Creato da occhidilince77 il 06/10/2009

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Orzotto saporito allo zafferano con contorno di zucca

Post n°13 pubblicato il 18 Ottobre 2009 da occhidilince77

Come sempre mi diletto in cucina nell’improvvisazione, in base agli ingredienti che mi ritrovo…oggi a pranzo ho preparato un orzotto speciale e veloce, unendo al cereale la cipolla, il prezzemolo freschi e un cucchiaino di miso, condendo con olio e.v e terminando con zafferano e una spolverata di gomasio.
Ho servito il tutto accanto ad una bella fettona di zucca precedentemente cotta in forno, unendo i due sapori e creandone un altro divino! Provimmagini 004

 
 
 

L'Afghanistan difende l'Italia: «Times, accuse irresponsabili»

Post n°12 pubblicato il 18 Ottobre 2009 da occhidilince77
 
Tag: italia

Il ministro degli Esteri di Kabul sulle presunte mazzette pagate dai nostri soldati ai capi talebani: «È falso». Kabul elogia la collaborazione del nostro paese nella lotta al terrorismo.

Il ministero degli Esteri afghano entra nel vivo delle polemiche sollevate dal quotidiano britannico Times prendendo posizione in difesa del nostro Paese. Le accuse ai soldati italiani circa presunte mazzette pagate ai capi talebani a Surobi (provincia di Kabul) sono «prive di fondamento e irresponsabili», sottolinea in una nota Ahmad Zaher Faqiri, portavoce del ministro degli Esteri di Kabul Rangin Dadfar Spanta. Nel comunicato si legge che l'Afghanistan «elogia la collaborazione dell'Italia nella lotta contro il terrorismo».

LA NOTA UFFICIALE - «L'Italia è uno dei Paesi più impegnati a garantire efficacia nel compito di assicurare sicurezza, ricostruzione e lotta contro il terrorismo, tanto da aver ospitato conferenze internazionali, in particolar modo l'incontro dei ministri degli ESteri G8, del Pakistan, dell'Afghanistan e dei Paesi confinanti, svoltosi a Trieste nel giugno 2009». «Recentemente - prosegue la nota - i media internazionali e afghani hanno riferito che militari italiani avrebbero pagato talebani allo scopo di evitare attacchi alle loro truppe a Surobi (nella provincia di Kabul). Queste accuse, che hanno suscitato preoccupazione sulla cooperazione dell'Italia in Afghanistan nella lotta comune contro il terrorismo, sono prive di fondamento e irresponsabili». «Il ministero degli Esteri, nel sottolineare la sua gratitudine per la collaborazione dell'Italia, non ha alcun dubbio che l'Italia continuerà a garantire la sua preziosa assistenza nella lotta contro il terrorismo», conclude la nota.

IL TIMES INSISTE: «ITALIA SCANDALOSA» - Intanto il quotidiano britannico insiste: «La strategia italiana in Afghanistan si è provata uno scandalo. Ed è importante essere chiari sul come e il perché». Il Times di Londra, per il terzo giorno consecutivo, interviene sul presunto "caso mazzette" elargite dai militari italiani ai capi talebani in cambio di vita tranquilla sollevato dallo stesso giornale. E lo fa con un editoriale non firmato - quello che, nella tradizione anglosassone, esprime il punto di vista del quotidiano - dal titolo "The Italian Job". «Noi manteniamo la nostra linea senza riserve», scrive sabato il Times. «Un comandante talebano e due alti funzionari afghani hanno confermato che questa strategia, un patto di non aggressione "firmato" tra i capi talebani e le forze italiane di stanza in Afghanistan, è stata praticata dagli italiani in questa - Sabori - e altre regioni». «I patti negoziati a livello locale», conclude il quotidiano, «non possono essere condotti in modo separato e unilaterale: questa è la strada che porta l'Alleanza alla discordia, al caos e a morti non necessarie. Questa è l'accusa contro la strategia italiana in Afghanistan. Il governo di Silvio Berlusconi deve risponderne».

 
 
 

barzelletta

Post n°11 pubblicato il 09 Ottobre 2009 da occhidilince77
 

Un prigioniero riesce, dopo 15 lunghi anni, a evadere dal carcere.

Come prima cosa, decide di irrompere in una casa per procurarsi dei vestiti nuovi, qualcosa da mangiare e magari un arma.

Entra nella prima casa che gli capita e ci trova una giovane coppia nel letto.

