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Marc Chagall

Post n°16 pubblicato il 05 Aprile 2009 da O.LI.VI.A.Gallery

Marc Chagall nasce in una famiglia di cultura e religione ebraica, a Vitebsk. E' il maggiore di nove fratelli. Il padre, Khatskl (Zakhar) Chagall, era mercante di aringhe, sposato con Feige-Ite. Nelle opere dell'artista ritorna spesso il periodo dell'infanzia, felice nonostante la condizione di vita.

Iniziò a studiare pittura nel 1906 con il maestro Yehuda (Yudl) Pen, il solo pittore di Vitebsk, ma l'anno successivo si trasferì a San Pietroburgo. Qui frequentò le Belle Arti con il maestro Nikolai Roerich, e conobbe artisti di ogni scuola e stile. Tra il 1908 e il 1910 studiò, invece, alla scuola Zvantseva con Leon Bakst.

Questo fu un periodo difficile per Chagall: gli ebrei potevano infatti vivere a San Pietroburgo solo con un permesso apposito e per breve tempo venne imprigionato. Rimase nella città fino al 1910, anche se di tanto in tanto tornava nel paese natale, dove, nel 1909 incontrò la sua futura moglie, Bella Rosenfeld conosciuta ai tempi in cui si accompagnava con il maestro Nikolai Roerich.

Una volta divenuto noto come artista, lasciò San Pietroburgo per stabilirsi a Parigi, per essere più vicino alla comunità artistica di Montparnasse, dove entrò in amicizia con Guillaume Apollinaire, Robert Delaunay, e Fernand Léger. Nel 1914 ritornò a Vitebsk e l'anno successivo si sposò con la fidanzata Bella. La prima guerra mondiale scoppiò mentre Chagall era in Russia. Nel 1916  il pittore ebbe la sua prima figlia, Ida.

Nel 1917 prese parte attiva alla rivoluzione russa: il ministro sovietico della cultura lo nominò Commissario dell'arte nelle regione di Vitebsk, dove fondò una scuola d'arte. Non ebbe tuttavia successo in politica nel governo soviet, e perdipiù entrò in contrasto con la sua stessa scuola (in cui militava El Lissitzky), che per motivi politici era conforme al suprematismo, assolutamente agli antipodi dello stile fresco ed "infantile" di Chagall. Nel 1920 si trasferì con la moglie a Mosca e poi a Parigi nel 1923. In questo periodo pubblicò le sue memorie in Yiddish, scritte inizialmente in lingua russa e poi tradotte in lingua francese dalla moglie Bella; scrisse anche articoli e poesie pubblicati in diverse riviste e, postumi, raccolti in forma di libro. Divenne cittadino francese nel 1937.

Durante l'occupazione nazista in Francia, nella seconda guerra mondiale, con la deportazione degli Ebrei e l'Olocausto, i Chagall fuggirono da Parigi. Si nascosero presso Villa Air-Bel a Marsiglia e il giornalista americano Varian Fry li aiutò nella fuga verso la Spagna e il Portogallo. Nel 1941 la famiglia Chagall si stabilì negli Stati Uniti, ove sbarcò il 22 giugno, giorno dell'invasione nazista della Russia. Il 2 settembre 1944, Bella, compagna amatissima, soggetto frequente nei suoi dipinti e compagna di vita, morì per malattia. Due anni dopo, Chagall fece ritorno in Europa e nel 1949 si stabilì in Provenza. Uscì dalla depressione dovuta alla morte della moglie quando conobbe Virginia Haggard, dalla quale ebbe un figlio. Fu anche aiutato dalle commissioni che ricevette per lavori per il teatro. In questi anni intensi, riscoprì colori liberi e brillanti: le sue opere sono dedicate all'amore e alla gioia di vivere, con figure morbide e sinuose. Si cimentò anche con la scultura, la ceramica e il vetro.

