Creato da mondodonna_2008 il 07/08/2008

Mondodonna

tutto quanto riguardi le donne

 

Per un suicida da Web

Post n°772 pubblicato il 28 Novembre 2022 da mondodonna_2008
 
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Aaron Swartz avrebbe compiuto 36 anni questo novembre. Chissà quante cose avrebbe potuto regalarci con la sua inventiva. Invece "è stato suicidato". Occorre dire chi era, per quanti non lo hanno conosciuto e mi avvarrò di quanto dice Wikipedia: “Aaron Hillel Swartz (Chicago, 8 novembre 1986 – New York, 11 gennaio 2013) è stato un programmatore, scrittore e attivista statunitense. Coautore della prima specifica dell'RSS e delle licenze Creative Commons[1], é il cofondatore di Reddit e il gruppo di attivismo online Demand Progress; faceva anche parte dell'Ethics Center Lab dell'Università di Harvard, ed è stato il creatore del "Guerrilla Open Access Manifesto". Il 19 luglio 2011 fu arrestato per aver scaricato 4,8 milioni di articoli scientifici dal database accademico JSTOR, fu poi liberato dietro cauzione. Vero: "La morte di Aaron Swartz non è una semplice tragedia personale". Stiamo parlando di Aaron Swartz, suicidatosi a soli ventisei anni, nella sua casa di Brooklyn a New York l’11 gennaio del 2013, e nato l’8 novembre del 1986. Questo novembre avrebbe compiuto trentasei anni. Se parliamo di suicidio, è un fatto che vi sia in media una morte per suicidio ogni quaranta secondi ed un tentativo di suicidio ogni tre secondi. Sembra assurdo a dirlo, ma nel 2000 hanno perso la vita circa un milione d’individui a causa del suicidio. Dobbiamo rimarcare che, nel caso di Aaron la sua decisione sia scaturita da una terrificante mescolanza di bullismo governativo e depressione. Accanto ai suoi scritti, dopo la sua morte, furono caricati sul web, decine di interviste, documentari, film, commemorazioni, articoli, libri e commenti che ancora oggi, a intervalli regolari, sono offerti come materiale di valore per celebrare le sue azioni e la sua opera. Per ricordarlo c’è anche una pellicola del 2014, dal titolo : - “The Internet’s Own Boy, “il ragazzo/figlio di Internet”. Tuttavia lui non c’è più, perché si è suicidato e nel mondo il suicidio (dato poco conosciuto) è attualmente tra le prime tre cause di morte nella fascia di età 15-34 anni; un fenomeno preoccupante tra i giovani, sia in termini assoluti sia relativi, in un terzo delle nazioni. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) precisa che ogni giorno muore a causa del suicidio l’equivalente delle vittime causate dall’attacco alle torri gemelle di New York l’11 settembre del 2001. Tornando ad Aaron, certamente la sua fine non possiamo valutarla “soltanto” come una tragedia personale dei genitori e di quanti l’hanno amato e stimato, ma, certamente è ANCHE una tragedia personale. Se avessi cresciuto un figlio (ed era figlio dell'Italia, giacché figlio del Web, figlio dell’universo-mondo), l’avessi visto così capace, intelligente, interattivo, speciale, mediatico, universale… per poi saperlo suicida? Che cosa avrei dovuto dirmi, che sarebbe stato meglio fosse stato un “normale” ragazzino senza pretese? Che il mondo non è PREPARATO ad accogliere menti quali la sua?Certamente nel suo animo meraviglioso e strano, doveva anche essere “delicato”, suscettibile, passibile di sofferenze particolari. Difficile che un giovane sia così speciale e non abbia anche antenne particolarmente capaci di percepire il disagio. Probabilmente, senza neanche rendersene conto, aveva sorpassato la linea indefinita e volubile del “giusto” e dell’illegale, del “permesso” e del negato. Ma esiste, appunto, quella linea, nel Web?Temo sia tutta da inventare e costantemente da rielaborare. "La conoscenza non è un crimine", si legge nella firma di “Anonymous” in onore dell'attivista e del diffusore della conoscenza a mezzo file sharing (di condivisione). Ma, ditelo alle religioni, ditelo a quanti ancora non hanno compreso che se c’è un Dio ci ha fatti curiosi e sa bene dove la nostra curiosità potrà portarci. Se c’è un Dio, ci ha fatti simili a lui, quindi, creatori, anche di nuovi spazi e di nuove mete. Ditelo a quanti (e sono tanti), dell’ignoranza godono e profittano, per cui ci indicano la cacciata dal paradiso e la “mela del peccato” con un indice enorme e minaccioso. Gabriele Frasca dice che «… nelle epoche di passaggio da una galassia di mezzi a un’altra suscita la paralizzante sensazione di una vera e propria “guerra mediale"».