e con la vicina della figlia della sorella del contadino.
Rumori dicono che abbia pure fatto il santo mestiere col contadino. Ma sono fonti non troppo affidabili.
Pochi mesi dopo, quel bel paesino del nord era pieno di sorrisi di bimbi di occhi scuri che pisciavano lontano e mai sbagliavano le doppie,

Ricognizione Morte e Martirologio (non proprio in questo ordine)

È provabile che data la sua preferenza per donne belle giovani e sensuali, Vienveloce sia stato massacrato da un gruppo di zitelle furibonde.

Vienveloce, chi dedicò tutta la sua intera vita a dare amore (o qualcosa del genere), muore, ironicamente, sepolto sotto una valanga di "perusia basia" (noti dolcetti medievali, antecedenti dei famosi Baci Perugina).
Fu canonizzato nel secolo XV dal papa Grossolano VIII. Viene venerato il 29 febbraio oppure il 28 dicembre e anche il 1 aprile.
Reliquie: Due frammenti di Perusia Basia sotto i quali perì il santo uomo. Non si osservano liquefazioni di essi.
Emblema: un pisello mannaro di colore verde.

Preghiera

Il Vaticano ha accettato come ufficiali due preghiere da pregare a San Vienveloce di Fretta.
Una viene pregata con fede e devozione dalle donne e l'altra dagli uomini con uguale fede e uguale devozione.

Preghiera per Donne

San Vienveloce
Difendimi
Dei blogger senza blog
Proteggimi
Degli errori di ortografia
Salvami
dei commenti in lingue strane
Aiutami
A trovare un fidanzato
Aiutami
A farlo diventare marito
Aiutami ancora
A farlo diventare amanti della vicina quando non lo sopporterò più così io mi potrò fare l'idraulico che è cosi carino bono dolce e passionato e mi fa venire i brividi ogni volta che mi guarda!!
Grazie dolcissimo e amatissimo San Vienveloce

Preghiera per uomini

San Vienveloce San Vienveloce
che me la dia senza bisogno di nozze.
Grassieeeeee  SanVi!

*

*

*

*

Intanto, per i romantici accaniti,

c'è

S. VALENTINO's   BUBBLES


un giocondo gioco letterario

le cui regole trovate qui

 
 
 

ah gioco feroce, ah crudele gioco!

Ah che gioco crudele mi è capitato questa volta tra le mani...

Che gioco spietato senza un bacio né un cuore e senza potere dir amor amore!

Ah che gioco perverso!

Come parlar,

oh come,

come parlar d'amore senza amor nominar,

come parlare?

Gioco crudele!

Nessun nome migliore di "bacio" per un bacio.

Ma in questo gioco cruento,

dover sarà omettere "baciare",

e dire invece

"inumidire di me, le labbra tue".

Oppure

"aprire voglio col mio alito di vento, il sipario vorace della tua bocca deliziosa".

(E sì, ho esagerato!).

Ma ah che gioco crudele mi è capitato questa volta...

Come parlar d'amore senza dir "amare"?

E come amare senza respirarti, amore?

Tu dimmi,

anima mia,

quale nome migliore di "cuore" per il cuore?

Dobbiam per caso dire

"favolosa fragola di carne",

"farfalla capitana",

"muscolo fondente"?

Come chiamar il cuore se non "cuore",

"imprescindibile motherboard di pelle"?

Ah gioco crudele,

gioco assai feroce!

*

*

*

*

*

Vabbe' dai, basta lamenti!

Siete invitati

al

Gioco Letterario

S.     VALENTINO's     BUBBLES

( un po' blablablare

in attesa

(per chi attende)

del cupidino delle le frecce) 

Per saperne un po' di più,

Clicchiamo quic quic quic

Ricapitolando ma non troppo...

Si scrive d'amore

e di cuori che battono all'unisono

e di baci sfacciati

e chissà

di innamorati cotti oppure crudi

Ma senza

(Ho detto senza!)

azzardar nominar cuori e baci

e senza dir amore

né amare,

né amai,

né ti amo,

né cuore

né cuoricino del mio cuor

né baci, bacetti, bacioni

bababababaciami piccina

né amor c'ha null'amato amor eccetera

Sono stata spiegata??????????????????