Ordina all'uomo di uscire dal letto e lo lega a una sedia; si rivolge poi alla giovane donna e la lega al letto, dopodichè le si avvicina, la bacia sul collo e corre in bagno.

Il marito si piega in avanti e sussurra alla moglie: "Dai vestiti che indossa, si direbbe che il tipo è appena scappato da prigione, e sicuramente sono anni che non fa l'amore con una donna.

Ho visto come ti ha baciata sul collo, sicuramente vuole fare sesso con te.

Qualunque cosa succeda, non opporre resistenza e permettigli tutto quanto ti chieda, soddisfalo.

So che fa abbastanza schifo, ma sembra un tipo pericoloso, ed è l'unico modo per uscirne illesi.

Sii forte amore, ti amo sopra ogni cosa!"

La donna risponde: "Non mi ha baciata sul collo! Mi ha sussurrato nell'orecchio che è gay e ti trova dolcissimo.

Poi mi ha chiesto della vaselina, e gli ho detto che sta in bagno.

Sii forte amore, ti amo anch'io

 
 
 

occhi blu

Post n°10 pubblicato il 09 Ottobre 2009 da occhidilince77
 

Questo video è dedicato a un mito della musica italiana...uno dei miei cantanti preferiti...vasco x me sei tu "occhi blu"!!

Se ti guardo dentro 'gli occhi
se ti guardo Bene, Bene
tu ti nascondi
non ti vedo mai
tiralo fuori
quello che hai
se ti guardo dentro 'gli occhi
Io Non Ti Crederò Mai.

Se ti guardo dentro 'gli occhi
se ti guardo bene, bene
li vedo tutti
i pensieri che hai
non sono brutti
poi sono i tuoi
se ti guardo dentro 'gli occhi
Io M'Innamorerei.

Ehi Occhi Blu
Ehi Occhi Blu
La verità è che senza tante parole
io sento i brividi, i brividi d'amore!

Se ti guardo dentro 'gli occhi
se ti guardo bene, bene
tu ti nascondi
non ti fidi mai
fa' come credi
tanto lo sai
che se ti guardo dentro 'gli occhi
Io Non Ti Capirò Mai.

Ehi Occhi Blu
Ehi Occhi Blu
La verità è che senza tante parole
io sento i brividi, I Brividi nel cuore!!!

Se ti guardo dentro 'gli occhi
se ti guardo bene, bene
tu non mi freghi
l'ho capito sai
non sono veri
i sorrisi che fai
se ti guardo dentro 'gli occhi
Sono In Un Mare Di Guai!

Ehi Occhi Blu
Ehi Occhi Blu.......

 
 
 

''Omissioni colpose'' nella tragedia dell’Aquila

Post n°9 pubblicato il 09 Ottobre 2009 da occhidilince77
 
Tag: cronaca

«La classe dirigente di cui sono parte non ha saputo evitare tanti lutti». In una lettera al padre di una vittima del terremoto, il capo della Protezione civile lancia gravi accuse e lascia troppe domande aperte. A cui rifiuta di rispondere

di Sofia Basso

 

«I morti dell’Aquila potevano non esserci, e soprattutto essere molto meno tra i giovani». Ad ammettere che le vittime del 6 aprile si potevano salvare è nientemeno che Guido Bertolaso, commissario straordinario per il terremoto dell’Abruzzo, che in una lettera di cui left è entrato in possesso parla esplicitamente di «omissioni colpose» nella tragedia dell’Aquila. Un j’accuse “privato” quello del capo della Protezione civile. Lanciato lontano dalle telecamere e affidato a una email diretta a Sergio Bianchi, padre di Nicola, uno dei 55 studenti dell’università dell’Aquila morti sotto le macerie. Forse toccato dal dolore inconsolabile di un padre che ha perso il figlio, l’uomo di tutte le emergenze usa parole durissime: «Mi assumo la piena responsabilità di ciò che ho fatto e che faccio, insieme a quelle di chi non ha fatto e non ha assunto responsabilità quando doveva farlo per evitare la morte di persone innocenti». Sul banco degli imputati finisce un’intera «classe dirigente che - denuncia Bertolaso nella email - non ha saputo fare ciò che era possibile per evitare lutti e dolori a tante, troppe persone». E di questa classe dirigente il sottosegretario accetta «di essere parte».

Così, mentre pubblicamente il capo della Protezione civile plaude al «successo del sistema Italia, di cui dovremmo essere tutti orgogliosi», privatamente punta il dito contro «irresponsabilità colpevoli» che hanno avuto conseguenze gravissime. «È giusto - conclude - che non si chiami fatalità o disgrazia ciò che poteva essere evitato». A chi si riferisce Bertolaso? Chi sono i dirigenti che hanno sulla coscienza tante vite distrutte?