[1] La guerra mediale ha i suoi morti, anche se tanti, come è accaduto per me, sono passati in modo lieto dalla pur cara macchina per scrivere ad un mezzo che permette libertà nel passato inimmaginabili e mi ha poi consentito l’accesso all’immenso database di internet. D’altra parte:“É un po’ il destino delle fasi di transizione quello di offrirsi solo in un secondo momento alla consapevolezza degli osservatori, e giusto per il fatto che proprio coloro che sono immersi più profondamente in una rivoluzione finiscono con l’essere meno consapevoli delle sue dinamiche” (McLuhan 1962, pp. 210-212).[2] L’altra faccia della medaglia è che il world wide web[3] sia una terra virtuale laddove è possibile esprimere se stessi e ricercare libertà di pensiero e verità, per cui diventa territorio di contesa da parte degli stati cui la sua struttura affrancata e scorrevole rappresenta un pericolo, o comunque uno spazio da amministrare e verificare. Per Manuel Castells internet si palesa come un mezzo efficace affinché la democrazia possa espandersi nel globo e quindi egli trova ovvio che il web possa concorrere alla sua costruzione. In una nazione libera e democratica difatti le differenti forme associazionistiche, private e pubbliche, le reti civiche e le reti private, attraverso il Web assolvono i loro compiti di informazione, sia questa "alternativa", pubblica, amministrativa, di volontariato, religiosa o di altro tipo, si affidano alla rete. Purtroppo questa larghezza di pensiero ha i suoi risvolti nella possibilità che sia sfruttata anche in negativo e che vi sia un background meno nitido e pulito di quanto vorremmo fosse. Se la rete deve essere controllata, occorre creare una legislazione ad hoc e porre dei filtri per entrare in essa, ma in questo modo “il controllo” disporrebbe dei mezzi per essere totale e dittatoriale, cosa documentata nel caso di regimi totalitari dove l’informazione è imbavagliata, anche perché in Internet è facile essere controllati, si è completamente trasparenti, la privacy è assente e il rischio di essere spiati, più alto. Aaron era il paladino della libertà di informazione, o meglio del libero accesso alle informazioni, di quello che porta vicino ad essere “un unico cervello universale”, una “memoria globale”. Mai soli. Aaron, è vero: la tua morte NON è stata una semplice tragedia personale. Dovrebbe indicare la strada verso un modo nuovo di percepire questa nostra assoluta, potenziale, capacità di “conoscenza”. La tua morte la soffriamo tutti. Ti sei portato con te, togliendolo a ciascuno di noi, un “bit” del nostro coraggio e della nostra speranza per il futuro. Mettili assieme, nel mondo dove sei adesso e prova a costruirti un mondo “virtuale” migliore del nostro in cui vivere libero. Bianca Fasano [1] G. Frasca “ La lettera che muore-la “letteratura”nel reticolo mediale”; 2005-meltemi editore Srl, Roma, cap. secondo pag.42.[2] G. Frasca “ La lettera che muore-la “letteratura”nel reticolo mediale”.Op.Cit. Cap. terzo, pag. 82 [3] Il World Wide Web (nome di origine inglese), in sigla WWW, più spesso abbreviato in Web, anche conosciuto come Grande Ragnatela Mondiale, è un servizio di Internet che permette di navigare ed usufruire di un insieme vastissimo di contenuti multimediali e di ulteriori servizi accessibili a tutti o ad una parte selezionata degli utenti di Internet.