La musica (Czeslaw Spiewa - Maszynka Do Swierkania - Official Video)

 
 
 

Post a basso contenuto calorico, decisamente

Post n°520 pubblicato il 27 Gennaio 2011 da messaggeria.normale

E allora stringevano decisamente una farfalla e si coloravano le guance.

E mordicchiavano decisamente un grappolo di uva e gli splendevano le labbra ed il sorriso.

E decisamente spremevano la notte per truccarsi gli occhi e per approfondir lo sguardo.

E i colibrì erano deciso cerchietto di brezza nei lunghi cappelli di deciso vento.

Nel tempo delle donne di zucchero filato,

si faceva così.


Gli omini di zenzero pero',

preferivano frequentare le donne acqua e sapone.

E le fanciulle di zucchero filato restavano zitelle eternamente.


Solo ogni tanto ma decisamente, le donne di zucchero filato strizzavano una nuvola e piangevano lacrime prive di sale e di pepe e di  piccante.

Ma solo e soltanto ogni tanto capitava che le donne di zucchero filato decisamente lacrimavano.

Perché il cuore di pralina delle donne di zucchero filato, decisamente batteva per i garbati marinai di cordiale marzapane.

 
 
 

leggermente, solo leggermente

Post n°519 pubblicato il 21 Gennaio 2011 da messaggeria.normale
 

Scendo le scale e mi avvolge un suono leggermente appiccicoso.

Solo leggermente.

Mi spolvera sul viso un insieme di sensazioni confuse.

Una fresca domenica di chiacchiere in famiglia sotto un pergolato di grappoli viola.

Il sapore amichevole della salvia.

Un venticello di sensuale lentezza, profumato.

Scendo le scale.

Il suono,

impreciso sul viso,

fila un groviglio vago,

una ragnatela di do re mi sol sola sì.

Svela un desiderio zingaro, la intima voglia di volare.

Questa assurda malinconia quotidiana, la serenità di qualche giorno.

Scendo le scale in cerca della metropolitana.

Un uomo si sgrana felino sul corpo sinuoso di un bandoneon.

Il suono riempe ogni angolo,

leggermente invadente, ma solo leggermente.

Un insieme d'incanto mi si spalma prima sulla guancia,

poi,

definitivamente mi avvince.

La musica ( Mulligan Piazzolla - Años de soledad)

 
 
 

plic plac reloaded

Post n°518 pubblicato il 20 Gennaio 2011 da messaggeria.normale
 

 

Piove.
Un perfetto pretesto per la malinconia e la facile onomatopea.
Nulla meglio della pioggia quando hai voglia di ciondolare a piacere qua e là.
Qua e là ma soprattuto qua perché qua la pioggia oggi ha il tuo nome.
Tutti i tuoi nomi.
Fuori plic placca e io posso sillabare sbagliando il tuo nome d'arte
e scompigliar decisamente quello di battesimo.
Che sciocchezza.
Ma plic plac piove e qua la pioggia ha tutti i tuoi nomi.
Ti riconosco nel dimenticato soprannome d'infanzia
e mordicchio il segreto nomignolo che esplode nell'attimo eterno dell'amore.
Plic plac.
Mi arrendo senza alcun disonore al tuo nome di battaglia quando non hai più voglia di battaglie. Sono trincea.
Plic plac piove,
il perfetto pretesto per un paio di farfalle nello stomaco.
Piove,
il perfetto pretesto per essere svergognatamente prevedibile.
Ma piove.
Qua piove e la pioggia ha il tuo nome e tutto mi è concesso,
persino la banalità di voler dire ti amo in un modo per niente originale.

 
 
 

Della serie cose che dovrei dire chiaramente ad alta voce ma scrivo in modo scuro e bisbigliando.

Post n°517 pubblicato il 19 Gennaio 2011 da messaggeria.normale
 

 

