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« intangibilibavagli e bavosi »

cul/tura

Post n°1734 pubblicato il 08 Giugno 2010 da ossimora
 

Nel brutale e sadico colpo mortale che ilgoverno ha inferto alla Cultura c'è qualcosa che dovrebbe spaventare tutto il Paese.

Mi riferisco non già alla riduttiva concezione che la destra ha da sempre delle nostre bellezze naturali e del nostro talento artistico, ma alla drammatica e lampante certezza di essere governati da gente che non sa da quale parte andare. 

I tagli alla cieca sul budget dei Beni Culturali ci dicono che il governo non ha alcun progetto teso al risanamento economico e sociale dell'Italia. Getta alle ortiche la sua unica, vera, ricchezza, un tesoro che ci fa esistere nel mondo con rispetto e grande
prestigio, ma non ci dice perché. Ci dice che c'è la crisi e basta e che bisogna risparmiare dove si può. E siccome della Cultura si può fare a meno, perché in fondo è un passatempo, dalle sue casse si può togliere quasi tutto.

Nessun altro governo in Europa, in questo periodo di crisi, ha mai pensato di mettere al rogo risorse, come quelle culturali, che danno saldezza all'identità della nazione e che rappresentano una insostituibile difesa contro le derive depressive della crisi. Non solo, ma gli altri paesi civili hanno individuato nelle ricchezze della Cultura un terreno su cui operare investimenti preziosi e fruttuosi. 

Il governo Berlusconi non si è fatto scrupoli a decidere un tale sfacelo in quattro e quattr'otto. Ha messo in ginocchio un settore così strategico e importante del nostro Paese, insieme con l'esercito dei suoi operatori e lavoratori, senza chiedersi come
"risparmiare" e come inserirlo in un processo più vasto di riassesto produttivo generale. Gli italiani, in questi giorni di lacrime e sangue, scoprono di vivere su una nave senza timone, che va dove la portano le onde. Di là i miliardi intascati dai corrotti del Palazzo, di qua precariato, cassa integrazione e licenziamenti.

 Fino a ieri ci dicevano che la crisi era solo virtuale. Adesso ci dicono l'opposto, che la crisi c'era anche prima e che «abbiamo scherzato».

Se un governo non è in grado di dare prospettive, di dirci dove sta andando e dove vuole portarci, dovrebbe rassegnare le dimissioni. Berlusconi invece prende tempo e mobilita, umiliandolo, il Parlamento per questioni relative ai suoi personali interessi. È urgentissimo spegnere i fari su Alfano e accenderli
sulle persone, sulle categorie e sulle forze che sono in grado di elaborare un piano d'uscita dalla crisi, serio e credibile. Le
piazze cominciano a riempirsi di gente che non si fa violentare. Adesso tocca agli operatori della Cultura, che non difendono solo il loro lavoro, ma il prestigio e la dignità di tutto il Paese.

Sono offesi dalla superficialità e dal disprezzo con cui sono stati messi da parte, quasi con un calcio nel sedere. Istituzioni gloriose e secolari, talenti costruiti nel tempo, esperienze straordinarie che sono patrimonio dell'umanità, vengono cancellati nel giro di poche ore, con un paio di telefonate, tra un paio di ministri.  
Ovviamente incolti. (buzzurri)

A fianco degli artisti e dei lavoratori dello Spettacolo e della Cultura, dovrebbero far sentire la loro voce tutti gli italiani, anche quelli che vivono di solo pane. A causa dei tagli mortali alla Cultura, si rendono conto di essere governati da chi ha solo idee confuse, da chi va avanti alla giornata. È questo che fa più paura, al di là della porcata anticulturale e "ideologica" della destra al governo.

V.Cerami

 

 

 
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