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De Botton

Post n°1489 pubblicato il 30 Giugno 2009 da ossimora
 

“Lavorare piace”è l’ultimo libro di Alain de Botton ,giovane scrittore che aspetto sempre volentieri e di cui ho letto quasi tutto.

Amo la sua maniera particolare di esprimersi e perseguire un idea in maniera erudita e assertiva ,mai saccente ,per nulla prevedibile ,fra il saggio ,il romanzo,l”approccio “multimediale”fatto anche di immagini,disegni ,cambi di registri e vere e proprie linkature. Ho rigirato fra le mani in libreria il suo ultimo libro “lavorare piace”,inizialmente un po’ perplessa dal tema trattato,lo ero stata anche per il precedente (che poi ho amato) sull’architettura.

Poi catturata l’ho preso e letto trovandovi un corposo viaggio di idee, pensieri ,teorizzazioni.

Intanto la “bellezza”,incompresa e trascurata  dei luoghi di lavoro .

Grandi scali ed hangar delle navi ,raffinerie ,centri logistici,luoghi mitici e inosservati ,da penetrare come certe vedute del Canaletto dove si vedono i camalli che scaricano casse ,i portuali e i mercanti. Un’arte della  bellezza e dell’orrore dei moderni luoghi di vita e lavoro che rappresenti assieme all’amore la principale fonte di senso della vita.

Poi la velocità degli scambi e la logistica raffinatissima.

Una cinquantina di anni fa era semplice e chiara la provenienza ,”tracciabilità”delle merci di consumo ed altrettanto i metodi di lavoro ;c’era il lattaio,il fornaio ,il pescivendolo,le distanze esistevano.

Poi con la globalizzazione ma non solo è arrivata la complessità ,la raffinatezza specialistica ed infinita della provenienza delle merci e del loro rapido spostamento da un confine all’altro del globo e con lei le professioni superspecializzate che agevolano la logistica ;non percepiamo più come e dove hanno origini molti dei prodotti che buttiamo nei carrelli del supermercato ;siamo diventati tutti come i bambini che non conoscono le mucche e pensano che il latte nasca nei tetrapack .

Alain de Botton insegue ,in un vero reportage (anche fotografico) che non trascura noticine biografiche dei lavoratori più o meno tecologicizzati  che incontra, segue del pesce dal momento della pesca alle isole Maldive fino allo stabilimento dove ci sono lavoratori che filettano i tonni in tre minuti ,la nave e poi ,l’aereo che in 24 ore esatte porta il pesce ai mercati ed infine alla  tavola di un riluttante bambino londinese .

E ancora  la poesia dei tralicci eleganti ,la maestosità dei gasometri

(i libri a volte mi chiamano…pochi giorni fa di notte fotografavo i pinnacoli illuminati della raffineria di Falconara ,silenti e svettanti al pari di una cattedrale gotica ).

Ho trovato assai interessante anche il capitolo sulla “consulenza di carriera “ ;una professione più che nuova che cerca di coniugare l’antica tensione verso un lavoro che “piaccia”e ci assomigli ,coniugando economia e reddito e motivazioni recondite ,spesso inconosciute ed in conoscibili .Focalizza con chiarezza come si possa /debba tentare di ottimizzare ed inseguire i propri sogni /desideri creativi e  lavorativi senza negare il posto che spetta nella natura umana al desiderio ed all’incompletezza archiviando l’imperativo dell’ideologia borghese che ci condannerebbe /condanna a sensi di colpa –vergogna per le nostre ambizioni trascurate ,le nostre turbolenze .

“Costanza straordinaria ,intelligenza e fortuna sono indispensabili per ridisegnare la mappa della nostra realtà ,e oltre le cime della grandezza sono schierate le infinite collinette popolate dagli innamorati respinti dal successo.”


 
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Commenti al Post:
Fajr
Fajr il 30/06/09 alle 17:48 via WEB
Vieni in Puia, Puia, Puia...
Vieni all'Ilva, Ilva, Ilva...
Passa da Brindisi, Brindisi, Brindisi...
Torna a Gioia... Gioia... Gioia...
Non dimenticare Bari... Bari... Bari...
Vedrai che lavorare ti piacerà!
(Rispondi)
 
ossimora
ossimora il 30/06/09 alle 18:37 via WEB
Lo sapevo che la buttavi sul prosaico!!!Io l'ho vista l'ILVA ...e anche Bari!E' certo che i problemi ambientali sono rilevanti ed a volte drammatici ma è altrettanto vero che le strutture di certi luoghi hanno un innegabile fascino.Poi gli spunti erano tanti no?
(Rispondi)
 
solonelcielo
solonelcielo il 01/07/09 alle 02:06 via WEB
Hai trasmesso bene quel piacere. Ricordo ancora il profumo di un ufficio in cui andavo a lavorare agli inizi, le forma ormai ridicole ma alle quali sono ancora legato dei primi pc IBM, gli 8088, e gli Olivetti, e quei manuali di programmazione che spiegavano tutto, ma proprio tutto, fino in fondo, e tanti altri bei ricodi. Ed ancora adesso hopiacere nel mio lavoro. Ma come evidenzia fajr, ora lego questo a tutto il resto, al potere che ti opprime e ti costringe a sporhhi compromessi, la cosicenza di schiavo di quelle poche famiglie di schifosamente ricchi, ma soprattutto la coscienza che il lavoro che stai facendo contribuirà ancor più ad alimentare questo potere, invece che a ridurlo. Ho nostalgia dei bei tempi da ragazzo, il gusto massimo al lavoro, anche sacrificandosi, senza pensare che regalavo oro prezioso al padrone, pensavo come un bambino che era bello, piacevole fare un buon lavoro e vederlo funzionare bene. Ma ora vorrei tanto che avessi avuto la coscienza che ho ora, per non dare nulla a quei bastardi. Nulla di nulla. E trovare una mia via contro di loro. Questo manca a quel libro forse, in base al tuo post. E non c'è piacere che tenga, rispetto a questa coscienza. Meglio soffrire liberi che gioire schiavi. Un saluto.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 01/07/09 alle 02:22 via WEB
Nel testo di De Botton al quale mi riferisco e che ho da poco finito di leggere non c'è la volontà di fare un analisi del lavoro come sfruttamento e come putroppo più che reiterato strumento di schiavitù;lui si concentra sopratutto sui "Luoghi",inquanto entità estetiche e sulla raffinatezza e la sofisticata differenziazione del lavoro ;nel reportage sul pesce che in 24 ore arriva dall'oceano indiano segue passo passo ogni singolo "attore" di questa "magia";oppure indagando su una famosa marca di biscotti belgi si avventura nell scoperta di chi e come ha deciso la scatola ,il colore ,la forma seguendo( o cercando di farlo )la psicologia sottile dell'utente attraverso professioni nuovissime ed improbabili.Avete ragioen sia Fair quando parlate di ambiente e di fattori inquinanti (io mi sono fermata a fotografare la raffineria di falconara col naso tappato)e di sfruttamento ma il testo in questione parla d'altro.Ciao!
(Rispondi)
 
Arvalius
Arvalius il 01/07/09 alle 12:16 via WEB
Posso chiederti perché dopo la virgola non lasci lo spazio?
Questo a parte della recenzione, che mi è piaciuta.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 01/07/09 alle 12:24 via WEB
ciao...non c'è un perchè, distrazione ,comunque grazie ,ci starò più attenta!
(Rispondi)
 
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