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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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Domenica

Post n°788 pubblicato il 12 Marzo 2007 da ossimora
 

immagineStamattina il profumo del grosso mazzolino di viole ,fra me ed il monitor si mescola alla pace della  mattinata  silente ed alla fragranza dell’aroma di caffè .

Un paio d’ore di totale ,solitario otium.

Fuori c’è il sole ed il vento forte,che da diversi giorni bacchetta ogni cosa; gli alberi sono stati potati delle appendici secche  rimaste spezzettate a terra ;i vetri vibrano e sento qualche spiffero frescolino.

Strana mattinata questa .

 Sempre rischioso rimettere mano a pagine scritte in anni lontani, che appartengono ad una fase ormai superata della propria vita: la tentazione di far scivolare il commento sul piano inclinato dei sentimenti - di qualunque genere, dal rimpianto all'esecrazione passando per tutti i possibili gradi intermedi - è costantemente in agguato.

Anche ripercorrere luoghi che hanno segnato la propria vita è atto sdrucciolo di cui non è facile intuire i possibili esiti.

 La visita alla sua vecchia (allora)casa colonica in pietra (ora restaurata e dai connotati ben diversi) ,una volta lasciati scorrere tutti i fotogrammi di una storia importante mi ha riportato ad un immagine mentale che non sapevo di avere dentro ;la scaletta di legno ,tutta storta ,inchiodata come una lunga esse che dal terrazzino facilitava l’accesso al tetto.

Solo un particolare di un immagine e di una persona.

Lui l’aveva costruita per i  gatti della casa.

 
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