 
 
 

“Storia Continua adotta il tuo ebook”, ha adottato, “Il Tempo degli eroi” di Bianca Fasano.

Post n°771 pubblicato il 01 Luglio 2022 da mondodonna_2008
 
Foto di mondodonna_2008

Sicilia. (Cos’è “Storiacontinua?” Non facile da dirsi in due parole. In sintesi offre “Guide erisorse per orientarti nel mondo della letteratura online”. Il che, diquesti tempi di self-publisher non è poco: “Puoi imparare come fare peri tuoi racconti una promozione dell’Altro Mondo, grazie ai suggerimenti dei piùimportanti scrittori, self-publisher ed esperti di marketing a livellointernazionale”. Promette.

Per noi che stiamo indagando sul mondo di chi “sognail grande editore”, un settore da verificare.

Dove si nasconda e come si offra agli autori il grandeeditore è un insieme complesso, di cui la maggioranza degli scrittori italianied esteri non vedrà mai una opportunità utilizzabile. Intanto c’è chi, comeSonia Lombardo (autrice, tra l’altro, di: “I Metadati per i tuoi Ebook: comehackerare l'algoritmo di Amazon con le giuste parole chiave”), nel mondodell’editoria naviga alla grande e con “Storia continua” è decisa ad offrirequalche possibilità anche a chi, con quel mondo, ha in comune soltanto lavoglia di pubblicare. In self-publisher, assolutamente.

Ecco che, tra le offerte, decide di ospitare ogni meseautori che lo hanno scelto:” L’idea l’ho rubata a Writer’s Dream, chel’ha rubata ad Alessandro Girola del Blog sull’Orlo del Mondo, che a sua voltal’ha soffiata a Gianluca Santini, ma in fondo non si tratta che di rispettarela regola n°4 dell’iniziativa “Adotta un Ebook”, regola che impone il passaparola.

AncheStoria Continua ha deciso, non solo di diffondere l’iniziativa, ma di aderirein pieno, seppur contravvenendo alla prima regola del gioco: “scegliere unsingolo ebook”. Infatti, come già anticipato su Facebook, vorrei aprire propriouna casa famiglia per ebook orfani dei canali pubblicitari mainstream. E, così,ne prenderò in affidamento uno o due al mese, con tanto di post dedicati, foto,citazioni e link alle pagine di vendita”.

Questomese di giugno l’adozione è andata al “Iltempo degli eroi”, della giornalista Bianca Fasano, che la suapubblicazione in cartaceo in effetti l’ha già avuta molti anni fa per icaratteri della “Riemma Editore” di Castiglione della Pescaia raccogliendoanche consensi sia di pubblico che di premi letterari.

Eccolo(in parte), come ce lo descrive “Storia continua”: “Il Tempo degli Eroi”, il nostro Ebook in Adozione del mese, è unromanzo di Bianca Fasano; Il tempo degli eroi, per Bianca èl’Italia del 1963, un’Italia ignara degli episodi drammatici che prestoavrebbero travolto vite intere, infrangendo sogni e speranze. Il romanzoinfatti copre un arco di tempo che va da poco prima della tragedia del Vajontfino a poco dopo l’assassinio di J. F. Kennedy. Ma non lo fa in modo lineare.

Leintrusioni dell’autrice, le sue considerazioni, si alternano a un io narrantein prima e terza persona che si alimenta di pensieri sospesi, di riflessionipersonali quasi da dialogo interiore, usando, a tratti anche la semplicecronistoria degli eventi.

