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« "Meditate che questo è ...Si fa festa! »

"Meditate che questo è stato..." (Seconda parte)

Seconda parte

Per leggere

 la prima parte:

clicca qui------ > http://blog.libero.it/ormeanima/13090258.html

 

"Arbeit macht frei":
"il lavoro rende liberi"

era questo il motto posto
all'ingresso di numerosi campi
di concentramento nazisti fra
cui quello di Auschwitz 
in polacco Oświęcim
(dopo la fine della
seconda guerra mondiale
e la fine della Germania
nazista nessuno ha più
parlato di Auschwitz
per molto tempo, molte persone
hanno creduto per tanti
anni che Auschwitz fosse
addirittura in Germania ma
i campi di sterminio erano
collocati in Polonia),

 Parliamo ora del secondo uomo:
lui è stato l'unico uomo entrato
in un campo di concentramento
VOLONTARIAMENTE diventando
il prigioniero numero 220543.

Soldato del Royal Army britannico,
prestò servizio in Nordafrica
durante la prima metà della
seconda guerra mondiale,
dopo essere stato catturato
e trasferito varie volte in varie
carceri per prigionieri di guerra
fu alla fine internato nel campo
di lavoro di Auschwitz il suo nome?

Denis Avey.

 

 

 

 

 

Auschwitz non era un unico
campo ma un insieme di piu campi:
comprendeva il campo di
sterminio di Birkenau e quello
di lavoro di Monowitz.
Proprio quest'ultimo era vicino
alla fabbrica che un gruppo industriale
stava costruendo per produrre materiali
(gomma sintetica e carburante
al metanolo) 
destinati allo
sforzo bellico di Hitler.

Fu proprio in questa fabbrica che
il ventiquattrenne inglese
fu costretto a lavorare.

Dapprima separati poi uniti a
i detenuti ebrei, i prigionieri inglesi 
ne condividevano il lavoro e
la fatica ma non le frustate e
le esecuzioni arbitrarie:
i soldati inglesi erano infatti protetti
dalla convenzione di Ginevra
che tutelava tutti i militari,
i detenuti ebrei non erano invece
protetti da nulla e il mondo sembrava
non sapere ciò che stava accadendo loro.

Ogni sera dopo il lavoro tutti 
venivano scortati ai rispettivi campi
gli ebrei ad Auschwitz terzo
(Monowitz)gli inglesi all 'E 715,
lì il vento portava un odore
dolciastro e nauseabondo….

Tutti sapevano cosa accadeva
in quel campo perché quella
terribile puzza che proveniva
dal crematorio si sentiva ovunque
nella zona anche a Katowice
che si trova a 20 chilometri
di distanza si lamentavano
del terribile odore"

D. A.

Durante questi giorni, Denis Avey 
conobbe l'ebreo olandese Hans ,
decise così di fare uno scambio
di persone, voleva vedere
con i propri occhi l'orrore
di cui tanto sentiva parlare.

Consegnò così la divisa militare,
(quella "corazza "che gli garantiva
tutti i diritti di un essere
umano) ad Hans e ne
assunse l'identità.

 Se da una parte per Hans
lo scambio regalò giorni di
refrigerio alle ferite dell'anima 
per Denis invece iniziò
l'ingresso nell'orrore:
ora faceva anche lui parte
della fila delle ombre,
dei fantasmi con la divisa a righe,

“quando vidi per la prima volta
i prigionieri ebrei rimasi incredulo,
non avrei mai pensato che degli
esseri umani potessero avere
un aspetto simile,
sembravano fantasmi,
avevano la morte dipinta
sul volto erano orribilmente
magri e barcollavano,erano
in condizioni davvero orribili
e questo è del tutto spiegabile
perché veniva dato loro
pochissimo cibo"

 

"...Le donne e i bambini venivano
messi in una fila particolare e io
sapevo tutto, sapevo dove quelle
donne e bambini sarebbero stati condotti...

Ricordo che c'era un bambino
che piangeva, probabilmente per
il freddo e per la fame e un militare
delle S.S. si fermò di fronte
a quella donna e le disse di far
tacere il bambino, poco dopo
ritornò accanto alla donna e il
bambino stava ancora piangendo
e urlando e lui semplicemente
si fermò e colpì con una estrema
violenza il viso di quel bambino
e probabilmente lo uccise
tra le braccia della madre....
Questo fu solo un singolo tragico
episodio dei tanti che vidi..."


 

D.A.

ora anche lui doveva dormire
lì in quelle baracche insieme
a 400 a volte 800 prigionieri
su soli 3 centimetri di legno,
3 centimetri che dovevano
proteggerlo da quel freddo
assurdo (le temperature esterne
potevano arrivare ai -30-35 °C).

 

 

 

 

 

 

"L' impressione fu terribile,
faceva molto caldo e l 'ambiente era
fetido, era orribile, molti prigionieri
avevano gravi problemi intestinali,
di notte avevano degli incubi,
pregavano, piangevano e Dio sa cos 'altro...

“Alle 4 del mattino si accendevano
le luci ed i kapo e le SS entravano
armati di fucili, molti allora erano
già morti e i loro corpi venivano
trascinati all’esterno, molti altri
venivano selezionati questo
era il termine che utilizzavano
e significava che venivano
caricati sui veicoli e
trasportati verso
le camere a gas”

D.A.