Vagabondo in un treno senza locomotiva.
Perdo lo sguardo oltre il finestrino, nel veloce trascinarsi dello spazio.
Strana cosa.
La scena si muove ed io resto ferma, seduta sulla mia panchina dentro un treno.
Perdo lo sguardo o quasi.
Lo lascio semplicemente pascolare, tristemente docile e mansueto.
Accarezzo il verde e poi il rosso e le foglie ingiallite e poi la chioma addormentata. Sfioro gli anni.
Un tocco lieve. Non so appoggiar lo sguardo, non so farlo concreto.
Vorrei essere capace di uno sguardo di pelle, corporeo e materiale ma posso solo un tocco esile, neanche vento.
(Il vento sa abolir le tracce e io non cancello e non instauro.)
Spreco tempo, seduta nel mio treno galleggiante.
A volte succede viceversa.
E sono io il verde ed il giallo e le chiome in attesa dell'estate. Ma sono scena che non si sposta.
Io non galoppo.
A volte succede,
sono un affresco che non batte dipinto su un muro che non batte.
Un paio di colori stonati su una tela dimenticabile.
Poi scuoto la testa e tutte queste certezze si sbandano nell'aria.
Dovrei smettere di rimescolar i capelli nella brezza.
Dovrei tenermi certi pensieri stretti nella mano ed annusarli perché spesso capisco gli odori molto meglio di quanto capisco le parole.
Dovrei finire di sprecare un tempo che non è solo mio.
Dovrei.


 
 
 

pLic pLac

Post n°516 pubblicato il 18 Gennaio 2011 da messaggeria.normale
 


pLiC pLac le dita della pioggia si portano via l'afa ed il calore.

da lontano arriva un odore solido di terra bagnata.

le piante di qualche balconcino lodano il sorso fresco,

ringraziano dondolando un leggero valzer verde.


pLiC pLac gocce spettinate.

pLiC pLac brevi.


pLiC pLac

il mondo torna a respirare per un po'.


pLiC


    pLac


io continuo a giocare il lento gioco del bradipo.

è quasi apnea.

penso.

penso che un giorno vorrò tornare a vivere.

penso che un giorno vorrò svegliarmi.

penso che potrebbe pero' mancarmi l'aria.

penso che potrei non ricordare come si fa.

penso che pLiC pLac

potrei non avere più tempo.


La musica ("Legend of the Wind" from the movie "Nausicaa")

 
 
 

breve viaggio nella terra chiara delle risposte scure

Post n°515 pubblicato il 14 Gennaio 2011 da messaggeria.normale
 

Mi indirizzai verso quella terra in cerca di risposte.
Trovai invece letteratura.
Cioè, parole.
(Non mi va di definire la letteratura che come parole sdraiate l'una accanto a l'altra oppure sovrapposte.
Almeno oggi).
Trovai parole come pezzi di puzzle, come calamite.
Si cercavano. A volte si adunavano.
Componevano disegni un po' decisamente prevedibili, un po' decisamente inaspettati.
Si facevano spudoratamente i fatti loro.
(Ah svergognate!)
Mi tuffai in un mare di verbi e di gesti.
Cloppete cloppete clop, passeggiavo un pizzico agitata in quella terra.
Ma dopo un po', meno tempestosa, acchiappai un paio di conchiglie.
Persa l'ansia, trovai un raspo di risposte.
Solo che dovei riformulare tutte le domande...

*

*

*

Un natale in giallo
Gioco letterario


Si vota


Ed io
(alla fine!)
ho votato


Siamo in zona cesarini...
Ma chi volesse,
ha fino alla mezzanotte

di questo

14 gennaio 2011
per esprimere il proprio voto,

o per semplicemente sbirciare le risposte
che abbiamo provato dare
alle gialle domande
di una arcobalenica signorina immersa in un mistero.

Clic clic clic

Ricordatevi,

avete fino alla mezzanotte,
Dopo,
I racconti si trasformano in zucche mannare.


 
 
 

Votazione, un giallo

Post n°514 pubblicato il 12 Gennaio 2011 da messaggeria.normale

 

Una notte singolare
Un mistero preoccupante
Una donna sensuale in cerca di risposte

Un natale tutto in giallo
Un premio segreto in gara


A te,

ignoto,

strepitoso,

meraviglioso

visitante,

la possibilità

di leggere

di scegliere

e

di votare

Clicca e Sappi

Oppure hai paura?

 
 
 

riferimenti

Post n°513 pubblicato il 11 Gennaio 2011 da messaggeria.normale
 

 

Se appoggi lo sguardo sul mare una mattina fresca di novembre,
gli occhi diventano foglie di edera mannara.
E dunque avrai lo sguardo verde e violarosso e a volte pure giallo zafferano e anche meravigliosamente variegato.
Sappi
che gli uomini folle folle follemente adorano gli sguardi policromi e mutevoli,
soprattuto se essi sanno anche arrampicarsi sulla pelle.
Stai attenta.
Così succederà se appoggi lo sguardo sulla schiena sfuggente del mare miagolante come chi posa un bacio sulla guancia di un bambino addormentato.