Chagall si risposò nel 1952 con Valentina (detta "Vavà") Brodsky: viaggiò diverse volte in Grecia, nel 1957 si recò in Israele, dove nel 1960 creò una vetrata per la sinagoga dell'ospedale Hadassah Ein Kerem e nel 1966 progettò un affresco per il nuovo parlamento. Viaggerà anche in Russia dove sarà accolto trionfalmente, ma si rifiuterà di tornare nella natìa Vitebsk. Durante la guerra dei sei giorni l'ospedale venne bombardato e le vetrate di Chagall rischiarono di essere distrutte: solo una venne danneggiata, mentre le altre vennero messe in salvo. In seguito a questo, Chagall scrisse una lettera dove - giustamente - diceva di essere preoccupato non per i suoi lavori ma per la salvezza di Israele. Chagall morì a novantasette anni, a Saint-Paul de Vence, il 28 marzo 1985.

 
 
 

Carlo Carrą

Post n°15 pubblicato il 03 Aprile 2009 da O.LI.VI.A.Gallery

Nasce a Quargnento, in provincia di Alessandria, nel 1881 in una famiglia di artigiani. Dopo aver lavorato come decoratore murale per circa dieci anni nelle città di Valenza Po, Milano, Parigi, Londra, Bellinzona, nel 1906 entra all'Accademia di Brera, dove incontra i giovani pittori Bonzagni, Romani, Valeri e Boccioni. Nel 1910 insieme a Marinetti, Boccioni e Russolo scrive un manifesto rivolto ai giovani artisti esortandoli ad un rinnovamento del linguaggio espressivo. All'appello rispondono Balla e Severini: da qui nasce il futurismo.

Agli inizi del 1913 il movimento futurista diventa punto di riferimento anche per il gruppo fiorentino de "la Voce", che sta avviando la nuova rivista "Lacerba", diretta da Papini e Soffici. Lo stesso Carrà è un assiduo collaboratore della rivista "Lacerba", con la realizzazione di scritti e disegni. Nello stesso periodo stringe rapporti con i cubisti francesi e nel 1914 si trasferisce per alcuni mesi a Parigi. Ma già matura in lui la crisi del futurismo: i collage che disegna sono un primo chiaro segno del distacco dal movimento marinettiano. Inizia per l'artista un periodo di riflessione e di studio dei classici come Giotto e Paolo Uccello; dello stesso tempo sono i primi quadri metafisici.

Chiamato alle armi, Carrà trascorre un periodo a Pieve di Cento ma, per motivi di salute, viene ricoverato nell'ospedale militare di Ferrara dove incontra De Chirico, Savinio, Govoni, De Pisis. Nel 1919 rientra a Milano e sposa Ines Minoja. A questi eventi segue un periodo di crisi interiore e artistica dal quale riemerge con una nuova visione della pittura, indirizzata alla ricerca della semplificazione dell'immagine. E' il presupposto della terza stagione della sua ricerca artistica, il cosiddetto "realismo lirico", che ha inizio nel 1921. Entra definitivamente a contatto con una nuova sintesi tra idea e natura e soggetti prediletti diventano i paesaggi. Nel 1923 è a Camogli, in Liguria. Dal 1926 passa diversi mesi a Forte dei Marmi, in Versilia, dove rimane folgorato dai paesaggi luminosi e solitari, le spiagge deserte, i monti sul mare, i capanni abbandonati.

Contemporaneamente al lavoro artistico, Carrà svolge una battaglia per il rinnovamento dell'arte moderna, attraverso scritti di critica e dottrina estetica. Collabora con la rivista "Lacerba" e "La Voce", a "Valori Plastici", a "Esprit Nouveau", a "La Fiera letteraria" e al quotidiano "L'Ambrosiano".
L'artista muore il 13 aprile del 1966, a seguito di una malattia fulminante.

 
 
 

Giorgio de Chirico

Post n°14 pubblicato il 29 Marzo 2009 da O.LI.VI.A.Gallery

Giorgio de Chirico nasce da una famiglia nobile di lingua italiana, il padre Evaristo,

ingegnere delle ferrovie, costruì la prima rete ferroviaria in Bulgaria ed in Grecia,

la madre Gemma Cervetto, una Signora della buona borghesia genovese.

