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scorpioncini

Post n°2019 pubblicato il 21 Febbraio 2015 da ossimora
 


LA RANA E LO SCORPIONE


"Una rana stava serenamente sguazzando in un fiume quando ad una sponda si avvicinò uno scorpione. "Devo passare dall'altra parte" disse"ma non so come fare, io non so nuotare e se provo affogherò. Tu potresti aiutarmi trasportandomi sul tuo dorso, te ne sarei molto grato". La rana perplessa rispose: "Ma se io ti lascio salire sul mio dorso tu potresti pungermi ed uccidermi!". Lo scorpione rassicurò la rana: "Non ti preoccupare, perchè dovrei farlo, se ti pungessi morirei anch'io perchè affogheremmo entrambi nel fondo". La rana si sentì rassicurata dalle spiegazioni dello scorpione e lo fece salire. Quando furono a metà del fiume,lo scorpione punse la rana. La rana stupita dal gesto dello scorpione mentre stava affondando insieme a lui trovò la forza di chiedergli: "Ma perchè l'hai fatto adesso moriremo entrambi?" Lo scorpione rispose 

"Non ho potuto farne a meno, questa è la mia natura".


Sono giorni che un po’ mi diverto ,( con i bambini)  un po’ mi interrogo sui significati che si possono attribuire a questa favola e su quanto di questa possa essere utilizzato ,  per discutere di noi,di umanità.

 Esiste la”natura” o il carattere e se si  , in quale misura e che peso ha sulla nostra storia , sulle scelte , sui sentimenti e le reazioni , sulla nostra propensione alla felicità , al rimuginamento ,all’allegria ed a tutto il resto?

 Penso a due   film che mi hanno affascinato : “l’enigma di Kaspar Hauser “di Herzog e “L’enfant sauvage “di Truffault ; nel primo Kaspar segregato dalla nascita , ed abbastanza incapace di evolvere così come i suoi maestri avrebbero voluto , quando muore viene “analizzato “ e la società rassicurata inquanto sembra che lui soffrisse di una qualche malattia mentale . 

Invece il ragazzo selvaggio che scappa per andare ad omaggiare alla luna infine accetta l’educazione soprattutto perché il suo educatore procede con piedi di piombo e sensibilità. (Rousseau docet)

Davvero lo scorpione è così scemo da lasciarsi morire perché  quella è la sua natura ?

Questa cosa si registra anche  fra le persone , son fatto così, infondo è la mia natura , il carattere non si cambia , ho imparato a convivere con la mia essenza, tutte frasi che si sentono spessissimo .

Continuiamo  a farci  del male per l’incapacità di cambiare , tutto qui, è semplice  e la natura c’entra poco , siamo noi che disabituati e scoordinati nel fare esercizio di conoscenza , crescita  , meditazione e volontà siamo esattamente come lo scorpione. 

Un maestro indiano definiva   "doppio idiota "colui che  non lavora costantemente  sulle proprie nevrosi (la natura!),  dal   se stesso già  raggiunto a quello in evoluzione permanente  ,  per di più facendone un vanto...io sono così !

 
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Commenti al Post:
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 21/02/15 alle 17:45 via WEB
che post bellissimo! grazie! ti posso abbracciare? :-)
(Rispondi)
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 21/02/15 alle 18:08 via WEB
la favola, naturalmente è fatta per mettere in guardia da chi sapientemente ci inganna e poi ci fa perire, con lui. Il fatto della "natura" che non si può modificare è una visione distorta e autogiustificativa al fatto di non voler cambiare (e perciò si invoca a vanvera la novella). Al contrario, CAMBIARE, fa parte della natura. Perché è solo attraverso il cambiamento che ci può essere evoluzione. Ma ci vuole coraggio, ci vuole convinzione e ci vuole anche la voglia. Soprattutto quella.
(Rispondi)
 
ossimora
ossimora il 21/02/15 alle 18:14 via WEB
Ecco , io che non capisco l'inganno , non ci avevo pensato , mi ha colpito , e da sempre questo conflitto fra natura e forza ( perchè poi spesso la non capacità di cambiare ed evolvere è frutto di poca forza)
(Rispondi)
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 21/02/15 alle 18:51 via WEB
non solo Antonia.. Non solo. Voglia. Volerlo. La forza a volte può anche essere usata al contrario... per non volere cambiare. Capisci? E' una spinta sana alla vera conoscenza di noi, che va anche al di là della natura, o meglio, la segue e la può anche modificare:-)
(Rispondi)
 
