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« Le caste socialiPolizia, sanità e scuole diverse »

Lo scempio dello sfruttamento

Post n°77 pubblicato il 02 Giugno 2006 da maredolce72
Foto di maredolce72

Fra alcuni giorni inizieranno le partite dei Mondiali 2006 e tutto il mondo si trastullerà incollato al televisore a vedere i suoi campioni.
Le multinazionali dello sport vedranno salire i loro bilanci e il loro prestigio nelle prossime settimane grazie ai Mondiali di calcio in Germania, ma le condizioni di chi produce le maglie e le scarpe che finiranno in mondovisione non miglioreranno affatto per questo. Dodici fra i più conosciuti brand sportivi tramite una catena spesso misteriosa di sub-appaltatori producono la maggior parte delle merci sportive. Alla base della catena ci sono persone come i trenta lavoratori della fabbrica di Panarub, nei pressi di Giakarta, Indonesia, da dove escono scarpe come le "Predator Pulse" dell'Adidas, promosse da David Beckham e Zinedine Zidane, che sono stati licenziati per aver organizzato uno sciopero che chiedeva un aumento delle paghe - 60 centesimi l'ora – ed ora hanno perso ogni forma di sostentamento. Se i responsabili delle grandi case sportive sono davvero intenzionati a rispettare i diritti dei lavoratori dovrebbero spostare ogni nuova produzione in paesi che realmente rispettano i diritti di chi lavora e far chiaro ai governi che non tollereranno violazioni in materia. A tutt'oggi, anche capire chi produce cosa e dove lo produce è una sfida: pochissime aziende hanno reso pubblici i nomi e gli indirizzi dei fornitori.
In Asia la produzione di semi di cotone ibridi per capi sportivi è ad alta intensità di lavoro, e ragazze vengono impiegate nella maggior parte delle operazioni di produzione, lavorano duramente, vengono pagate molto poco, vengono private dell'istruzione, e restano esposte per lunghi periodi a prodotti chimici per l'agricoltura pericolosi per la salute.
Il continente in cui è maggiore lo sfruttamento è l’Asia, seguita da Africa e America ove quasi tutti i bambini “ fortunati” lavorano per le multinazionali . E non fidatevi nemmeno delle etichette Made in Italy.
Perché grandi aziende Italiane hanno licenziato tutti gli operai e chiuso le fabbriche in Italia per aprire capannoni in Romania, India, Cina pagando operai anche 15 euro al mese senza assistenza sanitaria e pensionistica. Mantenendo il Marchio Made in Italy e le sovvenzioni che ricevono dello stato italiano.
Quando andate a fare shopping, pensate che un paio di scarpe che comprate ad 85 euro hanno un costo lordo di produzione di 8,5 euro e che chi l’ha prodotta ha percepiti 85 centesimi di euro. Pensatelo…
Non pensate che campioni del calibro di Del Piero, Totti, Nesta, Toni ( che guadagnano circa 5 MILIONI DI EURO l’anno ) debbano inorridirsi di fronte a questo scempio e boicottare tutte le competizioni per aiutare queste persone trattate da schiavi?

 
 
 
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