Nel 1891 nella stessa città nasce il fratello Andrea Alberto, che assumerà dal 1914

lo pseudonimo di Alberto Savinio per la sua attività di musicista, letterato e pittore.

Più tardi mentre Alberto studiava pianoforte, Giorgio si iscriveva al Politecnico di Atene

per intraprendere lo studio della pittura. I due fratelli erano molto uniti e si scambiavano

le proprie conoscenze.

Intorno al 1909 si comincia a delineare la poetica della metafisica: arte capace di

governare le emozioni e trasformare l'inconscio. Nel 1911 de Chirico raggiunge il

fratello Alberto a Parigi dove conosce i principali artisti dell'epoca, comincia quindi

a dipingere quadri con uno stile più sicuro. Subisce l’influenza di Gauguin da cui

prendono forma le prime rappresentazioni delle piazze d’Italia.

Tra il 1912 e il 1913 la sua fama si propaga, anche se ancora non ottiene un adeguato

successo economico. In questo periodo comincia a dipingere i suoi primi manichini.

Negli anni Parigini Giorgio dipinge alcune delle opere pittoriche fondamentali per il

ventesimo secolo.

Allo scoppio della prima guerra mondiale i fratelli de Chirico si arruolano volontari

e vengono inviati a Ferrara. Dopo un primo periodo di disorientamento dovuto al

cambiamento di città, Giorgio rinnova la propria pittura, non dipinge più grandi piazze

assolate ma nature morte con simboli geometrici, biscotti e pani.

 

Negli anni 50 la sua pittura è caratterizzata dai suoi autoritratti in costume di

tipo barocco e le vedute di Venezia. Muore a Roma il 20 novembre del 1978.

La migliore produzione pittorica di de Chirico è avvenuta tra il 1909 e il 1919,

nel periodo della invenzione della pittura metafisica: i quadri di questo periodo

sono memorabili per le pose e per gli atteggiamenti evocati dalle nitide immagini.

All'inizio di questo periodo, i suoi soggetti erano ispirati dalla luce del giorno

luminosa delle città mediterranee, ma ha rivolto gradualmente la sua attenzione

agli studi su architetture classiche.

Mentre era ricoverato all'ospedale militare di Ferrara nel 1917, de Chirico conobbe il

pittore futurista Carlo Carrà, con cui iniziò il percorso che lo portò a perfezionare i

canoni della pittura metafisica: a partire dal 1920 tali teorizzazioni furono divulgate

dalle pagine della rivista "Pittura metafisica". Le opere realizzate dal 1915 al 1925

sono caratterizzate dalla ricorrenza di architetture essenziali, proposte in prospettive

non realistiche, immerse in un clima magico e misterioso, e dall'assenza di figure

umane. Questa pittura sarà ispiratrice di architetture reali realizzate nelle

Città di fondazione di epoca fascista, dove il Razionalismo Italiano, accanto a

strutture razionaliste lavorerà anche su forme, spazi e particolari

architettonici metafisici (Portolago, Sabaudia ect.).

Nei vari Interni metafisici dipinti in quegli anni oggetti totalmente incongrui rispetto al

contesto (ad esempio una barca a remi in un salotto) vengono rappresentati con una

minuzia ossessiva, una definizione tanto precisa da sortire un effetto contrario a

quello del realismo. Compare in questo periodo anche il tema archeologico, un omaggio

alla classicità reinventata però in modo inquietante: ne sono noti esempi

Ettore e Andromaca (1917) e Ville romane.