ossimora
ossimora il 21/02/15 alle 18:54 via WEB
Si vero , ma la voglia di evolvere presuppone la forza di farlo e non può prescinderne. Io , ad esempio oggi sono amebizzzata , da stamattina mi ripeto che dovrei muovermi ma non lo faccio...forza e volontà azzerate
(Rispondi)
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 22/02/15 alle 01:03 via WEB
Se "vuoi" veramente una cosa, la forza al cambiamento arriva insieme alla forza, ma devi volerla molto una cosa, affinché la stessa la porti quella forza. Che non intesa come "sforzo", ma come spinta a quella volontà di voler cambiare e a quanto sei disposto a volerlo, appunto. Il tuo esempio è un esempio di dolce far niente, di rilassamento del week end, e di riposo dal lavoro:-) e probabilmente dal fatto che non senti un interesse particolare per qualcosa. "ti ripeti che dovresti muoverti" ma in realtà non lo vuoi veramente, o almeno non completamente.. il tuo corpo reclama riposo e rilassamento:)))
(Rispondi)
 
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 22/02/15 alle 01:09 via WEB
è tardi! ho scritto malissimo! è la volontà che porta la forza, questo volevo dire; avviene naturalmente. Buona notte. :-)
(Rispondi)
 
jigendaisuke
jigendaisuke il 21/02/15 alle 23:47 via WEB
Piccoli cambiamenti, ci possono essere. Ma un mutamento totale del proprio carattere, è possibile? Non lo credo. Io comunque, da quando faccio il mio lavoro, sono un tantino peggiorato. Distinti saluti
(Rispondi)
 
ossimora
ossimora il 22/02/15 alle 00:14 via WEB
Il punto, caro Jei Jei e' ...ma cosa e il carattere?
(Rispondi)
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 22/02/15 alle 01:08 via WEB
il carattere è come siamo fatti.. come reagiamo nei confronti della vita; la nostra predisposizione verso il mondo e gli altri. La nostra naturale spinta esterna (ma anche interna), quello che sentiamo - come lo sentiamo e percepiamo, come reagiamo con le nostre emozioni; quello che capiamo.
(Rispondi)
 
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 22/02/15 alle 11:15 via WEB
lavorare su se stessi non è facile, presuppone certo più volontà che non lavorare sull'esterno (o, dio non voglia, sugli altri). però a me fa pensare soprattutto il fatto che lavorare su se stessi presuppone avere un modello, un obiettivo, cui tendere. altrimenti perché dovrei cambiare me stesso? perché dovrei adeguarmi a quello che la società vuole che io sia? o un partner? o la famiglia?
Ecco: mi chiedo se questo sia giusto. Se il modello che evidente viene dall'esterno non sia un abito già pronto che non necessariamente mi si adatta.
anche accettare il modello SANO proposto dalla medicina, dalla psichiatria, dalla scienza che vuoi tu, non è comunque un modello indotto?
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 22/02/15 alle 12:44 via WEB
Buongiorno , concordo che non sia affatto facile…ne so qualcosa provando quasi quotidianamente a contrastare certi miei tratti comportamentali assolutamente deleteri se non altro per la mia salute.! Io quando parlo di “lavoro su se stessi” mi riferisco non tanto ai modelli indotti dall’esterno , scienza o altro che sia , quanto all’analisi di ciò che ci fa stare male o non pienamente bene , in una autocoscienza consapevole ( che non necessariamente insegue modelli particolari) ma anzi cerca vie proprie . Nel periodo nel quale facevo yoga attivamente , il mio maestro diceva “imparate a riconoscere le vostre nevrosi, gli attaccamenti , i nervi sovrattivi, e già soltanto conoscendoli avrete grande vantaggio”
(Rispondi)
 
 
 
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 25/02/15 alle 17:43 via WEB
ciao, cara. Paradossalmente (e, davvero, solo per amore dello scoperchiare passive accettazioni di quello che la società propone), anche la definizione di malessere o nevrosi è indotta. E' la società che porta a considerare "malattie" certe fasi e certi comportamenti. Forse in una società diversa non le considereremmo tali.
(Rispondi)
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 26/02/15 alle 23:54 via WEB
Certo l'influenza della società e' spesso esiziale ma l'idea di" ricercatore ",di essere umano che cerca di stare meglio analizzando i suoi comportamenti mi piace comunque
(Rispondi)
 