Se invece lo sguardo lo tuffi nel mare un sereno pomeriggio di settembre,
gli occhi diventano di sale.
E ogni volta che cucinerai del minestrone,
dovrai ricordarti di almeno un piccolo dolore.
Brevemente lacrimare,
non solo per risparmiare un po' del sale, ma per pulire il gentil cuore della troppa troppa troppa gioia.
Sappi
che la troppa gioia cancella poi il gusto di se stessa.
E come quando si mangia esageratamente cioccolata,
dopo un po' non si riesce più a gustar il sapore della sottil squisitezza.
Sappi
che la luce è la fedele innamorata delle ombre e l'ombra non sa respirar senza il bagliore.
Sappi
che pianto e sorriso sono un perfetto matrimonio fatto senza bisogno di contratti e documenti.
Stai attenta.
Così succederà se tuffi lo sguardo nel mare come fosse un secchio colmo di parole da inventare.


Se invece,
una perfetta notte di un giorno di un mese che non sai,
seppellisci lo sguardo nel punto giusto in cui il mare diventa oceano profondo,
allora capirai il segreto nascosto in ogni sguardo tuo e non.


Così raccontavano le vecchie alle ragazze,
le dita veloci filando il tempo.
Lente le parole, sfilandolo.
Sì,
così, più o meno, raccontavano le vecchie che una notte di un giorno di un mese sconosciuto,
avevano seppellito lo sguardo nel punto giusto in cui il mare diventa oceano profondo.


La musica (Djelem Djelem musica Gitana)

*

*

*

*

e poi

per chi volesse innondarsi di giallo e di mistero

***

 
 
 

*

Post n°512 pubblicato il 10 Gennaio 2011 da messaggeria.normale
 

 

Sono una città fantasma.

Qualche foglio appassito,

foglie stanche.


                            Ogni tanto,

                            come un dono,

                            un pezzo di brezza sfiancata.


                            Sognavo di ospitare moltitudini.

 

 
 
 

Come chi vuole del cioccolato

Post n°511 pubblicato il 29 Dicembre 2010 da messaggeria.normale
 

 

Ho un impertinente desiderio di malinconia giusto adesso.

Si è scatenato imprevisto e feroce,

proprio come si scatena una metafora in un grappolo di suoni trasandati.

.

.

.

ma poi il lieve,

lontano tintinnare di conchiglie nella tasca.

e poi il trascinarsi lento di una chiocciola.

ed il tuo sguardo di terra fertile. 

e la tua stupenda alba feconda...

e io...

che non riesco a tirar fuori meraviglie dal cappello.

.

.

.

Avevo un grande desiderio di malinconia,

ma spesso mi confondo.

E adesso sono qui che chino la testa serena su questo cuscino che somiglia parecchio alla tristezza.


La musica (Silvio Rodriguez - Oh Melancolia)

 
 
 

In attesa della pioggia

Post n°510 pubblicato il 28 Dicembre 2010 da messaggeria.normale
 

Potrei giocare il gioco del miraggio.
Come quando mi tolgo le lentine ed il mondo perde la sua forma e diventa minaccioso e io chiudo subito gli occhi perché dentro si sta meglio.
Come oggi, che ogni angolo è minaccia perché il caldo è spaventoso.
I contorni si sciolgono, la materia si strugge.
Il tutto vuole assomigliare al nulla.
Inutile,
perché il nulla è un posto decisamente azzurro e questo tutto di oggi si traveste di un rosso scontatamente rosso inferno.
Fa caldo.
Fossi poeta questo oggi splenderebbe come un deserto pieno di miraggi. E invece solo appassisce come una città caotica e blasfema sotto il volgare assedio del calore.
Vorrei poesia.
Allungare le sillabe, i violini, le lucciole.
Castellare castelli, temperare le matite intemperanti.
Spensierarmi,
ridicolare vorrei.
Vorrei poesia a piccoli sorsi. Una pochezza.
Ma fa caldo e non c'è verso.
Oggi la leggerezza è sogno che non spunta.
Il caldo è spietato. Ha le mani spietate e la lingua spietatamente appiccicosa.
Che fastidio.
Ovunque merletti di vapore e smog e malumore.
Maledico chi ha filato questa maledetta rete.
Afa. Umidità.
Ovunque il torpore del gesto, del pensiero.
Ovunque zombi.
Che fastidio.
Potrei giocare il gioco del miraggio, sgombrare la città. Renderla deserto ed il deserto popolarlo di vento e di freschezza.
Una clessidra d'aria,
ed io che plic plac mi annego nella voce breve del silenzio...
Arde la città e potrei giocare il gioco del miraggio
ma non mi ricordo come si fa.