La figura del manichino, simbolo dell'uomo-automa contemporaneo

(Il grande metafisico, 1917), gli fu invece ispirata dall'"uomo senza volto", personaggio

di un dramma del fratello Alberto Savinio, pittore e scrittore.In seguito, de Chirico

collaborò alla rivista Valori plastici, che teorizzava una rivisitazione completa dell'arte

italiana, e partecipò all'esposizione di Berlino del 1921. Ebbe un periodo di contatto con

il surrealismo, con cui espose a Parigi nel 1925: le sue opere successive si segnalano

per il virtuosismo tecnico e rappresentano un tributo e un ringraziamento al periodo barocco.

Nel 1949-1950, de Chirico aderì al progetto della importante collezione Verzocchi,

inviando, oltre ad un autoritratto, l'opera "Forgia di Vulcano"

(attualmente conservata presso laPinacoteca civica di Forlì).


De Chirico fu anche incisore e scenografo. La datazione e l'attribuzione

di alcuni suoi dipinti è assai ardua, perché l'artista stesso produsse nel

secondo dopoguerra repliche dei suoi capolavori del periodo metafisico.


 
 
 

Henri Matisse

Post n°13 pubblicato il 27 Marzo 2009 da O.LI.VI.A.Gallery

Henri Matisse, pittore, scultore, incisore ed illustratore francese nasce a

Le Cateau Cambrésis il 31 Dicembre 1869. Nel 1889 intraprende studi di legge

a Parigi, si impiega in uno studio legale che lascia presto per dedicarsi alla pittura.

Dal 1891 al 1892 studia all'Académie Julian di Parigi e, nel 1893, entra come allievo

nell'atelier del pittore simbolista Gustave Moreau, il quale lo incoraggia a studiare

i grandi maestri esposti al Louvre. Dopo una prima relazione dalla quale nacque

una figlia, Henri Matisse sposa Amelie Parare dalla quale ebbe in successione

due figli, Jean e Pierre. Per soddisfare i bisogni della famiglia Matisse trova lavoro

come pittore di scene teatrali, mentre la moglie lavora come modista. Dopo un inizio

pittorico alla ricerca di un proprio stile, Henri Matisse durante una vacanza a

Saint-Tropez conosce i neoimpressionisti ed i divisionisti. Sue opere figurano al

primo Salon d'Automne del 1903.  Nello stesso periodo inizia la collaborazione

con Ambroise Vollard, famoso mercante parigino e, nella sua galleria,

Matisse tiene la prima mostra personale nel 1904.

 

Nel 1905 i quadri esposti al Salon D'Automne ottengo critiche severissime

Anche se le opere vengono bollate come "indicibili aberrazioni" e gli autori come

"Fauves" (belve), l'esposizione segnala la nascita di una nuova generazione di

pittori di cui Matisse ne è caposcuola.

Tra il 1904 e il 1907 Henri Matisse dipinge alcune opere fondamentali:

Luxe, Calme et Voluptè, La joie de vivre, Nu bleu, Luxe I.

Il movimento dei Fauves è il contributo francese alla nascita dell'espressionismo,

ma, contrariamente alle correnti tedesche, caratterizzate da atmosfere fosche

e contenuti drammatici, il fauvismo rappresenta una variante "mediterranea"

e solare dell'espressionismo. I colori vivi, vero tratto caratteristico di questo

movimento che esprime una indistruttible "gioia di vivere" e che è la costante

in tutta la produzione di Henri Matisse, sono messi sulla tela in maniera

violenta, e quasi "sporca".

I quadri di Matisse hanno la forza espressiva dei lavori di Van Gogh.

Gauguin e Cèzanne, artisti che con le loro opere lo ispirano.

Nel 1899 acquista "Le tre bagnanti" di Cèzanne, "Testa di fanciullo" di

Gauguin e un disengo di Van Gogh.

 

Nei primi anni del '900 Henri Matisse stringe un legame di amicizia con Leo,

Sarah e Michael Stein, quattro collezionisti che acquistano le sue opere e lo fanno

 conoscere agli americani di passaggio a Parigi. Nel 1906 il pittore conosce

 Pablo Picasso e Alfred Stieglitz che, nel 1908, organizza la prima mostra di Matisse

 nella sua galleria a New York.  August Vollard, uno dei più famoso mercanti d'arte

 francese, fa conoscere il lavoro di Matisse al collezionista russo Serghej Schukin,

 che tra il 1907 e il 1914 acquista molte sue opere.