In 70 metri quadri venivano
stipate fino a 700 persone,
entravano perché pensavano
di doversi fare delle docce
(sulle travi erano attaccate finte docce)
invece all' improvviso l'orrore:
dai camini compariva un volto
di una persona con la maschera antigas,
le urla iniziavano e da otto camini
scendevano delle pasticche
che emanavano un gas letale....

Dopo pochi minuti il silenzio:
tutto quello che restava
erano corpi senza vita...

Venivano trasportarti in un
ambiente adiacente dove
vi erano i forni crematori...

 

“Non c’è giorno nel quale
io non riveda un volto
o un episodio, non un solo
giorno,ma riesco a
mantenere il controllo adesso,
ho superato il trauma e
ho accettato ciò
che è accaduto”

Denis Avey

 

 

 

http://www.laltrapagina.it/mag/wp-content/uploads/2012/01/denisavey.jpg

(Nella foto Denis Avey)

 

 

Nel gennaio del 1945 nell'aria
si iniziarono a sentire in
lontananza i colpi dell’artiglieria
russa  i tedeschi decisero
allora di abbandonare i campi,
uccisero sommariamente i
prigionieri più deboli,gli altri
invece furono costretti a
marciare nel gelido inverno russo
(“la marcia della morte” in cui
moltissimi morirono)
verso la Germania,
erano ancora  convinti 
di vincere la guerra per
questo la loro intenzione
era reclutare nuova forza lavoro.

Ma la guerra stava per
 finire e anche l'inferno
!

"Non sapevamo dove andare
vedevamo dei civili tedeschi
poi
all'improvviso vedemmo
degli strani carri armati.

I carri che percorrevano
quella stradina di campagna
avevano una stella bianca
sul fianco, ci avvicinammo
e il soldato guardò giù
verso di noi.
Gli dissi che questo
era un campo di
concentramento ma lui
non capì e mi chiese
del cognac, credevo che
il mondo fosse impazzito”

Enrst Lobethal

 

Enrst Lobethal è
un altro prigioniero ebreo
a cui Denis Avey salvò
la vita, per questo
nel 2010 ha ottenuto
la decorazione di
British Hero of Holocaust.

 

Si caro Enrst,
il mondo era
davvero impazzito! 

Possibile che ci fosse gente
che non sapesse l'orrore
che avveniva "dietro la
porta di casa?"



 

"Una dittatura non sarebbe
più possibile?"

E' questo che Rainer Wenger,
insegnante di una scuola
superiore tedesca,
chiede ai suoi alunni,
i quali rispondono che,
ovviamente NO!
Perchè la gente ha
imparato dagli errori
del passato.
Allora, per dimostrare che
si sbagliano,l'insegnante avvia 
un esperimento creando
un gruppo, di cui lui viene eletto 
 leader,è così che pian piano
in modo paurosamente facile
prende vita un pericoloso
progetto che finisce
per fagocitare anche lui: L'onda.

Il film di cui parlo (L'onda Die Welle )
è tratto da un romanzo tratto  
a sua volta da una storia vera:
l'esperimento chiamato 
The Third Wave (La Terza Onda),
condotto in California nel 1967.


Eccone la scena cruciale

https://www.youtube.com/watch?v=LMzGxquEWAE


Un film che mi ha molto
colpita e che secondo me
meritava una maggiore attenzione
e premiazione, sì,
perché purtroppo quello che è
accaduto, potrebbe
accadere di nuovo
a chiunque, dovunque.

Quando ci accorgeremo che
siamo tutti facce dello stesso
diamante chiamato razza umana?

Ognuno brilla in modo differente
ma questo contribuisce solo
ad arricchirne la bellezza.

Non permettiamo
al buio di ritornare!

 

“Non si deve perdonare,
non si può perdonare,
come si fa a perdonare
in nome di chi ha subito
queste cose e non ha
potuto poi rispondere
a questa domanda?
Oltretutto chi mai ci ha chiesto
di perdonare?
Chi ha compiuto questi misfatti
si è mai degnato di
chiedere perdono?
Se un eccidio, uno sterminio
di questa portata si può perdonare,
il perdono perde il suo valore
e il suo significato perché
vuol dire che allora tutto
 
si può perdonare.
Se tutto si può fare
non c’è bisogno del perdono
perché tutto è ammesso,
tutto è concesso e
in questo senso, agli occhi miei,
il perdono non avrebbe senso”

 

( testimonianza di Goti Bauer,
sopravvissuta al campo
di sterminio di Auschwitz).

 

 

 

 

 

 

 

 
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Commenti al Post:
IMMAGINIRCFO
IMMAGINIRCFO il 01/02/15 alle 08:48 via WEB
Ciao buona domenica lodiamo il Signore
(Rispondi)
 
princesssweet
princesssweet il 04/02/15 alle 16:42 via WEB
grazie :)
(Rispondi)
angelheart_2014
angelheart_2014 il 02/02/15 alle 18:52 via WEB

Buon pomeriggio dal mio cuore. Anche se il cielo è nuvoloso, guarda il verde del prato per continuare a sperare. Tutto comincia da cosa guardi per prima..dolce pensiero Monika - il tocco della Farfalla. Buon inizio settimana ,io mi preparo per la neve , dicono che da me domani nevicherà ,un abbraccio e un clikka per Te ...Farfallina

(Rispondi)
 
princesssweet
princesssweet il 04/02/15 alle 16:43 via WEB
grazie per questo bellissimo pensiero monika :)
(Rispondi)
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