La musica ( ASSASSIN´S TANGO - JOHN POWELL- )

 

chiedo scusa domani risponderò ai gentilissimi commenti.

Succede che,

non so se l'avete capito.

ma qui fa un caldo decisamente spietato...

 
 
 

Babbone non mi ascolta mai.Allora scrivo a me stessa che pure non essendo sorda, mi sono sempre categoricamente ignorata.Ma...

Post n°509 pubblicato il 22 Dicembre 2010 da messaggeria.normale
 

Voglio credere.
Quest'anno voglio credere.
Quest'anno mi affaccio volentieri ai riti e ai gesti di Natale.
Perché quest'anno voglio credere davvero.
Sarà la frequente disperazione.
Sarà il bisogno di scovare un senso.
Sarà che sono stanca di labirinti e ho bisogno di un filo che finisca in aquilone.
Sarà che sto cambiando.
Sarà che in fondo ho già cominciato, pian piano e sottovoce, a credere.
Ma quest'anno pero',
non voglio credere solo a tratti e malapena.
Voglio credere con forza a lungo e largo.
Allora faccio il gesto di credere e vediamo se funziona.
Ho comprato un albero piccino.
Un paio di settimane fa ho comprato un albero piccino.
L'ho comprato un po' perché ero con mia mamma e lei non aveva molta voglia di natale.
Ho comprato un albero piccino anche se con poca voglia di alberi perché ho un forte bisogno della voglia di natale di mia mamma.
Mi sa che si capisce.
Ho comprato un albero piccino perché volevo contagiarla.
E contagiarmi.
A volte succede. Semplicemente funziona. Dal rito nasce altro. Un qualcosa che è dentro e non esce ancora ma una mossa lieve tira fuori.
Come quando il sorriso che prima era solo breve smorfia diventa anima che ride.
A volte funziona.
Ho comprato un albero piccino e fiori per niente natalizi in viola e lilla.
E un festone verde con l'orlo dorato.
E una bella specie di piccolo ramo dorato.
E basta.
Il resto è tutto riciclato.
Ho cose e cosette qua e là.
Resti di vecchi Natali che a volte volente,
a volte nolente,
spesso dolente e ogni tanto sorridente,
ho festeggiato.
Avanzi di vecchi Natali che non ho voluto per niente festeggiare.
Qualche Natale in cui ci ho creduto.
Tanti Natali in cui non ho voluto crederci.
C'è sempre qualcosa in me, cioè, a casa mia.
Spiccioli e ninnoli e porcherie in quantità.
E decisamente mi piace fare di quello che è stato un qualcosa che è.
E a volte, confesso, mi riesce pure bene.
Come con le parole.
Le riciclo sempre.
Vecchie parole che pur essendo sempre le stesse, diventano altre, altro.
Ho fatto quindi la ricerca nell'armadio.
Ho trovato un pacchetto di piccole mele rosse.
3 palline dorate.
Fiocchi di carta rossi e non.
Un paio di campanelle.
E qualche altro scarto che non ho mai scartato, perché io son così. Mi tengo le cose. Troppo tempo.
Ho trovato deliziose cianfrusaglie e Zip zap plinc plunc forbici e colla e desideri profondi a fior di pelle...
...e voilà!
Annusando 5 gelsomini,
mangiando ciliegie e bevendo il mio immancabile mate, ho sistemato il mio angolino di natale con tutta la voglia di crederci davvero.
Eccolo il mio alberino.
Ogni volta che lo guarderò penserò che voglio credere.
E poi cercherò di credere con forza.
E poi finito il natale sistemerò dentro di me un'altro angolino addobbato di spiccioli e porcherie e cose che sono state qualcosa e adesso sono altro.
Perché non posso buttare del tutto quel che sono ma posso solo viverlo in un modo diverso.
Posso solo riciclarmi e cercare con forza di amare quello che io possa diventare. Per poter amare veramente gli altri.
La storia è questa, altro non si può.
La magia non esiste che in noi.
La magia è la nostra capacità di guardaci nello spietato specchio che spesso abbiamo dentro l'anima e amare quel che vediamo, quel che siamo.
Come detto, a volte credo di essere brava a far diventare un quale di qualcosa che era un tale.
Come con le parole,
che sono sempre le stesse perché solo ogni tanto ne compro una nuova.
Le imbroglio e le mescolo e le frullo e le miscelo e a volte tutto sembra nuovo.
E ogni tanto,
quello che era,
diventa davvero un'altra cosa.
Voglio farlo con me.
Mi sto impegnando.