Linguaggie stili dunque si combinano come ci si aspetta dalla penna di una giornalistadi frontiera come Bianca Fasano, corrispondente del Roma e successivamente delMattino, ma anche docente di disegno e storia dell’arte, esperta in grafologiae fisiognomica.

Dunque,il suo scrivere diventa simile a dipingere: “Conta il colore, conta lapennellata, interessa soltanto che l’insieme sia arte”. La storia alloraparte dal di dentro, dalla vita intima di ogni singolo personaggio, i lorodestini finiscono per intrecciarsi finché tutta l’opera emerge prepotentementedalla carta, come ha scritto Stefano Musco: “Più che personaggi,gli eroi del romanzo sono così veri da non sembrare frutto della fantasia;sfogliando le pagine si soffre e gode con loro, sono uomini e donne, quelli delromanzo, cosi vicini al lettore da sembrargli quasi tangibili”.

Eper raggiungere questa “tangibilità”, per assurdo Bianca oggi ha scelto ildigitale: “Vengo da un trascorso di pubblicazioni cartacee, a mezzo editori,anche di una quotazione non indifferente, eppure sono divenuta una assertricedegli ebook e del self-publishing. Non potrò mai dimenticare le parole di unmio collega, Luigi Valletta del Roma, che mi diceva: gli articoli sonofarfalle. Ed è vero. Ammesso che qualcuno li legga, hanno vita brevissima.Quelli virtuali, invece, restano sul web e si possono rintracciare anche in spazi/tempodifferenti. In teoria sono meno veri, in pratica sono più duraturi”.”

Questigli ebook adottati nel 2022: Maggio 2022 “UnUragano dai Capelli Rossi” di Angela C. (pubblicato con AmazonKDP).

Marzo2022 “Come è profondo ilMale” di Guido Rojetti (pubblicato con Amazon KDP).

Ottobre2020 “Lovid-19, storiadi una (quasi) guarigione” di Elena Soprano (pubblicato con AmazonKDP).

L’invitoè aperto ad altri scrittori e testi che potranno essere valutati: “Se anche voi avete un ebook chevorreste affidare alle cure di questo sito, non dovete fare altro che lasciareun commento o contattarmi, per richiedere la vostra promozionegratuita.
L’unica regola darispettare, che stavolta non ammette eccezioni, è l’autoproduzione: gli ebookdevono essere tutti rigorosamente frutto di autopubblicazione.

Allora,fatevi avanti!”

Insomma,se volete saperne di più sul “self-publishing” o sulla “stampa on-demand”, queiservizi di editoria che consentono agli autori di pubblicare il proprio librosenza alcun costo iniziale e in tiratura limitata al numero di copieeffettivamente richieste dai lettori, potete rivolgervi (tral’altro),”Storiacontinua.com.” Sempre “in attesa del grande editore!”

AngeloBuonarroti.

 

 

 

 
 
 

Napoli. IL PESCE D’APRILE AGLI AVVOCATI – di Pasquale D’Aiuto, avvocato

Post n°770 pubblicato il 02 Aprile 2020 da mondodonna_2008
 
Foto di mondodonna_2008


 

Ditemiche è soltanto un pesce d’aprile. Vi prego, ditemelo e convincetemi. Perchéquest’oggi assisto, attonito, alla corsa caotica, a colpi di click, da parte di migliaia e migliaia dipersone che hanno conseguito un diploma, una laurea in Giurisprudenza, hannosvolto pratica forense ed ottenuto un’ardua abilitazione, all’accaparramento dell’obolodi € 600,00 (pure, inizialmente non previsto!) graziosamente concesso con il c.d.Decreto Cura Italia (D.L. n. 18 del 17.3.2020, così come integrato con Decretodel 28.3.2020 dei Ministeri del Lavoro e delle Politiche Sociali edell’Economia e delle Finanze).