angiolhgt
angiolhgt il 22/02/15 alle 11:48 via WEB
Avendo un vecchio contadino nella stagione invernale trovato una serpe intirizzita dal freddo, avuta compassione e raccoltola, se la pose in seno. Ma quella, riscaldatasi e ripreso il suo istinto, morsicò i] benefattore e lo uccise. Morendo diceva.; "Ho quel che mi merito poiché ebbi compassione di un malvagio". La favola dimostra che i malvagi non si riescono a convenirsi anche qualora ricevano i più grandi benefici.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 22/02/15 alle 12:52 via WEB
Beh , la malvagità è quindi radicata profondamente ? Non credo ; immagino che come con ogni automatismo che in un certo periodo della nostra vita (chissà magari una frustrazione anche piccola , da bambini può generare scompiglio ) si sia piazzato dentro di noi si possa efficacemente contrastare e modificare. E' un senso di potenza incredibile andare oltre ciò che pensiamo essere parte di noi come la nostra pelle ( che peraltro cambia continuamente)
(Rispondi)
 
 
 
angiolhgt
angiolhgt il 22/02/15 alle 15:18 via WEB
Esopo scrisse e la tua ..molto bella e penso posteriore, di chi?...ribadisce il concetto . La natura ha il sopravvento sulla cultura? io direi di no pur con grandi smentite: Educare non vuol dire solo "tirare fuori" ma penso anche correggere, riplasmare e cosa non ha prodotto nel bene e nel male l'educazione cristiana o fascista?. Quindi credo si possa anche correggere e se batti forte il naso anche autocorreggersi. Penso allo scopo riabilitativo del carcere che pur perseguito con mezzi terrificanti ..qualche risultato lo ottiene, ma il alcuni casi ci vorrebbe la lobotomia..ma a sapere quali! Quindi i malvagi continuano a stuprare e il male per il male a circolare tra noi. PRUDENZA virtù cardinale È atteggiamento prudente non fidarsi mai di quelli che ci hanno ingannato anche solo una volta. René Descartes (Cartesio), Meditazioni metafisiche, 1641
(Rispondi)
 
ossimora
ossimora il 22/02/15 alle 18:44 via WEB
Ange , non pensavo alla malvagità , all' errore e nemmeno all' educazione ed alla pedagogia quanto al sottile o enorme ( dipende )intersecarsi fra natura / carattere e ambiente e quanto noi da soli ed in libertà creativa possiamo fare per liberarci di oppressioni interiori spesso nemmeno percepite come tali. Sto facendo un lavoro sulla favola e fra Esopo ,La Fontaine Tolstoj e gli altri ho trovato questa qui...che viene definita "anonima' . ..
(Rispondi)
 
 
angiolhgt
angiolhgt il 22/02/15 alle 23:38 via WEB
il messaggio che dà è chiaro direi apodittico quasi dogmatico , definitivo......e certe cose devono essere dette chiaramente ..almeno nelle favole....quanti puntini!!!!!!!!!!!!!!!!!
(Rispondi)
 
 
 
ossimora
ossimora il 22/02/15 alle 23:40 via WEB
E si , per dirti che la favola in questione è in sospeso, di autore ignoto!
(Rispondi)
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 23/02/15 alle 06:51 via WEB
Ma nel post non c 'è soltanto l'apologo anche altre riflessioni più che possibiliste , la favola era un punto di partenza!
(Rispondi) (Vedi gli altri 4 commenti )
 
 
 
 
angiolhgt
angiolhgt il 23/02/15 alle 14:05 via WEB
e che fai ti metti a barare? la favola ha una conclusione lapidaria chiara come il sole e pedagogicamente viene introiettata dal bambini in modo univoco...mo' faccio il pedagogo dilettante ...e il bambino non si mette a fare tanti distinguo, la assorbe nel suo fortissimo valore nemmeno simbolico ma "reale", "è successo il fatto e attenti agli scorpioni !"poi magari proprio per questo non sa associare gli scorpioni agli esseri umani ..esopo aveva il suo finalino la morale della della favola che dipanava la metafora.
(Rispondi)
 
 
 
 
angiolhgt
angiolhgt il 23/02/15 alle 14:09 via WEB
ovviamente quanto dici è bello e condivisibile "Continuiamo a farci del male per l’incapacità di cambiare , tutto qui, è semplice e la natura c’entra poco , siamo noi che disabituati e scoordinati nel fare esercizio di conoscenza , crescita , meditazione e volontà siamo esattamente come lo scorpione." ma è un messaggio debole per un bimbo rispetto alla favola...che trovo analoga a quella di esopo
(Rispondi)
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 23/02/15 alle 19:54 via WEB
Mi interessava di più proprio il discorso sulla nostra capacità o incapacità adulta di conoscere ciò che non ci piace di noi stessi e lavorarci senza accettare come precotte le proprie limitazioni.Non a caso questa favola viene usata anche dagli psicologi nel lavoro terapeutico con i grandi. Coi piccoli la percezione del lavoro su se stessi è quasi impossibile,molti di loro hanno detto : "Proprio tonto questo scorpione !"Beh!
(Rispondi)
 