  Lo stile di Henri Matisse evolve nella semplificazione delle forme, culminante

   nei due grandi pannelli "La dance" e "La musique", realizzati tra il 1909 e il 1910

 per Schukin stesso. Nel 1913 Henri Matisse effettua un viaggio in Marocco,

 da cui trae ispirazione per una serie di opere famose.

 Nel 1917 si stabilisce a Nizza e, dopo le grandi tele dell'ultimo decennio,

 si dedica a opere di formato più piccolo, ripetendo temi

 già sperimentati: interni, nature morte, figure distese.


 

 

Fra i temi più originali espressi dal pittore, le "Odalische", eseguite fra il 1921

ed il 1927 hanno un posto di notevole importanza. Matisse utilizza sempre

colori primari stesi con forza e senza alcuna stemperatura tonale, accostando

colori complementari per rafforzarne il contrasto timbrico; il risultato è un insieme

molto vivace con un evidente gusto della decorazione. Il mercato dell'arte in

crescita offre nel 1928 occasioni per grandi aste dove alcune opere di Matisse

spuntano i prezzi più alti tra quelle degli artisti della sua generazione.

Nel 1930 Henri Matisse, la cui attività pittorica si svolse per decenni nel tranquillo

ambiente familiare, lontano dai clamori della vita mondana, trascorre tre mesi a Tahiti.

La Kunsthalle di Basilea e il Museum of Modern Art di New York gli dedicano importanti

mostre antologiche, mentre il pittore è impegnato con la grande decorazione murale

per la Barnes Foundation a Merion. Matisse continua la sua ricerca artistica,

raffinando il suo stile fino a farlo giungere, in tarda età, alle soglie dell’astrattismo,

senza mai perdere il gusto originale per la forza espressiva del colore.

Nel 1940 si separa ufficialmente dalla moglie, ma l'anno dopo, colpito da un tumore

all'intestino deve essere operato due volte, sfiora la morte ed esce dalla malattia

debilitato e costretto a letto per molte ore al giorno. Dopo alcuni viaggi, nel 1949 il

vecchio pittore ritorna a Nizza dove continua il lungo processo di semplificazione

delle figure riducendole a principi ornamentali, come dai "papiers découpés"

degli anni '50, dai mosaici,  dalle vetrate e dalle sculture eseguiti per la Cappella

del Rosario di Vence (vicino a Cannes).

Nel 1950 gli viene assegnato il Gran Premio per la pittura della Biennale di Venezia.

Matisse è stato il più importante esponente della pittura fauve che, a differenza degli

impressionisti, non teneva conto del dato atmosferico, del colore e della luce per

portare agli eccessi le tonalità dei verdi, dei rossi, degli azzurri, per fare un quadro

con l'azzurro più azzurro e con il rosso più rosso possibile. Il pittore seguiva questo

sogno anche negli ultimi anni di vita, quando, costretto a letto, dipingeva disteso,

con le tele appoggiate sul muro di fronte, con una lunga canna su cui aveva applicato

il pennello. I colori usati da Henri Matisse rimarranno sempre molto intensi e, rispetto

al periodo fauve, di grandissima raffinatezza: se nel momento fauve il colore viene

"urlato", nell'ultimo periodo il colore di Matisse è "cantato".

Henri Matisse muore a Nizza il 3 Novembre 1954.

 

 
 
 

Georges Braque

Post n°12 pubblicato il 26 Marzo 2009 da O.LI.VI.A.Gallery

Georges Braque passò l'infanzia e la prima giovinezza a Le Havre.

Frequentò i corsi serali alla scuole di belle arti dal 1897 al 1899. Si trasferì poi a Parigi,

dove fu apprendista presso un maestro decoratore ed ottenne l'abilitazione nel 1901.