Parlodegli Avvocati, categoria professionale liberale e nobile, esistente da quando èin piedi una società che si possa dire civile, attori principali del sistemaGiustizia come i Magistrati, baluardo per la tutela e l’implementazione  dei diritti. Parlo di esseri umani che hannopuntato le proprie fiches su un corsodi studi polivalente, per trovare il proprio posto nel circuito produttivo erendersi utili al mondo.

Però,evidentemente, nella nazione sbagliata.

Genteche, in paesi seri, dovrebbe nutrire serene prospettive di medio-lungo periodoe che, al contrario, in questo surreale posto che è l’Italia – ma per prudenza,in base alla mia personale esperienza, preferisco limitarmi al meridioned’Italia, che è anche Roma, per intenderci – spera di buscarsi qualcosa dalloStato, quando e se arriverà, perché avrà fornito dimostrazione alla propriaprevidenza privata di aver passato anni difficili, di non aver affattoingranato con la professione o, addirittura, di non aver più una partita iva.

Ma questoè meno del breve periodo: questo è campare alla giornata.

Sì,perché vi sfido: più a monte, provate a raccontarmi che, in fondo, questo Paesenon abbia poi convinto noi Avvocati che la nostra quintessenza fosse proprio quelladel campare alla giornata. Raccontatemelo ma poi, un attimo dopo, motivatelo conragioni solide, perché io farò fatica a starvi dietro. Perché io credo siaproprio così: noi siamo una categoria da distruggere, i paria della società.

Noisiamo residuali.

E losaremmo anche se parlassimo, oggi, non di seicento ma di seimila o sessantamilaeuro per ciascun Avvocato, perché l’unico “bonus” che potrà salvare ilfondamentale comparto della Giustizia dovrà consistere in un’autenticarivoluzione concettuale, a partire dal nostro ruolo.

Laverità è che ormai siamo abituati a concepire la nostra professione come unagara ad ostacoli o, per restare in tema, come un’emergenza continua, un po’come il virus di questi tempi. Noi siamo continuamente in quarantena, questa èla verità. Noi siamo reclusi – sì, da sempre e non solo in questi giorni – acausa di barriere politiche, sistemiche, ideologiche ma concretissime.

E losiamo a partire da corsi di studio affollati, aperti a chiunque – anche acoloro che non sanno cosa fare della propria vita dopo il diploma –  e, spesso, senza uno sbocco preciso; poi, dapratiche forensi disorganiche, molto spesso povere di contenuti, cronicamentelegate alle solite materie divenute una sorta di ammortizzatore sociale (pensoalla r.c.a.), con compensi da fame o senza alcuna forma di corrispettivo. Pratiche che, assai spesso, non siconcludono mai veramente e sfociano in collaborazioni atipiche nonregolamentate, generando migliaia di professionisti poveri, timorosi dispiccare il salto e prendere ad essere realmente autonomi – realmenteprofessionisti! – e bisognosi, quasi fisiologicamente, di conforto, controllo,rilettura, assenso da parte di un dominus.Una demolizione psicologica, prima che economica.

Epoi, penso all’esame d’abilitazione che (e mi perdonino i commissari seri epreparati che ho incontrato nella mia vita), continua a sembrare un terno allotto. Con i testi nascosti negli zaini, gli smartphone, la speranza di unaiuto esterno, quando basterebbe pretendere l’impegno degli aspiranti Avvocati,consentire loro l’utilizzo dei codici commentati con la Giurisprudenza edimpedire realmente l’adozione ditrucchetti da ragazzini – che costituiscono illeciti penali, a ben vedere.

Forse,prima ancora, la facoltà di Giurisprudenza dovrebbe tornare a fare selezione (apartire dal numero chiuso) o, almeno, a indirizzare verso una prospettiva, comela libera professione o i concorsi.