La musica (Pavarotti - Nessun Dorma)

E so che la musica non c'entra.
Oppure si.

*

***

*****

Carissimi miei,

se non ci sentiamo,

(sono (ah fortunati voi!)

un po' assente in questi tempi)

vi auguro un bellissimo

e

soprattuto duraturo,

Natale.

E vi ricordo e mi ricordo

questoqua

 
 
 

La solitudine dei numeri divisi e negativi - Auguroni a me!

Post n°508 pubblicato il 13 Dicembre 2010 da messaggeria.normale
 

13 dicembre 2010.
Eccoli qua, i 45.
Se mi metto testa in giù son 54 pero'.
Se aggiungo 22 a caso, allora ne diventano 76.
Più 12 fanno 88.
Se sottraggo 73 fanno invece 15.
E sì, spesso sembrano 15 e anche 23 e pure 11.
Sovente 37 e certe volte 103.
A volte mi alzo che di anni ne ho 27
ma subito lo specchio fa il conto e mi sussurra
"attenta, che son 45"!
Appunto,
extraipercazzarola son 45 e l'anima si deve regolare.
Spesso mi addormento che ne ho 113 o 21 e siccome nei sogni specchi non ci trovo, la mia anima si può fare volentieri i fatti suoi senza dovere aggiustare orologi e calendari.
Ah che bella una vita senza specchi, senza ore, senza numeri che misurino quello che siamo e quello che non siamo.
Ma è stagione di orologi. E addirittura sono digitali!
Neanche ti puoi trattenere guardando le lancette...
Zac Zic e il tempo è sfuggito e tu, con l'aria imbambolata hai un anno in più e qualche illusione in meno.
Errata corrige
"hai un anno in più e qualche illusione in meno"
"hai un anno in più e devi quindi emendare / modificare / commutare / variare / trasformare / riorganizzare /correggere / alterare / rinnovare le illusioni".
(Un po' di ottimismo non guasta mai! E io in fondo sono una ottimista).
Ah peccato pero' che una vita senza specchi non esista.
Neanche se, testarda e capricciosa, giri la testa e non li guardi, ci sono specchi ovunque e dappertutto.
Gli altri sono specchi.
E spesso sono gli specchi più spietati. Anche (oppure soprattutto) quando ti vedono sempre bimba e sempre principessa.
Te stessa sei specchio... e spesso sei la più più più spietata.
Almeno qualche volta, anche se solo per gioco e diversione, dovresti vederti bimba e principessa invece di brutta sporca e cattiva,
non ti pare?
E sì, mi pare...
E sì, 45...
45 è data di scadenza di un bel po' di cose.
Di altre cose invece, è solo data e basta.
E sì, 45...
Ci sono giorni di selva scura,
ci sono giorni di solo selva,
ci sono giorni di selva tanto invitante da volere diventare selvaggia esploratrice.
E sì, 45...
A volte sembrano 38 e anche 22,
sovente 83
e spesso meno 5.
C'est la vie!

 
 
 

Piccole stranezze senza importanza

Post n°507 pubblicato il 08 Dicembre 2010 da messaggeria.normale
 


Succede che se io mi rannicchio nel tuo abbraccio

tu ti senti sicuro e le radici non sono che filo d'aquilone.

Che strano.

E se poi ti abbraccio forte forte,

la mia fragilità si scioglie come la scontata metafora della neve al sole.

Che stranezza.

Mi intreccio nei capelli un gelsomino fresco

e tu dici che ho le guance rosso prugna e mi mordicchi le labbra come fossero ciliegie e io mi sento nuvola e galleggio.