Dal suo staff fanno muro: «Le lettere che mandiamo privatamente sono private», risponde Luca Spoletini, capo ufficio stampa della Protezione civile. «Bertolaso ha la cattiva, o eccellente, abitudine di rispondere a tutti. Per quanto ci riguarda è una lettera scritta da Bertolaso a un cittadino, da uomo a uomo. Poi, se altri intendono darne notizia alla stampa, è una scelta che fanno loro, noi non confermiamo nemmeno che l’abbia mandata». Per andare oltre le accuse generiche della missiva, left ha chiesto al commissario straordinario di fare i nomi e i cognomi dei responsabili da lui evocati. Ma il portavoce si è trincerato dietro risposte di convenienza: «C’è un’indagine della magistratura in corso che certamente arriverà a conclusioni condivise e basate su accertamenti approfonditi».

Ad avere le idee chiare su quella che definiscono «una strage annunciata» sono i parenti degli studenti universitari morti all’Aquila. E non assolvono certo il capo della Protezione civile. «Parla sempre come se lui non c’entrasse niente», commenta Sergio Bianchi, centralinista del 118 di Frosinone, colui che ha suscitato la risposta del commissario straordinario con una email in cui gli chiedeva di dimettersi «perché aveva dimostrato di non capire niente di protezione e di prevenzione». Adesso Bianchi chiede a Bertolaso di fare chiarezza sui colpevoli e di specificare i suoi compiti, visto che nella lettera il commissario lo rimproverava di rifiutare «ogni distinzione di competenze, ogni distinguo sulle responsabilità». Perché il padre di Nicola non ha dubbi: «La Protezione civile non ha fatto nessuna prevenzione e ha gestito il soccorso in ritardo e male. Nei giorni precedenti al terremoto tutte le autorità tranquillizzavano i ragazzi e li invitavano a tornare nelle loro case. Nelle 48 ore in cui sono stato all’Aquila a scavare per trovare Nicola non ho mai visto la Protezione civile. Si sono salvati solo quelli tirati fuori dai genitori che stavano là: io sono arrivato alle 7:30 e i vigili iniziavano solo in quel momento, a quattro ore dal sisma, a scavare». A fargli eco è Paolo Colonna, padre di Tonino, un altro studente ucciso dal terremoto: «Sono arrivato all’Aquila a cercare mio figlio alle cinque della mattina: l’abbiamo estratto vivo ma è stato inutile. Ci abbiamo messo sei ore perché non c’era la Protezione civile ad aiutarci. Sei ore che possono essere state decisive».

I genitori dei ragazzi travolti dal terremoto puntano il dito anche contro il rettore dell’università: «Gli studenti sono andati a chiedere di anticipare le vacanze di Pasqua, perché avevano paura», racconta Bianchi, stretto nella sua t-shirt dedicata al figlio. «Al contrario alcuni corsi hanno cominciato a chiedere le firme di presenza», continua. Così molti ragazzi sono stati costretti a restare nella città che sarebbe stata distrutta dal sisma: «La fidanzata di mio figlio si è salvata perché se n’è andata. Nicola è rimasto perché aveva un esame il mercoledì prima di Pasqua. Poi sarebbe tornato a casa...». Stesso rimpianto da Paolo Colonna: «Perché non hanno sospeso le lezioni? Li hanno uccisi. Sono morti 55 studenti perché non c’è stata alcuna prevenzione, alcuna informazione». Molti studenti superstiti confermano: erano spaventati e le autorità li hanno rassicurati. «I carabinieri ci dissero di tornare nelle nostre case», raccontano Nicoletta e Marina, studentesse di Ingegneria, di Frosinone. «Di paura ne avevamo tanta perché in quattro anni non avevamo mai sentito le scosse. E in quei giorni erano sempre più forti. Siccome non avevamo la macchina, dopo la scossa delle 23:30 abbiamo preso le coperte e siamo andate a dormire al terminal degli autobus». Una storia simile la racconta Paola, di Lingue: «Ho chiesto a una volontaria della Protezione civile che conoscevo se aveva notizia di qualche pericolo. Mi ha detto di stare a casa tranquilla. Ha anche aggiunto che se avesse saputo qualcosa me l’avrebbe detto ma avrei dovuto tenerlo segreto». «Ci siamo fidati», dice amaramente Bianchi. «E pensare che alcuni studenti sono stati addirittura sgridati dai vigili perché stavano allarmando la popolazione».