Poipenso alle udienze, che quasi sempre sono affollatissime perdite di tempo e chesovente vantano l’unico beneficio di incoraggiare la socialità e di sostenere l’economiadei bar nei pressi degli Uffici Giudiziari, a suon di caffè e chiacchiere aitavolini. Quali udienze? Ma noi Avvocati le conosciamo bene: innanzitutto,quelle di mero rinvio (perché il Giudice non è riuscito ad emettere unprovvedimento, perché mancano i testimoni, perché una notifica è andata stortae chi più ne ha, più ne metta); poi, l’udienza che segue quella di comparizionedelle parti nel caso (leggasi: sempre) di richiesta della concessione dei terminic.d. istruttori; quella di conferimento dell’incarico al Consulente Tecnicod’Ufficio, che presta giuramento; quella di precisazione delle conclusioni,spesso reiterata per ragioni, sovente, oscure (o, forse, ben chiare)… siaccettano suggerimenti. Parlo da civilista, naturalmente: tutto tempo chepotrebbe essere dedicato allo studio, al tempo libero. Alla famiglia.

Poi,penso agli importi ingenti che dobbiamo destinare, sin dall’iscrizione all’albo,anche senza un reddito effettivo ed in modo affatto proporzionato e scalare,alla nostra previdenza sociale, pur gravata da tutte le sue ben noteincongruenze.

Manon è solo questo: è molto, molto di più. Questa elemosina di 600 euro assumele vesti di una beffa, contentino inaccettabile ed odioso per una vita(professionale ma non solo) di assurdità conclamate. Penso, ad esempio, al fattoche un soggetto, se non ha un reddito “regolare”, può intentare una causacivile senza rischiare concretamente nulla – lasciando a bocca asciutta lacontroparte e l’Avvocato avversario, oltre che, molto probabilmente, anche ilproprio (dura, spiegarlo ai non addetti ai lavori; vero?). Penso alle societàche scompaiono (anzi: che divengono inattive), lasciando capitale e patrimonioazzerati ma tanti debiti, nei confronti dei fornitori quanto degli Avvocati edei professionisti in genere.

Pensoalle procedure concorsuali inutili; alle esecuzioni mobiliari in cui le caseprivate sono sempre chiuse, in cui addosso, il debitore, non ha nemmeno unorologio oppure in cassa non c’è mai un euro da pignorare; a quelle immobiliariche durano un’eternità e costringono chi le ponga in essere ad esborsi enormiche, spesso, non vedranno rimborso; ai pignoramenti presso terzi (quandopossibile) ove sovente non v’è nulla o quasi da ricavare perché il terzo nonc’è più o perché il suo debito è poco o nulla; ai ricorsi per decretoingiuntivo che potrebbero essere sostituiti da ingiunzioni qualificate degliAvvocati; a tutti quei contratti che sarebbero facilmente, e con competenza,stipulabili senza l’assistenza di altri professionisti – le compravenditeimmobiliari, per esempio ma sovvengono alla mente anche i c.d. passaggi diproprietà dei veicoli – e, più in generale, allo scandalo della negazione, pressocchéassoluta e davvero incomprensibile, della facoltà di autenticare le sottoscrizioni!

Pensoalla patologica mancanza di meritocrazia. Agli incarichi milionari concessi inbase a graziose discendenze e giuste amicizie. Ai mandati professionali daparte degli enti pubblici che vanno sempre agli stessi.

Pensoall’incredibile assenza di qualsiasi riferimento alla figura dell’Avvocatonella nostra Costituzione!

Epoi, ritorno con la mente al dileggio generale nei confronti  della categoria: gli Avvocati rubano, perdonotempo, provocano la prescrizione, sono incompetenti, godono nel ritardare ledecisioni, sono degli azzeccagarbugli, raccontano fandonie, si arricchisconosfruttando i clienti, si vendono all’avversario… chiunque può, a chiunque è concessogettarci fango addosso, impunemente. La vulgataè che noi siamo cattivi. Sui social, in strada, persino nelle dichiarazioni (anchemolto recenti) di qualche… illuminato ed autorevole giurista. Non aiuta,bisogna dirlo, la politica adottata da più d’un ministro della Giustizia oppurel’insipienza di qualche soggetto capitato, per puro caso, all’apice del nostrosettore.