Che insolita, insolita stranezza.

Respiro le tue parole quando taci,

me le bevo ad occhi chiusi e ho sempre sete e sono sempre sazia.

È molto strano.

Se parli,

mi gusto le parole e ne cammino sopra come un'acrobata randagia.

Se parli,

mi sdraio sul tuo dire e la lingua non è ponte né frontiera,

è solo una lieve, lievissima certezza.

Ah che bella, perfetta, unica stranezza,

certe volte.

La musica Rumbo al Adriático (Porco Rosso) - vals en guitarra

 
 
 

Meglio non canto

Post n°506 pubblicato il 25 Novembre 2010 da messaggeria.normale
 

 

È solo un ritornello sai.
L'ho sentito oggi
e ah,
come vorrei spalmarlo randagio nel tuo orecchio.
Solo e soltanto una lieve spalmata...
Non vorrei assordarti,
odierei attestarti un testardo mal di testa.
(Mi si scioglie la lingua, a volte.
A volte decisamente mi si intreccia)
È solo un ritornello e vorrei solo spalmarlo sulla tua guancia vagabonda.
Ma ah,
stonata come sono,
con le labbra puntualmente inventandosi ciliegie
ed il cuor senza rossetto,
rischio di lacerare non solo l'udito tuo che ascolta troppo bene,
ma anche l'anima che spesso sistemi tutta nell'orecchio.
Per sorseggiar le mie parole. Come acqua.
Meglio non canto.
(Anche se resto in silenzio tu lo capisci da te)


Valentina Einaudi , "Gira il mondo gira e qualcuno invece di parlar dello spazio senza fine, parla del suo ombelico. Vergognoso!", Feltrinelli, p.5937


La musica (Quanto t'ho amato - sax version)

Benigni invece si ascolta qua (ed è bellissimo)

 
 
 

fa caldo

Post n°505 pubblicato il 20 Novembre 2010 da messaggeria.normale
 


un paio di onomatopee nella testa.

(volteggiano dentro.

fuori invece aleggiano brandelli di un sole appiccicoso che mi corteggia i capelli.

fa caldo).

le onomatopee e un bel po' di dubbi aggrappati all'unico neurone.

(il cuore no, il cuore è sereno. oggi non obbietta.

fa caldo).

Le onomatopee e poi i dubbi e parecchie parole senza senso svolazzandomi intorno.

(farfalle straniere che non riuscirò mai a capire interamente.

si sa, mai si capiscono interamente le farfalle, soprattuto se fa caldo.

e fa caldo).

Le onomatopee e poi i dubbi e poi parole e questa mia voglia fiacca di te.

(nulla di spettacolare, una voglia un po' pigra, come me.

fa caldo, amore)

Le onomatopee e poi i dubbi e poi parole e poi questa mia voglia un po' pigra di te.

(quasi abitudine.

il mondo oggi non ha senso, ma non mi angoscio.

oggi no. fa caldo.

domani si vedrà).


 
 
 

Ho l'anima zingara

Post n°504 pubblicato il 19 Novembre 2010 da messaggeria.normale
 

Ho l'anima zingara

ma le gambe ferme e la voglia spenta quasi sempre.

Invento radici da attecchire nell'aria e mi annodo ad un vento poco mio.

Ho paura della troppa libertà.

Tutto tintinna intorno, tutto canta.

Ma io percepisco solo una danza forestiera.

Non so ritmare il mio battito,

non so cadenzare il passo. Mi perdo.

Mi spegno in una musica aliena. Sparisco. Non so come cantare.

Ho l'anima zingara, volatrice.

Ma io la freno. La tengo ancorata ad un vento poco suo.

Lei a volte si rassegna,

ma sotto sotto la sento turbolenta.

Delicatamente battagliera.

È più forte di me, è più grintosa.

La mia anima zingara non teme essere se stessa e non si vergogna se non le riesce la felicità.

Un giorno si slegherà,

in cerca di un vento proprio e di una armonia tutta sua.

Mi porterà con lei,

ne sono certa.


La musica (Gipsy Kings Passion)

 
 
 

LA MUSICHETTA...SE NON TI VA... LA FERMI QUA...

 

 

 

Impastare un sogno

come chi impasta il pane


Una

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a

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Sbricia il nostro sogno

Poi magari ti va

di impastare con noi

 


 

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