 
 
 
angiolhgt
angiolhgt il 23/02/15 alle 22:41 via WEB
e se, tra il fascio di commenti possibili non fosse proprio quello giusto?...posso capire Sansone..ma lo scorpione proprio no!
(Rispondi)
 
GnothiTauton
GnothiTauton il 22/02/15 alle 19:43 via WEB
Si. Temo che lo scorpione sia cosí scemo.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 22/02/15 alle 19:57 via WEB
E ce ne sono in giro !!!
(Rispondi)
 
Luxxil
Luxxil il 23/02/15 alle 13:24 via WEB
si inizia a dire " Sono cosi" quando si smette di crescere, nel senso ampio della parola, è un limite che ci si dà e vogliamo che gli altri sopportino. In genere chi ci rimette e quello che dice " Sono cosi" come se questa fosse una scusa riconosciuta universalmente,ma non è cosi:) bel post e bello il racconto:)
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 23/02/15 alle 19:56 via WEB
Spesso però ( e sempre di più ) già si sentono cose del genere , con dichiarazioni di "arrivo" anche da parte degli adolescenti, proprio da lì sono partita nella mia riflessione . Una nemmeno diciottenne che ha chiuso un discorso dicendo (bruscamente ) "e poi io sono così , se vi va bene bene , senno amen! "paura! Ciao
(Rispondi)
 
Fajr
Fajr il 25/02/15 alle 22:52 via WEB
A me tonti paiono tutte e due... alla fine la natura ha fatto bene: due imbecilli in meno! :o)
(Rispondi)
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 26/02/15 alle 16:58 via WEB
rido:-))
(Rispondi)
 
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 26/02/15 alle 16:58 via WEB
mi sa che è questo poi alla fine, il senso più alto della novella? oltre a tutti gli altri naturalmente. ;-)
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 26/02/15 alle 19:00 via WEB
ah aha ha , se non erro una volta sostenevi che chi viene ingannato è innocente e la buona fede è un valore!
(Rispondi)
 
 
 
ossimora
ossimora il 26/02/15 alle 19:00 via WEB
per Maria
(Rispondi)
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 26/02/15 alle 19:00 via WEB
Fajr...
(Rispondi) (Vedi gli altri 2 commenti )
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
fajralvolo il 26/02/15 alle 23:14 via WEB
No... no... scrissi allora: l'ingenuità non è meno colpevole dell'ignominia. Per la questione della ranocchia qui di sopra, la poverella non aveva speranza. Se fosse stata poco poco accorta e se avesse davvero conosciuto l'ambiente a lei circostante avrebbe detto all'infido scorpione: bello mio, non vedi che più a monte o a valle ci sono dei sassi, zompicchia un po' di qua e di là e arrivi di certo dall'altra parte anche senza di me. E se proprio non ti vuoi bagnare le zampine fai un po' di stradina lunga la riva che giusto ieri ho visto che è caduto un albero e per un po' ancora ti potrà fare da ponte. Lei, davvero, è scemilla e non conosce la natura dello scorpione e neppure la sua che la circonda. Poi ci siamo noi che, poiché cerchiamo giustificazioni a nostre possibili fregature future patteggiamo per la scemilla e diciamo che fu spregevole inganno e non ingiustificabile ingenuità. Ciao. :o)
(Rispondi)
 
 
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 27/02/15 alle 16:16 via WEB
ecco, appunto, il Vero e più importante senso, della novella:-) aggiungerei appunto, che l'ingenuità è importante, ma deve accompagnarci sempre in un istinto di protezione. Di proteggerla appunto quell'ingenuità, altrimenti, è solo .. come dire? una giustificazione, (per noi), od anche un agire (la rana) senza stare troppo a pensare. Ma appunto, ingenuità non deve fare rima con stupidità. Ognuno di noi, abbiamo il nostro istinto di protezione.. ed è la che possiamo/dobbiamo, superare le prove. Ritengo che lo scorpione, fesso anche lui, abbia scelto proprio "quella rana", per dimostrare a se stesso che non può/vuole cambiare. Alla fine, poteva pungerla senza far annegare entrambi. :-)
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