GliAvvocati sono carne da macello, spara addosso al leguleio, dagli all’untore.

Sobene che, in qualche caso, il dileggio è meritato. Penso ai colleghi (minuscolavoluta) che offrono pubblicamente la propria attività (minuscola voluta) gratiso quasi – con ciò, violando il principio di lecita concorrenza – o che, peresempio, incoraggiano azioni nei confronti dei medici che agiscono nell’estremadifficoltà di questi tempi grigi.

Masiamo 250.000 e passa (troppi, troppi)! Per la stragrande maggioranza perbene,coraggiosi, preparati, in buona fede. Penso al sorriso, alla bravura ed alladisponibilità dei Colleghi che vedo quasi ogni giorno (Antonietta, Gianluca,Roberto, Alessio, Elio per fare qualche nome, perché non siamo numeri!) e, piùin generale, alla correttezza, alla serietà, al fair play di quelli che incontro sulla mia strada, innanzi alleeccezioni ed alle strenue argomentazioni, alla loro capacità di scorgere lacesura tra la difesa del Cliente ed i rapporti personali.

Quantoè difficile, tutto questo! Quanto è difficile e miracoloso comprendere che l’inderogabilitàdel mandato difensivo ed il rispetto reciproco possano coesistere – anzi,considerare la prima una parte fondamentale del secondo.

Indefinitiva e senza dilungarmi oltre, ecco perché vorrei tanto che questa storiadei 600 euro fosse un pesce d’aprile: perché, qui, bisogna rifondare laGiustizia, non elargire oboli. Perché non esiste alcuna programmazione rispettabilee seria delle vite di centinaia di migliaia di Legali; perché chi deve non adottariguardo per le loro anime, le loro aspirazioni, le loro famiglie ed ora, difronte all’ultimo atto di un’emergenza continua, frutto di scelte scellerate edi prassi assurde che solo in minima parte qui sono state citate, non si puòpiù tacere. Perché non c’è merito, cultura, cura. Perché si deve, prima ditutto, riabilitare la professione dell’Avvocato. Perché noi siamo senza futuroe lo eravamo ben prima di questa emergenza mondiale.

Ilteatro è finito e quest’ultima farsa ha disvelato il trucco. Oggi, primo diaprile, abbiamo patito lo scherzo più atroce. Speriamo sia l’ultimo.

Avv.Pasquale D’Aiuto.

 

 
 
 