L'anno seguente si iscrisse all'Academie Humbert che frequentò fino al 1904, e dove

incontrò Marie Laurencin e Francis Picabia. Durante l'inverno del 1905-1906, dopo

essersi formato all'École des Beaux-Arts di Parigi e subendo l'influenza dell'opera

di Henri Matisse, cominciò a dipingere alla maniera dei fauves, ricorrendo all'uso

di colori brillanti e sfruttando la libertà della composizione: fanno parte di questo

periodo opere quali Paysage à l'Estaque

(1906, Museo dell'Annonciade, Saint-Tropez).

Il 1907 fu un anno determinante nella formazione dell'artista che visitò la

retrospettiva su Paul Cézanne presentata in occasione del Salon d'automne,

venne in contatto con Picasso impegnato nella realizzazione di Les Demoiselles

d'Avignone cominciò a nutrire un considerevole interesse per l'arte primitiva.

Ricorrendo a volumi geometrici e riducendo la tavolozza alle tonalità del verde

e del bruno, Braque cercò di dareforma e di costruire lo spazio esistente tra i

volumi della composizione senza l'ausilio diartifici quali la prospettiva e il chiaroscuro.

In Grand Nu (1908, collezione privata, Parigi) egli costruisce l'anatomia con ampie e

brevi pennellate che suggeriscono i volumi chiusiin una spessa e nera linea di contorno.

Applicò questi stessi principi di costruzione geometrica sia ai paesaggi sia alle nature

morte.

 

Tra il 1909 e il 1914 i progressi nell'arte plastica di Braque e Picasso furono favoriti

da una proficua amicizia. Da questo stimolante connubio nacque una nuova visione

dello spazio pittorico, che presenta oggetti smembrati e sfaccettature creati dallo

spezzettarsi dei piani: è la fase del cosiddetto cubismo analitico.

In Violon et Paletteastrazione che tanto aveva ricusato.

(1909, Guggenheim Museum, New York), la rappresentazione così creata di un violino

ne sottolinea i contrasti della composizione; allo spettatore vengono in

questo modo offerti tutti i piani di una visione prospettica ridotta alla superficie del

quadro e chiusa in uno stesso e coerente volume. La parte superiore del dipinto,

dove appareraffigurato un chiodo che sostiene una tavolozza, simboleggia ironicamente

le due possibilità della ricerca pittorica. Nello sforzo di rappresentare volumi sempre

più complessi per renderli in ogni loro sfaccettatura, le tele di Braque divennero

pressoché indecifrabili, a dispetto dell'astrazione che tanto aveva ricusato.

Per questo, nell'autunno del 1911, egli introdusse nei suoi quadri segni riconoscibili

quali lettere e cifre stampate(Le Portugais, 1911, Kunstmuseum, Bâle) e,

l'anno seguente, sperimentò la tecnica del collage che gli consentì di creare una sintesi

di elementi diversi per descrivere con chiarezza un oggetto attraverso la dissociazione

di forme e colori.

La proficua collaborazione tra Braque e Picasso si interruppe nel 1914,

quando Braque fu chiamato alle armi.


Dopo la prima guerra mondiale,durante la quale rimase ferito, lavorò autonomamente

e sviluppò uno stile più personale, caratterizzato da colori vivaci e superfici a trama e,

dopo il suo trasferimento sulla costa della Normandia, dalla ricomparsa della figura

umana. Ritrasse anche nature morte, vedute d'interni e paesaggi marini: sono di

questo periodo le serie degli Ateliers (1948-1955) e degli Uccelli (1955-1963).

Nel 1948 ottenne il primo premio per la pittura alla XXIV Biennale di Venezia.

possiamo ricordare le sue collaborazioni con Picasso:vedi casa all'estaque.

In tarda età si dedicò anche al mosaico e per larealizzazione delle sue opere

si avvalse della collaborazione di Luigi Guardigli.

 

 

 

 



 
 
 
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Data di creazione: 11/03/2009
 

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