Paolo Colonna, che di figli all’Aquila ne aveva altri due, ha studiato i «tanti allarmi ignorati», a cominciare da un rapporto del 2002 curato dal Servizio sismico nazionale (sotto l’autorità della Protezione civile) che stimava che all’Aquila, in caso di una scossa pari a quella che già l’aveva colpita nel lontano 1703, i morti sarebbero stati tra i 4.000 e i 14mila. Nel 2007, una pubblicazione curata dal presidente della Commissione grandi rischi Franco Barberi (con la partecipazione di Guido Bertolaso) sottolineava come «l’elevato rischio sismico nazionale» non dipendesse solo «dalla frequenza e intensità dei terremoti», ma «soprattutto dall’elevata vulnerabilità del patrimonio edilizio». Il padre di Tonino non riesce a darsi pace per il fatto che l’Abruzzo abbia scelto di mantenere il rischio al livello 2 invece di aggiornarsi all’1, come suggerito dalla nuova mappatura del 2006: «La nuova classificazione avrebbe sicuramente salvaguardato in misura maggiore l’incolumità della cittadinanza. Si è privilegiata la politica della cementificazione a disprezzo delle vite umane». Insomma, denuncia Colonna, «non solo non era stata presa alcuna seria iniziativa per scongiurare il pericolo che da molte parti si riteneva imminente, ma addirittura si faceva un’opera irresponsabile e colpevole di rassicurazione».

«Il tema del mancato allarme, che i familiari sentono come drammaticamente importante, è centrale», conferma Alessandro Gamberini, uno dei legali chiamati dalla Federconsumatori ad assistere i parenti degli studenti morti. «La scelta di non allarmare fu politica, non tecnica: si volle tenere un profilo basso per non danneggiare l’economia e non creare ansia. La gravità dell’omessa informazione non sta nel non aver previsto il terremoto ma nel non aver informato sullo stato di sismicità del territorio e sulla fragilità dell’abitato». Nessun dubbio sul principale colpevole del taciuto allarme: «La Protezione civile, che era l’organo al quale facevano capo come garanzia per l’incolumità dei cittadini l’informazione, le decisioni e la prevenzione, ha abdicato a questo compito - dichiara Gamberini -. Avrebbe dovuto coniugare il rischio potenziale del sisma, anche se basso, col rischio altissimo per le vite che sarebbe arrivato da quella scossa, dato che gli edifici non erano in grado di reggerla. Il censimento, d’altronde, l’avevano fatto». Ossia il rapporto Barberi, che già nel 1999 aveva individuato tutti gli edifici a rischio. Nel caso dei suoi assistiti, il ragionamento vale a maggior ragione, precisa Gamberini, perché erano tutti in grado di rifugiarsi fuori dall’Aquila. «Di fronte alle scosse, i genitori chiedevano ai figli di tornare a casa ma loro li rassicuravano dicendo che tutti erano tranquilli». Per l’avvocato, parte civile anche nei processi Diaz e Bolzaneto, la lettera di Bertolaso è inequivocabile: «Parla di responsabilità con troppa certezza: valuta che non è stato fatto tutto quello che si poteva. Quando il capo della Protezione civile evoca la distinzione di competenze, si riferisce evidentemente alle sfere di operatività, non solo a chi ha costruito le case».

Tutti elementi che la Procura dell’Aquila dovrà analizzare nel dettaglio. Sia i legali che i familiari delle vittime chiedono che il pm titolare dell’inchiesta sia sollevato dagli incarichi ordinari, perché altrimenti l’indagine potrebbe avere tempi lunghissimi: «Questa inchiesta ha decine e decine di filoni», precisa Gamberini. «Anche solo ricostruire l’intrico di competenze della Protezione civile è un’operazione complessa». Intanto i familiari degli studenti uccisi dal terremoto cercano di uscire dal cono d’ombra: «Dal 6 aprile nessuno ha più prestato attenzione al grande dolore che ha sconvolto la nostra vita. Sembra quasi che le proprietà immobiliari vangano più dell’esistenza dei nostri figli e dei nostri fratelli», lamentano quelli che l’11 settembre hanno trovato la forza di scendere in piazza. «Non hanno un futuro, avranno giustizia?», chiedeva uno striscione davanti a Montecitorio. Al momento non hanno avuto nemmeno l’incontro con le autorità.

 
 
 
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