Voci dal passato gratuito

Post n°769 pubblicato il 30 Gennaio 2020 da mondodonna_2008
 
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Voci dal passato ha tanto da dire per chi lo legge. E' GRATUITO nella settimana dal 27 gennaio 2020 al 3 febbraio 2020. Auguro una buona lettura. L'autrice. Il testo di Bianca Fasano è stato pensato e scritto dall'autrice in un corpo unico, anche se nella sua prima elaborazione cartacea si è inteso sveltire la lettura con una pubblicazione in quattro volumetti. Esso segue una traiettoria disuguale tentando di recuperare, dall'apparente irrazionalità della tesi parapsicologica, una serie di percorsi logici o passibili di studio Il filo funzionale partendo da asserzioni di difficile comprensione, anche mediante "l'immersione", parziale in metodiche affini alla parapsicologia o ad essa contrastanti, conduce il lettore ad acquisire un personale parere sulla credibilità concettuale ideologica e/o fisica della scienza parapsicologica e dei fenomeni ad essa collegati. L'individuazione della linea di sviluppo nell'opera è restata, nella sua composizione univoca, la stessa dei quattro libri cartacei, perché siano di più facile interpretazione i concetti espressi. La prima parte contiene una presentazione dell'autrice, scritta allo scopo di rendersi psicologicamente più comprensibile e risente di una rilettura attualizzata alla pubblicazione in e book così come tutto il percorso dell'opera in cui interventi "attuali" chiariscono e danno anche forza a quanto scritto in precedenza. I capoversi prendono il via dalle principali motivazioni che possono spingere l'uomo alla ricerca del paranormale e le deduzioni successive propongono risposte anche al quesito se risulti positiva o negativa al fine del vivere quotidiano, la ricerca di un'anima immortale, rispetto alla vita materiale e caduca che conduciamo. Nella parte successiva, sonda l'irrazionale, allo scopo di offrire un quadro complessivo di cosa possa realmente considerarsi "scontato e sicuro" nella vita di ogni individuo, per quanto concerne la realtà sociale, scientifica, religiosa e storica e propone alcune esperienze medianiche dell'autrice. L'opera è anche dedicata al tentativo di "sciogliere", fondendo le conoscenze specifiche con le metodologie parapsicologiche, un enigma umano del passato, legato al famoso "processo Murri" e verificare la possibilità che gli spiriti possano effettivamente partecipare alla nostra vita umana, con una presenza costruttiva, benché la legge preveda che "Mors omnia solvit", ossia che con la morte fisica ogni legame sia sciolto. Le ultime fasi del lavoro raccolgono esperienze medianiche vissute dall'autrice in prima persona, anche rispetto alle realtà attuali del mondo sociale e storie raccolte nel corso di un compito di ricerca durato anni e che ancora dura, che pongono le basi per una più ampia indagine dei "milioni di fatti inspiegabili" che ogni giorno, spesso in sordina sono registrati passando sotto silenzio, nella nostra realtà fisica. L'interesse suscitato dalle tesi che il lavoro propone, offre un apporto importante al mondo della ricerca parapsicologica ed un affascinante testo di lettura per tutti. Rivisitato per la sua seconda versione cartacea.

 
 
 

Morire d'odio. Ebook

Post n°768 pubblicato il 25 Agosto 2019 da mondodonna_2008
 
Foto di mondodonna_2008

IPOTESI
Il mio racconto "Morire d'odio", mi è stato ispirato dalla consapevolezza che, benché sia necessario punire un colpevole, ancora più importante sia non porre in carcere un innocente.
Non si riporta un caso soltanto in cui la vittima "sia scomparsa" e mai ritrovata, malgrado le ricerche.
In America secondo l'Fbi nel solo 2012 i casi di missing sono stati oltre seicentomila, poco meno di 500mila sono ragazzi sotto i 18 anni.
In Italia "abbiamo fatto l'abitudine" agli assassini che non confessano il loro delitto, malgrado ogni pressione o prova possibile ed anche agli omicidi in cui la vittima scompare misteriosamente ed il cui cadavere, prova certa del delitto, non viene mai trovato. In alcuni casi "il colpevole" è posto sotto inchiesta e, in seguito, con alterne e lunghe vicissitudini legali, anche, condannato. Benché continui a professarsi innocente dell'omicidio di una persona che non viene mai ritrovata né viva né morta.
Se il corpo non c'è e l'omicida (o presunto tale), non confessa, si ha un bel dire che in carcere sia finito il colpevole: il dubbio resta.
Da questo dubbio, senza alcun riferimento di realtà rispetto a casi che l'opinione pubblica sta discutendo in questi anni, è nato il mio racconto "Morire d'odio".
La vittima "muore d'odio". Muore, spesso, perché non fugge. Non fa come la lucertola che, pur di salvarsi, lascia la propria coda nelle "zampe" del nemico.
La vittima, solitamente, muore perché non accetta la verità. Vuole restare al suo posto. Ha mille ragioni per farlo, però una sola per andarsene: il rischio di andarsene per sempre.
Il mio consiglio, dunque è la fuga.
Qualsiasi cosa ci si lasci alle spalle, c'è modo di riconquistarla, vivendo, oppure ricostruire.
Da morti non c'è più speranza.
Buona lettura.

 
 
 
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